Infermeria Secondo torneo degli shinobi

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  1. »Ateyo
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    + Infermeria +



    CITAZIONE
    Questa è l'infermeria nella quale tutti gli shinobi che subiranno danni considerevoli o andranno k.o dovranno trascorrere un determinato periodo.
    Scriverete qui i vostri post di riabilitazione
    si seguirà questa scaletta
    Ferite Gravi : 7 slot (4000 - 8000 Caratteri)
    Ferite Molto Gravi : 8 slot(8000 - 12000 Caratteri
    Ferite Critiche : 10 slot (8000 - 16000 Caratteri)
    KO: (12000 - 20000 Caratteri)

     
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    Riabilitazione Meiji Gushiken

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    Quando l’otiano svenne ancora su quella porzione di lava fredda, oscura e tetra, il ninja che aveva il ruolo di giudicare l’esito dello scontro chiamò 4 ninja-medici che in men che non si dica lo caricarono sopra ad una barella e lo portarono in infermeria, gaudamente, le ferite erano abbastanza gravi, un polmone forato e varie ferite profonde su tutto il corpo, perciò dovevano essere curate subito per poi fare un periodo di riposo per accertare che il suo fisico si fosse ripreso completamente. Durante il trasporto la sua mente dopo aver sentito ancora parlare di quel dannato Jashinista reagì portando alla luce ricordi, immagini, parole che aveva chiuso nell'angolo più buio della sua mente, le immagini che vedeva durante il sonno gli mostrarono gli esatti lineamenti dell'avversario, come era vestito, la forma e il colore della sua falce, il simbolo di Kumo che svettata nell suo coprifronte e molte pensieri la cui origine era occulta. Mentre la sua mente gli mostrava il passato i ninja-medici raggiunsero l'infermeria spostandolo in una camera privata mettendolo sul letto e incominciando a svestirlo togliendogli anche tutte le sue armi.
    Dannato ninja di Kumo, la prossima volta ti staccherò la testa a morsi, se solo avessi avuto un pò più di potere, un potere come solo l'oscurità sà darmi, appena ne avrò l'occasione tu sarai il primo a sperimentare ciò.

    Queste frasi si ripetevano in continuazione nella sua mente fino a quando riuscì a sentire anche una voce che fece tacere le frasi che lo stavano facendo impazzire, la riconobbe era la voce di suo fratello, inaspettatamente presente al torneo come spettatore, che pensava ad alta voce a qualche piano per portarlo in salvo e cercar di guadagnare tempo per portare il più velocemente possibile il suo fratellino in infermeria.
    Non so come Seichi sia arrivato fin al paese degli Uccelli, ma non voglio che mi veda in questo stato..
    Dopo qualche istante la voce svanì lasciando calare il silenzio per qualche secondo per poi sentire le urla di tristezza del suo fratello facendolo impazzire di rabbia ricordando la fine che aveva fatto, la rabbia che provava in quel momento lo fece svegliare alzandosi di scatto urlando il nome di Seichi ad alta voce facendo allarmare i ninja medici che indietreggiarono di qualche metro da lui che nel'frattempo leggermente stordito e disorientato cercava di capire dove si trovasse in quel momento.
    Il suo corpo giaceva steso nel lettino d’ospedale apparentemente privo di vita. La sua pelle, già molto chiara, era pallida e gelida come quella di un morto. Le fasciature celavano in maniera approssimata le ferite che, a seguito dell’operazione, avevano smesso di sanguinare. Il respiro era debole, tanto che il movimento della cassa toracica era quasi impercettibile. Persino nell’incoscienza, il suo viso rifletteva i segni del grave dolore subito.
    Che cosa sta succedendo?
    Perchè tutte queste persone intorno a me? Qualcuno ha attaccato il torneo?
    Qualche secondo dopo la reviviscenza gli tornò la vista, anche se un pò annebbiata, in mezzo a tutti quei ninja vide anche Seichi seduto su una poltrona, tipicamente infiermeristiche, che lo fissava con aria preoccupata, lentamente abbassò il braccio lungo il fianco per prendere un kunai ma rimase deluso e dandosi un'occhiata veloce al suo corpo notò che era tutto bendato tranne il volto.
    Cosa sta succedendo?
    Yomino si alzò e andandogli vicino gli spiego brevemente dove si trovava tappando alcuni buchi di memoria che aveva avuto dopo lo svenimento, la voce sembrava preoccupata ma nel vederlo coscente si rallegrò tornando il solito vecchietto.
    Calmati Meiji... siamo nell'infermeria del torneo.
    Sei svenuto a fine scontro e ti hanno portato quà per curarti le ferite... hanno quasi finito... quindi calmati e lasciali fare il loro lavoro.

    Quando sentì la breve spiegazione del fratello incominciò a ricollegare tutto quello che era successo ricordandosi di essere nel paese degli uccelli e di essere stato battuto, ripensando allo scontro si arrabbiò nuovamente pensando di essere stato sconfitto da un ragazzino, ma sapeva che non era un ninja qualsiasi e non vedeva già l'ora di rincontrarlo per fargliela pagare cara.
    Maledetto Jashinista!!!
    Quando finirono il sole era calato lasciando spazzio ad una leggera oscurità che pian piano si impadroniva del villaggio e che lasciava anche la sua stanza leggermente illuminata. Un sommesso brusio saliva dalle strade del paese degli ucceli, disperdendosi verso gli edifici, avvisando gli abitanti che anche quel giorno la vita, in quel villaggio, era cominciata. Gli occhi non potevano fare a meno di rivolgersi verso l'immensa colonna di nebbia, che dalla finestra era ben visibile,, la quale, lentamente, saliva verso il cielo, vorticando, fino a confondersi con le nubi. L'animo di chiunque tremava al pensiero che il sole potesse colpirli, che non v'era più alcuna copertura, alcuna foschia ad avvolgerli, che l'intero mondo poteva osservare quel Villaggio di demoni,oto, ombre ed assassini, scorgendo il suo vero volto, i pensieri dei suoi abitanti, persino i loro sentimenti. Nessuno, però, osava avvicinarsi a quella colonna, a quella nebbia, a quegli spettri del passato che piangevano la decadenza della lor patria. Nessuno osava nemmeno pensare a chi, a cosa vi fosse accanto a quella nebbia, sotto di essa, a come si fosse originata. I cuori venivan presi da paura, stretti tra i terribili arti del terrore, quando il pensiero si volgeva a quell'inferno che s'era scoperto, alla morte ch'era giunta, visibile, in quel mondo. Lo sguardo si abbassava velocemente dalla colonna di nebbia, tornando a rivolgersi verso le case, verso le forme conosciute come mere ombre. Ancora ci si voltava, temendo di scorgere un nero presagio dietro di sè, una lama celata nella foschia. Non vi era, però, più nulla di tutto questo. Eppure, l'animo del ragazzo non poteva che esser triste, il suo cuore ancora in tumulto, la sua mente scossa. Il dolore alla mano sinistra, pesantemente fasciata, gli ricordava il sacrificio che aveva compiuto, l'ordine crudele cui aveva obbedito. Quello, però, non poteva che esser l'inizio: mai sarebbe stato sufficiente un gesto tanto misero perchè tutto tornasse come prima, perchè ricomparissero onore e gloria, perchè le macchie del passato venissero cancellate. Il ragazzo strinse i pugni, digrignando i denti. Infine, vagando su quel cielo grigio e minaccioso, lo sguardo del genin si posò sulla colonna di nebbia, la cui foschia si univa con quella del cielo, con quelle nubi. Ancor gli sembrava d'udire un lontano ululato, un suono terribile, minaccioso e triste al tempo stesso, degli spettri di oto, che osservavano, tristi e piangenti, la loro patria. Lo shinobi si carezzò la mano sinistra, che ancora, al semplice tocco delle dita, gli doleva. Poi, d'improvviso, s'alzò, come se gli fosse impossibile resister ancora, rimanere immobile aspettando che la ferita guarisse, senza ascoltare i continui, imperiosi richiami che la Nebbia derivante da oto gli volgeva.
    Ora scendo dal letto
    Dopo alcuni minuti di ricerca nelle stanze dell'infermeria riuscì finalmente a trovare le scale che portavano al tetto dell'ospedale, luogo prediletto, e ne incominciò a varcare i primi gradini facendo il minimo rumore, ma maldestramente quando mancava poco ad attraversare la soglia una fitta di dolore lo colpì nella fasciata gamba destra, che lo fece rotolare per alcuni scalini.
    Merda... maledette ferite!
    La prossima volta ti farò sputare sangue Kumiano del cazzo!!
    Rialzandosi dolorante per la caduta sommata a tutte le altre ferite raggiunse il tetto andandosi ad appoggiare alla ringhiera e alzando lo sguardo osserò il paese degli uccelli illuminato ,ora,da tantissime luce che lo rendevano veramente meraviglioso. La tetra nebbia ora era scomparsa, trasporata un fievole peto radente.
    Seichi raggiunse il tetto anticipando le guardie e trovò il suo fratello molto pensieroso ad osservare lo splendore di quel villaggio, vedendolo in quello stato gli pianse il cuore e non potè fare a meno di andarci a parlare.
    Lo sai che non dovresti alzare dal letto vero?... Sei il solito coglione.
    Suo fratello continuò ad invogliarlo a parlare, sapeva come si fosse sentito dopo una sconfitta, il suo fratellino orgoglioso ne avrebbe risentito, forse perdendo la propria fiducia in sè stesso. Così, incominciò a rassicurarlo e invogliarlo a non abbattersi.
    Sò come ti senti Meiji... ma la sconfitta non è la fine... ti conosco e sò che ti brucia molto... visto anche a che clan apparteneva il tuo avversario... ma non per questo ti devi deprimere in questo modo.
    Vedendo la sua faccia, la mia prima impressione, è stata quella di rivedere il volto del rapinatore di Eichi...
    Seichi risentendo la storia della scomparsa del loro fratellino più piccolo cambiò espressione diventando triste ricordando quella grossa tragedia, ma non poteva nenanche far sprofondare Meiji nell'odio e nella vendetta, cambiò espressione per non far notare il suo dolore e anche tono di voce diventando serio.
    Cosa credi di fare?... Anche se lo troverai non puoi essere sicuro di batterlo e sai bene che lui non ti risparmierà... senza contare che possiede molte abilità e possiede anche l'abilità del rituale di sangue.
    Non lasciarti giudare dall'odio e dalla vendetta... ti divoreranno prima ancora che tu te ne accorga... anche io soffro ogni giorno per Eichi...
    Quando sentì quelle parole molti dubbi si impadronirono di lui come la peste anche perchè riusciva a capire Seichi, lui lo vedeva molto diversamente la cosa infatti non gli importava niente voleva solo giustizia..
    In ogni caso io la vedo diversamente... non mi importa cosa dovrò sopportare... lo ucciderò e porterò avanti la mia missione anche a costo della vita!!
    La sua determinazione era a mille e dentro di lui il desiderio di sangue che si portava dentro cresceva rendendolo sempre più devoto alla causa e rendendo i suoi occhi ancora più freddi e sinistri, il suo sguardo spaventò persino Seichi che era l'unico a comprenderlo e conoscerlo da molto tempo. L'insania, scomparsa al momento della sconfitta, aumentò esageratamente.
    Così mi spaventi ragazzo... non pensi ai tuoi compagni e amici a Oto?... Pensi che si sentirebbero bene nel vederti tornare in fin di vita o morto perchè volevi vendetta per il passato?... Non pensi a me?
    Queste fecero riflettere ripensando al suo team composto da Raetsu, non voleva spezzare questi sottilissimi legami che si erano creati durante il suo addestramento e missioni svolte insieme e ripensando a essi si calmò tornando pensieroso.
    Qualche istante dopo che la conversazione arrivò ad un punto morto la porta si aprì nuovamente facendo anche passare dele voci.
    Signor Gushiken... mi presento sono Camila un ninja-medico del torneo.. sono quì per riportarla nelle sue stanze... non dovrebbe neanche uscire dalla sua stanza... forza andiamo.
    Fulminando i ninja-medici con il suo sguardo di ghiaccio per aver interroto la sua conversazione ormai giunta al limite fece cenno a Seichi di seguirlo per poi prendere le scale che lo avrebbero portato al piano terra dove era situata la sua stanza, una volta dentro si sdraio sul letto coprendosi fino al bacino chiedendo subito dopo a Seichi di lasciarlo che voleva riflettere su molte cose e anche la stanchezza iniziava farsi sentire.
    Cosa dovrei fare?... Per inseguire quel ragazzo, che forse potrebbe avere delle indicazioni, dovrei abbandonare Oto e tutti i legami che ho con essa... ma se anche un ragazzino è riuscito a battermi non farò molta strada. Devo allenarmi molto e molto di più se voglio uccidere quel maledetto.
    Una mezzoretta di riflessioni lo fece crollare in un sonno profondo che mise fine al giorno del secondo duello nel girone dove ne era uscito sconfitto.
    Il trambusto della sveglia che aveva in camera lo scegliò alle 8:30 per far iniziare il via e vai dei ninja-medici che stavano preparando tutto l'occorrente per cambiargli le fasciature e controllare le ferite, quando i medici furono pronti incominciarono a togliergli le fasciature una ad una per poi controlle per bene ogni singolo taglio o ferita che aveva e provvedere alle varie medicazioni.
    Spero che questa cosa non duri molto... questi nija mi stanno infastidendo parecchio.
    Ci impiegarono una mezzoretta a controllare la guarigione delle ferite e una seconda mezzora per rifare tutte le fasciature che avevano tolto qualche l'ora prima, gli comunicarono anche che la sua guarigione procedeva molto bene e che poteva lasciare l'ospedale dopo gli ultimi controlli per ritornare a duellare nel torneo. Quando glie lo comunicarono gli venne la voglia di prendere i suoi effetti personali e di togliere le tende all'istante ma venne fermato dall'entrata del giovane Seichi nella stanza, la sua espressione non era la solita sembrava che il suo desiderio di vendetta che gli aveva apertamente dichiarato lo avesse scosso lasciandogli un'aria di tristezza sul volto e questo lo fece riflettere un'altra volta su come affrontare la sua scelta. Erano migliaia i pensieri che gli giravano in testa in quel momento e tutti riguardavano i legami che aveva fatto in questi ultimi anni, al momento non voleva ancora lasciarli senza neanche sapere il motivo e poi non aveva la forza adatta per cavarsela per conto prorpio al di fuori del villaggio.
    Tornerò al villaggio... devo diventare molto più forte se voglio riuscire nel mio intento e un ottimo luogo per farlo è un villaggio... tramite le missioni e scontri diventerò sicuramente più potente.
    Dopo avergli detto cosa aveva in mente di fare quando si sarebbe ristabilto al 100% suo fratello si tranquillizò ulteriormente e andò a prendergli sia le sue armi, appoggiò le armi sul letto in pare alla gamba destra mentre i soldi li mise in parte alla gamba sinistra e poi uscì dicendogli che andava a fare i bagagli in attesa della sua completa guariglione.
    Finalmente dopo un giorno rivedo il mio armamentario.. pensavo la avessero buttato...
    Finalmente, dopo esser tornato Seichi, si incaminarono verso le porte del grande ospedale, subito un fievole vento ne accarezzava il viso illudendone i pensieri, distorcendone le immagini, subito preso di mira dagli sguardi delle persone che al torneo lo avevano visto in fin di vita, sdraiato a terra in un bagno di sangue, che era stato trasportato d'urgenza in ospedale, causa gravi ferite, ora era lì, che girava la rotella per rimettere a posto la mente, mentre ridacchiava follemente. L'arcata monumentale dell'edificio del torneo internazione, quello primitivo, svettava insormontabile nel centro del villaggio ,il luogo del primo duello, mentre in lontananza sul filo dell'orizzonte vi era la sagome del vulcano, ove probabilmente, i due ninja avevano combattuto arduatamente meritandosi la vittoria. Vittoria che però spettò al Jashinista, un ragazzo che faceva del sangue il suo elemento di forza. Nel caso s ifosse scontrato di nuovo con lui, sarebbe stato prettamente lontano e cercando di combattere tramite ninjutsu, non poteva e non doveva attaccarlo frontalmente.



    Edited by ¬Dr.Steve™ - 10/6/2011, 20:28
     
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  3. PMonkey
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    parlato
    Pensato
    Parlato infermiere
    Parlato dottoressa


    Quanto di questo sangue è suo?


    La voce di una donna risuonò veloce e affannosa per il sentiero nel bosco;si stavano spostando, erano diretti verso la candida infermeria che gli abitanti e i medici del paese degli uccelli avevano allestito per salvaguardare la salute degli shinobi impegnati nel torneo; non era un vero e proprio ospedale,ma per essere un enorme tendone costruito ai piedi dell'arena era comunque molto ben attrezzato.

    Tutto o la maggior parte temo


    Rispose una voce più calma e maschile: mentre Jin combatteva per rimanere cosciente, le parole sussurrate sembravano arrivargli da una grande e oscura distanza, non era sicuro di sapere a chi appartenessero, forse avrebbe anche dovuto conoscere quelle voci, ma in quel momento la cosa non aveva importanza.
    Il dolore intollerabile sul lato sinistro del torace e la mancanza d'aria lo aveva portato sull'orlo del panico, probabilmente avrebbe dovuto provarne molto di più senza la protezione di Jashin e forse se non avesse consumato tutte le sue energie per il rito non ne avrebbe sentito affatto,ma in quel momento non riusciva nemmeno a ricordare che cosa gli fosse accaduto.
    In quello stato tutto ciò che riusciva a fare era prendere un faticoso respiro dopo l'altro; tuttavia, c'era qualcosa che lo preoccupava di più.
    Jin si sforzò di dare voce a questa sua ansia cocente,ma non riuscì a formulare le parole, e fu in grado di emettere solo un gemito strozzato privo di significato;strinse il braccio della voce alla sua destra,la donna,nel disperato tentativo di farle fermare per spingerlo ad ascoltarlo,ma lei interpreto male il suo gesto e ordinò agli uomini che lo trasportavano di fare più in fretta, nonostante questi stessero già ansimando per lo sforzo di farlo avanzare su quel terreno roccioso, nella profonda ombre degli alti pini, cercavano di essere il più delicati possibile ma non rallentavano per nessun motivo.
    Poco lontano un cane lanciò il suo richiamo nell'aria immobile,come se quello fosse un giorno uguale a tutti gli altri; Jin osservò con uno strano senso di distacco la tempesta di attività che gli volteggiava intorno, solo il dolore e la stanchezza sembravano reali.
    Si ricordò di aver sentito una volta che quando uno muore,non importa quante persone gli stiano accanto,muore da solo,ed era proprio così che si sentiva lui adesso:solo.
    In quello stato non ricordava nemmeno di non poter morire come tutti,che il suo dolore e la sua infinita spossatezza sarebbero scomparsi entro un paio di giorni di riposo, per ora in quella marcia forzata i suoi “medici” stavano lavorando con la certezza che senza un pronto intervento non avrebbe potuto salvarsi e Jin,la mente annebbiata, non capiva nulla o quasi.
    Quando sbucarono in un campo di erba calpestata da molti piedi e alberi sottili, guardando oltre i rami quasi spogli,Jin vide un cielo plumbeo che minacciava di riversare torrenti di pioggia e nonostante non riuscisse a spiegarsene il motivo,il giovane genin bramava un po' di fresca acqua sul viso.
    La corsa continuò imperterrita senza rallentare e ben presto apparvero le candide pareti dell'enorme tendone ospedaliero,gli uomini urlarono degli ordini;Jin notò volti cinerei che lo osservavano mentre veniva trasportato, restando rigido per combattere l'agonia stordente di una ferita mortale, all'interno della zona medica.
    Il gruppo di persone attorno a lui si incanalò attraverso la stretta soglia dell'edificio sparpagliandosi nella luce al suo interno.

    Qui, mettetelo su questo lettino presto!


    Il fresco pulito delle lenzuola appena lavate era un toccasana per il ninja che aveva la spiacevole sensazione di aver passato l'ultimo quarto d'ora in un forno bollente; la consapevolezza parve colpirlo come una bastonata facendolo sussultare nel ricordo di ciò che era realmente successo nelle ultime ora, lo scontro, il magma e il sangue, tutto parve disciogliere quella nebbia invalicabile che la stanchezza aveva montato nella sua mente.
    Ora voleva solo parlare, voleva avvisare i suoi salvatori che in fin dei conti non vi era nulla da salvare, neanche un polmone in meno avrebbe potuto uccidere un figlio di Jashin, pure senza polmoni avrebbe continuato a calpestare la lurida terra dei viventi senza problemi; ma l'unico cruccio che lo tormentava in quel momento era la stanchezza, aveva finito tutto il suo chakra nel rito e ora il solo mantenere i pensieri coerenti era uno sforzo mostruoso, la bocca era impastata di sangue secco e fresco.

    Falce! La falce!

    Riuscì a dire sfidando il suo corpo a resistere sveglio ancora per un po' e la sua gola a parlare nonostante tutto il liquido che la otturava; la donna e l'uomo che ora,chinati su di lui lo analizzavano, parvero non capire quell'urlo rauco, forse lo presero come semplice delirio dovuto alla febbre, non recepirono il messaggio che il giovane genin stava cercando di mandargli:”aiutate l'altro io sono immortale”.
    Jin era sul punto di arrendersi e sentiva già le luminose forze della ragione svanire nell'oblio del dolore e della stanchezza, aveva gli occhi pesanti,ma doveva resistere,doveva avvisare quei due dottori che per lui era tutto ok e che avrebbero fatto meglio ad aiutare qualcun altro, non voleva portarsi sulla coscienza la morte di quel genin.
    Aveva compiuto il rituale ma la sua follia aveva urtato contro il suo muro morale impedendogli di uccidere il suo avversario, solo per questo aveva ricorso a quel metodo estremo per porre fine alla lotta, se non avesse fatto ciò la voce nella sua testa sarebbe tornata ancora più forte e lo avrebbe spinto a uccidere sul serio qualcuno.
    Chiuse gli occhi, gli occorreva un secondo,doveva solo chiuderli per due istanti, giusto per riposarsi e per schiarire la vista in modo da poter trovare le forze per parlare; le ultime cose che udi furono le voci stupite dei medici e una voce seria e scrupolosa che parlava col tono autoritario di chi è abituato a farsi obbedire.

    Dovete salvare il mio avversario!!


    Urlò Jin aprendo gli occhi, aveva goduto di quei due secondi per riposare gli occhi e ora aveva la forza per spiegare cosa era successo;Si ritrovò seduto, forse nell'impeto di parlare si era messo a sedere, ma qualcosa non andava.

    Dove diavolo sono tutti?


    La testa gli prese a girare costringendolo a sdraiarsi di nuovo per evitare di vomitare; la candida apertura nella tenda gigante venne aperta di scatto e Jin vide entrare nell'infermeria una donna e un ragazzo, lei era bionda e dagli occhi scuri,mentre il giovane era un ragazzetto basso e grassoccio dall'aria annoiata.

    Paziente Ichimaru, finalmente si è svegliato...


    Jin osservò i due attraversare le diverse fila piene di letti vuoti fino a raggiungere il suo; qualcosa non andava, aveva chiuso gli occhi per due secondi eppure ora la sua bocca era pulita, il costato non gli faceva male e il suo letto era privo di macchie di sangue, non riusciva a capire che cosa diavolo fosse successo in quel piccolo istante in cui si era concesso di riposare prima di gridare.

    Hai dormito per due giorni, idiota.

    Disse il grassoccio, probabilmente un infermiere, osservandolo divertito burlandosi di quello sguardo stupito e annebbiato che Jin doveva avere in quel momento strano.

    Dormito? Per due giorni? Come diavolo è possibile.


    Fece per alzarsi, il polmone non gli dava fastidio e senza il sangue nella bocca poteva respirare come voleva, si sentiva solo ancora immensamente stanco; un tocco gentile sulla fronte glielo impedì spingendolo di nuovo a sdraiarsi.
    La dottoressa dai capelli biondi lo osservava divertita, sembrava che stesse osservando un assurdo scherzo della natura e probabilmente era questo quello che pensava guardando quello strano ragazzino dai capelli bianchi che apparentemente non poteva morire.

    Sono la dottoressa Law...resta a letto sei ancora troppo stanco...non avresti dovuto sforzare così il tuo corpo.


    Che cosa è successo all'altro...al mio avversario?

    Starà bene i medici l'anno portato all'infermeria per i ninja di Oto, dopo uno scontro così cruento non credevamo che sarebbe stato prudente mettervi assieme; lo hanno operato d'urgenza, ma si riprenderà...tu invece? Come ti senti?


    Io? sto bene...io sono


    Immortale lo sappiamo, idiota.


    Smettila Kudo! Perdonalo tifava per Oto e non apprezza molto come tu hai ridotto uno dei suoi preferiti...comunque sappiamo della tua condizione clinica, un jonin ci ha avvisati poco prima che provassimo a impiantarti un polmone diverso, quindi ci siamo limitati a ricucirti le ferite e a farti riposare...devi aver usato a fondo le tue energie nello scontro, ora devi riposare per recuperarle per il prossimo...


    Ahhh grazie.


    Ora andiamo a fare un giro di altri pazienti...cerca di dormire...

    ci vediamo,idiota.


    La dottoressa con una forza ben al di sopra del normale colpì il suo assistente sulla nuca facendolo finire lungo disteso a terra, ma questi, con grande sorpresa di Jin, si rialzò quasi subito massaggiandosi la parte posteriore della testa; vedendoli andare via al giovane ninja sorse un'altra domanda per lui essenziale.

    La mia falce!!?


    La tua falce non può entrare in infermeria...la riavrai quando ti rimetteremo, tra qualche giorno.


    Jin li osservò uscire e,una volta sicuro che non sarebbero tornati, si mise a sedere sul letto cercando nel contempo di slegarsi le fasciature che gli circondavano il petto; scoprì una larga ferita ricucita con filo medico, aveva un brutto aspetto ma non gli doleva, tutto merito del chakra che ora scorreva nelle sue vene e di Jashin che lo proteggeva ringraziandolo del sangue donato.
    Sorrise, era contento di come erano andate le cose e quel mostruoso taglio sul petto gli avrebbe ricordato il prezzo della sua follia, la prossima volta non avrebbe esagerato così tanto nello sfidare la propria immortalità.
    Si rimise sdraiato a contemplare il candido soffitto di tela dell'infermeria, era come trovarsi dentro un bozzolo di luce, tutto li attorno era limpido e immacolato e il sole lo illuminava da fuori accrescendo l'idea di tranquillità e pace impressa il quel luogo, ma nonostante l'apparente perfezione del posto,Jin non vedeva l'ora di tornare sul campo di battagli e soprattutto di stringere fra le dita la sua falce.

    Credo che dormirò qualche ora...ho un po di...


    Non completò nemmeno quella frase detta fra se e se, stava già dormendo prima che le parole fuoriuscissero dalle sue labbra, la spossatezza a differenza di molte altre cose non può essere combattuta a lungo e nemmeno un immortale può vincere contro la pura stanchezza di uno scontro estenuante.
    Passarono così, tra un riposo e una visita dei suoi compagni di kumo, altri due giorni nell'infermeria che stava diventando sempre più per Jin simile a una prigione senza sbarre, sembrava che tutti volessero evitare di farlo uscire troppo presto, forse tutti ora che avevano visto il suo potere all'opera temevano che facesse danni ancora più gravi; ciò sarebbe stato meglio ai fini del torneo, i suoi avversari avrebbero temuto il suo potere ancora prima di iniziare uno scontro, ma ai fini sociali ciò era come dichiararsi un serial killer psicopatico.
    All'alba del terzo giorno la stessa donna,che gli aveva spiegato la situazione quando si era svegliato per la prima volta li, tornò a trovarlo e ad annunciargli con scarso entusiasmo che sarebbe stato dimesso nel pomeriggio e che a breve avrebbe potuto tornare a combattere.

    Cerca solo di non tornare a trovarci più ok? E magari non mandarci nessuno intesi?


    Jin sorrise e con aria tranquilla e innocente accenno un breve assenso a quelle parole, non promise niente perché sapeva di non essere nelle condizioni adatte a promettere cose del genere e lui in nessun caso avrebbe fatto una promessa che non poteva mantenere.
    Uscì finalmente a metà giornata, la luce del caldo sole lo accolse insieme agli sguardi sorpresi di molte persone, le stesse che pochi giorni prima lo avevano visto mezzo morto su un lettino trasportato a spalle da quattro omoni.
    Un ninja dall'aria solare gli porse la falce, Jin in maniera brusca e poco educata gliela strappo di mano, chiese scusa pochi istanti dopo, ma per un lungo momento si godette quella sensazione che gli era mancata, la perfetta sincronia fra lui e l'arma:ora il suo braccio era di nuovo completo e pronto a tornare in battaglia.
     
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  4. sugo88
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    LE PULIZIE DELL'ANIMA



    CITAZIONE
    Rosso=parlato Hanamici
    Giallo=pensato Hanamici
    Arancio=parlato dottor Costa
    Verde:paralato coppia Hanamici

    Passarono dei giorni dal suo ultimo incontro, non si era ancora svegliato, restava sul letto immobile senza dare segni di vita. Nei minuti successivi i medici specialisti cercarono di salvare la vita del giovane Hanamici, dopo un intero pomeriggio d'intervento, durato più di 6 ore le condizioni del ninja si stabilizzarono, i medici fecero un ottimo lavoro, ma il dottor Costa, appena finito di fare l'intervento precisò al suo staff: noi abbiamo fatto il possibile, ora resta a lui decidere cosa fare, se la sua voglia di vivere è forte ritornerà presto tra noi, altrimenti dovremo dirgli addio.

    Dal momento in cui la sconfitta si fu insidiata all'interno del corpo di Sakuragi entrò in una specie di viaggio mentale, una specie di trip che lo inviò in meandri della psiche umana che nemmeno aveva immaginato. Appena svenuto il ragazzo si ritrovò in un enorme salotto, era seduto su un divano color marrone, molto vissuto e mostrava i classici segni che il tempo lasciava come suo marchio, Hanamici teneva in mano una bottiglia di buon vino rosso, la quale era piena solamente per metà, il ragazzo, accortosi della situazione si toccò immediatamente il petto e notò che non vi erano segni di nessun genere, e senza accorgersi del resto della stanza incominciò a diventare prima paranoico e poi si arrese a quella che a lui sembrava ora mai una ovvia evidenza: non sarà mica che ora sono morto e che ora per il resto della vita devo scolarmi questa bottiglia di vino di seconda scelta per il resto della mia vita? Se sono morto dov'è il cancello per il paradiso? Dove sono le trombe, gli angeli, il tappeto rosso, le muse ispiratrici? Dov'è tutto questo? Ma dopo attimi di riflessione ipotizzò l'opposto: non ci posso credere, mi sa che sono finito all'inferno, non posso dire se è giusto o sbagliato, ma credo che in fondo me lo meriti, d'altro canto non ho fatto altro che causare problemi senza mai trovare soluzioni, l'unica cosa che posso affermare con certezza è che non ho avuto mai la forza per battere nessuno e questo dimostra la mia inezia, a questo punto scoliamoci un po di brodaglia e vediamo che succede.
    Mentre stava sorseggiando l'inebriante bevanda diede un occhiata al resto della stanza, in effetti vide che era vuota, non capì il perché, ma notò che oltre al divano, a lui e la bottiglia di vino si trovava solo una porta e molta sporcizia attorno a lui, infatti il divano sulla quale era seduto era posto nel mezzo della stanza di dimensioni apocalittiche, sembrava quasi non vedere la fine, a fargli compagnia si trovava solo giornali da buttar via, escrementi di animali talmente enormi da far immaginare esseri abominevoli, scritte sui muri che ad Hanamici sembravano incomprensibili, così diede sfogo al suo pensiero esprimendo ciò che aveva ipotizzato rendendolo quasi reale nella sua testa, anche se ancora faceva fatica a crederci che ad abituarcisi: ebbene si, sono finito dritto all'inferno, ma chissà se qualcuno si ricorderà di me nel mondo dei vivi, tolto mio padre penso che nessun altro mi porterà con se nelle sue memorie, ed appena quelle parole smisero di enfatizzare l'aria attorno a se, senza nemmeno accorgersene accanto a lui sia alla sua destra che alla sua sinistra si materializzarono due figure, appena le vide scattò in piedi cercando di capire se poteva essere vero ciò che aveva di fronte ai suoi occhi, i due personaggi risposero soltanto guardandolo in maniera un po eclettica senza mai proferire parola, e fu subito Hanamici a parlare: ma non è possibile, voi chi siete? Cosa siete? Se è uno scherzo dell'inferno non ci sto, questo è troppo, le figure di fronte a lui erano due coppie identiche e sputate di se stesso, in quel momento si trovavano 3 Hanamici Sakuragi in quella malinconica stanza, al ragazzo tutto ciò non sembrava aver senso, era stranito e sbalordito, ma come sappiamo le sorprese non finiscono qua.

    Dopo quei minuti di sorpresa uno dei due Hanamici, quello seduto alla sua destra, gli mostrò che dietro al divano, posate a terra, si trovavano delle scope, degli spazzoloni e degli stracci ed altro per poter pulire la stanza, entrambe le coppie del ragazzo si alzarono dal divano e presero in mano un utensile per poi rimanere fermi immobili guardando Hanamici, che decise di stare al gioco ora mai arreso all'evidenza dei fatti: ok, in questo momento sono all'inferno con due coppie uguali a me che riescono a muoversi ed a raccogliere oggetti, e mi sa che mi tocca pulire la stanza, quindi diamoci dentro visto che non ho altro da fare. Prese in mano una scopa e si spostò verso il fondo della stanza, le due coppie lo seguirono e non appena Hanamici incominciò a scopare per terra, anche gli altri due si misero a pulire, la cosa strana fu che mentre stavano pulendo i 3 ragazzi, quello originale e le coppie si misero i bastoni nelle ruote l'uno con l'altro, ma Hanamici, un po divertito e spaventato dalla situazione prese le redini di quella fantomatica impresa di pulizie e cominciò ad impartire ordini. Man mano che il tempo scorreva, e le pulizie avanzavano ad Hanamici parve di vedere qualche cosa disegnato sul pavimento, ma allora non gli diede molta importanza siccome ogni sua distrazione portava ad un errore i suoi due nuovi o vecchi compagni, dipende da che punto di vista la si vuol vedere, che nel frattempo si davano da fare e si muovevano in base agli ordini del ragazzo. Dopo un tempo interminabile i ragazzi finirono di pulire la lercia stanza che ora brillava più che mai, in un angolo misero i sacchi dell'immondizia, che chissà chi passerà a prendere, disse il giovane ninja, il quale decise di brindare seduto sul divano assieme ai suoi nuovi amici che apprezzarono il gesto e dimostrandolo finendo l'intera bottiglia. Qualche istante dopo i loro festeggiamenti lo sguardo del ragazzo si riposò sul pavimento e fu proprio in quel preciso istante che capì quello che aveva sotto i piedi, osservando minuziosamente, spostandosi da un capo all'altro della stanza vide l'immagine che lo ritrasportò nei suoi ricordi, sul pavimento si trovava un affresco che immortalava la vittoria di darren ed il corpo ora mai senza vita (secondo lui) del povero Sakuragi che stranito in volto si rivolse alle due coppie, non si aspettava una risposta, ma voleva solo sfogarsi: questo è l'inferno come presumevo non è vero? Questa è una tortura non è cosi? Vi state prendendo gioco di me solo perché c'è il mio compagno di team mi ha battuto ed io invece non ho fatto altro che deludere gli altri non è vero? Rispondete cazzoni che non siete altro, datemi una cazzo di risposta. Inaspettatamente uno dei due Hanamici rispose, la sua voce era calma e soave e le sue parole sembravano leggere come il vento, avevano un effetto anestetico sul ragazzo: non siamo coppie o altro, noi siamo te e tu sei noi, a te parerà strano ma è così, e non per contraddirti, ma per farti chiarezza tu ora non ti trovi all'inferno ma nella tua anima, questa stanza è vuota e possiede solo pochi oggetti senza i quali non potrebbe nemmeno essere chiamata tale, prima che tu arrivassi era una sporcizia, tanto che tu l'hai definita l'inferno, noi due invece siamo alcune delle parti di te stesso, a differenza di altri non non siamo la rabbia o l'amore o altro, niente di tutto quel miele, noi siamo le scelte che tu hai fatto, ogni volta che fai una scelta decidi di abbandonare una via per prenderne un altra, la cosa è assolutamente inevitabile, questo non è ne un male ne un bene, e noi siamo la reincarnazione delle scelte che non hai preso, al posto di diventare forte per proteggere sei voluto crescere per distruggere, al posto di amare hai scelto di odiare, noi siamo le vie che non hai mai voluto varcare perché più difficili da sostenere ed eticamente più pesanti, infatti ora la tua anima prima che tu arrivassi assomigliava alle tue disfatte e malefatte, ma guardala ora, è pulita, questo ovviamente è in senso metaforico, ma resta ancora vuota e l'unica cosa che l'alberga è un affresco enorme sotto i piedi che simboleggia la tua disfatta come essere umano e non come ninja. Non sei morto, ma prima di ritornare in vita avevi bisogno di questa lezione, ora dovrai continuare a scegliere, e saremo curiosi di vedere che scelta farai, se la tua anima risplenderà o se dovrai ritornare a pulirla un'altra volta, ma quella volta sarà l'ultima anche per te.
    Finito di parlare le due coppie si smaterializzarono e subito dopo Hanamici si sentì sprofondare, sentì mancargli la voce non riusciva a respirare, era come se stesse per morire un altra volta, ed in un attimo perse ancora una volta i sensi, lasciando un enorme vuoto dettato da domande che voleva fare ma che non ebbero mai il tempo di esser poste.

    Le immagini erano sfuocate, mentre Hanamici apriva i suoi occhi per finalmente vedere in maniera differente il mondo, cercava di aprire gli occhi ma gli sembravano talmente pesanti come se alle estremità delle palpebre si fossero attaccati dei macigni enormi, una luce guidava il suo sguardo e delle voci riecheggiavano nella stanza: si sta riprendendo c'è riuscito, è incredibile, il ragazzo è ancora tra di noi, non mollare ora sei in mani capaci e giuste. A parlare fu il dottor Costa che stava cercando di attirare l'attenzione del ragazzo che man mano che cercava di capire dove si trovava si agitava sempre di più, ma dopo qualche istante di smarrimento il giovane ninja riuscì a capire cosa accadde, riuscì a scorgere i camici dei medici e delle infermiere, man mano che il cervello connetteva i neuroni all'apparato visivo riuscì a vedere la stanza bianca che dava la prova di essere all'ospedale, scorgeva i suoi piedi all'estremità opposta del letto, scesero delle lacrime dal suo volto, esser stato così vicino alla morte gli cambiò totalmente la percezione della vita, e poco dopo aver ripreso parzialmente controllo del suo corpo si mise a porre qualche domanda: scusatemi, sapreste dirmi dove mi trovo? E da quanto tempo ho dormito? Il medico, felice di sentire quelle parole capendo che il ragazzo era sano e salvo e che aveva ancora capacità di raziocino gli rispose con un tono rassicurante: sei stato in coma per 3 giorni e 3 notti, siamo felici che tu ti sia risvegliato, ma ora ti chiediamo di riposarti ancora un po, noi andiamo a dare la buona notizia a tuo padre ed hai tuoi compagni, c'è qualcuno in particolare che vorresti vedere quando sarai in forze? A quella domanda scattò un enorme senso di responsabilità nel cuore di Hanamici, sapeva che c'era una persona che aveva fatto gioire il ragazzo in un passato non molto lontano e stava pensando alla ragazzina che aveva trovato inerme nel villaggio della sua prima missione, forse quella era stata l'unica scelta sensata della mia vita, proteggere una ragazzina, quindi, dopo aver pensato diede indicazioni al medico di far recapitare un messaggio a Kumo, il quale doveva contenere le parole che dettò allo stesso, l'unica condizione è che nessuno avrebbe mai dovuto dire all'esterno di quella stanza quello che Hanamici dettò e così promisero i medici.

    Passarono le ore ed oltre al padre non venne nessuno a trovare il giovane Hanamici, il quale passò il tempo a chiedersi se fosse stato solo un sogno o qualche strana realtà quello che passò prima del suo risveglio, e fu proprio mentre stava pensando che ad un certo punto gli arrivò la risposta, nel momento in cui vide il suo copri fronte sul comò alla sua destra vide qualche cosa era cambiato, allora allungò con molta fatica la mano ed una volta preso in mano la sua reliquia più pregiata, ed anche l'unica, notò che sotto il simbolo di Kumo si trovava una scritta molto piccola, scritta molto probabilmente da un Kunai o da qualche altra arma con una piccola punta, la scritta in questione era un parola: SCELTA. Appena lesse sul suo volto apparve uno sguardo incredulo ed impaurito, ma dopo qualche istante cambiò in pace e serenità, siccome significa che avrebbe avuto un'altra occasione per poter dare uno scopo alla vita, tutto sommato non mi è andata male, se avessi continuato così sarei diventato come i miei nemici, e non avrei distinto le bellezze del mondo dalle assurdità, le gioie più profonde dal pianto di un bambino, avrei fatto del male solo alle persone a me care, e la cosa mi avrebbe portato ad un esistenza piatta, d'ora in poi non andrò mai più in cerca della morte, ma della vita, questa è una promessa che faccio all'umanità.
    Furono giorni difficili, tra riabilitazione e visite mediche il giovane Hanamici doveva pian piano riprendere possesso delle sue facoltà sia fisiche che mentali, e la cosa richiese 3 giorni di puro e snervante esercizio, sul suo petto si trovava un enorme cicatrice a forma di spirale, era il regalo lasciato dal suo compagno, la cosa lo faceva arrabbiare, ma sapeva benissimo che sarebbe dovuto partire da li se il suo intento era quello di cambiare, trascurare sentimenti come odio e rancore e portare dalla sua parte solo pace ed amore, ed utilizzare la sua forza solo per scopi difensivi e mai più commettere certi atti criminosi che lo hanno portato dritto allo smarrimento. I giorni passarono ed il giovane ragazzo riprese il totale controllo del suo corpo, restava ancora molto da fare per riprendere tutte le forze, ma la cosa non gli importava, ora aveva voglia di riprendere per mano la sua vita e di continuare con la sua nuova missione, un nuovo inizio attendeva il giovane speranzoso, il quale non vide le nubi all'orizzonte che prima o poi avrebbe dovuto affrontare.


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