Missione Kiri: Un Grido dal Passato

Partecipanti: Vanvarus e blaze [Tartaruga]

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    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    Cominciate il post che vi state allenando ciascuno per conto vostro, oramai siete ninja e quindi il dovere vi impone di essere sempre al meglio e di migliorarvi continuamente (@Vamvarus tu puoi continuare ad allenarti con Kenzo, puoi muoverlo liberamente in questo contesto). La vostra routine però sarà interrotta bruscamente dall'arrivo di un chunin che sarà il medesimo per entrambi, quindi mettetevi d'accordo con la descrizione. In entrambi i casi il chunin si limiterà a passarvi una busta che proviene dall'ufficio del Mizukage, riconoscete chiaramente il timbro speciale che vi è apposto e che richiama il simbolo che avete sul copri fronte. Compiuta questa semplice operazione il giovane se ne andrà subito via (se volete fargli dire qualcosa chiedete a me che vi risponderò). L'ordine in cui vi verrà consegnata la missiva è indifferente, quindi potete sceglierlo voi, comunque sia vi recherete entrambi all'ufficio del Mizukage dove arriverete a pochi minuti l'uno dall'altro (la convocazione non è immediata, quindi arrivate pure senz afare corse :asd:). L'attesa per essere ricevuti si protrarrà per circa dieci minuti, tempo durante il quale potrete cominciare a fare conoscenza.
    Una volta che il Kage avrà completato le sue pratiche la porta si aprirà e l'imponente uomo vi inviterà di persona ad entrare. Scusate l'attesa, ma con il sopraggiungere dell'estate cala il personale in servizio, ma non le pratiche da sbrigare. L'uomo si siederà alla sua scrivania e berrà un po' di limonata fresca, vi farà cenno se volete favorire (:sir:). Vi devo mandare in missione nel Paese dei Fiumi, ho preso già accordi con le autorità locali che non si intrometteranno nelle vostre indagini se non per darvi supporto se lo richiederete. Vi porgerà una busta formato A4 a testa, dentro ci sarà una foto ed alcuni fogli. Il suo nome è Raiga Yuki, un fuggiasco dell'omonimo clan...fonti del Paese dei Fiumi dicono che un uomo che potrebbe corrispondere alla descrizione è stato visto dalle loro parti. Voglio che andiate a raccogliere informazioni. Non vi chiedo una missione di cattura, voglio però che raccogliate più informazioni possibile sul suo conto. Il foglio che vi è stato dato contiene informazioni importanti, però per il momento lasciate stare e concentratevi sui preparativi e sulla fraternizzazione :patpat:. Terminate il post una volta che siete pronti a salpare.


    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Avete 300 ryo da spendere, i soldi non spesi andranno persi. Buon lavoro. Per dubbi contattami pure in privato :beer:



    Contatto: @Roby
     
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    Gaho Yuki

    Età: 15
    Rango: Genin
    Nazione: Kiri
    Energia: Gialla


    Link Scheda
    Link Mini Scheda
    Link @MP



    Legenda:
    GahoPensiero di GahoYume
    Pensiero mamma di GahoKameji
    Kenzo YaboshiMizukage




    Era mattina al Villaggio della Nebbia. Come di sovente, una fitta coltre di umidità si estendeva su Kiri già dalle prime luci dell'alba, l'ora il cui la temperatura dell'aria circostante raggiungeva il suo picco più basso, e regnava incontrastata tra le vie del centro cittadino, celando alla vista le già scarne schiere di passanti che vi si avventuravano. Ma quel giorno, un incessante ticchettio destava la quiete dell'intero vicinato: a tratti più frequente, ad altri più rado, ma comunque sempre presente vi era il sordo rumore prodotto dallo scontro di due bacchette di legno.
    La madre di Gaho era solita alzarsi di buon ora, ed era già da un po' che sentiva il suono ripetersi ad intervalli irregolari. In un primo momento pensò che ad esserne responsabile doveva essere qualche strana specie di volatile, finchè ad un certo punto non sentì il rimbombo del legno che sbatteva su qualcosa di cavo, seguito da una esclamazione di dolore. Sbuffò sconsolatamente, pensando tra sè e sè:
    Questo è Gaho che si allena di prima mattina... Povero ragazzo mio, non pensa ad altro che allenarsi! Ed io che speravo che Yume l'avrebbe aiutato a distrarsi... invece! Da quando è tornato dall'ultimo incarico, sembra farlo ancora più di prima! Speriamo questo ragazzo non mi si faccia male sul serio... Certo che però lui e Yume sono proprio carini insieme! L'ho capito dal primo giorno che ce ne ha parlato che aveva una cotta per quella ragazza!...

    Improvvisamente il dorso di una spada di legno sbucò dal fitto strato di nebbia, piombando sulla testa di Gaho prima che questi riuscisse a difendersi e colpendolo in pieno. Non troppo forte, ma abbastanza da produrre un tonfo che avevano certamente sentito da dentro casa sua.
    "Ahia! ... Signore, questa era troppo veloce! E poi con questa nebbia non si riesce a vedere niente!"
    Un giovane uomo dai capelli pettinati all'insù si avvicinò al ragazzo, emergendo dal bianco circostante:
    "Te l'avevo detto che non sarebbe stato facile. Ora che padroneggi i colpi basilari dell'arte della spada, ti insegnerò a difenderti percependo un attacco ancor prima che tu possa vederlo, affidandoti a tutti i tuoi sensi. Ma finchè cercherai di farlo affidandoti solo alla vista, continuerai a rimediare bernoccoli come quello!"
    Il Genin si massaggiava con la mano sinistra il bozzo poco sopra la fronte, dove un attimo prima aveva ricevuto una bella bastonata, mentre nella mano destra ancora impugnava la sua spada da allenamento. Guardando il suo nuovo sensei, il Chunin Kenzo Yaboshi, non potè non pensare ai cambiamenti delle scorse settimane.
    Erano trascorsi pochi giorni dal rientro dalla sua ultima missione, in cui un semplice compito di routine era sfociato nel tentato salvataggio di Yume e della sua squadra, nonchè nell'aver rivelato una pericolosa organizzazione paramilitare che compiva esperimenti sugli esseri umani. Ne era uscito vittorioso, in quanto era riuscito a salvare la sua ragazza, ma spezzato nell'animo per aver causato la prima vittima di sua mano. Aveva abbracciato il potere della sua innata, che però si era rivelata pericolosa e incontrollabile, ma aveva anche trovato nel suo ex caposquadra un maestro di spada formidabile, che da allora lo aveva guidato in quell'arte sconosciuta e ricca di tradizioni.
    Con Yume in netta ripresa, le visite alla sua ragazza e gli allenamenti con Kenzo erano le due costanti con cui Gaho riempiva le sue giornate. I miglioramenti nel combattimento erano notevoli: ora i colpi che portava erano saldi, precisi, ... e se la sua arma avesse avuto un filo anche letali. Aveva profuso tanto impegno nel suo addestramento, da quando era tornato, perchè sapeva di avere ancora una questione in sospeso da affrontare: Yume se l'era cavata per un soffio, uscendo illesa dalle grinfie dei suoi rapitori, ma alla prossima occasione si sarebbe assicurato che quello che era capitato a lei non sarebbe successo più a nessun'altro.

    Gaho reimpugnò la spada con entrambe le mani, arroccandosi nella consueta posta difensiva.
    "Bene... Vogliamo continuare?"
    Kenzo gli diede le spalle, immergendosi nuovamente nello spesso strato di nube.
    "Certo. Preparati."
    Poco dopo un rapido mezzano sbucò alla destra del ragazzo, che vedendolo con la coda dell'occhio riuscì a porvi rimedio con una maldestra parata.
    "Stai ancora cercando di guardare i miei colpi... devi concentrarti di più!"
    Il Genin sbuffò di disapprovazione per sè stesso.
    Ha ragione, faccio troppo affidamento sulla vista... E va bene, se voglio spingermi ad usare gli altri sensi, non c'è altro da fare se non privarmene del tutto!
    Il giovane chiuse quindi gli occhi, sforzando di rilassarsi, e per la prima volta cercò di percepire il mondo in maniera diversa da come era abituato. Inizialmente si sentì solo cieco e vulnerabile, ma dopo un po' gli sembrò di riuscire a ricrearsi un'immagine mentale dell'ambiente circostante. Avvertì il fruscio provocato dal bastone che fendeva l'aria, nel settore in alto alla sua sinistra, e provò a parare il fendente con una parata alta. Fermò il colpo in qualche modo, ma non fu preciso nell'interpretarne la direzione, così che lo bloccò nella porzione di spada molto vicina all'impugnatura, rischiando di farsi male alle mani. Già il secondo tentativo, però, andò molto meglio, e gli altri a seguire, finchè egli non fu sufficientemente veloce da difendersi in maniera salda e sicura.

    Gaho era in procinto di difendersi da una nuova raffica di colpi, che percepì una presenza qualche metro alle sue spalle, ancora celata dal velo di nebbia, che sembrava avvicinarsi a lui lentamente. Anche Kenzo doveva averla percepita, perchè interruppe l'allenamento e si avvicinò al Genin. Un attimo dopo emerse la figura di un Chunin, chiaramente identificabile come appartenente al loro villaggio per via del coprifronte che portava, il quale recava in mano una missiva. Il ninja aveva un viso piuttosto asciutto, caratterizzato da delle guance scarne che facevano da contorno ad una piccola bocca. L'uomo, che doveva aver passato da un po' l'età della giovinezza, portava dei corti capelli castani ed un classico abbigliamento da Chunin, le sue caviglie erano avvolte da bende medicali e, legato in spalla, aveva un grosso spadone a forma di scimitarra. Egli, probabilmente riconoscendo in Gaho colui che cercava, gli si avvicinò e gli porse la busta, e dopo che il ragazzo lo ebbe ringraziato con un cenno della testa, andò via così come era arrivato.

    Il Genin guardò il documento dopo averlo preso con entrambe le mani, riconoscendovi il timbro speciale che recava le insegne del suo villaggio. Ormai certo di trovarsi di fronte alla convocazione in vista di un nuovo incarico, aprì la busta e lesse il messaggio che vi era contenuto, trovandovi conferma.
    "Devo recarmi presso l'ufficio del Mizukage. Probabilmente sto per essere assegnato ad una nuova missione."
    "Molto bene. Sembra che per oggi abbiamo finito... Vai pure, non fare aspettare il Mizukage! Continueremo gli allenamenti al tuo ritorno. Ah Gaho... sei stato bravo oggi!"
    Gaho sorrise stupidamente al suo maestro, il cuore colmo di gioia per averne avuta l'approvazione. Il riconoscimento per lui era molto importante, e lo spronava a fare ancora di meglio. Si congedò con Kenzo, e visto che la convocazione non era urgente decise di farsi una doccia ed indossare dei capi puliti, così da presentarsi al capovillaggio come si conveniva.

    Ancora una volta, il ragazzo percorse una delle vie principali che portava al centro del villaggio, anche se un po' più cautamente del solito per evitare di andare a sbattere contro qualche ignaro passante che, come lui, aveva deciso di sfidare la nebbia quel giorno. Ad ogni modo, pochi minuti dopo era entrato nell'imponente edificio che recava la residenza del Mizukage, trovandosi nella sala d'aspetto immediatamente antecedente all'uscio del suo ufficio. All'interno della stanza, un locale piuttosto anonimo provvisto solo di qualche sedia per coloro i quali attendevano di essere ricevuti, Gaho vi trovò già un ragazzo, a prima vista poco più grande di lui, il quale attendeva spalle al muro, con le braccia conserte e gli occhi apparentemente chiusi. Egli aveva un viso a V, ed il Genin notò subito che aveva lineamenti delicati ed una barba decisamente curata, che gli delineava il volto e terminava in un pizzetto nero e dei baffi all'insù. Due grandi occhi erano contornati da delle folte sopracciglia, anch'esse all'insù, e da un naso sottile. Una giacca da Chunin apparentemente nuova di zecca suggeriva una promozione piuttosto recente, ma permise al ninja di identificarlo come suo superiore, perciò come Gaho era solito fare in quei casi gli si avvicinò per presentarsi, non prima di essersi messo sull'attenti. Egli notò gli occhi del ragazzo aprirsi mentre gli si avvicinava:
    "Buongiorno signore, Genin Gaho Yuki. Piacere di conoscerla."
    Ora gli occhi del suo superiore lo scrutavano, e Gaho si sentì un po' turbato nel sentirsi attraversare da quello sguardo glaciale. Inoltre, lo vide storcere il naso mentre pronunciava il suo cognome, percependo un po' di ostilità nei suoi confronti. Non che fosse la prima volta che la gente reagisse così di fronte ad uno Yuki...
    "Kameji... Piacere mio..."
    Il Genin rimase un po' interdetto, aspettandosi una presentazione un po' più completa. Questo Kameji non aveva neanche detto il suo, di cognome. Pensò distintamente: Kameji... e poi?, ma non disse nulla per non risultare invadente o sgarbato. Decisamente fredda come prima impressione, ma provò ancora una volta a stimolare una conversazione. Non era detto che fosse lì per il suo stesso motivo, ma se così fosse stato riuscire a instaurare un ambiente più rilassato avrebbe certamente giovato più avanti. Abbandonò la posizione dell'attenti, assumendone una più naturale, e si rivolse al suo interlocutore:
    "Scusi il disturbo, anche lei è qui per vedere il mizukage?"
    "Si... Mi sa che entrambi avremo i prossimi giorni un po' impegnati"
    La voce totalmente neutra con cui Kameji gli rispose suggeriva che non fosse troppo interessato a chiacchierare, e neppure Gaho voleva dare l'immagine di un chiacchierone che voleva conversare a tutti i costi, perciò incassò l'ennesima fredda risposta e prese posto su una delle sedie presenti nella stanza, in attesa di essere ricevuto dal Mizukage.

    Poco dopo, fu il Chunin a cercare l'attenzione del ragazzo:
    "Scusa..."
    Gaho girò la testa verso di lui, ancora un po' turbato dal suo tono assolutamente privo di espressione.
    "Mi potresti ripetere ancora una volta il tuo cognome..."
    Era la prima volta che qualcuno si mostrasse tanto interessato al suo cognome. Di solito, al solo pronunciarlo la reazione più comune era il terrore, spesso seguito dall'odio. Altre volte solo il secondo. In questo caso, però, avvertiva dell'interesse.
    "Certo... E' Yuki. Appartengo al Clan Yuki"
    Kameji chiuse gli occhi. Poi li riaprì.
    "Anche mio padre apparteneva a quel clan."
    Il Genin sgranò gli occhi. Che coincidenza, pensò, che due Yuki stessero entrambi aspettando nello stesso momento di essere ricevuti dal Mizukage. Si soffermò, poi, sulle parole che il Chunin aveva detto, ovvero che il padre "apparteneva" a "quel clan", lasciando intendere che o il padre l'avesse rinnegato o, cosa molto più probabile, non fosse più in vita. Con "quel clan", poi, suggeriva che lui non ne facesse parte.
    "Oh... mi dispiace tanto... Ma lei non fa parte del clan? E' strano che non l'abbia mai vista prima d'ora..."
    Il suo interlocutore si fece improvvisamente serio, e lo guardò con fare sospettoso, così che il ragazzo capì immediatamente di aver fatto una gaffe imperdonabile.
    "In che senso ti dispiace?"
    Non c'è una seconda occasione per fare una prima buona impressione. E Gaho quella occasione se la stava giocando molto male. Il filo dei suoi pensieri l'aveva condotto ad una risposta per lui logica, ma assolutamente inappropriata, facendogli fare la figura del cretino. Si affrettò a mettere le mani avanti e prese a scuoterle, come chi vuole placare gli animi dopo aver fatto una figuraccia:
    "No, No, mi scusi! Da come l'aveva detto, avevo intuito che non fosse più tra noi... perciò ho detto che mi dispiaceva!
    Kameji-san, non volevo mancare di rispetto... "

    Per fortuna Kameji sembrò accettare le sue scuse, mostrandosi visibilmente più rilassato.
    "Non preoccuparti... Anch'io ho frainteso... In effetti mio padre è morto ma in circostanze ancora a me ignote... Pensavo ti dispiacessi per la sua appartenenza al clan"
    Sospirò, dopodichè continuò:
    "Comunque dammi pure del tu. Non sono poi tanto anziano più di te e ho solo un grado in più..."
    Dopo aver constatato di essere riuscito a calmare Kameji, fu la volta di Gaho di tirare un sospiro di sollievo. Per lui dare del tu ad un superiore era piuttosto inusuale, ma almeno era segno che la conoscenza tra i due stesse progredendo nel verso giusto.
    "Ok, sign... Kameji! Dicevo, ma come mai tu non fai parte del clan? E' un diritto che ti spetta di nascita..."
    Gli riuscì di evitare l'ennesimo passo falso, interrompendosi giusto prima di dargli nuovamente del lei.
    Il Chunin staccò le spalle dal muro, distese le braccia lungo il busto e si sedette accanto al ragazzo, fissandolo con l'ormai consueto sguardo glaciale che lo contraddistingueva:
    "Quando ciò successe ero molto piccolo... Sono stato cresciuto da due genitori adottivi e non mi è mai interessato più di tanto scavare nel passato". Fece una pausa, continuando a guardarlo negli occhi: "Mi auguro che tu non abbia avuto disgrazie simili..."
    Gaho si sentì nuovamente a disagio, agitandosi un po' sulla sedia in risposta allo sguardo di Kameji. La conversazione, per i suoi gusti, si era fatta troppo intima, troppo in fretta! Non gli andava di sbattere in faccia ad uno sconosciuto, per di più orfano, la sua vita familiare idilliaca, e scelse perciò di glissare rapidamente ed evidenziare, invece, il fardello che il suo cognome comportava:
    "Mi dispiace per la tua perdita... Io, invece, ho sempre vissuto a Kiri con entrambi i miei genitori, ma comunque non è stato facile. Qui al villaggio nessuno vede di buon occhio il nostro clan... Un po' lo capisco se non hai mai voluto averci a che fare..."

    Per fortuna, la porta dell'ufficio del Mizukage si aprì, e questi li invitò ad entrare ponendo fine a quella delicata chiacchierata. Gaho si mise sull'attenti prima di varcare la soglia, in segno di rispetto, mentre Kameji salutò il capovillaggio con un piccolo inchino:
    "Mizukage-sama..."
    L'imponente uomo di mezza età dalla folta chioma rossa si rivolse ai due, una volta che furono entrati:
    "Scusate l'attesa, ma con il sopraggiungere dell'estate cala il personale in servizio, ma non le pratiche da sbrigare."
    Dopodichè, egli prese posto alla sua scrivania e bevve un po' di limonata fresca, facendo loro cenno di favorire.
    Mentre il capovillaggio si sedeva, Gaho notò due alte pile di scartoffie sulla sua scrivania, segno che il poverino doveva essere seriamente oberato di lavoro. Egli non se la sentì di accettare la limonata, e declinò educatamente con un sorriso accennato e con un cenno della testa. Similmente, il suo collega rifiutò con un semplice "No grazie".
    "Vi devo mandare in missione nel Paese dei Fiumi, ho preso già accordi con le autorità locali che non si intrometteranno nelle vostre indagini se non per darvi supporto se lo richiederete."
    Il Mizukage passò quindi loro due buste formato A4, al cui interno il Genin trovò una foto ed alcuni fogli. L'immagine era quella di un uomo assolutamente inquietante: lunghi capelli scuri portati anche davanti al volto, una bocca molto larga e dalle labbra carnose ma soprattutto due enormi occhi color ghiaccio, ulteriormente evidenziati da contorno di una matita nera.
    "Il suo nome è Raiga Yuki, un fuggiasco dell'omonimo clan...fonti del Paese dei Fiumi dicono che un uomo che potrebbe corrispondere alla descrizione è stato visto dalle loro parti. Voglio che andiate a raccogliere informazioni. Non vi chiedo una missione di cattura, voglio però che raccogliate più informazioni possibile sul suo conto."
    A sentire il nome Yuki, Gaho sobbalzò letteralmente, e cercò con lo sguardo il compagno, il quale non ricambiò. Non era al corrente che vi fosse un disertore all'interno del suo clan, e non era un caso che fossero stati scelti lui e Kameji (che col esso aveva comunque qualcosa a che fare, se non altro ne aveva il sangue nelle vene) per quell'incarico. L'idea di dare la caccia ad uno dei suoi non lo entusiasmava per niente, riportare indietro un fuggitivo poteva essere un buon modo di migliorare la sua reputazione e quella della sua famiglia all'interno del villaggio.

    Dopo che il capovillaggio ebbe ultimato di illustrargli la missione, i due si congedarono. Dopodichè, decisero di separarsi per ultimare i preparativi e si diedero appuntamento per un paio di ore dopo, direttamente al molo da cui sarebbero dovuti salpare per il Paese dei Fiumi. Come di consueto, Gaho passò dall'emporio per procurarsi quanto necessario, oltre che per ottenere delle riparazioni per la sua spada. Dopodichè passò da casa, dove preparò lo zaino per il viaggio. Come di rito, fece tutto abbastanza in fretta così che gli rimanesse del tempo per i saluti. Salutò sua madre con un bacio sulla guancia, e dopo aver sentito la triste storia di Kameji fu ancora più grato che lei fosse stata una figura tranto presente nella sua infanzia, e gli lasciò detto di salutare suo padre per lui, visto che era fuori per lavoro. Dato che Masu era anch'esso impegnato in un incarico per conto del villaggio, al ragazzo non restava che una persona da cui congedarsi: la sua amata Yume.

    Gaho trovò Yume nel giardino di casa sua, intenta ad allenarsi. Era una scena insolita, a cui il Genin si trovò un po' spiazzato. La sua ragazza era innatamente brava nel controllo del chakra, ed era anche una discreta kunoichi, ma era sempre stata un po' svogliata nell'addestramento fisico, ed era restia a farlo se non opportunamente stimolata da lui o da Masu. Lei era decisamente più una tipa di intelletto. Eppure, quel giorno il ninja la trovò intenta a versare sudore nel colpire ripetutamente un manichino da combattimento, e non potè non rimanerne un po' sorpreso.
    "Chi sei tu? E cosa ne hai fatto della mia ragazza???"
    Yume si voltò, sorridendo al suo ragazzo.
    "Ho deciso che era il momento di migliorarmi un po." Dopodichè distolse un attimo lo sguardo e sembrò assentarsi, immersa nei suoi pensieri. Quando tornò a guardare Gaho, si era fatta seria. "Vai già via eh?..."
    Il giovane le si avvicinò piano, fino a stringerla tra le sue braccia:
    "Purtroppo il villaggio ha di nuovo bisogno di me... ma non preoccuparti, tornerò prima che tu possa accorgerti che ti manco..."
    Nel corpo di lei il Genin avvertì tutta la sofferenza per quello che aveva passato, l'insicurezza che cercava di riversare nell'allenamento, il terrore che una simile esperienza potesse ripetersi. Mentre era stata prigioniera doveva essersi sentita incredibilmente indifesa, e cercare di rafforzarsi era l'unico modo per scongiurare il fatto che potesse accadere ancora.
    "Difficile... perchè già mi manchi..."
    I due si salutarono in un bacio appassionato, dopodichè il giovane si congedò con un ultimo abbraccio, prima di dirigersi verso il molo e salpare per una nuova avventura.

    ___________________________
    SPESE EMPORIO
    Riparazione spada da allenamento = 40 Ryo*
    15 spiedi = 75 Ryo
    3 shuriken = 45 Ryo
    2 Kunai = 40 Ryo
    2 sigilli esplosivi = 100 Ryo

    TOT= 300 Ryo
    *(in realtà, da regolamento non esiste una voce per i danni verdi di un'arma di energia gialla. Nel dubbio, ho messo la voce che costa di più)

    ________________________________

    Oggetti:
    Auricolare Radio
    Spada da Allenamento
    Cannocchiale

    Equipaggiamenti:
    Porta-Kunai [Base]
    [Prima sacca]
    Tasca 1: (6/8 Kunai, (12/15) Shuriken<-oppure-> 4 Uchiha Shuriken<
    Tasca 2: (15/15) Makibishi, (15/15) Spiedi
    [Seconda sacca]
    Tasca 3: (2/2) Palla di luce, (4/4) Sigillo esplosivo, (2/2) Fumogeni
    Tasca 4: (10/10m) Filo di Nylon, (5/5m) Bende

    Zaino
    [Prima tasca]
    Slot 1: (0/3) Shuriken del Vento Demoniaco, oppure (0/6) Uchiha shuriken
    Slot 2: (10/10m ) di Corda, (0/3) Fumogeni, (0/2) Palla di luce.
    Slot 3: (0/20m) nylon, (0/3) Carte Bomba.
    [Seconda tasca]
    Slot 4: (0/8) Kunai, (0/10) Spiedi.
    Slot 5: (0/10) Shuriken, (0/20) Makibishi.


     
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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Mamma

    Mizukage-sama

    Nakata

    Chuunin messaggero










    FRUUUUSHHHH
    La lieve brezza di fine estate agitava le creste della radura dove mi trovavo, creando una sinfonia di dolci fruscii nel circondario, ma la fitta nebbia circostante mi nascondeva tale spettacolo. Mi ero recato in un piccolo boschetto poco fuori Kiri all’alba particolarmente determinato a diventare più forte.
    Nell’ultima missione un team di cinque chuunin, incluso il sottoscritto, era stato inviato a recuperare una donna kiriata rapita da degli shinobi di Oto. Il tutto sarebbe dovuto concludersi prima del loro ingresso nel Paese delle Risaie, che avrebbe quasi sicuramente fatto scaturire dunque una scaramuccia a livello internazionale fra i due paesi. Durante l’inseguimento gli otiani sono però riusciti a separarci attraverso una serie di trappole e sotterfugi. Ci siamo ritrovati infine io e un mio compagno, di nome Nakata, oramai nei pressi dei confini di Oto, a cercare a tutti i costi di bloccare i rapitori. Quasi giunti ad averli a tiro però, l’ennesima trappola, causò una serie di esplosione in cui Nakata rimase pienamente coinvolto.
    In quel momento mi vidi costretto ad abbandonare un compagno alla morte. Più tardi scoprii che era sopravvissuto all’esplosione, recuperammo insieme la ragazza ma ne trovammo solamente il cadavere, che riportammo indietro alle forze speciali. Nei giorni seguenti tornarono a casa anche i tre membri rimanenti del gruppo, ma uno dei tre versava in condizione critiche e fu ricoverato d’urgenza all’ospedale di Kiri. Era comunque un sollievo sapere che tutti e cinque eravamo salvi.
    Il fatto che Nakata fose vivo non cancellò i ricordi di ciò che provai negli istanti dell’esplosione e ciò mi diede un buon motivo per allenarmi: avrei voluto evitare a tutti i costi di rivivere quella scena e per questo sarei dovuto diventare più forte. Nella nebbia sostava quel compagno che mi aveva spinto a voler diventare più forte: mi sentii in dovere di chiedergli se volesse allenarsi col sottoscritto, e la mia richiesta fu accolta.
    Eravamo entrambi convinti che allenarsi nella nebbia avremme aumentato ulteriormente le nostre percezioni uditive.
    Uh…
    Balenò un sibilo nell’aria, come qualcosa che la fendesse. Impastai dunque del chakra al petto posizionando i sigilli per una tecnica di recente apprensione, che ero intenzionato a migliorare.
    Tre puntini neri si materializzarono nella nebbia fino a diventare sempre più grandi e ad assumere infine la forma definitiva di tre kunai, ma io avevo già pronta la mia difesa.
    [Cane – Cavallo – Uccello]
    Fuuton Toppa!!
    Si sollevo un piccolo turbine attorno al sottoscritto che cominciò a roteare, e con la sua rapida rotazione impattò con i kunai in arrivo e li sbalzò via verso direzioni casuali, facendomi da scudo per sparire infine nel nulla. Era una tecnica che avevo visto utilizzare da un avversario durante l’ultima missione, e ho pensato potesse ritornarmi utile. Mi sono messo di impegno per ricrearla e sembravo esserci riuscito, anche se ancora vi era qualche dettaglio che non mi convinceva appieno.
    Bene… Riproviamo!!
    Lanciai un grido al muro bianco, ed egli mi rispose.
    D’accordo!!
    La cantilena andò avanti per un po’ di tempo fino a che, nell’ennesimo tentativo di difesa dalle armi nella nebbia, sollevai per l’ennesima volta il turbine che mi nascose per pochi istanti il monotono paesaggio alla vista. Appena scomparve, mi ritrovai a pochi metri da me di colpo una persona sulla trentina, con i capelli castani, il coprifronte ben in vista sulla fronte recante le effigi del villaggio e una giubba da chuunin.
    La sua comparsa improvvisa mi fece sobbalzare e per istinto arretrai di un paio di metri mettendomi sulla difensiva.
    099dff285073d4044764caa54f80e1987d706500_500
    E tu chi cazzo sei?!
    Uh…
    L’uomo aveva una lunga spada piatta poggiata di traverso dietro la schiena, che lasciava intravedere al sottoscritto il manico della stessa, e la parte terminale della lama, molto più piatta e larga di una spada normale. Aveva le guance scavate e una bocca minuta. Alla vista del coprifronte rilassai i muscoli e tornai neutro.
    Il chuunin dunque tirò fuori una missiva da una tasca della giubba e allungò la mano per porgermela mettendo in bella vista lo stessa del villaggio presente su di essa.
    Una convocazione dal Kage?!
    Il timbro della stessa era solito esser utilizzato solamente dalle massime autorità del villaggio.
    Signor Kameji… Ho una lettera per lei…
    Grazie!
    Mi avvicinai e presi il tutto dalle mani del mio parigrado. Senza aggiungere altro il ninja si volatilizzò con un balzo e scomparve nel paesaggio circostante. L’ombra di Nakata comparve in quella nube lattiginosa fino a materializzarsi fisicamente.
    Scrutò la lettera che tenevo in mano per poi riconoscere anch’egli le effigi della Nebbia.
    Una convocazione dal Kage eh?! Chissà che vora mai da te eh.
    Anche lui era un chuunin e anche lui sapeva il significato di quelle convocazioni.
    Chi lo sa…
    Aprii la busta senza alcuna fretta nonostante la suspance si facesse sempre più intensa. Lessi il contenuto della lettera che era molto esaustivo.
    E’ una convocazione del Mizukage… Devo andare nel suo ufficio…
    Missione?!
    Non lo saprò fino a quando non ce l’avrò di fronte…
    Ripiegai la lettera reinserendola nell’apposita busta, per poi piegarla e inserirla in una delle tasche della mia nuova giubba da chuunin di zecca che indossavo. Non vi era esplicitata nessuna urgenza nella missiva, a significare che potevo prendermela con la dovuta, ma non eccessiva, calma.
    Io mi incammino verso il palazzo del Kage!! Continueremo la prossima volta…
    Faccio un tratto di strada con te!
    La dimora di Nakata si trovava lungo il percorso. Ci incamminammo entrambi chiacchierando delle più svariate cose con passo abbastanza tranquillo. Oltrepassata la sua dimora, non mi rimase che completare il tragitto in solitario.

    Arrivai nella sala d’attesa che precede l’ufficio del Kage: caratterizzata da muri bianco latte e una decina di sedie per sedersi, l’aula era piuttosto piccola ma più che adatta a svolgere la sua destinazione d’uso.
    Bene… Aspetterò che mi chiami…
    Mi recai verso il muro opposto all’ufficio del kage e appoggiai la schiena allo stesso incrociando le braccia al petto. Chiusi infine gli occhi rimanendo in silente attesa.
    Pochi minuti dopo dei passi in lontananza la interruppero fino a farsi sempre più intensi e mi costrinse a riaprirli. Un giovane ragazzo coi capelli bianchi e mediamente corti, sopracciglia fini, naso sottile e occhi scuri si palesò dinnanzi a me. Portava sulla schiena una spada di allenamento fatta di legno. Si fermò a qualche metro di distanza, di fronte al sottoscritto, con le mani lungo i fianchi e il mento alto, sull’attenti.
    Uh… Che vuole sto qua?!
    Non era abituato ai formalismi: essendo da poco stato promosso a chuunin era la prima volta che Kameji si ritrovava ad essere il più alto in grado.
    Buongiorno signore, Genin Gaho Yuki. Piacere di conoscerla.
    Yuki?!
    Kameji… Piacere mio…
    Per una frazione di secondo storsi il naso a sentir il suo cognome. Era lo stesso di mio padre: quella persona a cui ero grato per avermi dato la vita, ma che morì in circostanze misteriose. Entrambi i miei genitori scomparvero in quel misterioso incidente. Fui presto affidato alle cure di un orfanotrofio. Venni poi, sempre in tenera età, affidato agli Ashimizu. Una volta raggiunta l’adolescenza venni messo al corrente delle mie origini dai miei genitori adottivi: l’orfanotrofio aveva, giustamente, dato loro tutti i dati relativi ai miei reali genitori nelle pratiche di adozione. In realtà, una situazione che per molti può rivelarsi catastrofica o dare un nuovo impeto di curiosità, mi rimase indifferente: tutto ciò che ero diventato era merito degli Ashimizu e a loro solo sentivo di render conto. Nonostante mi rimasero impressi quei due nomi fautori di avermi messo al mondo, non sentii mai il bisogno di dare luce a ciò che era sommerso dal mistero.
    Passarono attimi di silenzio dove Gaho si limitò a tornare in posizione neutra, per poi rompere nuovamente la quiete.
    Scusi il disturbo, anche lei è qui per vedere il mizukage?
    No… Sono il netturbino incaricato di raccogliere la spazzatura…
    Si… Mi sa che entrambi avremo i prossimi giorni un po’ impegnati!
    Entrambi molto probabilmente eravamo stati convocati per qualche motivo particolare, molto probabilmente una missione o qualche scartoffia burocratica. Una cosa era certa: avremmo ottenuto un qualche laborioso incarico che ci avrebbe tenuto impegnati per i successivi giorni.
    Il ragazzo dunque, forse stupido dal freddo tono del sottoscritto, si sedette su una delle sedie in attesa della fatidica chiamata.
    Perché devo essere così ostile… In fondo questo ragazzo non mi ha fatto nulla…
    Era un kiriano come me, e lo dimostrava il coprifronte che portava in bella vista sulla fronte. A volte i miei freddi modi di fare potevano dar fastidio ai più sensibili. Col tempo mi sarei ammorbidito, ma allora perché non cominciare a mostrare un po’ di gentilezza sin da subito? Era difficile per me, ma volevo dimostrare di saperlo fare.
    Scusa…
    Cercai di richiamare la sua attenzione. Gaho dunque voltò la testa, quasi turbato.
    Mi potresti ripetere ancora una volta il tuo cognome?
    Certo… E’ Yuki. Appartengo al Clan Yuki.
    Allora ho sentito bene.
    Chiusi le palpebre cercando di visualizzare quel nome ben scritto nella mente per un istante: Inukichi Yuki. Un nome che però non aveva un volto. Le riaprii.
    Anche mio padre apparteneva a quel clan.
    Lo Yuki sgranò gli occhi.
    Oh… Mi dispiace tanto… Ma lei non fa parte del clan? E’ strano che non l’abbia mai vista prima d’ora…
    In che senso ti dispiace?!
    Lo squadrai in maniera sospetta.
    Che appartenere al clan Yuki è una disgrazia?!
    No, No, Mi scusi!!!
    Gaho protese le mani a scuoterle a volersi scusare dopo una gaffe.
    Da come l’aveva detto avevo intuito che non fosse più tra noi…
    Ah… Ci ha visto lungo questo ragazzino.
    Perciò ho detto che mi dispiaceva! Kameji-san, non volevo mancare di rispetto…
    Non preoccuparti… Anch’io ho frainteso…In effetti mio padre è morto in circostanze ancora a me ignote… Pensavo ti dispiacessi per la sua appartenenza al clan…
    Sospirai. Non mi piaceva la gente che mi dava del lei. Mi faceva sentire più anziano del dovuto.
    Comunque dammi pure del tu. Non sono molto più anziano di te e ho solo un grado in più…
    Gaho sospirò sollevato probabilmente dal fatto che il malinteso si fosse chiarito.
    Ok, sign... Kameji! Dicevo, ma come mai tu non fai parte del clan? E' un diritto che ti spetta di nascita...
    In realtà non me ne frega un cazzo…
    Quando ciò successe ero molto piccolo... Sono stato cresciuto da due genitori adottivi e non mi è mai interessato più di tanto scavare nel passato!
    Le mie parole spiegarono all’istante il mio pensiero.
    Staccai dunque la schiena dal muro e distesi le braccia lungo i fianchi per avvicinarmi al mio interlocutore e prendere posto in una delle sedie ad egli adiacenti. In compagnia il tempo d’attesa sarebbe potuto passare più in fretta, o almeno questo è quello che speravo.
    Mi auguro che tu non abbia avuto disgrazie simili…
    Con il tatto di un elefante, ignaro di addentrarmi forse in un discorso troppo intimo per la gente comune, pronunziai parola. Della morte dei miei genitori me ne ero sempre fatto una ragione visto che la presenza di quelli adottivi aveva sempre supplito alla loro mancanza in maniera eccellente. Era successo e basta, non era nulla di così speciale su cui fare i timidi e riservati. Ebbi dunque l’impressione di veder Gaho un po’ irrequieto per un attimo, ma forse fu solo un’illusione.
    Mi dispiace per la tua perdita… Io, invece, ho sempre vissuto a Kiri con entrambi i miei genitori, ma comunque non è stato facile. Qui al villaggio nessuno vede di buon occhio il nostro clan... Un po' lo capisco se non hai mai voluto averci a che fare...
    Umh... Il clan non è visto di buon occhio?! Non me ne ero mai accorto…
    La porta di scatto si aprì destando ambo le nostre attenzioni. L’uomo che dall’alto comandava la scala gerarchica. Statuario, dalla lunga e folta chioma carminio, raccolta in una coda, e lo sguardo imperscrutabile e severo, lo facevano apparire più imponente di quanto già non lo fosse di suo.
    Ci invitò ad accedere al suo ufficio nel quale già si intravedevano due pile di scartoffie molto alte sulla scrivania.
    Uh… Quindi anche lui è stato convocato con me?!
    Una semplice osservazione, non che la cosa mi turbasse.
    Scusate l'attesa, ma con il sopraggiungere dell'estate cala il personale in servizio, ma non le pratiche da sbrigare.
    Mizukage-sama…
    Accompagnai il saluto con un piccolo inchino di riverenza.
    Seguii con lo sguardo l’uomo mentre si accomodò dietro quella scrivania cominciando a sorseggiare limonata. Il capo ci invitò ci chiese con un gesto se avessimo voluto favorire anche noi.
    No grazie.
    Rifiutai pacatamente. Il Mizukage era uno dei pochi elementi in grado di mettermi in soggezione e in quel momento ne stavo provando molta.
    Finito di bere il Mizukage ci illustrò finalmente il motivo della convocazione.
    Vi devo mandare in missione nel Paese dei Fiumi, ho preso già accordi con le autorità locali che non si intrometteranno nelle vostre indagini se non per darvi supporto se lo richiederete.
    Una missione! Fantastico!
    Deglutii e annuii in risposta.
    Quindi ci consegno a testa una busta rettangolare col lato minore di 21 centimetri, e quello maggiore di quasi 30, formato standard più utilizzato nelle scartoffie burocratiche. La aprii per notare che dentro aveva una serie di fogli, e una foto recante il volto di un uomo recante folte sopracciglia, capelli grigio-verdastri, labbra larghe e carnose e occhi blu circondati da matita nerastra.
    Che faccia da cazzo!!
    Il suo nome è Raiga Yuki, un fuggiasco dell'omonimo clan...
    Eh?!
    Sollevai gli occhi dalla foto aggrottando le sopracciglia nel sentire per l’ennesima volta il nome di quel clan. Solo questa mattinata era uscito fuori già troppe volte, ma forse non era solo una coincidenza.
    Quindi ecco perché siamo stati convocati io e Gaho…
    Fonti del Paese dei Fiumi dicono che un uomo che potrebbe corrispondere alla descrizione è stato visto dalle loro parti. Voglio che andiate a raccogliere informazioni.
    Chi può raccogliere informazioni su uno Yuki meglio di uno Yuki?! Il capo è scaltro come una faina…
    Non vi chiedo una missione di cattura, voglio però che raccogliate più informazioni possibile sul suo conto.
    Rimisi dunque i fogli nella busta. Gaho ed io ci congedammo infine dal superiore con le solite formalità e ci demmo appuntamento due ore dopo al molo per salpare, dandoci quindi tempo di ultimare i preparativi.

    Decisi di tornare a casa e di farmi una doccia rinfrescante. Varcata la soglia, mia madre, intenta a cucinare il pranzo, sollevò gli occhi dalle sue occupazioni e mi sorrise, per poi tornare a fissare il pentolino mescolando il contenuto che vi era dentro.

    Allora come è andato l’allenamento?
    Umh… Sono stato convocato dal capo… Devo partire per una missione!
    EH?!?
    Mia madre si voltò di scatto abbastanza indispettita.
    SEI TORNATO DUE GIORNI FA CON UNA FERITA GROSSA COME UNA CASA E QUEL TIZIO TI RIMANDA SUBITO IN MISSIONE?!?
    Durante l’ultimo scontro riportai una ferita a X sul petto abbastanza profonda e fui costretto a dargli una prima medicazione improvvisata per tutto il viaggio di ritorno. Per volere di non so quale Dio, la ferita non si era infettata. All’ospedale di Kiri dunque me l’avevano medicata per bene e mi avevano dato una sorta di crema antibiotica da spalmarci ripetutamente. Ancora non si era finita di cicatrizzare del tutto, ma era sulla buona strada per farlo.
    Mamma…
    GIA’ MI AVEVI PROMESSO CHE NELL’ALLENAMENTO NON AVRESTI FATTO TANTO SFORZO FISICO… ORA PURE QUESTA… MO CI PARLO IO CON QUELLO!!!
    MAMMA!
    Alzai il tono di voce. I miei genitori adottivi erano ciò che avevo di più prezioso, e lo stesso valeva per loro con me. Essendo normali civili, hanno sempre guardato al mestiere di shinobi come un mestiere altamente pericoloso e lo demonizzarono sempre di più col passare del tempo. Sebbene quello fosse il mio destino, facevano ancora fatica ad accettarlo.
    E NON ALZARE LA VOCE CON ME!!!
    Con un movimento della gamba destra sollevò in aria uno degli zoccoli di legno che portava ai piedi e lo afferrò a mezz’aria con la mano per poi scagliarlo verso il sottoscritto.
    Ma non mi colpirai mai con quella roba…
    Futon… Toppa!!!
    E NON USARE TECNICHE NINJA PER DIFENDERTI QUANDO TI RIMPROVERO!!
    Sollevai un piccolo mulinello in casa, attorno al corpo, in modo che non causasse danni alla mobilia e respingesse lo zoccolo in arrivo. L’arma letale si scontrò con la mia tecnica e schizzo via verso un soprammobile di ceramica, una teiera variopinta, che dunque venne colpito e cadde sul terreno frantumandosi in mille pezzi.
    Mamma!! Questa è la strada che ho scelto… E la percorrerò per quanto in salita possa essere.
    Mi avvicinai al soprammobile rotto e cominciai a chinarmi per raccogliere i pezzi. Pensavo avesse colto il messaggio, ma poi notai sulla parte superiore della fronte una vena pulsare.
    Oh-oh…
    La… Teiera… Della… Nonna…
    Le parole furono come trattenute dalla rabbia.
    E che cazzo però… Questo è della nonna… Quello è della prozia… Ma c’è qualche soprammobile che posso rompere in questa casa?!
    SPARISCI!!!
    Accettai il consiglio e filai sotto la doccia e a cambiare medicazione alla ferita.

    Quando tornai sulla soglia, provvisto di tutto l’equipaggiamento necessario, lei si era calmata, e sembrava essere assorta in una velata malinconia.
    Sarà pericoloso?
    Non posso dirlo con certezza… La missione non è di alto grado ma… Gli imprevisti possono capitare…
    Vedi di non morire.
    Contaci! E saluta anche papà!
    La abbracciai calorosamente.
    Il dovere però chiama e noi dobbiamo rispondere con prontezza. Mi fiondai dunque fuori dalla casa, per passare in armeria a fare le ultime compere e dirigermi in seguito al molo, ove il mio glaciale compagno non sarebbe mancato all’appuntamento.






    Riepilogo acquisti
    4 kunai (nel portakunai)--->80 ryo
    2 palle di luce (nel portakunai)--->40 ryo
    3 sigilli esplosivi (1 nel portakunai e 2 nella giubba chuunin)--->150 ryo
    10 spiedi (giubba chuunin)--->50 ryo
    5 metri di bende (giubba chuunin)--->25 ryo
    10 metri corda (zaino)--->50 ryo
    Auricolare --->200 ryo

    Totale= 595 ryo (300 buono+295 di tasca di Kameji)



     
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    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    La barca destinata a portarvi a destinazione è un Brigantino con equipaggio di circa un centinaio tra marinai ed ufficiali. L'imbarcazione è inquadrata nella flotta kiriana e si occupa prevalentemente di pattugliamento anti pirateria in mare aperto. Eccezionalmente amplierà il proprio raggio d'azione per trasportarvi a destinazione. Potete interagire con l'equipaggio in modo libero. Il viaggio sarà tranquillo eccetto per una burrasca che vi coglierà a metà tragitto. Durante il tempo a disposizione, non avendo mansioni a bordo, avrete tutto il tempo per studiarvi il fascicolo di Raiga Yuki. Ne verrà fuori che egli era un valido e promettente shinobi destinato ad una brillante carriera che lo avrebbe ben presto portato a divenire Jonin, ciò avveniva fino cinque anno prima ovvero fino al momento in cui aveva abbandonato il Villaggio senza fare più ritorno. Alcuni altri fogli sembrano dare una spiegazione all'accaduto: Raiga nell'ultimo anno di permanenza aveva cominciato a mostrare crescenti e sempre più preoccupanti segnali di squilibrio psichico che a detta dei medici si trattava di sindrome post traumatica da stress. Durante una missione infatti aveva visto morire sotto i suoi occhi un suo compagno shinobi e questo doveva aver compromesso il suo equilibrio mentale. Il rapporto non cita il nome del compagno, che risulterà volutamente omesso. Un successivo rapporto del medico che lo aveva in cura tratteggerà il suo quadro psichico: depressione, scatti d'ira sempre più violenti e frequenti, instabilità, senso di colpa (potete produrre degli stralci dei rapporti se volete). Il rapporto risulterà firmato da un certo Dr. Hasegawa-Miura (no voi non lo conoscete). Fate pure le vostre riflessioni :soso:. Arrivato a destinazione dovrete decidere come muovervi, quindi vorrei che pensaste ad un possibile piano d'azione :soso:


    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Entrambi i post sono ben fatti, però quello di blaze mi è parso migliore e più ricco di spunti personali, per cui lo preferisco...seppure anche quello di Vanvarus non sia male. Buona la prima interazione tra di voi. Vediamo come procede.

    Voto blaze: 7.8
    Voto Vanvarus: 7.5

    Per dubbi contattami pure in privato :beer:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Vi ho aggiornato le schede con gli acquisti. Buon lavoro. Per dubbi contattami pure in privato :beer:



    Contatto: @Roby
     
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    Gaho Yuki

    Età: 15
    Rango: Genin
    Nazione: Kiri
    Energia: Gialla


    Link Scheda
    Link Mini Scheda
    Link @MP



    Legenda:
    GahoMarinai
    Pensiero di GahoSogno di Gaho
    KamejiBellimbusto




    Dopo aver salutato Yume, l'umore di Gaho peggiorò decisamente. Non che fosse mai stato facile in passato allontanarsi da lei... ma questa volta egli sentiva che la sua presenza sarebbe stata più importante del solito: erano bastati pochi minuti in sua compagnia per capire quanto il suo comportamento fosse inusuale, un chiaro tentativo di reagire al trauma che aveva subito. Yume soffriva... e Gaho non sarebbe stato li ad aiutarla!
    Era appena diventato un "adulto", e gia le sue responsabilità lo portavano a trascurare i suoi affetti e le sue priorità. A dire il vero, quella di partecipare alla missione non era stata proprio una scelta da parte sua, piuttosto una imposizione dalle alte sfere, ma dopotutto lui era responsabile della "scelta madre" da cui tutte queste conseguenze derivavano, ovvero quella di diventare un ninja: scegliendo di mettersi al servizio del suo villaggio, aveva anche deliberatamente accettato di privilegiare il bene della comunità ad i suoi interessi personali, e sebbene Gaho l'avesse fatto senza subire alcuna costrizione, era forse troppo giovane per rendersi conto del vero significato del suo giuramento. Solo ora, che per la prima volta sentiva di avere qualcosa di più importante da fare rispetto a quello che gli veniva ordinato, aveva iniziato a capire la vera portata del sentiero che aveva scelto.
    Chissà quanto peggio il povero ragazzo si sarebbe sentito, se solo avesse saputo a quanto ancora avrebbe dovuto rinunciare in futuro in virtù di quella scelta intrapresa molti anni prima...

    Prima di raggiungere il molo, Gaho scacciò i suoi pensieri cupi in un angolo buio del suo cervello. Era un Genin "di primo pelo", dedito al servizio e disposto a sacrificarsi per il suo villaggio, ed alla fine era solo la prima volta che la sua volontà non coincideva a pieno con la sua professione. Non fu quindi troppo difficile mettere da parte l'amarezza, così da concentrarsi pienamente su quello che sarebbe stato chiamato ad affrontare. La missione a cui era stato assegnato, poi, era un ottima fonte di motivazione: mettersi sulle tracce di un fuggitivo, perdipiù un tempo appartenente al suo stesso clan, era quasi un lavoro da anbu. Sebbene il mizukage non avesse chiesto a lui e a Kameji di catturarlo, questo era decisamente l'incarico più importante a cui era stato assegnato fino a quel momento, anzi era proprio di un altro livello!
    Che questo Raiga fosse uno Yuki, è vero, non lo entusiasmava, ma Gaho credeva troppo nel sistema per avere anche solo il minimo dubbio che egli non fosse stato nel torto a disertare, ed il villaggio avesse tutto il diritto di cercare di acciuffarlo. Che egli fosse anche il detentore di una delle abilità innate più potenti del Paese, poi, non faceva che rendere la cosa più grave, perchè metteva a rischio i segreti di tutta la comunità.
    Se inseguire un Yuki non era un problema per Gaho, questo non si aspettava certo che lo sarebbe stato per il suo compagno di viaggio (nonchè caposquadra) Kameji. Anche se il ragazzo aveva nelle vene il sangue del suo clan, aveva fatto intuire di non avere grande simpatia per le sue origini, o quantomeno che non gliene potesse fregare un granchè!
    Certo che quel ragazzo è un po' strano... Non mi ha detto neanche il suo cognome, ma mi ha praticamente raccontato i particolari più delicati della sua vita. Anche io non devo aver fatto una gran figura però, con le mie osservazioni stupide e tutto il resto... Alla fine sembra a posto. Speriamo solo di andare d'accordo.

    Poco dopo Gaho raggiunse il molo nel punto prefissato, dove si ricongiunse con Kameji. Ad attenderli, vi era una imbarcazione di notevoli dimensioni, lunga svariati metri che a prima vista poteva impiegare una equipaggio di un centinaio di marinai. Due grossi alberi si ergevano in verticale per all'incirca la stessa lunghezza della barca. Il centrale, l'albero maestro, ospitava tre grosse vele quadre indipendenti, al momento ammainate, mentre quello di poppa era occupato da un'unica grande randa. A prua, invece, la barca era predisposta per ospitare altre due vele triangolari, che una volta issate per tutta la loro lunghezza fino all'albero maestro le avrebbero permesso di risalire agevolmente al vento. Il Genin non era un grande esperto di imbarcazioni, tanto che non sapeva neppure come definirla, ma questa era la più grande sulla quale era mai stato, così non potè che rimanerne abbagliato.
    I due ninja risalirono la rampa che conduceva a bordo della nave. Una volta sul ponte, il loro primo incontro fu un uomo piuttosto indaffarato, che Gaho individuò subito come il comandante del mezzo per via del suo accorato modo di gesticolare ed impartire ordini ad ogni marinaio che gli capitasse sotto tiro.
    "Hei voi due! Occhio con quella cassa! c'è scritto FRAGILE, per la miseria! ... Che state facendo con quella vela? Non vedete che la state attorcigliando, dannazione! Fate presto ciurma di smidollati! Salpiamo tra trenta minuti!"

    Dal suo aspetto il capo della ciurma dava l'idea di essere uno di quei marinai vecchio stampo, uno di quei lupi di mare avvezzi alle lunghe navigazioni. Indossava una uniforme da marinaio completa di tutto punto: un berretto bianco, una camicia scura con una fila di bottoni centrali ed un ampio colletto a righe, un paio di blue jeans e delle scarpe da marinaio. Aveva una espressione da uomo vissuto, una testa completamente calva ed un profilo caratterizzato da un mento molto prominente e da un naso tondo e decisamente importante. Sugli avanbracci, che a prima vista sembravano duri come il ferro, erano tatuate due grosse ancore che testimoniavano la sua dedizione per il mare.

    Per un po' il comandante roteò su sè stesso impartendo ordini, finchè finalmente non si accorse dei due ninja e gli si fece incontro:
    "Ah, voi dovete essere i due ninja di cui mi hanno parlato... Io sono il comandante Masako Tonara, benvenuti a bordo della mia nave..."
    Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio, in cui nessuno dei due ragazzi prese la parola per primo. Di solito è il caposquadra a ricoprire questo ruolo, ed in quanto sottoposto Gaho non aveva intenzione di prevaricarlo. Tuttavia Kameji non stava prendendo l'iniziativa, e non sembrava essere proprio a suo agio in quella veste. Tra i due non vi era molta differenza d'età, come lo stesso Chunin aveva confermato precedentemente, perciò lo Yuki pensò che quella missione potesse essere la sua prima al comando, e che non dovesse esservi ancora abituato.
    Kameji guardò Gaho negli occhi, il quale lo ricambiò e cercò di accennare un sommesso cenno del capo in direzione del marinaio, cercando di suggerirgli cosa fare. Per fortuna egli sembrò capire, perchè prese finalmente la parola mettendo fine al silenzio:
    "Lieto di conoscerla. Io sono Kameji Ashimizu e lui è Gaho Yuki. Siamo a vostra disposizione!"
    Ah... finalmente. Ashimizu. Almeno ora so il suo cognome e posso smettere di pensarci!
    Il Genin salutò a sua volta il comandante della nave con un cenno della testa:
    "Piacere. Non esiti a farci sapere se ha bisogno di noi"
    Quest'ultimo guardò rapidamente prima Kameji e poi Gaho, dopodichè scosse debolmente la testa in segno di diniego:
    "Piacere mio. Vi ringrazio, ma non credo sarà necessario... Salvo imprevisti, dovrebbe essere un viaggio tranquillo. Vi faccio mostrare i vostri alloggi..."
    Dopodichè chiamò il marinaio più vicino che gli capitò a tiro, ordinando di condurre i due ninja sotto coperta e di mostrargli la loro camera.

    Questo ubbidì, portandosi avanti ai due e chiedendo loro di seguirli. Egli era un ragazzo a prima vista molto giovane, un tipo ben diverso dal comandante della nave. A parte una profonda cicatrice sulla fronte, parzialmente coperta da una bandana, aveva ancora i lineamenti morbidi e la pelle liscia tipica della sua giovane età. Indossava una tuta bianca con strisce blu, anch'essa un'uniforme comune tra i ranghi più bassi della marina, ed un fazzoletto allacciato al collo in tinta con la bandana. Il suo volto era caratterizzato da dei capelli rossi piuttosto lunghi, da un naso piccolo e degli occhi marroni molto grandi, che però emanavano una forte determinazione.
    E ce ne vuole di determinazione, per stare mesi interi su una barca in mezzo al mare, con nient'altro da fare se non lavorare!
    Mentre procedevano, a Gaho sembrò il momento giusto per chiedere qualche informazione in più sulla barca su cui si trovavano. Il mozzo disse loro che si trovavano a bordo di un brigantino, una modesta imbarcazione inquadrata nella flotta kiriana. Solitamente, questa era impiegata con scopi di pattugliamento o anti pirateria, ed era attrezzata per trascorrere anche lunghi periodi in mare aperto, ma che questa volta avrebbe ampliato il suo raggio d'azione in via del tutto eccezionale per condurli al Paese dei Fiumi. Il viaggio non sarebbe dovuto durare più di due giorni.
    I tre non ci misero molto a raggiungere gli alloggi, situati nel ponte inferiore, difatti pochi minuti dopo il giovane marinaio si congedò da loro e corse via per riprendere le sue mansioni.

    Gaho si ritrovò in una stanza piuttosto spartana, essenziale ma pulita, e ne rimase piacevolmente sorpreso. Per quanto concerneva il mobilio, vi era un semplice letto a castello, un comodino ed un mobiletto quadrato largo circa un metro e profondo mezzo. Essendo sotto coperta non aveva aperture verso l'esterno, ma un diffusore ed una griglia di aspirazione consentivano il riciclo dell'aria. Non era certo un alloggio principesco, ma per due giorni sarebbero stati benone. Il Genin vi restò solo qualche minuto, il tempo di lasciarvi il suo zaino ed il grosso del suo equipaggiamento, dopodichè uscì per dare un'occhiata in giro. Percorse a ritroso il corridoio lungo il quale erano stati accompagnati dal marinaio, questa volta più lentamente per guardarsi un po' intorno. Quella della loro stanza era la prima di una fila di porte tutte uguali, distinguibili unicamente da un numero sequenziale apposto su ognuna di esse, sufficienti ad ospitare all'incirca una trentina di membri dell'equipaggio. Dato il numero piuttosto ristretto, quelli in cui si trovavano dovevano essere gli alloggi degli ufficiali. Sempre lungo il corridoio il Genin trovò una piccola stanza adibita a sala docce, provvista anche di lavandini e, in uno scompartimento separato, sanitari.

    Procedendo lungo il percorso si imbattè in un'altra serie di porte chiuse, finchè un locale peculiare non attirò la sua attenzione: la targhetta recitava "sala navigazione", così incuriosito Gaho vi entrò. Le pareti all'interno della stanza erano tappezzate di cartine di varie scale e dimensioni, che rappresentavano gran parte delle isole del circondario. Molte di queste lui non le conosceva, ma distinse chiaramente l'isola principale del Paese dell'Acqua rappresentata su una di esse in scala piuttosto grande. Al centro della sala vi era un enorme tavolo rettangolare, al cui centro vi era un uomo, seduto di fronte alla porta d'ingresso, intento a tracciare una rotta su una cartina servendosi di squadre e righelli di vario genere. Sul tavolo, Gaho riconobbe una bussola ma vide anche un altro strumento molto particolare che non aveva mai visto prima: una specie di cannocchiale montato su una scala graduata angolare, con due specchi montati su di esso. Il ragazzo si avvicinò al tavolo lentamente, spinto dalla curiosità ma dubbioso se disturbare o meno il marinaio, finchè questo non si accorse di lui alzando pigramente lo sguardo dalla mappa. A questo punto si presentò timidamente:
    "Salve, sono Gaho Yuki... un Genin del Villaggio della Nebbia. Non volevo disturbarla, è che passavo di qui e sono stato incuriosito da quello strumento..." disse il giovane indicandolo con la mano destra.
    "Oh, salve! Nessun disturbo. Mi chiamo Kazuhiko Sanbi è sono l'ufficiale addetto alla navigazione. Questo..." disse Kazuhiko prendendo delicatamente lo strumento, "... è un Sestante. Lo utilizziamo in mare per calcolare la latitudine e la longitudine alla quale ci troviamo, sfruttando la riflessione degli astri."
    Gaho non era nuovo al concetto di latitudine e longitudine, tuttavia gli sfuggiva il modo in cui quel "sestante" potesse dirglieli riflettendo il sole o la luna. Vedendolo perplesso, il marinaio continuò con la sua spiegazione:
    "... basta aspettare sempre la stessa ora, dopodichè si allinea questo specchietto con l'orizzonte... mentre quest'altro con, ad esempio, il sole... dopodichè si ruota questa manopola finchè le due immagini non collimano, e poi si legge l'angolo su questa scala graduata in fondo... Un paio di calcoli ed ecco fatto!" spiegò un entusiasto Kazuhiko mentre smanettava con quello strumento sofisticato, come se stesse parlando della cosa più semplice del mondo, ma inducendo nel suo interlocutore uno sguardo ormai più ebete che perplesso.
    "Ah... ok..."
    Sebbene il Genin si dimostrò duro di comprendonio per una cosa che a lui appariva banale, l'ufficiale non si dette ancora per vinto:
    "Guarda, è molto più semplice se lo facciamo in pratica. E' ormai mezzogiorno, e stiamo praticamente per salpare. Se aspetti un attimo usciamo all'aperto e te lo faccio provare!"
    Gaho risposte affermativamente con l'entusiasmo tipico di un ragazzino, così pochi minuti dopo, mentre il brigantino salpava verso il mare aperto, i due erano all'esterno ad armeggiare con il sestante. Effettivamente, facendolo in pratica egli lo trovò molto più facile di quanto lo era stato a parole, così che pochi minuti dopo era riuscito a collimare la proiezione del sole con quella dell'orizzonte ed ottenere una misurazione in angoli abbastanza precisa. Dopo aver reso il sestante a Kazuhiko, si apprestò a ringraziarlo:
    "Avevi ragione, era più semplice di quello che sembrava! Grazie per avermi dedicato il suo tempo."
    "Nessun disturbo. A dire il vero, ho già tracciato la rotta e non devo aggiornare la nostra posizione prima di qualche ora. Anzi, se hai qualche altra curiosità sono a tua disposizione..."
    Gaho non potè non guardarsi intorno, ed ammirare i due enormi alberi sui quali ora si ergevano una serie di gigantesche vele gonfie di vento, che con forza spingevano l'imbarcazione a gran velocità.
    "Visto che è così gentile... mi sono sempre chiesto come funzionano le vele di una barca di queste dimensioni!"
    L'ufficiale scoppiò a ridere, grattandosi la testa con la mano destra:
    "Questa volta si che hai fatto una domanda molto più complicata! Per fartela semplice, diciamo che le vele sono capaci di... incanalare... la forza del vento non solo se questo spira da poppa, bensì anche se spira dal settore frontale! beh... entro certi limiti, almeno... Indirizzando le vele nel modo giusto, possiamo navigare quasi controvento, e condurre la barca dove vogliamo noi! Le vele issate su questi alberi, come puoi vedere, sono le più grandi e forniscono gran parte della spinta, ma è grazie a quelle due piccole laggiù, i genoa, che siamo in grado di risalire al vento."
    Il ragazzo era affascinato: lui che controllava, entro certi limiti, la forza della natura con i suoi poteri non poteva capacitarsi di cosa l'uomo era capace di fare semplicemente aguzzando il suo ingegno, e senza ricorrere ad alcun potere.
    "Tutto questo è affascinante... e maestoso!"
    Kazuhiko rise ancora, questa volta più forte:
    "Puoi dirlo bene ragazzo! ma ricorda... non si scherza con il mare! Un attimo prima ti sembra di avere tutto sotto controllo e di imbrigliare le forze della natura al tuo servizio... ma se non stai attento un attimo dopo quella si riprende il comando e ti fa colare a picco! Ricorda, quando il vento è troppo forte non c'è vela che tenga... puoi solo ammainare tutto e provare a non farti ribaltare dal mare in burrasca..."

    Gaho ringraziò l'ufficiale per il tempo dedicatogli, ma soprattutto per la grande lezione che gli aveva insegnato sul mare, e su come non andasse preso alla leggera. Dopo essersi congedato da lui, riprese l'esplorazione da dove l'aveva lasciata. Notò che le scale che conducevano sotto coperta avevano un ulteriore piano sottostante, che ospitava le camerate di gran parte della ciurma ed una cambusa di dimensioni notevoli, dove venivano serviti i pasti ai marinai. Il tempo che aveva trascorso con Kazuhiko era statò così piacevole che era volato, tanto che quando vi entrò si accorse che l'ora del pasto era ormai passata da un pezzo. Tranne qualche ritardatario che ancora si apprestava a consumare la sua reazione, la stanza era perlopiù vuota e così anche i vassoi per la distribuzione del cibo. Il ninja si servì quello che era rimasto, una razione di pane, formaggio e frutta ed andò a mangiarsela all'aperto, appoggiato su uno dei cornicioni che circondavano tutta l'imbarcazione, all'ombra di una vela.

    Ora che erano in mare aperto la visibilità limitata dalla nebbia era notevolmente migliorata, ed una piacevole brezza accarezzava Gaho mentre consumava il suo pasto, godendosi la tranquillità del primo pomeriggio. Con la navigazione ormai avviata e la situazione stazionaria, le operazioni della ciurma erano ridotte al minimo, e solo di tanto in tanto un numero piuttosto ridotto del personale si dedicava ad una ulteriore regolazione delle vele. Il ragazzo chiuse gli occhi, lasciando che il vento gli spettinasse i capelli, abbandonandosi nuovamente ai suoi pensieri. Mentre delle calme onde dondolavano la barca dolcemente, ripensò a quanto l'ufficiale gli aveva detto riguardo al mare, ed a quanto potesse essere pericoloso. Prese poi il suo cannocchiale, guardando l'orizzonte in tutte le direzioni finchè la curvatura terrestre glielo permetteva, non scorgendo altro che acqua tutt'intorno a lui.
    Tutta questa grande barca altro non è che un puntino in mezzo a questa enorme distesa d'acqua... Kazuhiko ha ragione, restiamo a galla solo perchè la natura ce lo permette. Basterebbe così poco a farci sparire nell'oblio... e così lontano da terra di noi non resterebbe altro che un ricordo sbiadito. Tuttavia, lo sento... il richiamo del mare: quel qualcosa che spinge gente come lui, o quel ragazzo che ci ha accompagnato agli alloggi, ad affrontare ogni giorno l'incertezza dell'ignoto in cerca di avventura.

    Fu solo quando iniziò ad imbrunire che Gaho si accorse di non aver visto Kameji per tutto il giorno. Se n'era stato tutto il tempo per conto suo, anzichè cercare di conoscerlo meglio e farci amicizia. A pensarci bene, forse l'aveva evitato un po' di proposito, per paura che riprendessero il discorso sui tristi eventi della loro infanzia. Anche se da un po' di tempo le cose andavano meglio, ed era riuscito a farsi degli amici, il giovane si rese conto in quel momento di come l'isolamento che aveva vissuto fosse un trauma che era ancora capace di ferirlo. Paradossalmente, se prima che era solo cercava disperatamente di aprirsi agli altri nel tentativo di farsi conoscere, ora che la cosa gli veniva più facile si stava chiudendo sempre di più. Non era così prima... prima di quella maledetta giornata.
    Si disse che avrebbe cercato di riparare con il suo compagno, e tornò in camera sperando di trovarlo li. La trovò invece vuota, ed iniziò a disfare il suo bagaglio e sistemare le cose nell'armadio. Kameji entrò poco dopo, mentre il Genin era ancora intento a sistemare la sua roba. Poco dopo, decise di parlargli e cercare di iniziare una conversazione. Decise di farlo proprio con l'argomento che avevano lasciato in sospeso, quello che lo spaventava di più. Lentamente, in un primo momento, per poi accelerare una volta che le parole gli vennero più facili:
    "Kameji, la conversazione tra di noi si era fatta piuttosto delicata stamattina, prima che il Mizukage ci interrompesse... Ti confesso che ero un po' a disagio a parlare di cose così personali, avendoti appena conosciuto... Vedi, anche se è vero che in famiglia non mi è mai mancato niente, ho passato praticamente tutta la vita da solo... isolato da tutti per la paura che il nostro cognome incute alla gente del nostro villaggio. Solo di recente sono riuscito a superare questa diffidenza almeno nei miei coetanei, ed a farmi degli amici, ma non è stato per niente facile. Per te è stato lo stesso? i tuoi genitori adottivi sanno delle tue origini?"
    Il chunin lo guardò di traverso in un primo momento, segno che ancora non si fidava totalmente di lui, ma man mano che il ragazzo continuava si addolcì e riprese il tono neutro che lo contraddistingueva:
    "Capisco.. Perdonami... E' che io non do molta importanza al passato... Quello che è successo oramai è successo... Io vivo e lotto ogni giorno per la mia patria e per i miei genitori adottivi...". Sospirò, poi riprese: "Mi dispiace che tu abbia patito la solitudine. Sotto questo punto di vista io son stato più fortunato.. I miei genitori erano al corrente delle mie origini perchè sono state indicate nelle pratiche di adozione... Nonostante ciò io ho sempre vissuto come un Ashimizu e non come uno Yuki... Come mai il cognome Yuki è un fardello così pesante da portare? Cos'è che incute timore agli abitanti del villaggio?"
    "Proprio non lo so... Forse è paura per il nostro potere innato... oppure qualcosa che il nostro clan ha fatto in passato... A casa vige il più assoluto silenzio sull'argomento: tutte le volte che ho provato a sollevare la questione, sono stato bellamente ignorato. Alla fine mi sono semplicemente fatto forza ed ho cercato di conviverci, sforzandomi di convincere tutti quelli attorno a me che non sono un mostro!"
    Mentre pronunciava quell'ultima parola, Gaho si assentò per un momento. Fissava una delle maglie che stava ripiegando da un po'... ma senza guardarla veramente. Ciò che vide invece fu l'immagine di sè stesso in terza persona, o almeno uno che assomigliava a lui, ma non era lui! Vide un ragazzo fuori di se... che si abbandonava ad un potere tanto ignoto quanto potente. Vide delle vasche di vetro piene d'acqua esplodere improvvisamente, senza che il ragazzo le avesse toccate, semplicemente rispondendo all'urlo della sua voce. Vide una fitta schiera di aghi di ghiaccio provenire dalle sue mani protese ed investire un uomo senza pietà. Vide quello stesso uomo, colpito in piena fronte dal ragazzo armato di una spada di legno e guidato da inaudita ferocia, volare via e precipitare a terra in una posa innaturale. Dove si ergeva il suo alterego non vide un ragazzo... vide un mostro senza controllo.
    Gaho tornò in sè, guardò Kameji negli occhi e si sforzò di ridere, ma era profondamente a disagio. Per la prima volta diede libero sfogo a quel pensiero che gli frullava in testa da un po'... forse gli altri ci avevano sempre visto giusto, e facevano bene ad evitarlo.
    Non poteva farcela ad andare avanti con la conversazione, e cercò di tagliare corto:
    "...Bene... non so te ma io sono sfinito! Deve essere il rollio della barca che mi fa uno strano effetto! Provo a chiudere occhio, è la prima volta che dormo in mare!"
    Il giovane non seppe dire quanto Kameji avesse capito quello che pensava in quel momento, ma questo sembrò accogliere il suo tentativo di cambiare argomento:
    "Beh dai... Diciamo che passare la notte in barca mi da una certa sicurezza... Ne ho passate di peggiori... In confronto all'ultima missione questo alloggio è oro colato... Comunque riposati che dobbiamo essere in forze sempre e per qualsiasi evenienza"., dopodichè uscì dalla stanza.
    Una volta che fu rimasto da solo, Gaho si abbandonò sul letto al piano inferiore, strofinandosi gli occhi con l'avanbraccio destro. Era stanco sul serio, ma soprattutto non aveva più voglia di pensare. Senza rendersene conto, cadde in un sonno tanto profondo quanto agitato.

    CITAZIONE
    Il Genin aprì gli occhi di colpo. Era in piedì, da solo al centro di una stanza quasi totalmente immersa nell'oscurità. Alla sua sinistra, una piccola finestra opaca lasciava spazio all'unico spiraglio luminoso di tutto il locale, il cui debole raggio di luce penetrava in diagonale fino a raggiungere i suoi piedi. Gaho cercò di abituare i suoi occhi al buio, mettendo a fuoco davanti a sè. Il suo respiro regolare si sbrigionava nell'ambiente circostante in una nuvola di condensa, come se fosse in mezzo alla neve... solo che lui non sentiva assolutamente freddo. Lentamente, cominciarono a delinearsi i contorni di un armadio in legno di antica fattura, poi quelli di una porta. Egli si avvicinò ad essa con fare incerto, ancora ignaro di dove si trovasse. Afferrò la maniglia con la mano sinistra, ruotandola lentamente, e vide provenire una fonte luminosa più consistente dallo spiraglio che aveva appena aperto. Una volta dall'altra parte si trovò in una grande sala circolare, ed allora la riconobbe: l'imponente torre in cui era stato con Kenzo. Al centro della stanza un candelabro a candele illuminava due soggetti, un uomo ed una ragazzina, distanti fisicamente pochi metri da lui... ma che sembravano quasi appartenere ad un'altra dimensione. L'uomo era quel bellimbusto che Gaho aveva visto alla torre, colui che sembrava il capo dell'equipe medica: un tizio gotico vestito in maniera molto elegante, con tanto di camicia, gilet e papillon, dai lunghi capelli chiari che gli pendevano sul viso. La ragazzina, invece, era una giovane kunohici dai capelli neri e gli occhi verdi, che il Genin conosceva molto bene.
    Yume impugnava un kunai nella mano destra, e con la guardia alta si preparava ad attaccare.
    "E' inutile che ti dai tanta pena... servirai comunque al mio scopo"
    Gaho corse incontro ai due più velocemente che potè. Quel bastardo gli era sfuggito una volta, ma questa volta non l'avrebbe fatta franca! Non aveva percorso che pochi metri, che la sua corsa venne arrestata da un muro invisibile, contro cui andò a sbattere energicamente e, per contraccolpo, quasi non lo fece finire di schiena per terra.
    "Ma che diavolo..."
    Guardando meglio, si accorse che quello che lo separava dal suo avversario era una specie di vetro sottile ma molto resistente, nonchè perfettamente trasparente. Lo toccò con le mani, realizzando che era freddo, e solo allora capì di trovarsi di fronte ad una lastra di ghiaccio. Cominciò a battervi i pugni contro, ma essa non accennava ad incrinarsi.

    Nel frattempo, Yume passò all'attacco, lanciandosi a viso aperto contro il suo avversario. Dopo aver preso la rincorsa, gli scagliò contro un un calcio destro seguito da un attacco di taglio con il kunai, che il bellimbusto schivò facilmente. Dopo aver evitato una serie di altri colpi senza nemmeno scomporsi, schiaffeggiò la ragazza con il dorso della mano destra, la quale gemette debolmente prima di finire per terra.
    Gaho assistette alla scena impietrito, prendendo a battere ancora più forte sulla parete di ghiaccio, la quale cominciò a vibrare senza spezzarsi.
    "Yume! Yumeeee!"
    I due, però, non sembravano in grado di sentirlo, nè tantomeno vederlo, sebbene lui fosse lì a solo pochi metri da loro.

    Yume si asciugò il sangue dal labbro con la mano sinistra, dopodichè tornò all'attacco con una nuova serie di colpi, che neanche questa volta sortirono alcun effetto sul suo avversario. Dopo essersi divertito un po' ad evitarli, il tizio gotico si portò agilmente alle sue spalle e la immobilizzò afferrandola dal collo con il braccio sinistro.
    "Sei proprio una ragazza vivace... sarai un ottimo soggetto per i nostri esperimenti..."

    Il Genin continuava a battere i pugni sulla lastra di ghiaccio, urlando il nome di Yume disperato, ma quella non voleva saperne di rompersi.

    Mentre la giovane continuava a divincolarsi nel tentativo di liberarsi, con la mano destra il suo avversario tirò fuori dalla tasca una lunga siringa con all'interno un liquido arancione. Sempre tenendola saldamente, le infilò l'ago nel collo e svuotò il liquido al suo interno.
    "YUMEEEEEE! NOOOOOOOOOOO!"
    Ormai Gaho batteva sulla parete con tutte le sue forze, finchè non solo la lastra ma tutta la stanza prese a tremare. Ad un certo punto, la parte della sala in cui si trovavà cominciò a oscillare, mentre la luce del candelabro si assopì completamente chiudendo il sipario su quello che stava accadendo aldilà di essa.

    Gaho si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. A destarlo furono le urla concitate dei marinai che provenivano da sopra il ponte della nave, unite ad un insolito rollio in cui si trovava la stanza che aveva appena fatto sbattere il comodino alla sua sinistra contro la parete opposta. Era evidente che c'era qualcosa di strano, perciò si fiondò fuori dal letto urlando a squarciagola per svegliare Kameji, ammesso che fosse effettivamente nella stanza, e prese a vestirsi di tutta fretta.
    "MA CHE CAZZO... SPERIAMO DI NON ESSERE SOTTO ATTACCO!"
    La voce del Chunin confermò la sua presenza, e poco dopo i due si fiondarono all'esterno per cercare di capire cosa stesse succedendo.
    Neanche il tempo di uscire all'aperto che il Genin fu investito da una sferzata di vento tremenda. Dovette puntare i piedi con forza per non essere trascinato via, mentre con entrambe le braccia cercava di ripararsi il volto dai taglienti schizzi d'acqua che lo raggiungevano. Vide un mare in tempesta ergersi in enormi onde schiumanti, che di tanto in tanto investivano la nave al mascone (la parte dello scafo compresa tra il traverso e la prua) provocandone un vistoso rollio che per poco non era in grando di ribaltarla, mentre un'orda di marinai preoccupati percorreva la barca in lungo e in largo ricoprendo le mansioni più disparate nel tentativo di mantenerne il controllo. Chi di loro non l'aveva già fatto, accorreva verso l'albero maestro per legarsi in vita tramite una serie di corde che erano state predisposte per l'occasione, che permettevano di muoversi a bordo senza venir portati via dalle onde. Intuendo quanto fosse fondamentale, Gaho corse con loro per imitarli, e mentre si vincolava alla barca gridò a squarciagola per sovrastare il rumore del vento, intimando Kameji di fare lo stesso.
    "QUI KAMEJI! LEGATI A QUESTA CORDA PRIMA CHE CI SPAZZINO VIA LE ONDE!"
    Con non poche difficoltà, il suo compagno lo raggiunse provvedendo a legarsi in vita.
    "GRAZIE"

    Ora che erano "al sicuro", il Genin si guardò meglio intorno e realizzò che l'equipaggio stava cercando di mettere l'imbarcazione in sicurezza per sopravvivere alla tempesta, cosa che consisteva principalmente nell'ammainare le vele principali e quelle di prua per evitare che la forza del vento eccessiva ne abbattesse gli alberi, o peggio ribaltasse l'intera barca. Un improvviso peggioramento delle condizioni atmosferiche doveva aver colto la ciurma impreparata che, sebbene fosse riuscita ad ammainare le vele principali dei due alberi, per via delle ripetute oscillazioni della barca, del forte vento e delle onde che gli finiva continuamente addosso non riusciva a fare lo stesso con uno dei genoa, e ciò stava provocando una instabilità tale che la minaccia di un ribaltamento si faceva sempre più concreta.
    "DI QUESTO PASSO FINIREMO A PICCO! DOBBIAMO FARE QUALCOSA!"
    QUESTA VELA COMPLICA TUTTO... E' ANCORATA IN DUE PUNTI ALL'ALBERO STESSO E LO MANDA ANCORA DI PIU' IN FLESSIONE... DI QUESTO PASSO RISCHIA DI SPACCARLO! GAHO HAI QUALCHE IDEA?"
    "DOBBIAMO CERCARE DI AMMAINARLA! IO CERCO DI SALTARE E AFFERRARE LA VELA, TU TAGLIA LE CIME E POI AIUTAMI A SCHIACCIARLA PER TERRA PRIMA CHE SI RIGONFI!"
    "RICEVUTO!!! LANCIATI E AFFERRA LA CIMA SUPERIORE... IO AFFERRO QUELLA INFERIORE! POI AL MIO VIA LE TAGLIAMO ASSIEME E CI LANCIAMO VERSO TERRA!!"

    Gaho, che era vincolato all'albero maestro, guardò verso l'alto. Per raggiungere la cima superiore che teneva sù il genoa sarebbe dovuto salire su di esso per quasi tutta la sua altezza, uno svariato numero di metri, privandosi della corda che lo teneva al sicuro ed arrampicandosi su degli appigli di legno che, sporgendo da esso, fungevano da scaletta. Il tutto era complicato dal mare in tempesta, che non avrebbe reso più semplice un compito già di per sè non agevole. I rischi di un piano così ardito erano molti, ma di contro vi era l'assoluta certezza che il non agire avrebbe posto fine alle vite di tutti i membri dell'equipaggio.
    Dopo aver deglutito con forza, il ragazzo rispose:
    "VA BENE! ASPETTA CHE PROVO A SALIRE!"
    Il Genin staccò la corda con la quale si era vincolato, slegando però il nodo dalla parte dell'albero e lasciando invece quello in vita, la ripiegò per tutta la sua lunghezza e la indossò a tracolla mettendoci dentro la testa. Dopodichè cominciò a risalire l'albero maestro sfruttando gli appigli apposti su di esso e preposti allo scopo. Era più o meno a metà dell'albero, maledicendo sè stesso per aver preso parte ad un'idea così stupida, quando una nuovo strattone della vela lo sbilanciò e per pochissimo non lo fece cadere di sotto. Fu solo grazie ai suoi riflessi allenati ed a una discreta dose di fortuna che riuscì a trattenersi con una mano ed a mantenere la presa, riprendendo la scalata verso la vetta. Dopo un tempo che gli sembrò interminabile, e mezzo accecato per via del vento, riuscì infine a raggiungere l'estremità superiore della vela. Sfilò dal collo la corda che aveva portato fin su, dopodichè la vincolò all'albero annodandola attorno ad una coppia di pioli che aveva usato per salire. Infine estrasse un kunai, in attesa del segnale del suo compagno.
    "OK ORA!!!!"
    Gaho si sporse per raggiungere la scotta che vincolava la vela, mentre con il braccio sinistro si manteneva avvinghiato attorno all'albero per non cadere. Pochi centimetri separavano ormai il suo kunai da quella cima.
    Forza! Ancora un piccolo sforzo!
    Il Genin si sporse un po' di più, così da colmare quella piccola distanza che ancora lo separava dal suo obiettivo, ma sfortunatamente perse di nuovo l'equilibrio precipitando nel vuoto. Mentre cadeva, però, riuscì con un colpo di reni a tranciare la fune col suo kunai, liberando così la vela che iniziò a svolazzare via liberamente.
    Nella caduta libera, Gaho prese a dimenarsi freneticamente alla ricerca disperata di un appiglio, finendo proprio sulla vela che nel frattempo si era gonfiata sotto di lui per effetto del vento, e ci si appese trascinandola giù con sè, finchè la corda che lo legava in vita non arrivò a fine corsa, gli diede un forte strattone appendendolo in aria e lo fo fece andare a sbattere contro l'albero a poco più di un metro da terra.
    Per la forza del colpo il ragazzo lasciò andare la vela, che però ormai era perlopiù finita a terra con Kameji che stava già provvedendo a raccoglierla alla meglio e tenerla bassa. Contuso e un po' sballottolato, Gaho si appese nuovamente all'albero e recise la corda che aveva in vita, dopodichè ridiscese l'ultimo metro e rimise piede sull'imbarcazione. Dopo un attimo di incredulità, infinitamente grato alla sua buona stella per essere miracolosamente sano e salvo, si fiondò verso una nuova cima e si rimise nuovamente in sicurezza legandosela alla vita.
    "KAMEJI! LA PROSSIMA VOLTA CI SALI TU SU QUELLA TRAPPOLA INFERNALE! SONO VIVO PER MIRACOLO!!!"
    Di contro il suo amico ridacchiò, schernendolo:
    "SONO SOLO DUE ONDINE DAI!!
    CERTO QUESTA TEMPESTA E' ARRIVATA PROPRIO IN UN BATTER D'OCCHIO SE I MARINAI NON HANNO AVUTO IL TEMPO DI TOGLIERE LE VELE PRIMA."


    Ora che la vela che provocava instabilità alla barca era fuori gioco, le oscillazioni a cui questa era soggetta si ridussero decisamente, permettendo ai marinai (quelli che non erano troppo impegnati a vomitare) di riprenderne il controllo. Per circa un'ora il brigantino continuò ad essere in balia del mare, finchè ad un tratto la tempesta non si placò in maniera tanto repentina quanto lo era stato il suo arrivo. Dopo che tutto fu tornato alla normalità, la sfinita coppia di ninja potè finalmente tornare ai suoi alloggi e abbandonarsi ad un meritato riposo.
    Il duetto non si svegliò prima della tarda mattinata del giorno successivo. Anche se non vi erano finestre nella loro camera, Gaho capì di essersi crogiolato nel letto più del solito per via dei crampi di fame che lo investirono nel momento stesso in cui aprì gli occhi, segno che doveva essere più o meno l'ora dei pasti. Poco dopo, lui e Kameji si diressero, ancora intontiti, verso la cambusa, dove consumarono la prima parte del pasto quasi totalmente in silenzio. Fu solo dopo che si furono rifocillati, nonchè parzialmente ripresi dalla sonnolenza, che quest'ultimo incominciò:
    "Oggi è l'ultimo giorno di viaggio... E abbiamo ancora il dossier da leggere... Direi che sarebbe furbo sbarcare con già la situazione ben chiara!"
    Il Genin fece di si con la testa. "Hai ragione. Dedichiamoci al fascicolo. Al momento non sappiamo nulla di questo tizio a parte il suo nome"

    Il Chunin si assentò per qualche minuto, andò in camera e recuperò le due copie del dossier della missione. Fece ritorno poco tempo dopo, estrasse il contenuto dalla busta e cominciò a leggere il fascicolo a voce alta, mentre Gaho lo seguiva leggendo dal suo foglio. Ne appresero che Raiga Yuki era un valido e promettente shinobi del Villaggio della Nebbia, destinato ad una brillante carriera che lo avrebbe ben presto portato a divenire Jonin. Questo finchè non decise di abbandonarlo improvvisamente senza fare più ritorno, circa cinque anni prima. Nell'ultimo anno di permanenza, il ninja aveva cominciato a mostrare crescenti e sempre più preoccupanti segnali di squilibrio psichico, che a detta dei medici erano indice di sindrome post traumatica da stress. Durante una missione, infatti, aveva visto morire sotto i suoi occhi un suo compagno shinobi, il cui nome era stato volutamente omesso nel rapporto, e questo doveva aver compromesso il suo equilibrio mentale.
    Kameji tirò fuori dalla busta un altro foglio, cominciando a leggerlo subito dopo:
    "c'è un allegato al rapporto... sembra un referto medico...
    <<in ottemperanza a quanto richiesto, si provvede alla valutazione psicologica del soggetto "Raiga Yuki"...
    In seguito ai fatti che lo hanno visto coinvolto relativamente allo shinobi *omissis* , il paziente riferisce il presentarsi di sintomi che comprendono: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, problemi di concentrazione, estrema irritabilità e frequenti attacchi di collera, ipervigilanza e forti risposte di allarme.
    Presenta inoltre ricorrenti pensieri intrusivi, tra cui involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, incubi o flashback in cui il soggetto sente o agisce come se il suddetto si stesse ripresentando, provocandogli forti sensi di colpa.
    In relazione al quadro sintomatologico si formula una diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Si suggerisce l'allontanamento del paziente dalla vita operativa e l'accompagnamento di un supporto psicologico per agevolarne il recupero.

    Dr. Hasegawa-Miura >> "


    Mentre il suo compagno leggeva il referto medico, Gaho si ammutolì gradualmente e cominciò a fissare il vuoto.
    Raiga Yuki... è impazzito quando ha visto il suo compagno morire... Aveva bisogno di aiuto, ma nessuno l'ha ascoltato... Quello che è accaduto a lui poteva tranquillamente succedere anche a me... anzi... alcuni dei sintomi descritti in quel referto li sto vivendo anch'io! Cosa voleva dire il sogno dell'altra notte??? Sto impazzendo anche io come Raiga???
    Fu solo quando il chunin riprese a parlare, dopo una breve pausa al termine della lettura, che il ragazzo uscì dal suo torpore:
    "Okay... Sembrerebbe un caso da trattare con molta cautela..."
    Sempre fissando il vuoto, il Genin rispose:
    "Questo tizio... aveva bisogno di aiuto! Il dottore lo ha scritto chiaramente... eppure sembra che nessuno l'abbia preso sul serio. Per un intero anno nessuno ha fatto niente! Cosa pensi sia successo?"
    "Questo noi non possiamo saperlo a priori... Direi che molte risposte le avremo quando arriveremo a destinazione... Magari ha molti alleati... Magari invece è stato etichettato come un pazzo e lasciato a marcire... Sai l'indifferenza delle persone a volte quanto può fare male!"
    Oh, si... lo so bene...
    "Già... ma chiunque poteva trovarsi al posto suo..."

    Gaho restò zitto per un attimo, dopodichè riguardò Kameji negli occhi e cambiò discorso:
    "Come intendiamo procedere una volta nel Paese dei Fiumi?"
    "Beh... Direi che una cosa saggia da fare è consultare le forze dell'ordine del luogo visto che il sommo Mizukage ci ha detto che ci avrebbero fornito aiuto!"
    "E' un inizio. Poi secondo me converrebbe battere le locande principali e mostrare un po' la sua foto in giro. Non c'è lingua che un po' di ryo non possano sciogliere in posti del genere.
    Sconsiglio di separarci, se non è assolutamente necessario. Il tizio era quasi un Jonin, ed è sicuramente fuori dalla mia portata, ma penso anche della tua. Perdipiù conosce i segreti del clan Yuki... E non è neanche detto che sia solo! Dividerci sarebbe un rischio inutile..."

    "Assolutamente... Non a caso la nostra missione è soltanto quella di indagare e non di combatterlo... In generale evitare qualsiasi scontro fisico sarà per noi prioritario!!"
    Kameji assunse un'espressione pensierosa, prima di sentenziare:
    "Direi che il tuo è un piano assai sensato!", dopodichè cominciò a sbadigliare vistosamente portandosi la mano alla bocca.
    "Ok siamo daccordo..." Contagiato dallo sbadiglio del suo amico, il ragazzo cominciò a farlo a sua volta. "Ahhhhhhhhhh... bella nottataccia abbiamo passato... sono a pezzi!... Che ne dici di scioglierci un po' e fare due scambi all'aperto?"
    Aveva proprio bisogno di staccare un po' il cervello e menare un po' le mani. E poi, la coordinazione tra i due in caso di bisogno non avrebbe potuto che giovarne se si fossero esercitati un po' insieme.
    "Direi che è un'ottima idea... Un po' di movimento fa sempre bene..."

    Gaho recuperò la spada di legno, che posato sulla panca della mensa mentre consumava il suo pasto. "Bene! direi di andare all'aperto..." Si alzò, dopodichè si diresse verso l'uscita e percorse le scale che conducevano fuori. Dopo una rapida occhiata intorno, scelse uno spazio a prua della barca dove vi era abbastanza spazio per allenarsi.
    Kameji seguì il giovane fino al posto che aveva scelto:
    "A giudicare dalla spada di addestramento che porti sempre direi che il tuo pezzo forte siano le arti marziali... Confermi?"
    "Hai visto giusto! Penso di essere discretamente agile nel corpo a corpo, e me la cavo anche con le armi da lancio. Tu? Non usi armi?"
    "Il mio punto debole è proprio la forza... Non essendone fisicamente molto dotato sono più abile nell'utilizzo delle arti magiche e illusorie... Questo può tornare a nostro vantaggio perchè in un ipotetico combattimento potremmo utilizzare una strategia differenziata che spazia su tutte le arti."
    Il Genin trovò interessante il loro scambio sui rispettivi punti di forza, ma non voleva che la chiacchierata andasse troppo per le lunghe. Come aveva imparato, non vi è modo migliore di capire di cosa si è veramente capaci se non quello di mettersi alla prova direttamente.
    "Bene... abbiamo parlato abbastanza! Ora vediamo veramente di cosa siamo capaci!"

    Gaho impugnò la sua spada di legno con entrambe le mani. Decise che il suo primo attacco sarebbe stato un semplice attacco frontale, col quale avrebbe immediatamente messo alla prova le capacità di reazione di Kameji e le sue. Gli corse incontro, dopodichè caricò un rapido fendente dall'alto verso il basso, mirando alla sua spalla sinistra.
    Non si trattenne... non che ce ne fosse bisogno comunque: il chunin schivò l'attacco con facilità, dimostrando dei riflessi decisamente superiori ai suoi.
    "Ragazzino il fegato non ti manca"
    Dopo aver mancato Kameji, il Genin scattò rapidamente all'indietro, per cercare di difendersi in caso di contrattacco. Finì a circa due metri da lui, riassumento la posizione prevista e sporgendo leggermente la sua spada in avanti.
    "Ed io non mi aspettavo niente di meno da un Chunin!"
    Ha schivato il mio colpo con tale facilità che non credo potrei mai colpirlo... nemmeno se lo volessi. E meno male che il combattimento fisico non era il suo forte... Invece io sono totalmente indifeso contro le arti illusorie!
    "Dunque se siamo entrambi dello stesso clan dovremmo avere la stessa abilità giusto? Anche tu controlli il Fuuton e il Suiton?"
    "Si, è esatto. Anche se ho appreso le abilità del nostro clan solo da poco, e non le controllo molto bene... Tu, invece, pensavo che avessi scelto di non avere niente a che fare con le origini di tuo padre..."
    "Beh sai... Penso che il nostro sia un potere sopito che noi non scegliamo di possedere..."

    Kameji arretrò fino a portarsi a circa dieci metri da Gaho, dopodichè attivò repentinamente l'innata e gli scagliò contro una fitta raffica di aculei di ghiaccio:
    "Vediamo cosa sai fare!!"
    Il Genin, però, intravedendo un attimo prima che il suo avversario stava condensando il vapor d'acqua attorno a se, attivò anch'egli il potere che avevano in comune e, dopo essersi girato di lato, creò d'istinto il "Muro dello Specchio Diabolico", una spessa lastra di ghiaccio che lo riparò da tutti gli aculei.
    In un attimo, il ragazzo riprovò nuovamente quella spiacevole sensazione che accompagnava l'attivazione della sua innata: una sorta di freddo glaciale, che partiva dal centro del petto per poi irradiarsi lentamente verso gli arti terminali. Un freddo che sembrava uscire direttamente dalla sua anima, ma che non pareva provocare effetti sul suo corpo: non soffriva, infatti, di assideramento o tremori, anzi sembrava come se in quello stato egli ne fosse totalmente immune. Più che un evento fisico, quell'improvviso brivido gelido sembrava l'incarnazione delle sue insicurezze e della solitudine che celava dentro di sè.
    "Odio quando devo ricorrere a questo potere..."
    Dopo averla usata per difendersi, Gaho compose il sigillo della tigre, dopodichè diede una spallata con tutte le sue forze alla lastra di ghiaccio scagliandola in direzione di Kameji, il quale la schivò con un'agile capriola laterale.
    "Ci sai fare!! Lo odierai pure... Ma questo potere ti salverà il culo molte volte!!"
    Probabilmente ha ragione... E' spiacevole, ma indubbiamente molto utile... Dovrò imparare a conviverci, e controllarlo...
    "Chissà... comunque non mi hai ancora mostrato il tuo punto di forza... non sono mai stato dentro un Genjutsu..."
    "Sarebbe un inutile spreco... I genjutsu sono molto impegnativi da utilizzare... In ogni caso non ti devi preoccupare perchè nel caso ci sarò io a iniettarti del chakra per toglierti dall'illusione!!"
    Il Chunin si grattò la nuca, poi riprese:
    "Riconoscere un'illusione molte volte può essere difficile soprattutto se chi la utilizza è in grado di mescolarla con la realtà che ti circonda..."
    A me sembra che tu non voglia scoprire le tue carte migliori! O forse non ne hai semplicemente voglia...Comunque mi sta bene, perchè io sono completamente ignorante sull'argomento...
    "Sarà meglio... Perchè io non credo di esserne troppo in grado!"

    I due ninja continuarono ad allenarsi insieme per un altro po' del pomeriggio, dopodichè Gaho tornò in camera per cominciare a raccogliere le sue cose. Con tutta probabilità, il mattino successivo sarebbero giunti a destinazione, perciò egli voleva essere sicuro che tutto il suo equipaggiamento fosse nello stato ottimale per ogni evenienza, e che fosse riposto a dovere. Per riprendersi dalla nottataccia che aveva passato, andò ancora una volta a letto presto, e d'accordo con Kameji fissò la sveglia per le prime luci dell'alba.
    Il giorno successivo i due si attennero al piano, preparandosi a lasciare la stanza che il sole non era ancora del tutto sorto all'orizzonte. Ebbero giusto il tempo di mettere qualcosa sotto i denti, in cambusa, che il mozzo che li aveva accompagnati agli alloggi al loro arrivo venne ad avvisarli, per conto del comandante della nave, che erano giunti a destinazione.
    Gaho lanciò nel piatto la sua fetta biscottata mezza addentata, si alzò e raccolse il suo zaino. Era pronto a sbarcare.

    ___________________________________________

    Oggetti:
    Auricolare Radio
    Spada da Allenamento
    Cannocchiale

    Equipaggiamenti:
    Porta-Kunai [Base]
    [Prima sacca]
    Tasca 1: (6/8 Kunai, (12/15) Shuriken<-oppure-> 4 Uchiha Shuriken<
    Tasca 2: (15/15) Makibishi, (15/15) Spiedi
    [Seconda sacca]
    Tasca 3: (2/2) Palla di luce, (4/4) Sigillo esplosivo, (2/2) Fumogeni
    Tasca 4: (10/10m) Filo di Nylon, (5/5m) Bende

    Zaino
    [Prima tasca]
    Slot 1: (0/3) Shuriken del Vento Demoniaco, oppure (0/6) Uchiha shuriken
    Slot 2: (10/10m ) di Corda, (0/3) Fumogeni, (0/2) Palla di luce.
    Slot 3: (0/20m) nylon, (0/3) Carte Bomba.
    [Seconda tasca]
    Slot 4: (0/8) Kunai, (0/10) Spiedi.
    Slot 5: (0/10) Shuriken, (0/20) Makibishi.

     
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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Capitano

    Menestrello

    Miyu (flashback)












    Passi lenti e ritmici, monotoni scandivano il passare del tempo in mezzo a quella nebbia di fine estate. Dinnanzi ai miei occhi un muro bianco che sarebbe stato fonte di smarrimento per ogni visitatore occasionale, era per me fonte di sicurezza: mi faceva sentire a casa. Sapevo oramai a menadito la conformazione del mio villaggio e sin dalla tenera età ero abituato a orientarmi in quella coltre lattiginosa. Il sommo capo mi aveva convocato nel suo ufficio per spedirmi con urgenza nelle Terre dei Fiumi per indagare su un certo Raiga Yuki, fuggiasco kiriano appartenente al clan Yuki. Il suo cognome probabilmente giustificava la scelta di mandare il sottoscritto e un altro membro giovanile del clan Yuki di nome Gaho, che aveva intrapreso anch’egli la carriera da shinobi. Io sono nato nel clan Yuki, da un membro dello stesso, mio padre. I miei reali genitori scomparvero in circostanze misteriose quando ancora ero molto piccolo e fui dato in adozione agli Ashimizu. Non mi era mai interessato particolarmente fare luce sul mio passato: indagare su un membro del mio stesso clan non mi dava emozioni particolari; al momento era una semplice missione non diversa dalle altre.

    Arrivai al molo dove mi incontrai con Gaho, il mio compagno di squadra. A trasportarci oltre confine sarebbe dovuto essere un brigantino. Non mi entusiasmavano i viaggi in barca e in tutti gli espatri e rimpatri compiuti finora avevo sempre preferito evitare quel tipo di trasporto.
    La nebbia non bastava a coprire quella figura mediamente imponente con due alberi verticali. L’albero centrale, quello maestro, ospitava tre grandi vele auriche, ovvero vele di forma trapezoidale, quasi squadrata. Tutte e tre erano ammainate vista la loro inutilità nelle operazioni di stazionamento in porto dell’imbarcazione. Sulla prua al momento non vi era niente ma, più tardi, sarebbero entrate in azione due grosse vele triangolari, ancorate per un vertice alla sommità dell’albero maestro. A poppa, un’unica grande randa pendeva dal secondo albero. La barca sembrava portare un equipaggio di circa un centinaio di persone. Io e Gaho salimmo dunque sull’imbarcazione premurandoci di incontrare in primis il comandante della stessa per confermare la nostra presenza a bordo. Decidemmo di cercarlo sul ponte, che ci sembrava il luogo più ragionevole per poter ospitare una figura del genere. L’odore salmastro subito penetrò pungente nelle mie narici creando in poco tempo un’atmosfera al quale non ero abituato. Individuammo subito il leader dell’imbarcazione, in quanto essere l’unica persona sul ponte prodiga a impartire gli ordini di continuo e con una certa fermezza.
    Hei voi due! Occhio con quella cassa! c'è scritto FRAGILE, per la miseria! ... Che state facendo con quella vela? Non vedete che la state attorcigliando, dannazione! Fate presto ciurma di smidollati! Salpiamo tra trenta minuti!
    L’uomo sembrava aver già passato il primo giro di boa da un bel pezzo, ma appariva al contempo forte e asciutto. Il suo corpo non tanto alto, ma fortemente muscoloso, testimoniava una vita passata in mare. Indossava una divisa da marinaio molto classica e allo stesso tempo antica, ma tenuta con dedizione. Il cappello sovrastava la faccia rude con il mento prominente e la testa oramai priva di capelli. Sui bicipiti spuntavano feroci due ancore tatuate, una per braccio.
    Non impiegò molto a notarci e a fermare la sua agitazione da comando.
    Ah, voi dovete essere i due ninja di cui mi hanno parlato... Io sono il comandante Masako Tonara, benvenuti a bordo della mia nave...

    Fantastico…
    L’omone aveva un’aria molto severa, ma allo stesso tempo dava sicurezza ai passeggeri. Gli scorci successivi di tempo si tinsero di un silenzio a dir poco imbarazzante. Guardai istintivamente Gaho, che mi ricordò con un cenno del capo che ero io il più alto in grado.
    Merda!!
    Non ero abituato al comando e a compiere le formalità di presentazione.
    Lieto di conoscerla. Io sono Kameji Ashimizu e lui è Gaho Yuki. Siamo a vostra disposizione!
    Piacere. Non esiti a farci sapere se ha bisogno di noi.
    Il capitano scosse lievemente la testa a declinare le nostre premure.
    Piacere mio. Vi ringrazio, ma non credo sarà necessario...
    Rifiuta manodopera gratis?!
    Salvo imprevisti, dovrebbe essere un viaggio tranquillo.
    Eccola la… Affondiamo!
    Vi faccio mostrare i vostri alloggi...
    Dopodichè, con un richiamo sonoro molto secco e assordante, richiamo un marinaio lì vicino e ordinò lui di portaci sotto coperta. Quest’ultimo era un ragazzo quasi dell’età di Gaho, con i capelli rossicci, occhi grandi e scuri e una grande cicatrice coperta parzialmente da una scura bandana. A giudicare dall’età, il suo grado sembrava essere uno dei più bassi. Vestiva un’uniforme bianca con due strisce blu che scorrevano parallele alla parte esterna delle braccia e facevano il giro del colletto tirato su quasi fino al mento.
    Lo schiavo di turno… Capisco…
    normal_kobi1vx3
    Durante il tragitto, per spezzare il silenzio, Gaho chiese al marinaio informazioni sull’imbarcazione che ci mise al corrente sullo status della nave e sulle sue ordinarie mansioni. Questa nave, che ordinariamente svolgeva mansioni di sorveglianza e per esse era famosa, avrebbe ampliato straordinariamente il raggio d’azione per consentire lo scalo nel Paese dei Fiumi. Il viaggio sarebbe dovuto durare all’incirca un paio di giorni. Scendemmo dunque una rampa di scale che ci porto nei piani sottoponte. La nostra camera era composta da un semplice letto a castello in legno chiaro, un mobiletto della stessa tonalità e un piccolo mobiletto squadrato largo circa un metro e profondo la metà. Non vi erano oblò o contatti diretti con l’esterno e i due soliti terminali dell’impianto pneumatico, le ventole di aspirazione e diffusione, garantivano il ricircolo dell’aria in cabina. Potemmo dunque finalmente lasciar giù i bagagli. Gahò sparì dopo qualche minuto mentre io mi sdraiai sul letto superiore e rimasi immobile, guardando il soffitto, perdendomi nei miei pensieri.

    CITAZIONE
    Dissolsi subito il jutsu del velo di nebbia. Dinnanzi ai miei occhi si profilava il corpo di Miyu a terra, singhiozzante, sul punto di perder conoscenza e forse lasciarci le penne.
    Cazzo l'ho proprio steso!!!
    Mi avvicinai quel tanto che basta per guardare i suoi occhi brillare. Per la prima volta li notai, erano azzurri e densi di colore, come il cielo. Le mani che a fatica si muovevano si sciolsero in un tentativo disperato di raggiungermi. Allungò la destra prima di cominciare a singhiozzare, estese il mignolo veros il mio volto, a puntar il sole in quell'umida battaglia.
    Kameji...Non riesco a combattere contro di te. Sei stato l'unico amico che io abbia mai avuto, anche se mi prendevi in giro, non fa niente... Quello che conta è che io ti abbia conosciuto frequentandoti quel tanto che basta per poterti conoscere. Ti auguro una lunga vita... E spero che un giorno tornerai a prendere Shizuka...
    Una lacrima lenta e calda le scolcò il viso, e così a fiotti cominciarono a seguire, mentre il dito lievemente si abbassava, e gli occhi si chiudevano. morto non si poteva dire, fatto sta che perse conoscenza da vero eroe. Con un tonfo in quel tetro silenzio cadde la speranza di una persona che aveva perduto tutto, ma che non perse mai la voglia di amare.
    Fa buon viaggio Miyu-sama...
    Mi commossi anch'io, ma non tanto da piangere.
    Sono un ninja ed ho compiuto la mia scelta!!!
    Sai... Si dice in giro che chi nasca privato della vista e dell'udito, sviluppi poi in maniera sensazionale gli altri sensi del corpo... Tu hai sviluppato anche il senso dell'onore: come relitto sei arrivato ma come eroe hai versato la vita... Ti ricorderò sempre Miyu. E' vero che ti ho preso in giro, ma ora non posso che cambiar quegli insulti in stima. Se non ti fossi schierato contro Kiri, sono sicuro che saremmo diventati ottimi amici... O forse lo siamo già...
    Sorrisi al nulla, preso in controtempo dall'emozione di quegli occhi spenti, di quel viso che ancora emanavi lievi aloni vitali oramai deboli. Il suo futuro incerto rendeva la vita precaria e ogni emozione ancor più forte.
    E poi... Troverò Shizuka, e con lei fuggirò da quella prigione... Tornerò quando sarò più forte... Anche se non puoi sentirmi... Questa è una promessa!!! E non l'ultima presa in giro...

    Mi risvegliai smarrito. Realizzai di essermi appisolato lasciandomi andare ai ricordi.
    Sarà meglio fare un giro… Umh…
    Mi catapultai ancora intontito giù dal letto a castello per poi attraversare l’uscio della cabina. Ci trovavamo nel primo piano “sotto coperta”. La nostra stanza era solamente una di tante porte uguali che adornavano il corridoio su ambo i lati. A distinguerle dalla più totale confusione, un numero identificativo della camera vigeva come effige avvitato su ogni porta.
    Sono circa una trentina di stanze…
    Cominciai a camminare per il corridoio. I numeri scorrevano uno dietro l’altro. Superai anche i servizi in comune posti all’incirca a metà corridoio. Giunsi dunque alla scala che portava al ponte e procedetti ad affacciarmi nuovamente sull’ambiente esterno realizzando di essermi svegliato nel pieno meriggio. Il vociare dei marinai si mischiava con il suono dell’acqua che si infrangeva lungo le paratie dell’imbarcazione in moto e fendeva l’aria di una burrascosa melodia, fine e sottile ma allo stesso tempo pungente.
    Cerchiamo un luogo tranquillo.
    Avevo individuato la zona del comando verso la prua della barca, e l’istinto mi spinse verso il punto radialmente ad essa opposto. Un’occhiata fugace all’immensa desolazione turchese che avvolgeva la nave in tutte le direzione mi diede un grande senso di solitudine, ma lasciai dunque che il mio cervello scacciasse via quei loschi pensieri. Per oggi avevo riflettuto abbastanza. Una lieve e velata melodia scosse quel monotono circondario. Preso dalla curiosità, decisi di seguire la provenienza della musica per trovare a poppa un uomo girato di spalle e seduto per terra con le gambe conserte. Capelli neri ne lasciavano intuire la giovine età e, oltre alla schiena, si scorgeva la figura di una chitarra artigianale. L’uomo suonava con tatto e delicatezza e gli accordi melodiosi venivano sopraffatti poco dopo dal rumore dallo scrosciare dell’acqua. Lo affiancai spinto dalla curiosità. Il volto asciutto e privo di rughe mi confermò che non dovesse avere più di trent’anni. Smise di suonare e mi squadrò attentamente.
    Oh… Mi dispiace avervi disturbato… Non volevo…
    Non si preoccupi! Non vi ho mai visto qui. Siete uno dei due ninja?
    Esattamente!
    Cosa ci fa un marinaio qui isolato da tutti?!
    Siete dannatamente bravo!
    Oh… Ti ringrazio…
    Mi invitò a completar la frase.
    Kameji!
    Ti ringrazio Kameji! Io sono Ren… Molto piacere!
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    Vengo qui molto spesso quando sono in pausa. La musica e il rumore del mare spesso trasportano via ogni angustia… E’ come lasciarsi trasportare dalla corrente…
    Capisco!
    Forse dovrei provare anch’io invece che tormentarmi nel sonno…
    Ti piace?
    Mi chiese indicando lo strumento.
    Beh non ci capisco molto di musica… E’ difficile suonarla?
    E’ tutta questione di pratica… La chitarra l’ho prodotta io stesso artigianalmente quindi chiedo sempre pareri a chi mi sente suonare. Basta un complimento per migliorarti la giornata!
    Prodotta artigianalmente?!
    Come si producono questi strumenti? Mi son sempre chiesto come è che vengono prodotti tutti quei suoni che noi chiamiamo musica… Cosa hanno di speciale rispetto ai normali suoni?
    Beh… Questa passione per gli strumenti e per la musica l’ho sviluppata come hobby. In sostanza qualsiasi suono altera la pressione dell’aria e ciò fa oscillare le particelle longitudinalmente. In sostanza produco un’onda…
    Un’onda?! Capisco.
    Non era la prima volta che incontravo un simil concetto. Ho aiutato molte volte mio padre in osservatorio e molti strumenti avevano a che fare con delle onde, anche se in quel caso si trattavano quasi sempre di onde elettromagnetiche.
    Ma un’onda possiamo produrla anche semplicemente facendo vibrare un dato oggetto e parliamo di onde meccaniche. L’oggetto, vibrando nell’aria circostante, sposta le particelle e crea a sua volta un’onda sonora. Banalmente se colpisco un pezzo di metallo con un martello faccio vibrare il metallo che a sua volta sposta le particelle d’aria e produce un suono.
    Tutto chiaro fin qui!
    Se noi prendiamo una corda e la fissiamo in due punti otteniamo delle particolari onde chiamate onde stazionarie. Semplicemente sono delle onde che vibrano con una certa frequenza che è molto legata alla distanza fra i due vincoli. Se vario questa distanza quindi posso cambiare la frequenza di oscillazione della corda.
    E cambiando la frequenza della corda ottengo suoni diversi che sarebbero le diverse note musicali giusto?
    Esattamente. Un dito dunque fa da primo perno, mentre l’ancoraggio dopo la cassa armonica fa da secondo perno. In realtà i modi di vibrare di una corda sono molto complessi però più o meno ci siamo.
    E la cassa armonica come funziona?
    Semplicemente se io suonando una nota il suono, che è un’onda di particelle d’aria, entra nella cassa armonica e inizia a rimbalzare al suo interno in tutte le direzioni propagandosi in tutta la cassa. Suonando una nota io non faccio altro che far oscillare l’aria di continuo, quindi produrre suoni di continuo. Così facendo il suono in arrivo nella cassa incontra l’onda sonora precedente che nel frattempo si è propagata ed essendo le onde alla stessa frequenza avviene una risonanza. Una piccola parte della seconda onda entrerà nella cassa armonica per ripetere il processo, mentre la parte rimanente “acquista energia” dalla prima onda e si propaga nell’ambiente circostante a intensità maggiore.
    Non pensavo che la musica potesse essere così complessa…
    Si… Stupisce a volte il fatto come qualcosa alla portata di tutti sia in realtà un meccanismo tanto complicato.
    Mi grattai la nuca.
    Ammetto che fa uno strano effetto… Vi lascio alle vostre sonate signor menestrello…
    Sorrisi per un istante. Il ragazzo ricambiò con un cenno della mano.
    Fate buon viaggio!
    MI allontanai, intenzionato a rimanere in giro ancora per un po’, altrimenti non avrei avuto altro da fare se non stendermi sul letto. Era quasi ora di cena, ma non avevo proprio fame. Volevo semplicemente concludere al più presto quella noiosa e monotona giornata nel modo più rapido possibile. Girovagai senza meta visitando tutti i ponti almeno un paio di volte, tranne quelli riservati al personale, perdendo l’orientamento non poche volte. Preferii evitare la sala mensa e il suo baccano all’ora di cena e mi avviai nuovamente verso la stanza.
    Entrai e notai Gaho che stava disfando pian piano il suo bagaglio.
    Uh… Dovrei fare la stessa cosa anch’io…
    Me ne fregai altamente, e mi sedetti sul comodino senza alcuna ragione.
    Kameji…
    Uh?
    La conversazione tra di noi si era fatta piuttosto delicata stamattina, prima che il Mizukage ci interrompesse... Ti confesso che ero un po' a disagio a parlare di cose così personali, avendoti appena conosciuto...
    Guardai lo Yuki perplesso. Non comprendevo ancora il disagio altrui.
    Vedi, anche se è vero che in famiglia non mi è mai mancato niente, ho passato praticamente tutta la vita da solo... isolato da tutti per la paura che il nostro cognome incute alla gente del nostro villaggio. Solo di recente sono riuscito a superare questa diffidenza almeno nei miei coetanei, ed a farmi degli amici, ma non è stato per niente facile. Per te è stato lo stesso? i tuoi genitori adottivi sanno delle tue origini?
    Umh… Forse non ho avuto abbastanza tatto.
    Capisco.. Perdonami... E' che io non do molta importanza al passato... Quello che è successo oramai è successo... Io vivo e lotto ogni giorno per la mia patria e per i miei genitori adottivi...
    Sospirai.
    Mi dispiace che tu abbia patito la solitudine. Sotto questo punto di vista io son stato più fortunato.. I miei genitori erano al corrente delle mie origini perchè sono state indicate nelle pratiche di adozione... Nonostante ciò io ho sempre vissuto come un Ashimizu e non come uno Yuki...
    Eppure il giovin Gaho aveva instillato in me una sorgente di dubbio e curiosità.
    Come mai il cognome Yuki è un fardello così pesante da portare? Cos'è che incute timore agli abitanti del villaggio?
    Proprio non lo so... Forse è paura per il nostro potere innato... oppure qualcosa che il nostro clan ha fatto in passato... A casa vige il più assoluto silenzio sull'argomento: tutte le volte che ho provato a sollevare la questione, sono stato bellamente ignorato. Alla fine mi sono semplicemente fatto forza ed ho cercato di conviverci, sforzandomi di convincere tutti quelli attorno a me che non sono un mostro!
    Brutta storia…
    Gaho si bloccò per un attimo. Smise di ripiegare la maglietta e rimase immobile a fissarla. Poi si voltò e mi sorrise abbastanza forzatamente.
    Non sono mai stato empatico con le persone… Ma scommetto che Gaho ha qualcuno di speciale e ha rischiato di perderlo…
    Bene... non so te ma io sono sfinito! Deve essere il rollio della barca che mi fa uno strano effetto! Provo a chiudere occhio, è la prima volta che dormo in mare!
    ...e non vuole che succeda di nuovo.
    Notai il repentino cambio di discorso. Certe situazioni sono difficili da affrontare.
    Beh dai... Diciamo che passare la notte in barca mi da una certa sicurezza... Ne ho passate di peggiori... In confronto all'ultima missione questo alloggio è oro colato... Comunque riposati che dobbiamo essere in forze sempre e per qualsiasi evenienza.
    Gaho… Vorrei tanto dirti che qualsiasi cosa tu abbia passato non è altro che il biglietto di ingresso per il mondo dei ninja… Più si andrà avanti e più sarà peggio.
    Nella mia prima missione ero stato costretto ad infiltrarmi in un’organizzazione criminale a cui faceva capo un tizio di nome Zeref. Commisi un unico grande errore: creare dei legami. Mi affezionai molto ad un ragazzo cieco di nome Miyu e mi innamorai di una shinobi alle prime armi come il sottoscritto di nome Shizuka. Creare dei legami nel mondo dei ninja è davvero pericoloso, soprattutto in certe situazioni. Venni scoperto e fui costretto ad uccidere Miyu. Rimpatriai a Kiri e da quel giorno non ebbi più notizie né di Zeref, né dell’organizzazione, ma soprattutto non ebbi notizie di Shizuka.
    Sarà meglio lasciarlo tranquillo…
    Uscii dalla stanza. Avrei voluto dirgli tutto, disilluderlo sulle aspettative che si fosse fatto della vita ma alla fine decisi di lasciar perdere. Ero certo che un giorno lo avrebbe capito da solo.
    Passai la serata sul ponte a veder le stelle, quando sentii verso le undici un buco nello stomaco. Comprensibile visto che era tutto il giorno che non mangiavo, indi scesi nella mensa deserta e mi cibai degli avanzi lasciati lì per i marinai che avevano il turno di notte. Cenai principalmente con formaggio e stufato freddo, ma vista la gran fame mi interessò poco la qualità del cibo. Ritornai dunque in stanza con Gaho che dormiva come un sasso. Giunse al termine dunque anche la mia giornata.

    Un rollio di eccessiva potenza mi scosse riportandomi al mondo reale dal mio sonno profondo.
    UH?!
    Seguirono una serie di schiamazzi che identificai esser voci esterne di marinai. Anche Gaho si svegliò urlando e si precipitò giù dal letto di corsa.
    MA CHE CAZZO... SPERIAMO DI NON ESSERE SOTTO ATTACCO!
    Mi lanciai giù dal letto superiore con uno scatto felino e presi a vestirmi in fretta e furia per precipitarmi poi fuori dalla stanza seguendo Gaho.
    Una volta percorse le scale che conducevano all’aperto subito una ventata furiosa scompigliò all’indietro i miei corti capelli neri. Quello schiaffo gelido mi svegliò del tutto. Il continuo rollio della barca aveva difficile salire le scale, e ora rendeva altrettanto complicato rimanere in equilibrio senza appoggiarsi a qualcosa. Fuori il mare si ripercuoteva sulla nave con apie ondate che arrivavano da tutte le parti. Le vele non erano state tutte smontate e c’era un genoa ancora su che dava problemi e rischiava, incanalando la forza del vento, di ribaltare la nave. La gente cercava disperatamente di svolgere le più disparate mansioni ancorandosi a tutti gli appigli possibili. Tutti i marinai si erano dunque legati ad una serie di corde che avevano ancorato all’albero maestro. Sul pavimento l’acqua portata dalle onde lavava il vomito lasciato dalla gente che aveva lo stomaco più debole, senza però riuscire a cancellare il disgustoso e nauseabondo odore ad esso collegato. Gaho dunque si ancorò come i marinai e mi porse a sua volta una corda.
    QUI KAMEJI! LEGATI A QUESTA CORDA PRIMA CHE CI SPAZZINO VIA LE ONDE!
    Lo sferzare del vento e il rumore della burrasca rendevano difficoltoso anche parlare e bisognava alzare non poco il tono di voce per sovrastare l’ambiente circostante.
    GRAZIE!
    Afferrai dunque la corda e me la legai in vita divenendo parte integrante dell’ammasso di canapa presente su tutto il ponte.
    DI QUESTO PASSO FINIREMO A PICCO! DOBBIAMO FARE QUALCOSA!
    Ma non mi dire… E io che pensavo di mettermi a produrre onigiri…
    Diedi una fugace occhiata al genoa per avere un quadro sommario della situazione.
    QUESTA VELA COMPLICA TUTTO... E' ANCORATA IN DUE PUNTI ALL'ALBERO STESSO E LO MANDA ANCORA DI PIU' IN FLESSIONE... DI QUESTO PASSO RISCHIA DI SPACCARLO! GAHO HAI QUALCHE IDEA?
    DOBBIAMO CERCARE DI AMMAINARLA! IO CERCO DI SALTARE E AFFERRARE LA VELA, TU TAGLIA LE CIME E POI AIUTAMI A SCHIACCIARLA PER TERRA PRIMA CHE SI RIGONFI!
    RICEVUTO!!! LANCIATI E AFFERRA LA CIMA SUPERIORE... IO AFFERRO QUELLA INFERIORE! POI AL MIO VIA LE TAGLIAMO ASSIEME E CI LANCIAMO VERSO TERRA!!
    QUELLO STRONZO DI CAPITANO CE L’HA GUFATA…
    Gaho dunque guardò verso l’alto dell’albero maestro.
    VA BENE! ASPETTA CHE PROVO A SALIRE!
    Il genin dunque slegò il nodo dalla parte dell’albero e cominciò a salire seguendo una serie di appigli in legno posti sullo stesso adatti allo scopo. Il continuo ondeggiare della barca complicava dannatamente il tutto.
    Sarà un compito troppo rischioso per un genin?!
    Avevo un controllo del chakra superiore e avrei potuto rischiarmi anche una scalata verticale.
    Ma si… se la caverà.
    Intanto estrassi un volgare kunai precipitandomi verso l’estremità della prua ove era presente l’altro appiglio del genoa. Tolti questi due appigli la vela si sarebbe dovuta sganciare. Ripiegarla infine non gli avrebbe permesso più di incanalare anche il minimo vento o di cominciare a svolazzare per tutto il ponte in quanto rimaneva un terzo ancoraggio alla parte bassa dell’albero maestro.
    Con il vento laterale, ma con le gambe ben ancorate al pavimento da una patina di chakra, raggiunsi la punta della prua.
    OK ORA!!!
    Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo per poi procedere a tagliare la corda che teneva la vela ancorata. Tenni stretto fra le dita il lembo del genoa. Una raffica di vento contrario impennò la vela spedendola verso la poppa trascinandomi con sé. Incapace di reggere la forte spinta del vento cominciai a strisciare i piedi sul pavimento fino a quando non decisi di assecondare la natura e mi lanciai con l’estremità della vela verso l’albero maestro. Mi trovai a fluttuare a mezz’aria seppur sollevato da terra di pochi centimetri mentre la parte alta del genoa precipitava a picco seguendo il vento e la gravita. Gaho aveva svolto correttamente il suo lavoro.
    Ugh…
    Ripresi contatto con il terreno dando una schienata pazzesca ma riuscii ad afferrare nel contempo la vela che stava cadendo dall’alto.
    E questa dovrebbe essere fatta!!
    Una volta arrivato al culmine del moto, la tenda si tese per l’azione del vento e io feci baciare i due lembi che tenevo in mano riducendo la vela ad una treccia scombinata di tessuto, ma che non era dunque più in grado di incanalare abilmente le forze aerodinamiche. Mi rimisi in piedi e convogliai il chakra ai piedi. Cominciai dunque a risalire il ponte verso l’albero maestro piegando nel contempo la vela.
    KAMEJI! LA PROSSIMA VOLTA CI SALI TU SU QUELLA TRAPPOLA INFERNALE! SONO VIVO PER MIRACOLO!!!
    Gaho, rimessosi nuovamente in sicurezza sbraitava. Come dargli torto. Ridacchiai di gusto.
    SONO SOLO DUE ONDINE DAI!! CERTO QUESTA TEMPESTA E' ARRIVATA PROPRIO IN UN BATTER D'OCCHIO SE I MARINAI NON HANNO AVUTO IL TEMPO DI TOGLIERE LE VELE PRIMA.
    Placati gli ondeggiamenti, la nave rimase in balia delle onde che imperterrite continuavano a buttare salsedine sul ponte. La tempesta durò per circa un’ora ancora ma non fu più pericolosa. Terminata la burrasca, Gaho e Kameji sciolsero le corde che li tenevano legati all’albero e tornarono a dormire mentre le prime luci che precedevano l’alba stavano cominciando a schiarire il cielo d’oriente.
    Finalmente… Non ne potevo più…

    Gaho ed io ci svegliammo quindi in tarda mattinata, entrambi sollecitati dal richiamo della fame. Ci dirigemmo quindi in cambusa ancora sotto l’effetto narcotico del sonno, per consumare un brunch a base di biscotti secchi e talmente duri che non si scioglievano neanche se immersi nel latte.
    Oggi è l'ultimo giorno di viaggio... E abbiamo ancora il dossier da leggere... Direi che sarebbe furbo sbarcare con già la situazione ben chiara!
    Una volta rifocillato mi tornarono subito le forze. Gaho annuì.
    Hai ragione. Dedichiamoci al fascicolo. Al momento non sappiamo nulla di questo tizio a parte il suo nome.
    Andai dunque in cabina a prendere il dossier datoci dal Mizukage con tutte le informazioni su Raiga Yuki e sul caso su cui ci apprestavamo ad indagare. Indi leggemmo prima tutta la parte del fascicolo riguardante le informazioni varie. Raiga era un promettente shinobi del villaggio e destinato, per via della sua carriera brillante, a diventare jonin. Prima di diventarlo, circa cinque anni prima, Raiga Yuki aveva abbandonato il villaggio per ragioni ignote. Nell’ultimo anno della sua permanenza aveva mostrato forti segni di uno squilibrio psichico identificato dai dottori kiriani come sindrome post-traumatica da stress. La causa della stessa era la morte di un compagno avvenuta nell’ultima missione svolta da Raiga.
    Il dossier conteneva in allegato anche un ulteriore foglio scritto con termini forse troppo tecnici per essere accessibili ai comuni mortali. Lo estrassi e lo scrutai per pochi secondi.
    C'è un allegato al rapporto... Sembra un referto medico...
    Sarà meglio leggerlo!
    In ottemperanza a quanto richiesto, si provvede alla valutazione psicologica del soggetto "Raiga Yuki"...
    In seguito ai fatti che lo hanno visto coinvolto relativamente allo shinobi *omissis*, il paziente riferisce il presentarsi di sintomi che comprendono: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, problemi di concentrazione, estrema irritabilità e frequenti attacchi di collera, ipervigilanza e forti risposte di allarme.
    Presenta inoltre ricorrenti pensieri intrusivi, tra cui involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, incubi o flashback in cui il soggetto sente o agisce come se il suddetto si stesse ripresentando, provocandogli forti sensi di colpa.
    In relazione al quadro sintomatologico si formula una diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Si suggerisce l'allontanamento del paziente dalla vita operativa e l'accompagnamento di un supporto psicologico per agevolarne il recupero.

    Mi focalizzai in seguito su una firma stranamente nitida e ben leggibile per appartenere ad un dottore.
    Dr. Hasegawa-Miura.
    Rimisi il foglio nel dossier cominciando a raggruppare e a sistemare i fogli in loco.
    Okay... Sembrerebbe un caso da trattare con molta cautela...
    Questo tizio... Aveva bisogno di aiuto! Il dottore lo ha scritto chiaramente... Eppure sembra che nessuno l'abbia preso sul serio. Per un intero anno nessuno ha fatto niente! Cosa pensi sia successo?
    Scrutai Gaho un’istante per notare il suo sguardo piuttosto assente.
    Capisco dove vuoi andare a parare… Essendo uno Yuki pensi che anche lui abbia subito una sorta di indifferenza da parte del villaggio…
    Questo noi non possiamo saperlo a priori... Direi che molte risposte le avremo quando arriveremo a destinazione... Magari ha molti alleati... Magari invece è stato etichettato come un pazzo e lasciato a marcire... Sai l'indifferenza delle persone a volte quanto può fare male!
    Potresti avere ragione come potresti non averla… Fatto sta che il referto non menziona assolutamente nulla di simile e a ciò che è scritto lì dobbiamo dare la precedenza…
    Già... Ma chiunque poteva trovarsi al posto suo...
    Il mio sguardo e quello del genin si incrociarono per un istante.
    Come intendiamo procedere una volta nel Paese dei Fiumi?
    Cambiare discorso non ti aiuterà ad affrontare la realtà!
    Beh... Direi che una cosa saggia da fare è consultare le forze dell'ordine del luogo visto che il sommo Mizukage ci ha detto che ci avrebbero fornito aiuto!
    E' un inizio. Poi secondo me converrebbe battere le locande principali e mostrare un po' la sua foto in giro. Non c'è lingua che un po' di ryo non possano sciogliere in posti del genere.Sconsiglio di separarci, se non è assolutamente necessario. Il tizio era quasi un Jonin, ed è sicuramente fuori dalla mia portata, ma penso anche della tua. Perdipiù conosce i segreti del clan Yuki... E non è neanche detto che sia solo! Dividerci sarebbe un rischio inutile...
    Assolutamente... Non a caso la nostra missione è soltanto quella di indagare e non di combatterlo... In generale evitare qualsiasi scontro fisico sarà per noi prioritario!!
    Mi fermai per un attimo a riflettere sull’idea di Gaho.
    Direi che il tuo è un piano assai sensato!
    Sbadigliai portandomi vistosamente una mano alla bocca.
    Ok siamo daccordo...
    Anche Gaho cominciò a sbadigliare a sua volta.
    Ahhhhhhhhhh... Bella nottataccia abbiamo passato... Sono a pezzi!! Che ne dici di scioglierci un po' e fare due scambi all'aperto?
    Uh?!
    Direi che è un'ottima idea... Un po' di movimento fa sempre bene...
    Ne avrebbero giovato strategia e coordinazione. Allenarsi fa sempre bene.
    Il genin dunque raccolse la spada di legno sulla panca adiacente.
    Bene! direi di andare all'aperto...
    Si alzò e cominciò a camminare verso l’esterno. Mi premurai di seguirlo. Ci dirigemmo verso uno spazio a prua della nave ove vi era abbastanza spazio per fare qualche scambio.
    A giudicare dalla spada di addestramento che porti sempre direi che il tuo pezzo forte siano le arti marziali... Confermi?
    Hai visto giusto! Penso di essere discretamente agile nel corpo a corpo, e me la cavo anche con le armi da lancio. Tu? Non usi armi?
    Il mio punto debole è proprio la forza... Non essendone fisicamente molto dotato sono più abile nell'utilizzo delle arti magiche e illusorie... Questo può tornare a nostro vantaggio perchè in un ipotetico combattimento potremmo utilizzare una strategia differenziata che spazia su tutte le arti.
    Bene... abbiamo parlato abbastanza! Ora vediamo veramente di cosa siamo capaci!
    Gaho dunque impugnò la spada con ambo le mani e subito si gettò all’attacco compiendo un fendente dall’alto verso il basso, mirato alla mia spalla sinistra. Evitai il colpo scansandomi verso destra. Questo attacco mi diede una vaga idea sulle possibili doti fisiche della controparte.
    Ragazzino il fegato non ti manca!
    Gaho dunque, una volta fallito il colpo, indietreggiò fino a circa due metri da me, assumendo una posizione di guardia.
    Ed io non mi aspettavo niente di meno da un Chunin!
    Stai tranquillo… Sulle arti marziali mi sei superiore… Sarebbe uno spreco attaccarti a mani nude.
    Dunque se siamo entrambi dello stesso clan dovremmo avere la stessa abilità giusto? Anche tu controlli il Fuuton e il Suiton?
    Si, è esatto. Anche se ho appreso le abilità del nostro clan solo da poco, e non le controllo molto bene... Tu, invece, pensavo che avessi scelto di non avere niente a che fare con le origini di tuo padre...
    Beh sai... Penso che il nostro sia un potere sopito che noi non scegliamo di possedere...
    Presi le dovute distanze portandomi a circa una decina di metri dal mio avversario e compagno di missione. Un ninjutsu ravvicinato, altrimenti, lo avrebbe sicuramente danneggiato eccessivamente.
    Mutai la natura del chakra insito nel mio corpo e un brivido travolse le mie membra. Attivai la mia innata e dunque la utilizzai per scagliare degli aculei di ghiaccio, ottenuti ghiacciando l’acqua del mare, e li scagliai verso Gaho. Ne ridussi la potenza di mia spontanea volontà. Ero interessato a testare le doti fisiche dello Yuki, non a fargli del male.
    Odio quando devo ricorrere a questo potere...
    Gaho rispose a dovere creando un muro di ghiaccio. Gli aculei dunque si stamparono tutti su quella barriera. Il muro poi si scagliò verso il sottoscritto imponente come pochi.
    Troppo lento… Ma buono assai per un genin…
    Lo schivai con una capriola laterale.
    Ci sai fare!! Lo odierai pure... Ma questo potere ti salverà il culo molte volte!!
    Chissà... comunque non mi hai ancora mostrato il tuo punto di forza... Non sono mai stato dentro un Genjutsu...
    Vuoi finire dentro un Genjutsu?! Che illusione sarebbe se te l’aspetti?! I nemici non ti avvertiranno quando decideranno di usare questo tipo di arte.
    Sarebbe un inutile spreco... I genjutsu sono molto impegnativi da utilizzare... In ogni caso non ti devi preoccupare perchè nel caso ci sarò io a iniettarti del chakra per toglierti dall'illusione!!
    Mi grattai la nuca.
    Riconoscere un'illusione molte volte può essere difficile soprattutto se chi la utilizza è in grado di mescolarla con la realtà che ti circonda...
    Sarà meglio... Perchè io non credo di esserne troppo in grado!
    Dovrai esserlo… Se vorrai campare a lungo nel mondo shinobi…

    L’allenamento proseguì per più di metà pomeriggio prima che Gaho decise di ritornare in camera. Rimasi a scrutare il mare sul ponte ancora per un po’ e poi feci ritorno in cabina per passare l’ultima parte della giornata in totale relax. Concordai con il mio socio la sveglia alle prime luci dell’alba per trovarci già in piena condizione mentale al nostro sbarco.
    Rispettammo quanto concordato e ci levammo prima dell’alba con i bagagli quasi completi dalla sera prima. Lasciammo dunque la stanza poco dopo e ci recammo a far colazione. La tazza di latte era stata solo vuotata quando entrò il mozzo che ci aveva accompagnato il primo giorno sotto coperta, per avvisarci dell’imminente scalo nelle Terre dei Fiumi.
    Di già?! Capisco… Pianificando l’arrivo a quest’ora del mattino vogliono rendere l’operazione più furtiva possibile…
    La tempistica di arrivo all’inizio mi lasciò un po’ perplesso, ma pian piano tutto acquistò un senso irrisorio nella mia testa. Raccolsi il mio zaino e abbandonai la colazione sul tavolo. Gaho fece lo stesso. Oramai eravamo giunti a destinazione.







    Scusa per il ritardo :beer:




    Edited by blaze9 - 16/9/2018, 12:51
     
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    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    Scesi dalla barca farete un primo giro nelle strade del borgo in cui siete attraccati e vi dirigerete alla più vicina stazione di polizia, dove troverete un funzionario intento alla pausa caffè ed a cui vi presenterete. Bene, confidavo che a Kiri avrebbero accettato la nostra richiesta di supporto...però...mi aspettavo, senza offesa, due ninja più esperti. Riuscirete a catturare il Raiga? A quanto pare l'uomo crede che siate giunti per risolvere la cosa in modo definitivo...il Mizukage però vi ha dato istruzioni diverse. Capisco. Immagino che dovremo farcelo bastare... Sconsolato condividerà con voi le informazioni di cui è in possesso. Dunque direi che intanto potremmo cercare di indirizzare le indagini. Ecco a voi un po' di informazioni. Vi parlerà di alcune peculiarità di luoghi distinti del sobborgo:
    1) A nord della cittadina, nei pressi di un punto in particolare segnato su di una mappa (sembra un parco pubblico), sono state più volte segnalate persone losche. La zona è terreno di caccia di persone poco raccomandabili legate al mondo dello spaccio.
    2) Ad est c'è una ex zona industriale che da circa un anno è diventata luogo di ritrovo preferito di senzatetto & Co.
    3) A sud c'è una zona piuttosto benestante in cui si trovano "case di appuntamenti" di un certo livello. Alcuni personaggi influenti con agganci nella malavita abitano lì e con essi i loro tirapiedi.
    4) Il centro cittadino sembra un luogo tranquillo ed ordinario, sono tuttavia presenti alcuni appartamenti sfitti.
    Il panorama della cittadina è piuttosto variegato e non si fa mancare nulla. Tracce evidenti non sembrano esserci e quindi è essenziale che scegliate una direzione per le vostre indagini. Mi piacerebbe che vi concentraste molto sulla scelta della località da investigare e che la vostra preferenza sia argomentata in qualche modo. Scegliendo una zona in particolare potreste arrivare prima alla conclusione della missione...al contrario potreste (in caso di scelta infelice) allungarla un poco. Comunicherò in anticipo la scelta a messer Uggi che farà da garante di imparzialità :sir:.


    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Avete fatto due buoni lavori, siete riuscirti entrambi e tenere alta l'attenzione nonostante abbiate scritto molto, il che è positivo. avete interagito bene tra di voi...il post di Vanvarus mi è piaciuto leggermente di più.

    Voto blaze: 7.8
    Voto Vanvarus: 8

    Per dubbi contattami pure in privato :beer:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Le parti sulle info dei vari punti della città potete esprimerle in forma di parlato del poliziotto. Buon lavoro. Per dubbi contattami pure in privato :beer:



    Contatto: @Roby


    Edited by Roby 1 - 25/9/2018, 22:09
     
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    Gaho Yuki

    Età: 15
    Rango: Genin
    Nazione: Kiri
    Energia: Gialla


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    Link @MP



    Legenda:
    GahoKameji
    Pensato di Gaho
    Funzionario




    I due ninja scesero dalla barca senza tante cerimonie. Preventivando di essere ormai prossimi a destinazione, avevano preparato in anticipo i loro bagagli, così che pochi minuti dopo essere stati avvisati erano già pronti per sbarcare sulla terraferma. Mentre percorrevano la passerella che li conduceva sul pontile, Gaho incrociò lo sguardo con il comandante del brigantino, che supervisionava le operazioni poco lontano, ed i due si scambiarono un saluto con un cenno della testa. Il Genin torse il collo alla ricerca di Kazuhiko, il marinaio che tanto gli aveva insegnato sulla navigazione e sul mare nei giorni precedenti, sperando di riuscire ad incrociarlo prima di scendere, ma non ebbe fortuna. Sebbene gli dispiacesse di non essere riuscito a salutarlo, immaginò che il marinaio dovesse essere molto impegnato nel tracciare la nuova rotta dell'imbarcazione, che sicuramente urgeva di far ritorno al suo incarico di routine nel minor tempo possibile. Si rassegnò, infine, a lasciare la nave in fretta, ma avrebbe conservato a lungo nella sua mente l'esperienza di quel viaggio, in particolar modo le emozioni che aveva provato quando si erano trovati con il mare in tempesta: paura, sgomento, ma soprattutto la consapevolezza che certe volte ci si trovi di fronte a forze incontrollabili, verso cui nulla si può fare se non cercare di arginarne al meglio gli effetti. Il ragazzo intuì che questo concetto non si applicava solo alle forze della natura: spesso anche la vita era guidata dallo stesso fato indomito, e non sempre, per quanto si sarebbe potuto sforzare, sarebbe stato in grado di guidarne il corso degli eventi secondo le sue aspettative.

    I due kiriani si ritrovarono, dunque, sul molo di un porto mercantile, che a giudicare dalla fervente attività era indice di una città piuttosto attiva e tutt'altro che piccola, come invece Gaho si sarebbe aspettato. Diverse navi da trasporto e mercantili, delle dimensioni più disparate, affollavano le banchine della struttura, mentre un discreto numero di operai e marinai erano intenti nel carico e scarico delle merci, di passeggeri e chissà quali altre mansioni a lui sconosciute. In un attimo intuì perchè un mukenin avesse scelto un posto del genere per sfuggire al suo Paese.
    Accidenti, che porto di mare... Con tutte le persone che vanno e vengono da qui ogni giorno non mi sorprende che sia difficile trovare qualcuno... specie se non vuole essere trovato...
    Il piano dei due ninja consisteva nel raggiungere la più vicina stazione di polizia rispetto a dove si trovavano, nella speranza che gli venissero forniti dei punti di partenza per le loro indagini. Si misero quindi in moto ed uscirono fuori dall'area portuale, addentrandosi in maniera un po' incerta nel borgo cittadino alla ricerca della suddetta stazione.
    Uscendo dal porto, Gaho si rese conto abbastanza in fretta di trovarsi nella zona periferica di una città piuttosto grande. Lo intuì dalle case, che sebbene fossero in un primo momento abbastanza rade e provviste di larghi spazi verdi, erano però costruite in muratura e si affacciavano in maniera ordinata ai lati delle ampie strade che conducevano verso il centro. Simili le une alle altre, erano tutte provviste del proprio cortile, debitamente recintato, e si sviluppavano solitamente su due piani, per poi terminare con il consueto tetto spiovente ricoperto di tegole. In lontananza, era possibile vedere come la quantità di abitazioni aumentasse progressivamente in direzione del centro, assumendo via via la disposizione di villette a schiera.
    Anche se siamo in periferia, deve essere un quartiere di gente benestante. Sono proprio delle belle case... molto diverse da quelle che si possono trovare nei villaggi.
    Ben presto i due ninja si ritrovarono in una strada modestamente trafficata. Evitando di mettersi a chiedere in giro per non attirare da subito l'attenzione su di loro, questi si affidarono alla segnaletica stradale, che si infittiva anch'essa di pari passo alla conformazione urbanistica della città, per dirigersi verso la stazione di polizia più vicina.
    "E così questo è il Paese dei Fiumi... credevo che la loro città fosse molto più piccola. Sembra un bel posto in cui vivere..."
    Dopo che Gaho gli ebbe parlato, anche Kameji sembrò darsi un'occhiata intorno, e gli rispose a sua volta:
    "Si ammetto che è un bel posto... Morfologicamente potrebbe essere simile al Paese dell'Acqua secondo te?"
    "Non saprei..."
    Gaho si focalizzò maggiormente sul paesaggio, scorgendo il lontananza le vette innevate di un'ampia catena montuosa. Sebbene la prospettiva suggerisse che montagne non fossero lontane più di qualche chilometro, il fatto che le cime fossero innevate in tarda estate tradiva la loro reale dimensione ed il fatto che fossero in realtà ben più distanti di quanto apparissero. Questo fece anche notare al Genin che in quel posto la visibilità era ottima, cosa a cui certamente non erano abituati nel loro Paese.
    "Anche da noi ci sono montagne discrete, ma sembra che qui l'aria sia molto meno umida rispetto alla nostra."
    "Sembrerebbe inoltre un ambiente molto meno costiero riguardo al nostro...
    Comunque sembra una buona località turistica..."

    Sulla loro strada, infatti, i due si erano già imbattuti in più di una struttura alberghiera e diversi locali. Gaho sbuffò, pensando che purtroppo loro non avrebbero potuto goderne.
    "E' un peccato che non siamo qui per turismo..."

    Dopo qualche minuto di cammino, i due ninja raggiunsero la stradina laterale che ospitava la più vicina stazione di polizia.

    L'edificio si distingueva visibilmente dagli altri nel circondario, interrompendo con la sua architettura semicircolare la monotonia imposta al quartiere dalla presenza delle villette a schiera. Anch'esso sviluppato su più piani, al più basso recava due ampi ingressi con porte a vetro e presentava varie finestre, presumibilmente per dar luce ai diversi uffici dislocati al suo interno. Una fitta schiera di vetrate si stagliavano dal centro fino ai piani più alti, lasciando intravedere alle loro spalle una larga rampa di scale centrale che percorreva il palazzo verticalmente, mentre ad entrambi i lati due curiose finestre circolari contribuivano a conferirgli un insolito aspetto caricaturale, simile ad un pesce con gli occhi a palla che fissava con aria tonta gli abitanti della città. Unico elemento a suggerire il fatto che si trovassero di fronte ad una stazione di polizia era l'inconfondibile insegna appesa in cima, recante il loro stemma e sotto di esso il suo significato scritto chiaramente.
    Una volta all'interno, Gaho e Kameji si trovarono di fronte ad una enorme sala d'attesa, deserta. Rispetto alla porta d'ingresso alla loro sinistra vi era un bancone presso cui veniva svolta la ricezione dei cittadini, solitamente occupata da un funzionario ma che al momento risultava assente. Per il resto la stanza era abbellita in maniera piuttosto scarna ed essenziale: sulle pareti gialle, di tanto in tanto vi era appeso qualche quadro raffigurante delle figure di spicco della polizia, oppure dei ritagli di giornale che la plaudessero per la risoluzione di un caso particolarmente difficile, o ancora qualche massima che richiamasse ai valori e ai principi fondanti dell'organizzazione, mentre delle piante abbellivano il tutto dando un po' di colore. Al centro della stanza, una fila di sedie pieghevoli permetteva ai cittadini bisognosi di attendere che un agente prestasse loro soccorso, ma a giudicare dalla tranquillità dell'edificio quello non sembrava un posto dove la gente sgomitasse per entrare... e probabilmente era un bene! Infine, dalla parte della stanza diametralmente obbosta al bancone vi erano una serie di macchinette automatiche da cui era possibile acquistare del cibo. Gaho non le notò in un primo momento, perchè erano parzialmente coperte da un separè che delimitava una piccola area ristoro. Presso di esse vi era un funzionario, probabilmente l'addetto alla reception, che dava tutta l'idea di essere in pausa caffè. I due lo raggiunsero, dopodichè Kameji prese la parola, gesticolando opportunamente mentre faceva le presentazioni:
    "Mi scusi... Gaho Yuki e Kameji Ashimizu. Siamo stati inviati da Kiri per darvi manforte ad indagare su un certo caso..."
    Gaho fece un cenno della testa quando venne presentato, dopodichè prestò maggior attenzione sull'agente che nel frattempo si accorgeva di loro. Egli era un bel ragazzo, piuttosto giovane, che indossava una classica uniforme azzurra da poliziotto. Doveva essere entrato in polizia da poco, come suggerivano le mostrine completamente prive di gradi sulla sua divisa, e probabilmente per questo occupava ancora l'incarico all'accoglienza. I suoi occhi attenti instillarono nel Genin la sensazione che doveva essere un tipo perspicace, e che avrebbe fatto carriera molto presto.
    "Bene, confidavo che a Kiri avrebbero accettato la nostra richiesta di supporto...però...mi aspettavo, senza offesa, due ninja più esperti. Riuscirete a catturare il Raiga?"
    Ci risiamo... Ancora una volta qualcuno che non ci prende sul serio! Questa cosa mi manda ai matti! Non ha tutti i torti però... Come immaginavo sembra un tipo sveglio, infatti ha capito subito che Raiga non è alla nostra portata...
    Il giovane ninja si sentì punto sul vivo dalle parole del poliziotto, ed in un altro contesto avrebbe cercato di impressionarlo come aveva fatto qualche tempo prima con quegli operai, in un altro incarico per conto di Kiri, ma dovette mordersi le labbra perchè intervenendo avrebbe sminuito la figura di Kameji come loro capo, gettando fango su tutto il loro villaggio, e questo non poteva permetterlo. Guardò quindi il suo compagno, cercando di capire se avrebbe fatto lui qualcosa a riguardo. Fu solo dopo che egli colse il suo sguardo, che lo incitava ad esprimersi, che Gaho aprì bocca. Non prima di aver soppesato per un attimo le sue parole, però.
    "Non si preoccupi. Siamo più che in grado di svolgere il compito che ci è stato assegnato... che non è la cattura del mukenin. Siamo qui per raccogliere più informazioni possibili su di lui, così che più tardi i nostri colleghi possano occuparsene... definitivamente!"
    "Il mio compagno ha ragione!" Dal tono della voce, Kameji sembrava contento che Gaho non si fosse lasciato trasportare troppo ed avesse mantenuto il giusto contegno.
    "Capisco. Immagino che dovremo farcelo bastare..." Il giovane agente sembrava piuttosto sconsolato all'idea che quei ninja inviati dal Villaggio della Nebbia non rappresentassero una soluzione definitiva al suo problema, ma non potè che prenderne atto e si mostrò comunque disponibile a fare il possibile per aiutarli nelle loro ricerche. "Dunque direi che intanto potremmo cercare di indirizzare le indagini. Ecco a voi un po' di informazioni."

    Il funzionario parlò per qualche minuto, evidenziando quelli che a suo dire erano i punti di interesse da cui avrebbero potuto cominciare le loro indagini. Mostrò loro una mappa, ed in primis parlò loro di un punto contrassegnato su di essa che si trovava a nord della città. Esso, che sembrava essere un parco pubblico, era un noto punto di ritrovo per persone poco raccomandabili nonchè terreno di caccia di spacciatori, dove più di una volta erano stati segnalati tipi loschi alla polizia.
    Dopodichè, parlò loro della ex zona industriale ad est della città, che da circa un anno era diventata il luogo di ritrovo preferito di senzatetto ed affini.
    Descrisse poi una zona a sud piuttosto benestante, in cui si trovavano diverse "case di appuntamenti" d'alto borgo. Esse erano frequentate da personaggi influenti del Paese dei Fiumi, i quali avevano agganci nella malavita e vi si recavano abitualmente scortati dai loro tirapiedi.
    Infine vi era il centro cittadino, un posto a suo dire tranquillo ed ordinato, in cui però vi erano alcuni appartamenti sfitti dove avrebbero potuto guardare.
    I due ninja assimilarono quello che l'agente ebbe da dirgli con attenzione. Quando questo ebbe finito di parlare, essi si scambiarono un breve cenno d'intesa. Come avevano pattuito precedentemente, stava a significare che era il momento di congedarsi, ringraziare il loro interlocutore per le informazioni e cominciare le indagini... glissando però su che strada avevano intenzione di prendere! Erano in un Paese straniero dopotutto, e la prudenza non è mai troppa: non si poteva mai sapere fino a che punto Raiga avesse affondato le sue radici in quella città, nel tempo in cui vi aveva abitato, e la polizia locale non avrebbe comunque potuto aiutarli più di così.
    Kameji ringraziò quindi il poliziotto per il supporto, e poco dopo congedò entrambi.
    "La ringrazio dell'aiuto."
    Una volta fuori dalla stazione, i due shinobi aspettarono di aver svoltato l'angolo prima di cominciare a confrontarsi.

    Gaho fece un attimo il punto mentale di quello che aveva appreso, prima di parlarne con il suo amico. Le informazioni che gli erano state fornite erano così generiche da rappresentare più un tiro a casaccio che un vero e proprio punto di partenza per le loro indagini. Ebbe per un attimo la sensazione di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, e si lasciò prendere dallo sconforto, ma poi si girò verso Kameji e cominciò a parlarne con lui, nella speranza che lui si fosse fatto un'idea più chiara della questione.
    "Dannazione... E' una mia impressione o le informazioni che ci ha dato quel tizio sono così generiche che potrebbero riferirsi a chiunque? Eppure il mizukage ci aveva detto che Raiga era stato avvistato da qualche parte, ma il poliziotto non ne ha fatto menzione...
    Comunque, se questo è tutto quello che abbiamo...
    Per come la vedo io, escluderei la pista degli appartamenti sfitti. Vorrebbe dire mettersi ad aprire porta per porta cercando alla cieca.
    Per quanto riguarda le case di appuntamenti... sono allettanti... Difficilmente le persone di spicco del Paese non sono informate di quello che accade... Ma loro sono anche le più difficili da corrompere, ed inoltre non possiamo andar lì, combattere i loro tirapiedi e mettere tutto a soqquadro senza rischiare di finire in guai seri. Siamo pur sempre in un Paese straniero...


    Gaho fece una pausa ad effetto. Ora che con i suoi ragionamenti ad alta voce aveva escluso le due piste che per lui risultavano più aride, voleva che il suo compagno metabolizzasse quanto aveva detto prima di dedicarsi a quelle che invece riteneva più probabili.
    "Secondo me le due piste più promettenti restano il parco pubblico e l'ex zona industriale..."
    Ancora una pausa, in cui Gaho cercò lo sguardo di Kameji per cercare di capire se era d'accordo con lui ed erano giunti alle stesse conclusioni. Quest'ultimo, però, sembrava parecchio dubbioso.

    "Cioè rimarrebbero la zona dello spaccio e dei presunti barboni?
    Allora per investigare dobbiamo partire con la peggiore ipotesi ovvero che il nostro Raiga sia invischiato in qualche losca faccenda soprattutto dopo aver notato che in questo Paese su di lui pende un mandato di cattura. Un aspirante jonin che motivo avrebbe di abbassarsi alla criminalità di basso borgo? Racimolare qualche spiccioletto non credo gli cambierebbe la vita.
    Se dovessi cercare una persona simile io tenterei nei luoghi più "galanti" perchè è proprio lì che si annida la peggiore malavita."

    Ora anche Kameji cercava consenso nello sguardo di Gaho.
    "Però la sua malattia psichica potrebbe mettere tutto in discussione ma... Ammettiamo che sia impazzito e che sia finito per motivi a noi sconosciuti ad avere a che fare con spacciatori o a vivere sotto i ponti, per quale motivo avrebbe un mandato di cattura? Può darsi che la sua malattia psichica sia stata accentuata dall'assunzione di droghe o farmaci proibiti e che quindi sia diventato un boss influente del narcotraffico?"

    Dopo un primo confronto col suo collega, Gaho era ancora più sconfortato di prima. Le loro posizioni non potevano essere più lontane di così: il secondo sembrava propendere proprio per quei luoghi che il primo aveva naturalmente escluso, segno che i due avevano in mente piani differenti ed erano giunti a conclusioni ben diverse. Escludendo in partenza la possibilità di dividersi, ora diventava ben più arduo il compito di mettersi d'accordo su che strada prendere insieme.
    "Mi sa che mi hai frainteso... Io non credo che Raiga sia a capo di una banda di spacciatori, dico solo che se ce ne occupiamo potremmo scoprire se sanno dirci qualcosa sul suo conto... Ma in realtà io andrei nell'ex zona industriale. I senzatetto sono spesso invisibili agli occhi della gente comune, ed in questo modo assistono a molto più di quanto non si pensi. Sono certo che, chiedendo un po' in giro e facendo tintinnare due monete, uscirà fuori qualcuno che ha visto passare il nostro mukenin e saprà dirci dove trovarlo... Invece dai ricchi e potenti sono convinto che non tireremmo fuori un ragno dal buco, semplicemente perché con loro non possiamo nè usare la forza nè abbiamo merce di scambio che possa allettarli ad aiutarci..."

    "Può darsi che tu abbia ragione come può darsi che tu non l'abbia... I senzatetto non possono darci grandi informazioni... Se vogliamo qualcosa di succoso dobbiamo trovare modo di estorcere qualcosa ai potenti...
    Comunque non escluderei nella zona industriale e negli appartamenti sfitti la presenza di sette visto che in passato ne ho avuto a che fare... Meglio passare al vaglio tutte le possibili ipotesi..."


    Gaho si grattò la testa, perplesso.
    Non ne usciremo mai... tutto quello che possiamo tirar fuori dai nostri ragionamenti sono solo congetture! Non c'è uno straccio di prova che possa far propendere la scelta per un posto piuttosto che per un altro... neppure se vagliassimo ogni ipotesi per i prossimi 6 mesi... In fin dei conti, da qualche parte bisognerà pure iniziare, e non fa troppa differenza. Se non riesco a convincerlo, lascierò che sia Kameji a decidere... In fin dei conti è il capo.
    "E' questo il punto... sono solo ipotesi... Non c'è stato detto niente che possa farci propendere per una strada se non le nostre congetture.
    Dai senzatetto non ci servono informazioni particolari, solo dove trovare Raiga... e per quello basta che l'abbiano visto per strada. Sotto compenso parlerebbero di certo...
    Mi sembra chiaro che la pensiamo diversamente su come procedere. Io ho detto la mia... ma senza accordo la scelta finale spetta a te, in quanto più anziano. Posso solo chiederti come pensi ci converrebbe fare per far parlare i pezzi grossi?"


    "Rimarrebbe anche la zona degli appattamenti sfitti in centro che potrebbero essere adatti per nascondere qualcuno, soprattutto se ricercato..."
    Kameji tirò fuori la borraccia dal suo zaino, dopodichè bevve un sorso.
    OH NO! Ha tirato fuori anche gli appartamenti sfitti! Qui anzichè toglierle non stiamo facendo altro che aggiungere variabili!
    "Tutto dipende da quanto vogliamo rischiare... Naturalmente i peggiori criminali sono vestiti da galantuomini e in quell'ambiente potremo ottenere informazioni più succose ma sarà molto più rischioso e complicato e va architettato bene... I barboni possono essere una discreta fonte di informazioni abbastanza sicura ma non so quanto ci porterà lontano..."
    Il Genin scroccò un sorso dalla borraccia del compagno, il quale si grattò un attimo la nuca e poi riprese a parlare:
    "Se non te la senti di rischiare è inutile che prendiamo la strada che a mio avviso è quella più complicata... Per gli appartamenti sfitti invece sono una grande incognita. Tu cosa ne pensi?"
    "In tutta sincerità, io non ci vedo niente di strano che in una città così grande vi siano degli appartamenti sfitti in zona centrale... Anzi, non capisco nemmeno perchè il poliziotto abbia voluto parlarcene senza aggiungere nessun altro elemento sospetto a contorno. Si, certamente potrebbe nascondersi qualcuno, ma non più che in qualunque altro buco libero in qualsiasi altra parte della città."
    Gaho si strofinò la faccia e gli occhi con il palmo della mano destra, scervellandosi per cercare di convincere Kameji a dar fiducia al suo piano di rivolgersi ai senzatetto per trovare Raiga... ma non seppe trovare un modo per mettersi d'accordo. Alla fine, anche se a lui sembrava una buona idea, poteva avere ragione come poteva non averne, e questo era un dato di fatto. Ma una strada andava presa per forza, e se non voleva essere il chunin a prendersene la responsabilità, allora sarebbe stata la dea bendata a decidere per loro che strada seguire.
    "Come ti ho detto, secondo me dovremmo cominciare dalla zona industriale... ma entrambe le nostre teorie si basano su congetture e non fatti, perciò non avremo mai modo di metterci d'accordo sulla strada migliore. E capisco anche se non te la senti di imporre la tua decisione su questi presupposti... E se lasciassimo decidere al caso?"

    Forse furono le parole di Gaho sul dover prendere una decisione a smuovere Kameji, oppure la paura di dover affidare una cosa così importante al caso, o ancora l'eventualità (poco probabile) di averlo convinto col suo piano. Ma in ogni caso il Genin fu incredibilmente sorpreso di quello che il suo compagno disse poco dopo:
    "Se ragioniamo così qualsiasi luogo può essere insidioso... Comunque andremo in zona industriale!! Voglio fare in modo che tu ti senta più a tuo agio...
    Se ti senti più sicuro ad optare per i senzatetto così faremo!
    Sei il più giovane e il più basso in grado. Non voglio complicarti la vita sin da subito..."


    Un meravigliato Gaho non poteva credere che un dibattito così acceso e fino a quel momento assolutamente inconcludente si fosse risolto in quel modo così inaspettato, ed anche a suo favore!
    Ogni volta che mi sembra di essere riuscito a capire un po' questo ragazzo, lui fa qualcosa che mi spiazza completamente! Questa non me l'aspettavo proprio... Cosa l'avrà convinto? Ha voluto darmi fiducia? Vuole davvero mettermi a mio agio come dice? Oppure non vuole semplicemente prendersi la responsabilità di avviare un'indagine che poi non porta a niente? Magari si è solo stancato come me di discutere in maniera sterile... Comunque mi piace pensare che l'abbia fatto per darmi fiducia...
    "Va bene... grazie per la fiducia... Andiamo allora! Non c'é tempo da perdere!"
    Sicuro di sè, Gaho fece strada senza ulteriore indugio, diretto verso l'ex zona industriale situata ad est della città.
    _________________________________________
    Oggetti:
    Auricolare Radio
    Spada da Allenamento
    Cannocchiale

    Equipaggiamenti:
    Porta-Kunai [Base]
    [Prima sacca]
    Tasca 1: (6/8 Kunai, (12/15) Shuriken<-oppure-> 4 Uchiha Shuriken<
    Tasca 2: (15/15) Makibishi, (15/15) Spiedi
    [Seconda sacca]
    Tasca 3: (2/2) Palla di luce, (4/4) Sigillo esplosivo, (2/2) Fumogeni
    Tasca 4: (10/10m) Filo di Nylon, (5/5m) Bende

    Zaino
    [Prima tasca]
    Slot 1: (0/3) Shuriken del Vento Demoniaco, oppure (0/6) Uchiha shuriken
    Slot 2: (10/10m ) di Corda, (0/3) Fumogeni, (0/2) Palla di luce.
    Slot 3: (0/20m) nylon, (0/3) Carte Bomba.
    [Seconda tasca]
    Slot 4: (0/8) Kunai, (0/10) Spiedi.
    Slot 5: (0/10) Shuriken, (0/20) Makibishi.




    Chiedo umilmente scusa, ma prima impegni di lavoro incalzanti, poi impegni personali ed infine anche l'influenza hanno allungato i tempi di questo post oltre ogni misura!
     
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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde









    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Funzionario







    Le procedure d’attracco furono lente e interminabili per me che non amavo particolarmente il viaggio su mezzi simili via mare. Finora alla navigazione avevo sempre preferito camminare sulle acque: aveva un suo stile e una sua certa praticità. Io e Gaho, burrasca a parte, avevamo saggiamente approfittato del comodo viaggio per riposarci ed ora eravamo freschi come due rose per intraprendere al massimo delle energie la nostra prossima missione. I primi chiarori dell’alba tingevano la parte più orientale della volta celeste. Il sole sarebbe sorto a breve e sembrava tutto pronto affinchè la sfera di fuoco percorresse la sua solita traiettoria celeste.
    Appena la barca fermò il suo moto lasciando posto solamente alle oscillazioni di routine dovute al galleggiamento della barca, ci precipitammo verso la passerella di uscita. Salutai con un cenno del capo il comandante della barca per arrivare poi sul pontile del molo. Il molo possedeva un buon numero di pontili paralleli, tutti quasi riempiti da una grande mole di barche di tutti i tipi. La maggior parte delle stesse erano pescherecci di tutte le dimensioni. Mi fermai un secondo e mi guardai attorno: nonostante l’ora precoce il porto era molto popolato e il forte odore di acqua salmastra e pesce appena pescato stuzzicava le narici in maniera pungente. I pescatori reduci da una notte di lavoro erano intenti a snodare le reti e a catalogare in varie casse tutto il pescato e farne il successivo raccolto qualità. Alcune imbarcazioni da pesca ancora si trovavano in alto mare e si riconoscevano in lontananza da una luce rossa a intermittenza tipica del mestiere.
    Certo me la immaginavo più piccola questa cittadina…
    Le abitazioni che si intravedevano fuori dalla zona portuale lasciavano intuire a grandi linee le dimensioni del paese che chiaramente oltrepassavano e non di poco le mie iniziali aspettative.
    Io e Gaho ci avviammo silenziosamente verso la zona residenziale periferica lasciandoci quel portuale frenetico brusio alle spalle. La zona periferica era composta da ampie e sporadiche ville sviluppate su più piani che possedevano tutte un giardino proprio. Le strade erano strutturate in maniera radiale e ogni strada conduceva verso la zona centrale della città. Convergendo verso l’agorà del posto le ampie abitazioni lasciarono il posto ad una serie di villette a schiera sempre sviluppate su più piani.
    E così questo è il Paese dei Fiumi... credevo che la loro città fosse molto più piccola. Sembra un bel posto in cui vivere...
    Si ammetto che è un bel posto... Morfologicamente potrebbe essere simile al Paese dell'Acqua secondo te?
    Anche da noi ci sono montagne discrete, ma sembra che qui l'aria sia molto meno umida rispetto alla nostra.
    Montagne?
    Solo in quel momento mi accorsi che oltre il paesaggio cittadino si ergevano in lontananza delle figure montuose innevate. Sporadici fra le case iniziarono a comparire negozi, alberghi e locali.
    Sembrerebbe inoltre un ambiente molto meno costiero riguardo al nostro... Comunque sembra una buona località turistica…
    E' un peccato che non siamo qui per turismo...
    Utilizzammo la segnaletica per orientarci e raggiungere la stazione di polizia più vicina.

    Quest’ultima si distingueva dal circondario per la sua forma particolare: un semicilindro poggiato a terra sul piano di sezione. Nella parte inferiore della facciata numerose vetrate illuminavano l’interno mentre al centro si ergeva una struttura verticale colma anch’essa di vetrate che lasciavano al suo interno intravedere il vano scala. A separare in due parti quel buffo prospetto una doppia fila di tegole carminio spioventi. Nella parte superiore della facciata due finestre circolari che davano un tocco fiabesco al quadro generale e le effigi delle forze di polizia.
    Entrati ci trovammo subito in un’ampia sala che identificammo esser adibita all’attesa dei richiedenti servigi. Sulla destra un bancone privo di dipendente. Le pareti erano di color giallo scuro tendente all’ocra tappezzate sporadicamente di quadri raffiguranti elementi di spicco passati e presenti dell’istituzione, ritagli di giornali e notiziari in cui la polizia si è distinta come protagonista. Ogni tanto qualche frase poetica che si sposasse con il ruolo da essi rappresentato e piante da interni. Dalla parte opposta al bancone un separé conduceva nella zona delle macchinette.
    Eccolo lì il nostro nullafacente della reception!
    Dinnanzi ad un distributore spiccava un uomo abbastanza giovane che a giudicare dalla mancanza di gradi sulla divisa, dovesse trattarsi di una semplice recluta probabilmente addetta all’accoglienza.
    Lo raggiungemmo in un batter d’occhio. Essendo il più alto in grado procedetti subito con le presentazioni.
    Mi scusi...
    L’uomo ci diede attenzione.
    Gaho Yuki e Kameji Ashimizu. Siamo stati inviati da Kiri per darvi manforte ad indagare su un certo caso...
    Bene, confidavo che a Kiri avrebbero accettato la nostra richiesta di supporto...però...mi aspettavo, senza offesa, due ninja più esperti. Riuscirete a catturare il Raiga?
    Catturare?! Hanno richiesto a Kiri uomini per la sua cattura quindi… Che il capo non si sente sicuro dell’effettiva colpevolezza di Raiga e ci abbia mandato a indagare preliminarmente prima di giungere a drastiche soluzioni?!
    Guardai Gaho. Mi sembrò abbastanza indispettito. Non fa mai piacere essere sminuiti, ma ciò che mi aveva sconvolto di più non era stata la chiara allusione al nostro basso rango di shinobi, ma la presenza di un mandato di cattura sul nostro uomo.
    Autocontrollo Gaho…
    Lo squadrai nuovamente cercando di invitarlo a parlare. Ci sono bocconi amari che spesso bisogna ingoiare senza fare storie e volevo che Gaho lo capisse da solo.
    Non si preoccupi. Siamo più che in grado di svolgere il compito che ci è stato assegnato... che non è la cattura del mukenin. Siamo qui per raccogliere più informazioni possibili su di lui, così che più tardi i nostri colleghi possano occuparsene... definitivamente!
    Bravissimo!
    Lo Yuki dimostrò per l’ennesima volta di sapersi destreggiare abilmente nelle situazioni formali, sicuramente molto meglio del sottoscritto.
    Il mio compagno ha ragione!
    Capisco. Immagino che dovremo farcelo bastare...
    Dovrai fartelo bastare…
    Nonostante si aspettasse di meglio da Kiri, non esitò a darci man forte illustrandoci su una mappa quattro punti cruciali su cui indagare.
    A nord vi era un parco pubblico spesso casa di spacciatori e tipi poco loschi legati al traffico o alla consumazione di droghe.
    Ad est vi era una zona industriale diventata ritrovo da un anno circa di senzatetto e affini.
    A sud, nella parte più aristocratica della città, vi erano una serie di “case di appuntamento” ove si riunivano le persone altolocate e i personaggi più influenti del Paese dei Fiumi, con le rispettive scorte. Essi probabilmente avevano molti agganci con i piani più alti e radicati della malavita.
    Infine vi era il centro dove vi erano stati segnalati alcuni appartamenti sfitti.
    Finita la spiegazione, Gaho ed io ci scambiammo un cenno d’intesa e poi ci congedammo dal poliziotto.
    La ringrazio dell'aiuto.
    Lasciammo dunque la caserma, volti a iniziare le indagini.

    Una volta all’aperto cominciai subito a fare mente locale.
    Dunque Raiga ha cominciato ad accusare seri sintomi di una malattia mentale e questo potrebbe averlo portato a contatto con farmaci o agenti chimici sintetici di un certo livello, che in qualche modo potrebbero collegarlo al narcotraffico. Eppure ha un mandato di cattura a simboleggiare che è un essere veramente pericoloso e il fatto che sia a capo del narcotraffico vista la sua malattia non è da escludere… Ma è una cosa poco probabile…
    Il mandato di cattura sicuramente lo lega a criminalità di un certo calibro quali potrebbero essere traffici di armi, contraffazioni o contrabbando… Oppure anche a rapine piuttosto ingenti… Eppure un ninja con una brillante carriera come la sua che motivo avrebbe di bramare denaro?! Soprattutto una volta vissuta la morte di un compagno?!

    Gaho prese la parola distogliendomi dai miei pensieri.
    Dannazione... E' una mia impressione o le informazioni che ci ha dato quel tizio sono così generiche che potrebbero riferirsi a chiunque? Eppure il mizukage ci aveva detto che Raiga era stato avvistato da qualche parte, ma il poliziotto non ne ha fatto menzione...
    Ottima osservazione!
    Comunque, se questo è tutto quello che abbiamo...
    Per come la vedo io, escluderei la pista degli appartamenti sfitti. Vorrebbe dire mettersi ad aprire porta per porta cercando alla cieca.
    Eppure gli appartamenti sfitti sarebbero un ottimo posto per nascondere qualcuno.
    Per quanto riguarda le case di appuntamenti... Sono allettanti... Difficilmente le persone di spicco del Paese non sono informate di quello che accade... Ma loro sono anche le più difficili da corrompere, ed inoltre non possiamo andar lì, combattere i loro tirapiedi e mettere tutto a soqquadro senza rischiare di finire in guai seri. Siamo pur sempre in un Paese straniero...

    Gaho dunque fece una breve pausa per poi riprendere.
    Secondo me le due piste più promettenti restano il parco pubblico e l'ex zona industriale...
    Cioè rimarrebbero la zona dello spaccio e dei presunti barboni?
    Allora per investigare dobbiamo partire con la peggiore ipotesi ovvero che il nostro Raiga sia invischiato in qualche losca faccenda soprattutto dopo aver notato che in questo Paese su di lui pende un mandato di cattura. Un aspirante jonin che motivo avrebbe di abbassarsi alla criminalità di basso borgo? Racimolare qualche spiccioletto non credo gli cambierebbe la vita.
    Se dovessi cercare una persona simile io tenterei nei luoghi più "galanti" perchè è proprio lì che si annida la peggiore malavita.

    La maggior parte delle mie missioni passate sono stati casi da risolvere e su cui indagare, indi potevo vantare una discreta esperienza nel campo. Scrutai dunque Gaho per captare la sua reazione.
    Però la sua malattia psichica potrebbe mettere tutto in discussione ma... Ammettiamo che sia impazzito e che sia finito per motivi a noi sconosciuti ad avere a che fare con spacciatori o a vivere sotto i ponti, per quale motivo avrebbe un mandato di cattura? Può darsi che la sua malattia psichica sia stata accentuata dall'assunzione di droghe o farmaci proibiti e che quindi sia diventato un boss influente del narcotraffico?
    Gaho assunse dunque un’espressione più sconsolata.
    Umh?
    Mi sa che mi hai frainteso...
    No Gaho… Sei tu che hai fretta… Troppa fretta…
    Io non credo che Raiga sia a capo di una banda di spacciatori, dico solo che se ce ne occupiamo potremmo scoprire se sanno dirci qualcosa sul suo conto... Ma in realtà io andrei nell'ex zona industriale. I senzatetto sono spesso invisibili agli occhi della gente comune, ed in questo modo assistono a molto più di quanto non si pensi. Sono certo che, chiedendo un po' in giro e facendo tintinnare due monete, uscirà fuori qualcuno che ha visto passare il nostro mukenin e saprà dirci dove trovarlo... Invece dai ricchi e potenti sono convinto che non tireremmo fuori un ragno dal buco, semplicemente perché con loro non possiamo nè usare la forza nè abbiamo merce di scambio che possa allettarli ad aiutarci...
    E su questo ci siamo… Ma preferisco fermarmi a ragionare un’ora in più che puntare alla cieca per poi avere spiacevoli sorprese. Sicuramente sarai nuovo del mestiere dell’indagine. Conclusioni affrettate non portano a nulla soprattutto quando le piste sono tante e di eguale importanza.
    Può darsi che tu abbia ragione come può darsi che tu non l'abbia... I senzatetto non possono darci grandi informazioni... Se vogliamo qualcosa di succoso dobbiamo trovare modo di estorcere qualcosa ai potenti...
    Comunque non escluderei nella zona industriale e negli appartamenti sfitti la presenza di sette visto che in passato ne ho avuto a che fare... Meglio passare al vaglio tutte le possibili ipotesi.

    Gaho si grattò la testa, perplesso.
    E' questo il punto... sono solo ipotesi... Non c'è stato detto niente che possa farci propendere per una strada se non le nostre congetture.
    Si ma meglio averne troppe che averne poche e tirare alla cieca.
    Dai senzatetto non ci servono informazioni particolari, solo dove trovare Raiga... e per quello basta che l'abbiano visto per strada. Sotto compenso parlerebbero di certo...
    Mi sembra chiaro che la pensiamo diversamente su come procedere. Io ho detto la mia... ma senza accordo la scelta finale spetta a te, in quanto più anziano.

    Gaho… Hai ancora un po' di strada da fare…
    Posso solo chiederti come pensi ci converrebbe fare per far parlare i pezzi grossi?
    Rimarrebbe anche la zona degli appartamenti sfitti in centro che potrebbero essere adatti per nascondere qualcuno, soprattutto se ricercato...
    Prelevai la borraccia dallo zaino per bere un sorso d’acqua.
    Tutto dipende da quanto vogliamo rischiare... Naturalmente i peggiori criminali sono vestiti da galantuomini e in quell'ambiente potremo ottenere informazioni più succose ma sarà molto più rischioso e complicato e va architettato bene... I barboni possono essere una discreta fonte di informazioni abbastanza sicura ma non so quanto ci porterà lontano...
    Offrii la borraccia al mio compagno. Mi grattai indi la nuca: mi aiutava a ragionare.
    Se non te la senti di rischiare è inutile che prendiamo la strada che a mio avviso è quella più complicata... Per gli appartamenti sfitti invece sono una grande incognita. Tu cosa ne pensi?
    In tutta sincerità, io non ci vedo niente di strano che in una città così grande vi siano degli appartamenti sfitti in zona centrale... Anzi, non capisco nemmeno perchè il poliziotto abbia voluto parlarcene senza aggiungere nessun altro elemento sospetto a contorno. Si, certamente potrebbe nascondersi qualcuno, ma non più che in qualunque altro buco libero in qualsiasi altra parte della città.
    Gaho si strofinò gli occhi prima di riprendere.
    Come ti ho detto, secondo me dovremmo cominciare dalla zona industriale... ma entrambe le nostre teorie si basano su congetture e non fatti, perciò non avremo mai modo di metterci d'accordo sulla strada migliore. E capisco anche se non te la senti di imporre la tua decisione su questi presupposti... E se lasciassimo decidere al caso?
    Scordatelo!
    Se ragioniamo così qualsiasi luogo può essere insidioso... Comunque andremo in zona industriale!! Voglio fare in modo che tu ti senta più a tuo agio... Se ti senti più sicuro ad optare per i senzatetto così faremo!
    Sei il più giovane e il più basso in grado. Non voglio complicarti la vita sin da subito...

    Sei un ottimo genin Gaho… Ma se vorrai diventare chuunin ci sono ancora delle cose che credo tu debba capire…
    La mia reazione meravigliò Gaho.
    Va bene... grazie per la fiducia... Andiamo allora! Non c'é tempo da perdere!
    Al contrario di quanto creda, noi siamo una squadra. Non è importante chi decide e cosa decide perché alla fine sarà sempre il più alto in grado a rimetterci la faccia per gli errori della squadra come è giusto che sia. Ragionare di fretta non serve a nulla. Lasciare le decisioni al più alto in grado appena sorge il minimo dubbio non sempre è la via giusta. Certo è la prima volta che sono a capo di un team ma penso sia questo quello che significa comandare. Proverò a fidarmi della tua scelta. Un comandante deve fidarsi dei membri del proprio team altrimenti la squadra non sta in piedi. Vorrei dirtelo ma… Sono cose che dovrai capire da solo se vorrai un giorno avere persone al tuo seguito.
    Giusto o sbagliato che sia, quello era il mio pensiero più profondo. Gaho nel frattempo aveva preso a fare strada con fierezza verso est. Io lo avevo seguito inconsciamente, immerso nei miei pensieri.







    Mi scuso immensamente per il tempo di pubblicazione del post ma sono stato con l'acqua alla gola queste ultime due settimane, causa università e impegni personali inderogabili :fiore:


     
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    Chiedo scusa per il ritardo, non mi era giunta la notifica del post di blaze :fiore:


    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    Avete scelto la zona industriale, per onestà vi dico che non è stata la scelta migliore :yao:. Vi incamminerete verso la zona industriale che come vi è stato anticipato sarà dismessa e quindi abbandonata a se stessa. Guardandovi intorno vi balzerà all'occhio la presenza di fumo provenire da un capannone dismesso, avvicinandovi vedrete che alcuni uomini macilenti hanno acceso un fuoco dentro un fusto metallico e che si stanno riscaldando. Il vostro arrivo non passerà inosservato. Gentili signori, venite venite! Un ometto grinzoso vi inviterà a venire al fuoco a scaldarvi. Che cosa vi porta quaggiù? Vi siete forse persi? Decidete come approcciarvi ed in che modo raccontare la ragione del vostro arrivo al vecchio ed ai pochi presenti, tutti di una certa età. L'uomo ascolterà attentamente ciò che avrete da dirgli e farà anche dei commenti o delle domande pertinenti all'argomento. Sembrerà saperne parecchio e quindi vi farete coraggio e scenderete un po' più nei dettagli, raccontano che cercate una certa persona. Eh che vi posso dire...innanzi tutto io che ci guadagno a raccontarvi queste cose? Ma parliamo di voi...mi sembrate riforniti...quanti soldi avete? La conversazione virerà su binari diversi da quelli che avreste voluto. Altri uomini escono fuori dalle baracche circostanti, macilenti anch'essi però assai più giovani degli altri ometti (sono quattro in tutto). I ragazzi qua sono un po' troppo carichi di grano, dategli una mano ad alleggerirsi! I quattro uomini vi si faranno incontro armati di spranghe di ferro e bastoni e cercheranno di malmenarvi. Il combattimento sarà descrittivo e dovrete descrivermi in che modo avete la meglio sugli aggressori. Al termine del combattimento vi ritroverete due danni sul groppone, ma il vecchio, sceso a più miti consigli, indirizzerà la vostra ricerca verso un possibile nuovo sbocco. Ehm ehm...avete detto che cercavate qualcuno vero? Io vi giuro che non ne so niente, tuttavia Kuze è più informato di me. Chi è Kuze? Bhe lui è uno che "sa le cose" e che trova persone o merci per chi ha tempo e voglia di invertire la cifra giusta...non so se mi spiego...se la persona che cercate è in città lui lo saprà di sicuro! Kuze si troverà nella parte sud della città, presso un locale noto come "Il Loto di Fiume". Gambe in spalla, dopo aver deciso come comportarvi con i barboni dirigetevi nella parte sud della città! :ice:


    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Vi siete coordinati bene e questo è un fattore positivo in una missione di coppia, il post di blaze forse un po' più scarno sopratutto nella prima parte. Piccolo appunto, avete detto di aver parlato con un addetto della reception...forse sarebbe stato il caso che lo descriveste con un altro incarico...arrivano due ninja da Kiri e parlano solo con un impiegato? Ve lo dico giusto per farvi riflettere un poco.

    Voto blaze: 7.4
    Voto Vanvarus: 7.6

    Per dubbi contattami pure in privato :beer:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Per dubbi contattami pure in privato :beer:



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    Gaho Yuki

    Età: 15
    Rango: Genin
    Nazione: Kiri
    Energia: Gialla


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    Link Mini Scheda
    Link @MP



    Legenda:
    GahoPensiero di Gaho
    Kameji
    Senzatetto




    Era ormai trascorsa qualche ora da quando i due ninja, dopo una iniziale discussione, avevano convenuto di iniziare le ricerche del mukenin presso l'ex zona industriale situata nella periferia ad est della città, verso la quale si stavano dirigendo di buona lena. A dire il vero, tra di loro non era stato raggiunto un vero e proprio accordo: entrambi, infatti, sostenevano con forza la propria teoria su come bisognasse procedere con le indagini, e proprio mentre sembrava che la discussione dovesse protrarsi a lungo senza portare da nessuna parte, Kameji aveva improvvisamente capitolato, rimettendosi alla volontà di Gaho in maniera talmente repentina che quest'ultimo ne era rimasto spiazzato.
    Gaho trascorse gran parte della passeggiata in silenzio, riflettendo sui motivi che potevano aver indotto Kameji ad un cambio di idea tanto improvviso. Di certo non si aspettava di averlo convinto con la bontà del suo piano: si sa che è cosa assai difficile, quando ci sono solo due interlocutori che la pensano diversamente, che uno possa davvero convincere l'altro della sua idea. Magari aveva voluto dargli fiducia? Oppure, come lui stesso aveva detto, far sì che si sentisse a proprio agio? Se da un lato questo faceva di Kameji un grand'uomo, dimostrandone l'umiltà, dall'altro, come caposquadra, non avrebbe dovuto permettere che il suo team prendesse una strada che lui era convinto essere sbagliata. Anche se impopolare, questo è quello che un leader fa: guida le persone. O almeno questo era il pensiero del giovane ninja.
    C'era poi un'ultima idea che gli balenava in mente, quella più spiacevole, ed anche se Kameji non gli sembrava il tipo Gaho lo conosceva da troppo poco per escluderla completamente: specificando che avrebbero fatto come voleva lui, pur non condividendone il piano, il Chunin aveva fatto sì che il ragazzo si esponesse. Le probabilità non erano certo a loro favore, così nell'eventualità tutt'altro che remota che la decisione fosse sbaglita, Kameji avrebbe sempre potuto ricordare che lui non era d'accordo. Se, invece, le cose avessero funzionato, suo sarebbe stato il merito di essersi fidato del fiuto del suo sottoposto.

    Questi erano i pensieri che balenavano nella mente di Gaho, mentre camminava in silenzio ed i suoi occhi assistevano al mutare dell'ambiente circostante: mano a mano che si allontanavano dal centro cittadino, le belle villette a schiera con giardino cominciarono a diradarsi, per poi lasciare definitivamente il posto a tetri palazzoni grigi sviluppati su più piani, caratterizzati da poche e piccole finestre e dalla totale assenza di balconi. Abbandonato completamente il verde, gli spazi comuni consistevano in spogli scaloni in cemento e da qualche campo in terra battuta, ed a giudicare dal diffuso vociare che proveniva dal complesso di abitazioni il Genin stimò che dovessero abitarci molte più famiglie di quanti ne suggerissero i metri quadri dell'edificio. La simmetria delle case del centro era ormai un ricordo sbiadito, ed aveva ceduto il passo a edifici poveri ed eterogenei, ed in alcuni casi a vere e proprie baracche con il tetto in lamiera.
    Gaho cominciò a guardarsi intorno con aria dubbiosa:
    Siamo capitati proprio in un bel postaccio... non avevo idea che una città tanto bella in apparenza potesse nascondere un simile livello di degrado... Chissà se è stata davvero una buona idea venire qui...
    Si rivolse poi a Kameji:
    "Certo che lo scenario attorno a noi è completamente cambiato... questa deve essere l'altra faccia di questa citta..."
    Quest'ultimo sospirò. Sembrava annoiato:
    "Credo valga per ogni città... Non ho mai visto finora una città che non abbia un lato più malfamato o tetro."

    Dato che ormai il silenzio che separava i due ninja da qualche tempo si era ormai infranto, il Genin decise di riprendere l'argomento che lo aveva tenuto con la mente occupata fino a quel momento:
    "... è da prima che volevo chiedertelo, ma come mai hai cambiato idea così repentinamente prima? Ammetto che mi hai proprio spiazzato... sembrava fossi intento a prendere tutt'altra strada..."

    "Mi è parso di capire che a te non piace molto metterti al tavolo e ragionare... Purtroppo in missioni simili bisogna fare così e bisogna essere pronti a tutto! Parlo per esperienza... Mi è già capitato di investigare su molteplici casi e ogni volta devi considerare qualsiasi possibilità per essere pronto a tutto".
    Kameji fissò Gaho dritto negli occhi, attendendo qualche secondo prima di continuare:
    "So che è tedioso ma ogni congettura va tenuta a mente... La tua scelta a mio avviso è stata troppo istintiva anche se magari corretta... Io sono molto pragmatico sia per esperienza e sia perchè sono il capoteam e ho la tua responsabilità... Anche se formalmente sarò io a rispondere per qualsiasi cosa succeda tuttò ciò che succederà in questa missione sarà conseguenza delle tue scelte.
    Questo è il mio pensiero... Libero di non condividerlo!"


    Un ghigno amaro si dipinse sul volto di Gaho, che continuò a camminare guardando dritto davanti a sè. Anche se parte di un discorso ben più complesso, il ragazzo cercò nelle parole del suo caposquadra la risposta che voleva sentirsi dire, quella che temeva di più...
    Come temevo... tante belle parole ma la verità è solo che non ti sei voluto assumere la responsabilità di prendere una scelta difficile! Hai lasciato che la prendessi io, pur sapendo che le probabilità di riuscita fossero basse, per avere qualcuno con cui prendertela dopo e poter dire "te l'avevo detto"! La verità è che, se non l'avessi fatto io per te, saresti ancora fermo in quel vicolo a meditare su che strada prendere... Che capo è uno che accusa i suoi subordinati delle decisioni che dovrebbe essere lui a prendere?

    "In pratica stai dicendo che se qualcosa andrà storto in questa missione sarà tutto per colpa mia...
    Anche se in questo caso può sembrare diversamente, di solito rifletto molto sulle decisioni da intraprendere e sulle conseguenze, e se ci fosse stato anche solo un piccolo spiraglio a suggerire una strada piuttosto che un'altra sarei stato disposto a valutarlo per ore... Peccato che non fosse questo il caso. E poi io non ti ho imposto da dove cominciare le indagini, al contrario mi sono rimesso al ruolo che ti compete in quanto caposquadra... se poi tu mi hai assecondato solo per il futile motivo di accontentarmi, pur essendo in completo disaccordo con me, forse tra i due quello che ha deciso con troppa leggerezza sei stato tu..."

    Dopo una breve pausa, e sempre senza cercare lo sguardo del compagno, il Genin continuò:
    "Per me un buon leader è sì quello che ascolta i suoi subordinati... ma è soprattutto quello che nei momenti di crisi li guida verso la via che ritiene essere la migliore, anche a costo di fare scelte impopolari... Un capo che si lascia trascinare dai suoi uomini è tanto responsabile delle loro scelte quanto loro!"

    "Calma... Hai frainteso di nuovo..."
    Kameji sospirò con fare sconsolato.
    "Quello che cercavo di dirti è solamente di prendere le scelte in maniera più ponderata. Io prima non ero affatto in disaccordo con te ma stavo semplicemente cercando di analizzare ogni possibilità ma non me ne hai lasciato il tempo materiale. Non ho mai espresso una forte opinione verso una qualche strada da prendere semplicemente perchè non ci ero ancora arrivato..."
    Il Chunin fece un attimo di pausa, poi riprese:
    "So benissimo di essere responsabile delle scelte del team e anche qui non ho mai detto il contrario... Hai ragione anche tu sul fatto che probabilmente un capo deve prendere decisioni importanti senza lasciarsi trascinare troppo dai sottoposti ma... In questo caso avrei preferito che tu imparassi qualcosa che ti sarebbe potuto servire in futuro... Se tu avrai l'umiltà di cogliere tutto ciò..."

    Gaho tirò dritto. Non aveva più intenzione di continuare quella conversazione. Che fosse stato troppo impulsivo, ed avesse cercato nelle parole di Kameji quello che in realtà temeva di sentirsi dire? Era stato offensivo, e questo non era da lui, ma quello che aveva detto sul capo e le sue responsabilità lo pensava sul serio... Forse stava davvero peccando di superbia, ma era un dato di fatto che neppure parlando del caso per altri cento anni avrebbero mai ottenuto la conferma che il suo compagno sperava di trovare...

    I due ninja continuarono il loro cammino ancora per un po', spingendosi ancora più in periferia, finchè anche i palazzoni grigi lasciarono il posto ad enormi edifici dedicati alla produzione industriale. Questi, già tetri di per sè, erano in evidente stato di abbandono: la maggior parte delle finestre era infranta o totalmente mancante, mentre la ruggine aveva attaccato e corroso praticamente ogni struttura in metallo nell'ambiente circostante. Un silenzio "assordante" permeava l'aria, confermando che ogni attività produttiva era ormai ferma e nessuno lavorava più tra quelle mura.
    Gaho fece strada addentrandosi tra gli edifici abbandonati del complesso industriale, finchè una nuvola di fumo proveniente da un capannone dismesso non attirò la sua attenzione. Avvicinandovisi, i ragazzi videro che il fumo proveniva da un fusto metallico, nel quale un gruppo di senzatetto trasandati e macilenti aveva acceso un fuoco con l'intento di scaldarsi. Un uomo in particolare, quello che si scaldava più vicino al fuoco, si accorse subito del loro arrivo.
    Gentili signori, venite venite!

    Egli era un vecchietto attempato, completamente calvo ma con una lunga barba bianca e folte sopracciglia. Aveva una corportatura molto esile ed era piuttosto basso, ma in gioventù doveva aver visto giorni migliori perchè ancora si intravedeva una muscolatura abbastanza sviluppata sugli arti superiori. Per quanto concerne l'abbigliamento, egli indossava una cannottiera un tempo bianca, ma ormai molto sporca ed usurata, dei pantaloni più larghi della sua taglia di colore marrone, rammendati qui e la, che reggeva in vita stringendoli con un fazzoletto di stoffa, ed ai piedi delle misere infradito colorate. Sopra la maglia indossava una giacca di quelle impermeabili, di colore verde militare, di almeno un paio di taglie più grande, non meno sporca e rovinata del resto del suo vestiario.
    L'ometto grinzoso faceva cenno ai due ninja di avvicinarsi al fuoco e scaldarsi.
    Che cosa vi porta quaggiù? Vi siete forse persi?"

    Istintivamente Gaho guardò Kameji prima di prendere la parola, abituato com'era a cercarne l'approvazione prima di intervenire. Poi però si ricordò della discussione che avevano avuto, e del fatto che tanto la responsabilità del piano sarebbe ricaduta su di lui comunque, perciò decise di non aspettare il consenso del suo compagno:
    "Buongiorno signore..."
    Gaho avvicinò le mani al fuoco per cominciare a scaldarsi. Aveva un piano: provare a capire quanto quegli uomini conoscessero di Raiga (ammesso che ne sapessero qualcosa), ed eventualmente pagarli per informazioni più precise... ma ci sarebbe dovuto arrivare per gradi, o si sarebbero spaventati...
    "Io sono Gaho, e lui è mio fratello maggiore, Kameji! siamo arrivati oggi in città, e resteremo qui qualche giorno. Volevamo approfittarne per salutare un nostro vecchio amico che vive anche lui in città da qualche anno, così abbiamo pensato di andare in centro e provare a cercarlo... Solo che qualcosa deve essere andato storto e siamo finiti qui!"
    Il ragazzo terminò la frase ridacchiando e grattandosi la testa con la mano destra, cercando di fingersi sbadato così che l'uomo si dimostrasse più propenso ad aprirsi con lui.

    Il vecchio si dimostrò disponibile e diede l'idea di conoscere piuttosto bene la città. Intuì il fatto che i due ninja avevano raggiunto la cittadina via mare, facendo scalo al porto, e ricostruì in maniera piuttosto precisa la strada che avevano fatto per arrivare fin lì (ignorando, per ovvi motivi, che erano passati dalla stazione di polizia). Disse loro che, per raggiungere il centro, avrebbero dovuto prendere una svolta diversa ormai parecchi chilometri prima, e quello era il motivo per cui si erano persi ed erano finiti in quel posto. In risposta a Gaho, che continuava a vestire il ruolo dello svampito, egli commentò con qualche battutina e offrendosi di fare da guida in cambio di una bevuta, mentre ormai anche gli altri pochi presenti alla scena, tutti di una certa età, si erano avvicinati al gruppetto, forse perchè rappresentava un evento insolito o forse solo nella speranza di guadagnarci anche loro qualcosa.

    Bene... sembra che il vecchio si sia sciolto un po', e non sospetta nulla... Proviamo a calcare un po' la mano...
    "Accidenti! Lei è un vero esperto di questa città... Magari può aiutarci a trovare questo nostro amico... Forse le è capitato di vederlo in giro..."
    Gaho tirò fuorì la foto del mukenin e gliela mostrò: "Il suo nome è Raiga Yuki..."
    "Eh che vi posso dire...innanzi tutto io che ci guadagno a raccontarvi queste cose? Ma parliamo di voi...mi sembrate riforniti...quanti soldi avete?"

    Il Genin si morse il labbro. La conversazione stava vertendo subito sull'aspetto economico, e lui non aveva neanche avuto modo di appurare se il vecchio sapeva veramente qualcosa su Raiga... Forse era stato il ruolo dello stupido che lui aveva interpretato a renderlo così audace. Era il momento di cambiare tono.
    Gaho si fece improvvisamente molto serio, abbandonando la sua espressione stralunata e sorridente:
    "Non si preoccupi. Le assicuro che se ci da una mano a trovarlo, verrà debitamente ricompensato..."
    Nel frattempo egli notò che un altro gruppo di uomini, quattro in tutto, anch'essi mal messi ma decisamente più giovani dei loro interlocutori, stava cominciando a radunarsi dalle baracche circostanti. Questi erano armati di spranghe e bastoni, e non sembravano avere buone intenzioni.
    Rivolgendosi a loro, il nonnino parlò:
    "I ragazzi qua sono un po' troppo carichi di grano, dategli una mano ad alleggerirsi!"
    Nel tentativo, ormai vano, di evitare uno scontro inutile, Gaho cercò di darsi un tono ed alzò la voce, minacciando i suoi avversari:
    "PENSA BENE A QUELLO CHE FAI, VECCHIO! Se ci aiutate potreste guadagnarci qualcosa... al contrario le cose non si metteranno bene per voi..."

    Ma ormai era tardi. Quel gruppo di barboni aveva ormai fiutato una facile preda, ed a nulla valsero le minacce del ninja. I quattro uomini armati, con il vecchio poco distante, circondarono Gaho e Kameji, che istintivamente si portarono schiena contro schiena, in modo che ognuno di loro ne avrebbe idealmente affrontati due.
    Il Genin mise mano alla sua spada da allenamento, la impugnò con due mani portandola davanti al corpo e chiuse gli occhi per concentrarsi, e percepire meglio i movimenti dei suoi avversari.
    Gli aggressori attaccarono quasi nello stesso momento. I due che puntarono su Gaho vennero entrambi dal settore frontale, cercando però di esporlo sui due lati diversi. Il primo, quello proveniente da sinistra, scattò leggermente prima dell'altro, e questo diede il tempo al ninja di dedicarsi un attimo prima a parare il suo colpo. Una volta neutralizzato il suo attacco, portato dall'alto verso il basso con la mazza, grazie alla sua spada, Gaho ebbe il tempo di fare una mezza piroetta in avanti, schivando il colpo a mezz'aria dell'altro avversario, e colpire quest'ultimo di frusta sul polpaccio destro. Rigirandosi verso il primo, scartò di lato un nuovo fendente che questo aveva portato e dopodichè lo colpì in fronte con l'impugnatura della spada, mettendolo fuori gioco.

    Gaho stava avendo la meglio sui suoi aggressori ma Kameji, che era meno portato nel combattimento corpo a corpo, non stava avendo la stessa fortuna: mentre era impegnato a tenere a bada uno dei due, l'altro era riuscito a colpirlo di soppiatto, ferendolo. Distratto dalla scena dell'amico in difficoltà, e spinto dalla voglia di intervenire in suo aiuto, il Genin si dimenticò del suo avversario che aveva colpito solo superficialmente, il quale si rialzò e lo colpì sul braccio sinistro con una bastonata. Sebbene il colpo non fu particolarmente potente, Gaho lo accusò principalmente perchè fu inaspettato, e montante di rabbia si sfogò con un calcio ben piazzato nel fianco sinistro del senzatetto, scagliandolo a terra e privandolo della voglia di combattere.
    Ancora una volta, però, il giovane ninja commise un errore, questa volta non accorgendosi che uno degli avversari di Kameji, che sembrava essere stato messo fuori gioco, si era rialzato e stava ora per colpirlo alle spalle con un colpo di spranga caricato con forza. Fu solo grazie al compagno, che fermò l'aggressore immobilizzandolo con un'illusione, che il Genin potè girarsi e accorgersi di lui in tempo, giusto un attimo prima di tramortirlo con un colpo sulla testa grazie alla sua spada di legno.

    Seppur entrambi un po' lesi, i due ninja erano usciti vittoriosi da quello scontro in netta inferiorità numerica. Gaho si massaggiò il braccio sinistro con la mano destra, in cui ancora impugnava la spada. Era un po' indolensito ma non c'era niente di rotto.
    Ora è il momento di far parlare quel vecchio pulcioso!
    Si avvicinò al vecchio, rimasto ormai l'unico cosciente, roteando la spada con fare minaccioso, come se stesse per tramortirlo da un momento all'altro.
    Quest'ultimo, che sembrava ormai sceso a più miti consigli, si dimostrò più propenso a collaborare:

    "Ehm ehm...avete detto che cercavate qualcuno vero? Io vi giuro che non ne so niente, tuttavia Kuze è più informato di me."

    "Chi diavolo sarebbe questo Kuze?"

    "Chi è Kuze? Bhe lui è uno che "sa le cose" e che trova persone o merci per chi ha tempo e voglia di invertire la cifra giusta...non so se mi spiego...se la persona che cercate è in città lui lo saprà di sicuro!"

    "Vecchio sai dirci dove trovare questo Kuze?"
    . Il tono di Kameji fu davvero intimidatorio. Forse a renderlo tale contribuì il fatto che, fino a quel momento, era rimasto in religioso silenzio.

    Il vecchio disse loro di cercare nella parte sud della città, in un locale noto come "Il Loto di Fiume"

    "Sarà meglio che tu non ci stia tendendo qualche strano scherzo... O se ce lo stai tendendo spera che ci faccia finire sottoterra perchè altrimenti torno qui e ti spacco le ossa dalla prima all'ultima..." Se possibile, il tono fu ancora più minaccioso del precedente, quasi arrabbiato. Dopodichè Kameji si avvicinò al vecchio e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio. Gaho non potè sentire cosa gli diceva, ma gli sembrò di vedere il vecchio impallidire.

    Ormai niente spingeva più i due ninja a trattenersi in quel posto, ed avevano già perso fin troppo tempo. Si misero quindi in marcia diretti verso la parte meridionale della città.
    Per stemperare un po' l'attenzione dopo tutto quello che era successo, Gaho si rivolse a Kameji mentre camminavano:
    "Accidenti...le cose non sono andate proprio come immaginavo io... Chissà come sarebbe andata se fossimo andati da un'altra parte...ma almeno abbiamo un punto di partenza adesso!"
    "Nulla va mai secondo i piani ahah"
    Kameji ghignò divertito mentre si massaggiava la botta.
    "Comunque devo ammettere che hai talento diplomatico!"
    Gaho scoppiò a ridere:
    "HAHAHA! Hai visto che successo??? Alla fine poteva andare peggio... ci hanno solo preso a bastonate!!!"

    _________________________________

    Danni fisici 2/15

    Oggetti:
    Auricolare Radio
    Spada da Allenamento
    Cannocchiale

    Equipaggiamenti:
    Porta-Kunai [Base]
    [Prima sacca]
    Tasca 1: (6/8 Kunai, (12/15) Shuriken<-oppure-> 4 Uchiha Shuriken<
    Tasca 2: (15/15) Makibishi, (15/15) Spiedi
    [Seconda sacca]
    Tasca 3: (2/2) Palla di luce, (4/4) Sigillo esplosivo, (2/2) Fumogeni
    Tasca 4: (10/10m) Filo di Nylon, (5/5m) Bende

    Zaino
    [Prima tasca]
    Slot 1: (0/3) Shuriken del Vento Demoniaco, oppure (0/6) Uchiha shuriken
    Slot 2: (10/10m ) di Corda, (0/3) Fumogeni, (0/2) Palla di luce.
    Slot 3: (0/20m) nylon, (0/3) Carte Bomba.
    [Seconda tasca]
    Slot 4: (0/8) Kunai, (0/10) Spiedi.
    Slot 5: (0/10) Shuriken, (0/20) Makibishi.




    Dopo un tempo immemore, ho finalmente trovato il tempo di portare avanti questa epopea xD xD Chiedo scusa sia a Blaze che a Roby per la mia lentezza!
     
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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Vecchio












    Comunque questa storia che ad indagare su uno Yuki il capo mandi altri due Yuki mi puzza…
    Occhi assorti a scrutare il paesaggio circostante, ma la mia era rivolta altrove, a porsi interrogativi che come al solito non avrebbero trovato risposta immediata. Io e Gaho, entrambi appartenenti allo stesso clan, ci trovavamo nelle Terre dei Fiumi per investigare su un promettente shinobi kiriano, appartenente anch’esso al clan Yuki. Raiga era conosciuto a Kiri come un promettente ninja prossimo a diventare jonin mentre, una volta sbarcati in suolo straniero, il mio compagno ed io avevamo trovato un dipinto ben diverso della sua figura. Qui era considerato come un pericoloso fuorilegge. Tutta questa faccenda faceva sorgere non pochi interrogativi, eppure non riuscivo ancora a dare a tutto ciò una spiegazione logica sensata.
    In centrale ci erano poi state proposte quattro possibili zone su dove investigare e Gaho ed io eravamo a lungo rimasti di opinioni contrastanti sul da farsi. Il genin però sembrava poco incline al ragionamento prolungato mentre il sottoscritto cercava di vagliare ogni possibile ipotesi per essere pronto al peggio.
    Alla fine però decisi di acconsentire alla sua richiesta: volevo che il ragazzo si prendesse le sue responsabilità su ciò che accade scegliendo in modo rapido e istintivo come ritenevo tale soluzione presa.
    L’unico mio desiderio era quello di fargli capire che ogni modo di scegliere e ogni scelta in generale porta a delle inevitabili conseguenze di cui poi uno deve fare ammenda. Tutto ciò sarebbe rimasto fra noi due; coi superiori poi ci avrei messo la faccia io.
    Avevo però questa strana sensazione: non ero sicuro che le mie intenzioni fossero state comprese appieno dal ragazzo e spiegarle non era certo facile.
    Gaho aveva dunque deciso, su mio consenso, di indagare nella ex zona industriale ad est, risaputo luogo di ritrovo di senzatetto et similia. Dal centro nevralgico del villaggio dunque ci stavamo dirigendo in una delle periferie più dismesse e malfamate del paese. Man mano che i passi si accumulavano in una successione interminabile, le villette a schiera diventavano via via più rade lasciando intravedere sporadiche palazzine più tetre e grigie. Le finestre diminuivano e comparivano sempre meno balconcini o terrazze rustiche. Più ci avvicinavamo alla periferia, più crescevano in piani le tetre strutture abitative, che diventavano via via sempre più decorate da scalcinature negli elementi portanti che scoprivano i tondini d’armatura più esterni, ricoperti da uno strato di ruggine visibile. Subentrati nella patria dei calcinacci, comparirono infine i primi capannoni; le ville dunque non erano altro che un mero ricordo. Gli spazi verdi e i variegati alberi che costernavano parchi e strada lasciavano ora spazio a campetti o rivestimenti in cemento e clinker per zone adibite a produzione industriale. Il vociare diffuso quasi copriva il rumore dei nostri passi.
    Certo che lo scenario attorno a noi è completamente cambiato... questa deve essere l'altra faccia di questa citta...
    Uffa… Che noia questo paesaggio…
    Sbuffai.
    Credo valga per ogni città... Non ho mai visto finora una città che non abbia un lato più malfamato o tetro.
    Nei grandi spiazzi sporadiche baracche con la copertura in lamiera facevano da abitacolo per la gente che non aveva soldi per permettersi anche una misera stanza.

    ... è da prima che volevo chiedertelo, ma come mai hai cambiato idea così repentinamente prima? Ammetto che mi hai proprio spiazzato... sembrava fossi intento a prendere tutt'altra strada...
    Mi è parso di capire che a te non piace molto metterti al tavolo e ragionare... Purtroppo in missioni simili bisogna fare così e bisogna essere pronti a tutto! Parlo per esperienza... Mi è già capitato di investigare su molteplici casi e ogni volta devi considerare qualsiasi possibilità per essere pronto a tutto.
    Fissai Gaho dritto negli occhi convinto che il mio sguardo potesse dire molte cose, ignaro di avere un’espressione neutra per definizione. Non ero bravo a parlamentare.
    So che è tedioso ma ogni congettura va tenuta a mente... La tua scelta a mio avviso è stata troppo istintiva anche se magari corretta... Io sono molto pragmatico sia per esperienza e sia perchè sono il capoteam e ho la tua responsabilità... Anche se formalmente sarò io a rispondere per qualsiasi cosa succeda tutto ciò che succederà in questa missione sarà conseguenza delle tue scelte.
    Questo è il mio pensiero... Libero di non condividerlo!

    Gaho parve sconsolato da quella risposta. Evidentemente qualcosa era appena andato storto.
    Quanto è complicato…
    In pratica stai dicendo che se qualcosa andrà storto in questa missione sarà tutto per colpa mia...
    Anche se in questo caso può sembrare diversamente, di solito rifletto molto sulle decisioni da intraprendere e sulle conseguenze, e se ci fosse stato anche solo un piccolo spiraglio a suggerire una strada piuttosto che un'altra sarei stato disposto a valutarlo per ore...
    Mi hai appena dimostrato il contrario.
    Peccato che non fosse questo il caso. E poi io non ti ho imposto da dove cominciare le indagini, al contrario mi sono rimesso al ruolo che ti compete in quanto caposquadra... se poi tu mi hai assecondato solo per il futile motivo di accontentarmi, pur essendo in completo disaccordo con me, forse tra i due quello che ha deciso con troppa leggerezza sei stato tu...

    E ci risiamo…
    Dopo una breve pausa Gaho continuò il discorso.
    Per me un buon leader è sì quello che ascolta i suoi subordinati... ma è soprattutto quello che nei momenti di crisi li guida verso la via che ritiene essere la migliore, anche a costo di fare scelte impopolari... Un capo che si lascia trascinare dai suoi uomini è tanto responsabile delle loro scelte quanto loro!
    Non hai torto… Ma non siamo ninja esperti in missioni cruciali… Siamo shinobi agli inizi della propria carriera… Ognuno ha molta strada da fare e ognuno ha ancora tanto da imparare. Se non si cresce ora dopo non ci sarà più tempo per sbagliare…

    Calma... Hai frainteso di nuovo...
    Sospirai abbastanza sconsolato.
    Quello che cercavo di dirti è solamente di prendere le scelte in maniera più ponderata. Io prima non ero affatto in disaccordo con te ma stavo semplicemente cercando di analizzare ogni possibilità ma non me ne hai lasciato il tempo materiale. Non ho mai espresso una forte opinione verso una qualche strada da prendere semplicemente perchè non ci ero ancora arrivato...
    Umettai le labbra.
    So benissimo di essere responsabile delle scelte del team e anche qui non ho mai detto il contrario... Hai ragione anche tu sul fatto che probabilmente un capo deve prendere decisioni importanti senza lasciarsi trascinare troppo dai sottoposti ma... In questo caso avrei preferito che tu imparassi qualcosa che ti sarebbe potuto servire in futuro... Se tu avrai l'umiltà di cogliere tutto ciò...
    Gaho non rispose. Si limitò a proseguire imperterrito per la sua strada senza curarsi minimamente del suo superiore.
    Bene. Se la democrazia non funziona vorrà dire che sarò costretto a creare una dittatura.
    Alla fine ero un ventenne che cercava di insegnare quelle poche cose che aveva capito sul comando ad un preadolescente. Forse era un discorso troppo prematuro ancora per il genin; forse lo avevo battezzato con una mentalità troppo adulta rispetto a ciò che era realmente. Decisi di non indagare ulteriormente sulla questione e di lasciar scorrere gli eventi seguendo l’inerzia del tempo.
    Arrivammo infine nella effettiva zona industriale abbandonata ove anche le palazzine scomparvero lasciando il posto ad un infinita coltre di capannoni. Presentavano vetri rotti o murature parzialmente in frantumi. Falle strutturali erano state rattoppate da lastre di metallo trasandato.
    Che strano… Silenzio…
    Dal vociare della periferia al completo abbandono della zona industriale, si venne a creare un’insolita e sinistra atmosfera. Gaho cominciò a inoltrarsi tra i vari edifici. Lo seguii a ruota senza pormi troppe domande, scrutandomi bene attorno. Tenevo ben alta la soglia d’attenzione: la zona non mi piaceva e non mi sarei stupito se, da un momento all’altro, mi fossero piombati uomini contro intenti a farmi la pelle o gli spiccioli.
    Superati un paio di capannoni, un lieve rivolo di fumo rese meno monotono il paesaggio.
    Persone? Che siano i senzatetto?
    C’era solo un modo per scoprirlo. Ci avvicinammo dunque alla sorgente. Il fumo preferiva da un fusto metallico entro il quale era stato accesso un corposo fuoco. Accanto ad esso una serie di senzatetto se ne stavano appollaiati con l’intento di scaldarsi. Spiccò all’occhio un individuo più robusto, sebbene più anziano, che si trovava proprio nei pressi del fuoco. Fu quest’ultimo a farci gli onori di casa, se di casa si poteva parlare.

    Gentili signori, venite venite!

    Di basso aspetto e di età abbastanza elevata, l’uomo presentava comunque una solida muscolatura effigi di una passata epoca di gloria. Un impermeabile militare rovinato lasciava intravede sotto una canottiera macchiata e sporca, di un bianco oramai trasandato. I pantaloni erano marroncini visibilmente larghi. Ai piedi aveva un paio di infradito verdi, anch’esse scolorite. Al posto della cintura aveva una benda di stoffa grigiastra. Con un cenno ci invitò ad avvicinarci al fuoco. Io e Gaho seguimmo il suo consiglio.
    Che cosa vi porta quaggiù? Vi siete forse persi?
    Buongiorno signore...
    Gaho dunque proferì parola di sua iniziativa. Se l’era presa sul personale il ragazzo. Il genin avvicinò dunque le mani al fuoco per scaldarsi.
    Io sono Gaho, e lui è mio fratello maggiore, Kameji! siamo arrivati oggi in città, e resteremo qui qualche giorno. Volevamo approfittarne per salutare un nostro vecchio amico che vive anche lui in città da qualche anno, così abbiamo pensato di andare in centro e provare a cercarlo... Solo che qualcosa deve essere andato storto e siamo finiti qui!
    Però che attore!
    Gaho si gratto la testa a voler fingere un’aria innocente e sbadata.
    Il vecchio dimostrò subito di essere un tipo molto sveglio e ricostruì il percorso da noi effettivamente transitato dando dimostrazione di un’approfondita conoscenza del borgo. Ci disse che per il centro avremmo dovuto svoltare prima di entrare nella zona industriale. Il vecchio si offrì con fare scherzoso di farci da guida in cambio di una bevuta, il che lasciò intendere il motivo per il quale si trovava ora a patir il freddo senza una casa. Nel contempo anche i suoi compari avevano fiutato l’affare e si erano avvicinati a noi.
    Questa situazione non mi piace…
    Accidenti! Lei è un vero esperto di questa città... Magari può aiutarci a trovare questo nostro amico... Forse le è capitato di vederlo in giro...
    Gaho passò subito al sodo mostrando al vecchio una foto di Raiga.
    Il suo nome è Raiga Yuki...
    Eh che vi posso dire...innanzi tutto io che ci guadagno a raccontarvi queste cose? Ma parliamo di voi...mi sembrate riforniti...quanti soldi avete?
    Gaho cambiò tono e tornò improvvisamente serio.
    Non si preoccupi. Le assicuro che se ci da una mano a trovarlo, verrà debitamente ricompensato...
    I ragazzi qua sono un po' troppo carichi di grano, dategli una mano ad alleggerirsi!
    Il vecchio ci dichiarò guerra. Solo allora notai dietro di noi 4 persone armate di spranghe e bastoni, provenienti dalle baracche circostanti.
    PENSA BENE A QUELLO CHE FAI, VECCHIO! Se ci aiutate potreste guadagnarci qualcosa... al contrario le cose non si metteranno bene per voi...
    Gaho provò a minacciarli in extremis per farli desistere dal proprio intento.
    I 4 uomini si avvicinarono a noi con fare minaccioso mostrando il palese intento di malmenarci al fine di derubarci. Io e Gaho ci ritrovammo subito dopo schiena contro schiena, completamente circondati. Il vecchio dinnanzi a me se la ridacchiava sotto i baffi che non aveva. E partirono all’attacco. Io e Gaho ci ritrovammo a fronteggiarne due a testa, ma fortunatamente il mio sottoposto se la cavava bene nelle arti marziali. Io invece finii presto in difficoltà. Accanto al vecchio, un giovane con l’aspetto trasandato, più snello e alto, fece la prima mossa cercando di colpirmi con una mazzata alla tempia. Mi abbassai di scatto e lo sgambettai con la destra facendogli perdere l’equilibrio. Successivamente gli tirai un gancio sinistro che lo fece capitombolare all’indietro con la schiena sul terreno.
    Ahi!!
    Neanche il tempo di festeggiare che una sprangata mi colpi in piena schiena sbilanciandomi in avanti. D’istinto feci una capriola in avanti e mi voltai ritornando eretto. Avrei dovuto proteggere la schiena a tutti i costi. Il vecchio trionfante pregustava il sapore dei soldi fluire nelle sue tasche e venir tramutati in vino come per miracolo.
    Merda… Non devo sottovalutarlo!!
    Dalle movenze non sembravano essere ninja, o di sicuro non sembravano essere grandi manipolatori di chakra.
    Ora è il momento di dargli una lezione.
    Impastai il chakra e lo convogliai agli occhi fissando il vecchio dinnanzi a me ancora sogghignante. Poi mi scagliai a tutta birra contro di lui. Cercò di colpirli con uno sgualembro diretto alla mia spalla destra ma lo evitai scostandomi verso sinistra per poi poggiargli la destra sullo stomaco e immettergli nel sistema circolatori un flusso di chakra al fine di ingabbiare la sua mente e il suo corpo in una delle mie illusioni. Posizionai le mani nel simbolo del cinghiale ed ecco che nella sua mente una fiamma sarebbe dovuto spuntare da terra e diventare sempre più vigorosa fino ad avvolgerlo col suo caldo e straziante abbraccio. Il vecchio rimase in stato di shock.
    L’uomo alto e snello non rimase con le mani in mano e si lanciò contro Gaho preso dal suo combattimento per cercare di colpirlo alle spalle come una carogna.
    EHI TU!!!
    Riuscii a richiamare per un istante l’attenzione dell’energumeno che mi scrutò per una frazione di secondo prima di continuare il suo attacco imperterrito. Ma quel misero lasso di tempo bastò a me a posizionare nuovamente le mani nel sigillo del cinghiale e a ingabbiare anche il secondo uomo in una delle mie illusioni. Una serie di rami molto spessi spuntò da terra e lo avvolse bloccandogli braccia e gambe e impedendogli di attaccare il mio compagno. Tutto ciò successe nella sua mente. Il suo corpo si fermo di colpo un attimo prima di poter colpire Gaho, mentre stava caricando un fendente di spranga. Gaho si accorse del suo aggressore e lo finì con un rapido colpo alla testa.
    Avevamo vinto, anche abbastanza facilmente sebbene il duello ci aveva riservato qualche ammaccatura, ma nulla di preoccupante. Il vecchio stava pian piano riprendendo colore dopo l’esperienza traumatica della mia illusione. Gaho si avvicinò al vecchio con fare minaccioso sollevando la sua spada d’allenamento fino a lasciar trasparire delle chiare intenzioni di minaccia. Stavolta il senzatetto collaborò senza farsi troppi problemi.
    Ehm ehm...avete detto che cercavate qualcuno vero? Io vi giuro che non ne so niente, tuttavia Kuze è più informato di me.
    Uffa…Adesso iniziamo una catena che non finisce più…
    Chi diavolo sarebbe questo Kuze?
    Chi è Kuze? Bhe lui è uno che "sa le cose" e che trova persone o merci per chi ha tempo e voglia di invertire la cifra giusta...non so se mi spiego...se la persona che cercate è in città lui lo saprà di sicuro!
    Basta che non sia un verme come te!
    Vecchio sai dirci dove trovare questo Kuze?
    Sputai rabbioso. Mi ero stancato di avere a che fare con lui. Volevo soltanto levarmi di torno.
    Il vecchio rispose di cercarlo in un locale chiamato “Il Loto di Fiume”, situato nella parte sud della città. Questo ci avrebbe costretto ad un'altra scampagnata.
    Sarà meglio che tu non ci stia tendendo qualche strano scherzo... O se ce lo stai tendendo spera che ci faccia finire sottoterra perchè altrimenti torno qui e ti spacco le ossa dalla prima all'ultima...
    Ruggii visibilmente seccato. Indi mi avvicinai a lui e lentamente gli portai le labbra all’orecchio e gli sussurrai:
    Ricordati che posso farti vivere l’inferno…
    Chiaro riferimento al genjutsu da me usato in precedenza. Se ancora fosse tentato di giocarci qualche tiro sinistro, magari ciò lo avrebbe convinto del tutto a desistere. Il vecchio tornò nuovamente pallido. Evidentemente aveva compreso il messaggio fin troppo bene.

    Io e Gaho dunque ci rimettemmo in marcia verso il fatidico locale senza perdere tempo.
    Accidenti...le cose non sono andate proprio come immaginavo io... Chissà come sarebbe andata se fossimo andati da un'altra parte...ma almeno abbiamo un punto di partenza adesso!
    Che ti aspettavi che ci offrissero tè e pasticcini?
    Nulla va mai secondo i piani ahah
    Ghignai divertito mentre con la mano cercai di massaggiarmi la legnata presa alla schiena, per quanto anatomicamente possibile.
    Comunque devo ammettere che hai talento diplomatico!
    Gaho scoppiò a ridere. Sembrava tornata la pace fra i due compagni.
    HAHAHA! Hai visto che successo??? Alla fine poteva andare peggio... ci hanno solo preso a bastonate!!!







    Chiedo venia per il ritardo ma sono stato davvero incasinato con gli esami. Scusate ancora :fiore:
    Danni: 2


     
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    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    Seguendo le indicazioni vi dirigerete al locale del suddetto Kuze. Il posto sembra tranquillo ed è frequentato da una clientela abbastanza ricercata (non eccessivamente spocchiosa, ma comunque sia gente a cui piace la gente che piace :asd:). La ragazza all'accoglienza, una volta detto chi siete venti a cercare vi inviterà a seguirla in un privè (fatela pure muovere e parlare senza problemi). Nella stanza, intento a sorseggiare del buon sakè un uomo vi guarderà con fare calmo e pacato. Ero rimasto incuriosito che due ninja di Kiri si fossero spinti fino a questa città. Ero quasi tentato di fare delle indagini su di voi, ma come sospettavo sareste stati voi a venire da me. Non che la cosa mi stupisca, di questa città io so praticamente tutto! Gli parlerete di chi siete venuti a cercare, tenendo per voi le informazioni che ritenete. Kuze nel frattempo si farà un altro goccetto, salvo poi dedicarvi tutta la sua attenzione. Si Raiga. Quella povera anima in pena. Mi ricordo quand'è arrivato...quindi è per lui che siete qua...mi domando però che cosa sappiate di lui. Ben poco credo, fidatevi di me quando vi dico che di lui è meglio se vi dimenticate. Chiederete lumi. Lui non è solo qua, nel suo essere così "disturbato" ha una personalità assai magnetica e ci sono un paio di persone che gli gravitano sempre attorno. Per proteggerlo suppongo. La sua mente è così fragile...Sarò franco. Non voglio farmeli nemici, quindi se volete sapere di più dovete parlare con loro. Suppongo che la vostra presenza non sia a loro affatto ignota. Queste sono le informazioni di cui Kuze sarà disposto a parlarvi e non ci sarà modo di scucirgli altro, nemmeno dove trovare queste signori di cui vi ha parlato, ma non vi preoccupate: così come vi era stato annunciato il vostro indagare ha attirato su di voi l'attenzione di chi stavate cercando. Due individui vi si faranno incontro, attirando la vostra attenzione. Il biondo vi inviterà a seguirli. Era chiedere troppo a quelli di Kiri che dimenticassero. Questa storia deve finire in un modo o nell'altro. Seguiteci, risolveremo la faccenda dove non rischieremo di fare del male a nessuno. Seguirete la strana coppia in uno spiazzo tranquillo, senza persone che scorrazzano in giro. I due non parleranno se non li costringerete ed anzi, passeranno all'attacco! Siete ancora a tempo ad andarvene. Tornate a casa e nessuno si farà male! Dirà l'uomo dai capelli scuri, ma visto che non potete assolutamente rinunciare passeranno ad attaccarvi. Il biondo andrà sul pg di Vanvarus, l'altro invece su quello di blaze. I due combattimenti saranno paralleli e vista la differenza di energia non ci saranno da parte mia interscambi di...ciascun png insomma attaccherà solo il pg per cui è stato creato. Voi se volete (non è obbligatorio) potete mantenere questa regola o attaccare il png del compagno. A vostra discrezione.


    Scontro di Vanvarus:
    Il tuo avversario tenterà in un primo momento di colpirti con una testata (si proprio una testata :asd:)

    CITAZIONE
    Attacco semplice 1: testata a Gaho, valore 3.5 e Danno 1-3

    Poi tenterà una combinazione di colpi

    CITAZIONE
    Tecnica energia Gialla: Scontro della Montagna (Sangan)
    Tipo: Taijutsu
    Posizione delle mani: Nessuna
    Livello: D
    Descrizione: Si scatterà verso l'avversario colpendolo con una combinazione di due colpi, dopo di che ci si abbasserà e saltando lo si colpirà con una potente testata al mento che farà volare l'avversario a 2 metri di altezza, per poi ricadere.
    Consumo: 8
    Danno: 1-3
    Richiede: Velocità 1; Forza 3
    Costo: 30 Exp
    Energia: Gialla
    Valore 3.5

    Ed infine si allontanerà da te fino a portarsi a 5 metri.



    Scontro blaze

    Il tuo amichetto invece proverà a farti uno sgambetto con un jutsu
    CITAZIONE
    Tecnica energia Gialla: Raffica della Foglia (Konoha Reppū)
    Tipo: Taijutsu
    Posizione delle mani: Nessuna
    Livello: D
    Descrizione: L’utilizzo di questa tecnica e un rapido giro di 360° con il quale si proverà a fare lo sgambetto all’avversario. Se colpiti in pieno dalla tecnica si inizierà a vorticare e si finirà a 5 metri dall'utilizzatore.
    Consumo: 8
    Danno: 1 - 3
    Richiede: Velocità 2; corporee 2
    Costo: 20 Exp
    Energia: Gialla
    Valore 4

    Poi estrarrà un kunai e proverà a ferirti alla gamba con un affondo

    CITAZIONE
    Attacco semplice 1: stilettata al quadricipite, Valore 4 Danno 1-3

    Poi si allontanerà portandosi a 5 metri




    Difendetevi e contrattaccate :beer:


    L'area è 20x20 e non ci sono oggeti adeguati alla tecnica della sostituzione
    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

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    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    I post vanno bene entrambi, a livello di contenuti ovviamente non possono differire troppo però quello di Vanvarus mi è piaciuto di più, in quanto quello di blaze mi è parso a tratti un po' macchinoso. Sicuramente il tempo che ti è servito ascriverlo non ti ha aiutato

    Voto blaze: 7.3
    Voto Vanvarus: 7.5

    Per dubbi contattami pure in privato :beer:

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    Per dubbi contattami pure in privato :beer:



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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Kuze

    Nemico Biondo

    Nemico scuro

    Cameriera












    Uff… Iniziamo sto maledetto giro di raccolta informazioni…
    Il tempo trascorreva imperterrito e di indizi per ora non ne avevamo nessuno. Il mistero attorno a Raiga Yuki si stava infittendo sempre di più e ciò che avevamo raccolto finora non serviva a far luce chiaramente sulla faccenda. Ma almeno la scelta di Gaho sul luogo da indagare si era rivelata un minimo proficua anche se in un modo tutto suo: come ogni indagine che si rispetti iniziava la catena di nomi in serie da interrogare per ricomporre il puzzle. E sempre tedioso doverlo fare, ma non vi era altro modo e, quantomeno, vi era una speranza che la pista scelta fosse quella giusta.
    Il capo aveva mandato Gaho e il sottoscritto, due membri del clan Yuki, ad indagare su un membro dell’omonimo clan dalla carriera apparentemente eccellente ma, una volta arrivati nelle Terre dei Fiumi, abbiamo scoperto che sulla sua testa pendeva un mandato di cattura.
    Dopo aver fatto a botte con un paio di senzatetto avevamo ottenuto un luogo e una persona a cui poterci rivolgere per ottenere qualcosa di concreto.
    Tutto quello che dovevamo fare era dirigersi nella parte più a sud della città.

    Ci avviammo senza perdere tempo verso la zona designata. Il sole batteva sulla nostra fronte in maniera abbastanza cocente ma ciò non avrebbe dovuto influire in alcun modo sulle loro indagini. Il paesaggio sembrò radicalmente mutare in un batter d’occhio passando da vecchi palazzi trasandati e “popolari” che si alternavano a capannoni dismessi dimora dei senzatetto, a una serie di ampie villette a schiena di medio-grandi dimensioni. Un vero e proprio salto dai braccianti all’alta borghesia.
    E’ incredibile come due estremità sociali siano così a stretto contatto…
    Laddove prima vi erano fior di pareti scalcinate, ora vi erano ampie varietà di mura colorate, adornate spesso da finestre allegre decorate con fiori dei più svariati colori. I giardini delle case spesso erano nascosti da rampicanti perimetrali ben ordinati, ma lasciavano intravedere conifere e latifogli al suo interno. I giardini pubblici non mancavano e parevano un luogo abbastanza sicuro ove trascorrere del tempo.
    Chi mai intaccherebbe la quiete di una zona così ricercata?!
    Bene Gaho!! Facciamo intanto il punto della situazione… Questo Raiga è ricercato e su di lui pende un mandato di cattura… Ragion per cui probabilmente dovremo presto confrontarci con loschi figuri che sanno “il fatto proprio” nella criminalità organizzata…
    Mimai il gesto delle virgolette in maniera molto accentuata.
    Dal paesaggio deduco che il luogo ove stiamo andando sia di un livello leggermente superiore a quelli che vediamo di solito… Chiaro simbolo che questi essere si annidano nell’alta società, sono estremamente intelligenti e soprattutto sanno nascondere bene le loro tracce in quanto puoi benissimo sospettare di loro, ma non saprai mai come metterli alla porta…
    Alla fine sembra che finiremo comunque nella zona sud!! Così avremo modo di testare la tua ipotesi!
    Credimi… Ne avrei fatto volentieri a meno…
    Magari dover cercare Raiga in un quartiere simile significava che non è psichicamente crollato come pensavamo. Infatti, nel rapporto datoci dal Kage, vi era indicato di come Raiga, durante una missione, avesse perso un suo caro compagno e questo avrebbe potuto influire sul suo status mentale portandolo all’abbandono del villaggio.
    Eppure c’è qualcosa di strano in tutta questa faccenda… Il capo non lo bolla come traditore nonostante sembri che abbia lasciato il villaggio ma ci manda a indagare… Chiaramente non è sicuro delle sue intenzioni e non se la sente di rischiare con una mossa così radicale.
    Eppure il Mizukage era imperscrutabile per noi comuni shinobi e a tratti imprevedibile. Sembrava amichevole ma allo stesso tempo calcolatore, ma la realtà era che non avevamo la benché minima idea di quanto fosse disposto a spingersi oltre per i suoi ideali.
    Beh se è vero che ha perso la sanità mentale tutto potrebbe accadere… Però sai Kameji c’è una cosa che non capisco.
    Ovvero?
    Noi facciamo un mestiere pericoloso… Soprattutto ad alti livelli sappiamo che potremmo andare in contro alla morte in qualsiasi momento… Si è perfettamente consci della possibilità di perdere un compagno ma le missioni con priorità elevate spesso comportano faccende e questioni al di sopra delle vite umane come la sicurezza nazionale e i sottili equilibri di pace.
    Ciò che dici ha senso. Però la mente umana è imprevedibile!
    Ci riversammo dentro la strada principale della zona sud. La strada era ampia e spaziosa e proliferavano i negozi di abbigliamento di un certo livello di classe.
    Mamma mia.
    Gaho volto la testa verso una vetrina. Probabilmente rabbrividì per i prezzi. Molti erano i ristoranti con tavoli all’aperto, tovaglie ricamate a mano, e a volte anche una sorta di gazebo coperto che si affacciava sula strada mediante delle vetrate. Al di fuori di ogni ristorante vi era un leggio con sopra il menù da poter sfogliare.
    Ma guarda te se pure l’aristocratico mi tocca fare…
    Uh eccolo lì!!
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    Mi voltai al richiamo di Gaho per scorger un edifico su due piani, con infissi e persiane in legno pregiato, tinteggiato interamente di bianco. I tavoli fuori posavano su un tappeto verde che si ergeva sopra il selciato ed erano coperti da ombrelloni e perimetrati da una recinzione adornata di rampicanti. Due vasi bianchi con dentro dei gerani rosa erano posti agli angoli della recinzione e a fianco all’entrata. Appoggiato ad uno di essi un cartello con l’insegna del locale.
    Così è questo il Loto del Fiume…
    Più avanti, dopo cinquanta metri di strada, un ponticello scavalcava il fiume principale della città.
    Seduti ai tavoli fuori, poche persone necessariamente altolocate, ma quanto basta per distinguersi dalla gente comune.
    Anche se siamo al Loto del Fiume, la classe non è acqua…
    Avanti entriamo.
    Si!

    Varcammo la soglia e subito una dolce donzella alta e coi capelli castano chiaro, lisci, avvolti in una coda e lasciati ricadere sulle spalle ci accolse. Aveva un vestito elegante rosa con sopra una classica mantella da cameriere bianca. Era semplice ma allo stesso tempo molto ben assemblata e non sfigurava affatto in luogo del genere.
    Benvenuti signori! Come menù del giorno abbiamo ramen di pesce e per secondo…
    Mi scusi ma non siamo qui per pranzare ma per incontrare il signor Kuze. Ci hanno detto di venire qui. Lei sa dirci dove possiamo trovarlo?
    Oh capisco. Certo il signor Kuze…
    Si voltò dunque di scatto.
    Seguitemi ragazzi!
    La sala era molto spaziosa ed abbellita da vasi sospesi a parete. Un colonnato portate che culminava in una serie di arcate divideva il salone in due sottozone. Attraversammo entrambe per giungere ad una porta con scritto sopra la scritta “privato”. La ragazza la aprì con fare svelto e ci invitò a seguirla. Un corridoio stretto e buio, illuminato sporadicamente da lampade segnò la zona che sembrava essere adibita al personale. Entrambi i lati ospitavano ulteriori porte ma in fondo al corridoio era presente una tenda bianca adornata da una sovratenda rossa. Quella stanza era la nostra meta.
    Rimanete qui perfavore.
    Ci arrestammo dinnanzi all’ingresso mentre la ragazza varcò la soglia aiutandosi con la destra per scomparire al di là delle tende. Ricomparve qualche istante dopo.
    Potete entrare!
    Grazie!
    Fu dunque il nostro turno. Gaho fece strada e io lo seguii. Ci trovammo all’interno di una sala molto ben illuminata al cui interno un uomo vestito era intento a bere del liquido con una calma interiore spiazzante. La giacca nera all’esterno si collegava attraverso una catenella dorata al panciotto blu scuro più interno. Entrambe avevano bottoni scintillanti argentei mentre si intravedeva una camicia bianca a righe verticali blu sottili. Un nastro blu più chiaro cingeva il collo e scendeva lungo il petto, cinto sotto al mento da una spilla romboidale. Il viso giovane, pacato, di un rosa pallido. Nessun lineamento fuori posto, occhi gelidi azzurri lasciavano presagire il temperamento calcolatore di quell’uomo. Eppure speravo di sbagliarmi.
    Quest’uomo non mi piace…
    I capelli folti ma corti ricadevano in ciuffi disordinati e neri sulla fronte.
    Kuze-sama…
    Gaho fece un inchino reverenziale.
    Oh…
    Lo seguii a ruota. Il ragazzo era molto più bravo del sottoscritto nelle formalità.
    Ero rimasto incuriosito che due ninja di Kiri si fossero spinti fino a questa città. Ero quasi tentato di fare delle indagini su di voi, ma come sospettavo sareste stati voi a venire da me. Non che la cosa mi stupisca, di questa città io so praticamente tutto!
    Proprio per questo siamo da voi. Vorremmo chiedervi se sa dirci qualcosa riguardo a un certo Raiga Yuki.
    Sappiamo che è stato avvistato da queste parti e che probabilmente ha manifestato qualche segno di squilibrio mentale.
    Lui non è solo qua, nel suo essere così "disturbato" ha una personalità assai magnetica e ci sono un paio di persone che gli gravitano sempre attorno. Per proteggerlo suppongo. La sua mente è così fragile...Sarò franco. Non voglio farmeli nemici, quindi se volete sapere di più dovete parlare con loro. Suppongo che la vostra presenza non sia a loro affatto ignota.
    Capisco… A quanto pare Raiga deve essere molto scomodo se nemmeno Kuze vuole averci a che fare… O forse è davvero troppo potente…
    Furono vani i nostri successivi tentativi di scucirgli altre informazioni, soprattutto riguardanti alla scorta di Raiga. Così alla fine ci rassegnammo.
    Vi ringraziamo della vostra disponibilità.
    Ci congedammo tutti e due e ci precipitammo all’aperto.

    Kameji, sono sicuro che ci nasconda qualcosa di molto importante.
    Anch’io… Ma non siamo nella posizione di poter fare gesti avventati.
    Se come dice Kuze gli uomini di Raiga sanno del nostro arrivo non credi che ci sorveglierebbero?
    Molto probabile.

    Allora dovremmo escogitare qualche stratagemma per farli uscire allo scoperto.
    Non penso siano degli sprovveduti. Sarà molto difficile fare una mossa del genere. E anche rischioso… L’unico modo per farli uscire fuori è lasciare che si scoprino loro…
    E come?
    Andremo in un luogo isolato lungo il fiume… E’ una mossa molto rischiosa ma almeno entrambi saremo in grado di poter utilizzare la nostra innata senza problemi.
    Non mi piace fare l’esca umana ma se sono sorvegliato o sanno le mie mosse non fa alcuna differenza.
    Dici che usciranno allo scoperto?
    Se vogliono dirci qualcosa lo faranno… Sarà per loro una ghiotta occasione.
    Ci avviammo dunque verso il fiume ma dopo pochi metri ci si parò davanti una coppia di uomini: uno alto, biondo e con i capelli corti; il secondo più masso di una spanna e nero di chioma. Cominciarono ad avanzare verso di noi.
    WigglyShadowyCow-small
    In guardia Gaho.
    Gli sussurrai.
    I due si fermarono a pochi metri da noi. Il biondo si schiarì la voce.
    Era chiedere troppo a quelli di Kiri che dimenticassero. Questa storia deve finire in un modo o nell'altro. Seguiteci, risolveremo la faccenda dove non rischieremo di fare del male a nessuno.
    Fantastico… Ci hanno risparmiato la fatica di cercarli.
    Cercai uno sguardo d’intesa con Gaho. Annuii dunque col capo: li avremmo seguiti.
    Ora perderemo il vantaggio territoriale.
    Ci stavamo infatti allontanando dalla zona del fiume. Non un gran problema per il sottoscritto, più rilevante per il genin.
    Seguimmo la coppia per una cinquantina di metri sul vialone per poi svoltare a sinistra in un vicolo e dirigerci verso l’estremo della città. Camminammo ancora avanti per circa trecento metri per poi arrivare ad uno spiazzo quadrato di circa 20 metri di lato. I due si fermarono. Io e Gaho prendemmo le relative distanze di sicurezza da essi, circa una decina di metri.
    Il ragazzo con i capelli scuri ruppe il silenzio.
    Siete ancora a tempo ad andarvene. Tornate a casa e nessuno si farà male!
    Spiacente… Piuttosto perché non ci dite cosa avete tanto da nascondere?
    Il segnale di sfida fu abbastanza chiaro. Partirono entrambi all’attacco.

    Il ragazzo coi capelli neri partì all’attacco con uno scatto fulmineo.
    Cazz...
    Neanche il tempo di imprecare e subito cercò di farmi uno sgambetto ma riuscii a vedere l’attacco all’ultimo. Cercai dunque di compiere un balzo con ambo le gambe per schivarlo ma finii preda della spazzata che non mi colpì in pieno, ma mi fece capitombolare all’indietro con la schiena a terra.
    L’energumeno dunque estrasse in seguito un kunai. Cercò dunque di portare un affondo mirato alla gamba destra. Posizionai rapido dei sigilli al petto [Cane - Cavallo – Uccello] e rilasciai una buona quantità di chakra a formar un mulinello protettivo che fece indietreggiare l’energumeno e bloccò il suo attacco.
    Ne approfittai per rialzarmi. Avevo subito una botta, nulla di preoccupante, ma erano già due in una mattinata e la cosa non mi piaceva affatto.
    Ma perché tutti maestri del corpo a corpo devo prendere io?!
    Composi nuovamente dei sigilli al petto [Drago – Tigre].
    Gorgone acquatica.
    Condensai l’umidità dell’aria fino a formare fino a formare un drago deforme per poterlo scagliare contro il mio avversario. Non mi interessava l’estetica, quanto la rapidità di contrattacco. Optai dunque per l’attacco più facile da preparare e più veloce, ma allo stesso tempo meno potente. Mirai al basso ventre sia per prevenire una sua schivata con balzo, sia per colpirgli i gioielli di famiglia che fanno sempre più male del dovuto.
    Estrassi rapido un kunai e in seguito un sigillo esplosivo e lo applicai sopra. Indietreggiai fino ad arrivare a circa sette metri dal mio avversario (l’esperienza mi aveva ormai tarato per gli effetti del sigillo esplosivo) e scagliai il kunai con il sigillo verso le gambe del mio avversario.
    L’intento era dunque quello di costringere il mio avversario ad una schivata che lo avrebbe portato a mezz’aria. A quel punto avrei posizionato una serie di sigilli per eseguire una nuova tecnica. [Pecora - Drago – Tigre]
    Fuuton… Proiettili di vuoto.
    Aspirai dunque una boccata d’aria per poi sparare 5 proiettili fatti di aria compressa e dirigerli verso il nemico.







    E' da tanto che non posto. Chiedo venia per la qualità del post ma mi devo togliere un po' di ruggine. :beer:

    Scheda Kameji
    Riepilogo


     
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    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu


    Per semplicità e correttezza nei confronti di un pg che oramai non continuerà questa missione glissiamo sulla sua presenza,fai conto che non sia presente e descrivi solo il tuo scontro.
    Il tuo avversario verrà colpito dai tuoi attacchi e stringerà i denti, senza dare segno di voler cedere. In tutta risposta l'uomo creò un bunshin usando la tecnica superiore della moltiplicazione illusoria.
    Vai da Raiga ed avvertilo che Kiri ha manato qualcuno a prenderlo. Deve scappare prima che sia troppo tardi!
    Il clone comincerà ad allontanarsi mentre l'originale rimarrà a combattere contro di te, continuando sulla falsariga di quanto fatto nel turno precedente.


    Calcio Spiritato (Shinkyaku)
    Tipo: Taijutsu
    Posizione delle mani: Nessuna
    Livello: C
    Descrizione: Si scatterà verso il proprio avversario girandogli dietro all'ultimo momento e colpendolo con un calcio, che se a segno farà indietreggiare l'avversario di 3 metri.
    Consumo: 15
    Danno: 2-5
    Richiede: Velocità 4; Forza 4; Corporee 3
    Costo: 70 Exp
    Energia: Verde
    Valore 4


    Infine l'uomo tirerà fuori dalla sua sacca un kunai e dopo averci collegato un sigillo esplosivo lo scglierà verso di te in modo da farlo conficcare a terra e poi esoplodere


    Attacco semplice: kunai esplosivo - Valore 3.5


    A questo punto, dopo esserti difeso dovrai imbastire la tua offeniva...affrontare il tuo avversario mentre dovrai cercare di impedire al clone di fuggire ed avvertire Raiga. Il clone è a circa 10 metri da te ed alla tua destra, mentre il tuo avversario è davanti a 5 metri.

    Danni subiti: 11 - Chakra consumato: 30


    L'area è 20x20 e non ci sono oggeti adeguati alla tecnica della sostituzione
    Per qualsiasi dubbio riguardo alla traccia contattatami via mp. :fiore:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Riuscire a dare una valutazione dopo così tanto tempo dall'ultimo post non è la cosa più facile, però mi sembra ben fatto, a parte per alcuni errori di battitura che però non inficiano il valore complessivo del lavoro che hai fatto

    Voto blaze: 7.6


    Per dubbi contattami pure in privato :beer:

    Missione Kiri: Un Grido dal Passato


    Utente/i partecipantie/: Vanvarus - blaze9
    Pg partecipante/i: Gaho Yuki - Kameji Ashimizu



    Per dubbi contattami pure in privato :beer:



    Contatto: @Roby
     
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