Missione Akatsuki: Il calderone

Angel

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  1. Angel in the Dark
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    Sfiorando dolcemente le pietra rossa dello shu vermiglio e rigirandola tra l'indice e l'anulare mentre osserva i giochi di luce che proietta sulla veste nera dell' Akatsuki, Shadow è steso sul letto duro del covo, l'aria puzza di umidità che trapana dalle spesse mura di nuda roccia, nel silenzio più totale perso nei suoi pensieri, immaginando come sarebbe stata l'akatsuki completa di tutti i suoi membri, come lo era parecchi mesi fa. Dove diamine sono finiti tutti?...Shinji...Kant....quel perso di Aleya...come spariti...che siano morti?
    Dentro di lui trovava bello pensare che prima o poi li avrebbe rivisti, magari sotto un' altra luce, in quel giorno gli avrebbe fatto una dura ramanzina, potevano avvertirlo dopotutto. Improvvisamente il campo visivo comincia a sbiadire, l'aria tremola e uno strano rumore rompe il gelido silenzio, ormai divenuta normalità il capo dell' Akatsuki appare sotto forma di ologramma, sempre di fretta con lo scopo di parlargli.


    *sbzz* Shadow Uchiha, ti assegnerò la tua prossima missione, quindi presta attenzione. Su un isola a largo del paese del fiumi c'è una prigione di massima sicurezza, chiamata "il calderone". Lì è segregato il tuo "obbiettivo" un Mukenin che possiede informazioni VITALI per la nostra organizzazione ! Si chiama ITAMI e non è importante che lo liberi, ma DEVI assolutamente farti rivelare i segreti del "RITUALE DEL DOMINIO DELLE FORZE PRIMORDIALI"*sbzz*

    con un cenno della testa il capo scompare nel nulla, lasciando come al solito l'Uchiha dubbioso sul da farsi, ma ormai conscio del fatto che doveva intraprendere una nuova missione che lo avrebbe tenuto per parecchi giorni impegnato: entrare in una prigione di massima sicurezza non era un compito facile. Quale sia il RITUALE DEL DOMINIO DELLE FORZE PRIMORDIALI o di cosa parli non gli importava, in verità il suo unico obiettivo era estorcere le informazioni con la forza o con l'arguzia, e lo avrebbe fatto anche si trattasse di cose futili. Si alzò velocemente e andò nella tesoreria dell' organizzazione, la vecchia scrivania di legno era vuota, tempo fa il suo compagno Shinji stava sempre rovistando armi ed elencando soldi, veleni, e quant' altro. Ora invece doveva fare tutto solo, afferrò lo stretto indispensabile, voleva andare veloce e non c'era arma migliore dei suoi occhi. Facendo questo si avviò verso l'uscita attraversando l'enorme sala che conteneva l'imponente statua del gedo Mazo, a cosa servisse esattamente non lo sapeva, e forse non gli sarebbe mai stato dato di saperlo. L'enorme masso si aprì lasciando trapanare l'aria fresca di maggio, l' estate era ormai alle porte, anche se le temperature si mantenevano piuttosto basse, causa di improvvisi acquazzoni. Lasciando il covo dietro di se intraprese la strada per giungere al paese del fiume, situato tra il paese del fuoco e quello del vento. Non c'era stato molte volte, ma sapeva che erano ubicati due villaggi, il villaggio della valle e quello degli artigiani. Due giorni di cammino era il tempo stimato per il viaggio, la prima metà passo senza intoppi, l'Uchiha viaggiava prevalentemente su sentieri secondari onde evitare di scontrare ninja degli altri villaggi. Passò la notte in un varco scavato nella roccia, cenando con un coniglio che aveva trafitto con un kunai. Al secondo giorno di cammino successe una cosa assai bizzarra mai accaduta prima, tre uomini con fare selvaggio accerchiano l'Uchiha, chiedendogli tutti i soldi e le armi che possedeva. I tre erano banditi, e quello era il loro giorno sfortunato. Ma noncuranti del pericolo, i tre insistettero, fin quando due di loro lo bloccarono alle braccia. Shadow lasciava fare, divertendosi della situazione. Il capo, dalla barba folta e brizzolata, comandò ancora una volta di svuotare le tasche, ma stavolta facendosi leva con i due scagnozzi, il giovane alzò le gambe e diede un calcio doppio proprio al centro del viso. Liberatosi dei due con uno strattone e scaraventandoli a terra, cominciò a leggere nelle loro menti per cercare qualche informazione sulla prigione segreta. Ma purtroppo non trovò nulla. Con uno sbuffo di insoddisfazione andò oltre camminando per l'intero pomeriggio, all'imbrunire finalmente vide la costa con il mare che si stagliava all'orizzonte, sul confine tra il paese del fiume e quello del vento. Come primo passo decise di entrare nell' ombra nella città, per cercare informazioni sulla sua destinazione. LA città non era protetta da mura, i suoi abitanti erano più mercanti e pescatori che giunta la sera facevano ritorno alle proprie dimore. Camminando da solo tra i vicoli della città, agguantò diversi uomini e diverse donne per poi rovistare nelle loro menti. Purtroppo nessuno conosceva questa prigione, forse era tenuta nascosta persino ai cittadini, o almeno a quelli che aveva interrogato. Così andò oltre, se voleva trovare qualcosa di buono doveva puntare più in alto, si inoltrò all'interno del porto, dove sull'ultimo molo era accostata una grossa nave militare. Diversi soldati stavano li attorno svolgendo le operazioni di approdo. Si avvicinò tanto che due di questi gli sbarrarono la strada, intimando di andarsene. Ma proprio in quel momento pose le mani nella loro teste, stuprandone i ricordi. Man mano le informazioni si facevano più chiare, anche se quei sottoposti non sapevo molto l'isola si trovava a qualche miglio dalla costa, avrebbe dovuto usare un imbarcazione come quella per poter arrivare. Disfacendosi dei due si guardò attorno, pensando alla sua prossima mossa.
     
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