Missione Konoha: La casa dei fantasmi

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    Legenda
    Narrato
    Pensato Kenzaburo
    Parlato Kenzaburo
    Parlato Hakurama Senju
    Parlato Kaoru Yamanaka

    Non si erano ancora depositati i sedimenti di terriccio e pietra che un bagliore attirò lo sguardo di Kenzaburo.
    Dove prima vi era il fantasma in armatura adesso era presente una figura dalle fattezze umane ricoperta da uno strato di fiamme. Il fuoco ardeva con vigore bruciando lentamente la presenza, provocandole atroci sofferenze.
    Fiamme… sono proprio fiamme… come è possibile? Anche venendo colpito in pieno da un sigillo la fiammata dovrebbe esaurirsi dopo pochi secondi… cosa significa tutto questo? Che sia… un attacco?!
    Questa, dopo un attimo di iniziale sorpresa, manifestò il suo dolore mediante profonde grida che, fendendo l'aria, arrivarono all'orecchio del giovane, smentendo la sua teoria di un ulteriore offensiva nemica.
    No… sta soffrendo… forse ce l'abbiamo fatta…
    All'improvviso la presenza smise di contorcersi nel suo dolore e fisso i due shinobi della foglia, muovendo prima un passo, poi un altro in direzione dei due ragazzi. Un leggero miscuglio di parole arcane uscivano gravi dalle labbra del fantasma, accompagnando quella sinistra camminata.
    Ad ogni passo fatto, però, Kenzaburo si sentiva meno intimorito, per poi riottenere la propria sicurezza a due metri dalla presenza.
    Sta bruciando… non è più un pericolo ora… diventerà cenere e ritornerà alla terra… dove tutto è iniziato… e dove tutto finisce… non puoi farci niente… è un circolo vizioso… il cerchio della vita…
    Pensò con rinnovata lucidità il Sarutobi, fissando i suoi occhi su quelli del suo oppositore.
    Cosa sta farfugliando? Esiste una lingua del genere?
    Improvvisamente un irrefrenabile impulso impose al parente dell'Hokage di andare contro all avversario sconfitto. Così fece: camminando lentamente, un passo alla volta, si ritrovò davanti alla presenza. Si avvicinò ancora di più, arrivando a due centimetri dalla fronte del fantasma. Questo aveva ormai perduto grandi parti del suo corpo materiale, ridotte in cenere dalla tenacia del fuoco.
    Il grande albero della foglia non tollera chi cerca di minare le sue radici.
    Accadde tutto in un attimo: gli occhi carichi di odio della presenza furono l'ultimo alimento del fuoco, divoratore, il quale dopo pochi istanti si spense, lasciando il posto ad un odore di carne bruciata.
    Guardando ai suoi piedi lo shinobi notò il medaglione per cui tre shinobi erano stati mandati in quel posto sperduto del paese del fuoco.
    L'utilizzatore del chakra raiton prese il gioiello e lo infilò nel pota-kunai, più leggero di quando era partito, e si diresse verso Hakurama e Kaoru.
    Abbiamo quello che ci serve: si torna a Konoha. Hakurama, a te il piacere di assistere Kaoru.
    Vediamo come reagisce…
    Che spiritoso, Kenza-kun! Non preoccuparti, è in buone mani e lo sarà anche in futuro...
    Si disse divertito il Sarutobi. Nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere era stanco e provato, sia fisicamente che mentalmente.
    Dopo qualche passo incerto nel buio, stranamente il gruppetto riuscì a trovare le scale che conducevano al piano terra. Con cautela ritornarono dove avevano iniziato le ricerche: l'atrio principale.
    Come un ultimo, orgoglioso quanto disperato attacco, un violentissimo terremoto scosse l'intero edificio dalle sue più profonde fondamenta fino all'ultima tegola.
    Non riuscirai a faremarci.
    Con un finale scatto il team di Genin uscì dall'edificio, venendo accolti da un sole splendente.
    Alle loro spalle la casa si disfaceva per poi concludere la sua vita in un cumolo di macerie anonime.
    Il team si mise subito in marcia sulla strada per la foglia. Kenzaburo udì qualche parola, forse rivola a lui, ma non vi diede peso.
    Lo stesso paesaggio monotono e ripetitivo, tipico del paese del fuoco, fece da sfondo al viaggio di ritorno del tre giovani, il quale sembrava più una marcia di sfollati verso un campo profughi: coperti di ferite e maleodoranti i ninja di Konoha arrivarono al villaggio camminando.
    Da questo momento i due piccioncini non sono più sotto la mia responsabilità. Ora possono fare quello che vogliono. Ma prima…
    Siamo arrivati, finalmente! Kenza-kun, dobb...
    …dobbiamo concludere la missione.
    Sentenziò il Sarutobi, fiatando per la prima volta dalla fine della battaglia.
    Il trio si trascinò dunque al cospetto della personalità di rilevanza maggiore del villaggio.
    Qui Kenzaburo fece un dettagliato rapporto sui fatti accaduti, includendo anche le "distrazioni" dalla missione dei due ragazzini.
    Che me ne vogliano o meno, questo è il mio compito.
    Una volta conclusosi quella specie di rito a cui tutti gli shinobi sono vincolati, i tre ottenettero il permesso di congedarsi e andare a riposare.
    Una volta fuori da quella stanza il Sarutobi prese per l'ultima volta la parola.
    Da questo momento non siete più sotto il mio comando, ma voglio darvi un ultimo ordine: filate a casa, insieme o meno,e riprendetevi. Presto la foglia avrà nuovamente bisogno di voi.
    Dopotutto sono uno un Senju e una una Yamanaka… sono ben più preziosi del sottoscritto… devono sbrigarsi a riprendersi.
    Senza nemmeno ascoltare la risposta, Kenzaburo girò i tacchi e si incamminò verso l'armeria presente nel palazzo dell'Hokage: il suo portakunai era troppo leggero.


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