Missione Konoha: "..VI SONO AMICO!!"

† Insane †

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    Daichi
    Cocchiere














    CITAZIONE
    Al termine della mia offensiva il mio avversario cadde a terra privo di sensi, mi era andata bene tenendo conto che anche io ero quasi fuori combattimento.

    “Ora che l’ho sistemato posso pensare alla fuga… soprattutto perché fermarsi oltre potrebbe essere controproducente, la nostra lotta non è stata tra le più quiete e potremmo aver messo in allarme qualcuno.”

    Mi avvicinai al nemico svenuto e lo scrutai da capo a piedi, le vesti eleganti erano ora tutte sgualcite e sporche di terra. Mi chinai sui polpacci e avvertii diverse scariche di pura sofferenza percorrere tutto il corpo, nonostante non lo avessi constatato io stesso sapevo che il mio corpo era un susseguirsi di ematomi color olivastro che avrebbero offerto uno spettacolo osceno se non avessi avuto il mio completo ninja addosso.

    “E con te cosa devo fare…?”

    Ne osservai i lineamenti imbruniti dalla notte finché lo sguardo non mi si perse nel vuoto. Deglutii della saliva dal sapore più amaro del solito e cominciai a far passare le mie mani lungo i suoi abiti. Lo stavo perquisendo in cerca di qualche altra prova cartacea o documenti che potessero attribuirgli una qualsivoglia identità, il non sapere chi diavolo avessi davanti mi mandava in tilt in cervello. Innervosito continuai a frugare in ogni tasca, da quelle interne a quelle esterne finché non trovai qualcosa in un taschino nella parte superiore del suo vestito.

    “E questo cos’è…? Oh-ooh! Ecco qualcosa di interessante!”. Stringevo tra le mani ancora tremanti un foglietto rosa plastificata, una carta d’identità. “Bene signor… Daichi Tomo, finalmente ci incontriamo di persona… oh ma guarda, avevo visto giusto: lei ha venticinque anni”.

    Dopo diverso tempo di investigazioni infruttuose avevo finalmente colto la prima mela matura, lui da solo era una prova più che sufficiente, non avrei avuto bisogno d’altro.
    La contentezza iniziale cominciò lentamente a cedere il passo alla ragione, ormai era chiaro che dovevo portarlo a Konoha, il difficile stava nel come fare. Sapevo che trasportarlo solo con le mie forze avrebbe richiesto fatica e tempo ma non vedevo altra soluzione.

    “Per adesso lo lego e lo porto nella mia abitazione, poi penserò a come affrontare il viaggio”

    Usando la mia corda gli avvolsi i piedi in una morsa ferrea, annodai alla meglio (non sono un esperto coi nodi) e feci lo stesso trattamento ai pollici delle mani, poi lo issai sulle spalle, l’addome poggiava sulle mie scapole mentre con le mie braccia tenevo saldamente le sue che dondolavano sul mio petto.
    Inspirai quanto più ossigeno i miei polmoni mi consentirono di accumulare e corsi via dal giardino, l’aria fredda e umida della notte mi pungeva il volto, gli alberi sui quali mi spostavo inizialmente offrivano ben poco riparo contro le lame del vento che infreddolivano il volto così come le braccia, che non erano protette da vestiario alcuno. Lentamente mi avvicinavo alla mia meta e di pari passo con la strada percorsa anche un certo senso di soddisfazione aumentava. Quando terminai gli appigli arborei proseguii a piedi tutto impettito e lontano dalla strada. Arrivai a destinazione in poco tempo, il tetto bruno della casetta rifletteva parzialmente il volto della luna, colorandosi d’argento. Aprii la porta ed entrai goffamente a causa del peso che mi portavo addosso, quando finalmente me ne liberai scaricandolo sul letto mi sentii la schiena bruciare. Rimasi in piedi davanti la finestra a scrutare l’oscurità che aleggiava all’esterno, non che dentro fosse diverso, sia chiaro… la topaia in questione aveva solo una porta ed una finestra, niente bagni né corrente. L’unica fonte di luce era la finestra che permetteva al sole di entrare al mattino. Sembrerebbe un luogo invivibile e probabilmente lo sarebbe anche stato se non fosse per le ‘circostanze’: la mattina sono sempre stato fuori a lavorare nei giardini della villa mentre la sera ero stanco morto e mi addormentavo dopo poco tempo.

    “Ora veniamo al succo: al momento non me la sento proprio di affrontare un viaggio lungo non meno di due giorni, il corpo è mezzo andato e ho bisogno di riposare. Tuttavia una parte di me vorrebbe ritornare il prima possibile, ho una strana sensazione riguardo la Hokage… che le sia successo qualcosa?”

    Mi avvicinai al letto stufato ed infastidito.

    «Tu quanti problemi hai intenzione di darmi ancora?», chiesi al vuoto. «Andiamo lo so che sei sveglio, ho sentito i tuoi battiti cardiaci riprendere frequenza poco prima di entrare.»

    Daichi, inizialmente prono sul letto bofonchiò qualcosa con la testa immersa nel cuscino, strattonò le corde che lo legavano un paio di volte e si mise supino rivolgendomi un sorriso beffardo.

    «Tzè è inutile che fai il figo con le tue cavolate sui ‘battiti cardiaci’ e storielle varie, non sai nemmeno legare una persona!»

    «Touché», feci spalluce. «Hai ragione, ora però lasciami il letto libero!». Gli strattonai il vestito e lo feci cadere per terra, ancora una volta era in pancia in giù, gli arti si divincolavano come in preda a spasmi, nel tentativo di liberarsi. Lo guardai scocciato sollevando un sopracciglio per poi distendermi. «Una volta non esisteva qualcosa come ‘lo sconfitto esegue gli ordini del vincitore’? Cos’è, è passato di moda o che?»

    «EEEh!? La tua osi definirla una vittoria? Ma se ti sei fatto quasi mettere sotto da un mercante!»

    “Quindi è davvero lui”. «Sai cosa? Sono stanco, immagino anche tu lo sia… quindi chiudi gli occhi – dormi – non cercare di liberarti – e svegliati al sorgere del sole, che ho fretta.»

    «Sei un folle! Solo uno sconsiderato riuscirebbe a dormire mentre il proprio nemico è legato accanto a lui!».

    «Già. Quindi? Mi pare di averti detto di non cercare di liberarti, di conseguenza se farai come ho detto andrà tutto bene»

    «Pff»

    «Perfetto, ‘notte…»

    Il silenzio era assordante e continuo. Mi sdraiai sul fianco e chiusi gli occhi sperando di potermi assopire il prima possibile. Le membra stanche avevano comunque trovato sollievo nel comfort del materasso. Questa situazione mi ricordava la mia infanzia, passata per la maggior parte della sua durata da solo in camera mia, a farmi compagnia solo i miei pensieri o un buon libro.

    «Sigh… tutto questo solo per una stupida voce…», la voce rauca dell’uomo ruppe non solo la quiete, ma anche il piccolo equilibrio che si era creato dentro di me. Dopo tali parole la mia attenzione non poté far altro che essere tutta per lui.

    «Uff… che diavolo stai dicendo?» Nel frattempo si era appoggiato con la schiena sulla parete davanti a me, quella su cui era posta la finestra. Da come aveva cominciato capii che ne avremmo avuto per un po’.

    «Ah, sapessi! Io lo so perché sei venuto da me! Non si fa altro che parlare di come il mercante ‘Daichi Tomo’ faccia il doppio gioco tra Konoha e Ame! Ma sono tutte palle, perché credi che sia così difficile rintracciarmi ultimamente?»

    «Beh sai come funziona no? I criminali si comportano da criminali e poi si nascondono. Le cose non sono cambiate, sbaglio?»

    «AH diavolo no! Non sono un criminale! Sono stato costretto a nascondere il mio bel visino per evitare di venir incarcerato ingiustamente, hai visto quanto diavolo di denaro posseggo!? Sarebbe un peccato perderlo tutto per delle semplici voci!»

    «E quindi ora vorresti riottenere la libertà facendomi credere nella tua innocenza?»

    «Sì! Cioè NO! Ti dimostrerò la mia innocenza non opponendo ulteriore resistenza, torneremo a Konoha e chiariremo le cose con la Hokage!»

    «Mi piacerebbe aiutarti, ma hai in mente cos’è una scala gerarchica? Nella mia posizione attuale non posso fare proprio niente! E poi guarda che mica m’hai convinto!»

    «Come ti pare, ne riparleremo domani!»

    «Certo certo, ‘notte…»

    «Eheh… le farfalle vivono ancora eh?»

    «Cosa?»

    «Niente… niente…». Le sue ultime parole si persero in breve tempo nel silenzio generale dell’abitazione, che venne spezzato poco dopo dal rumore del nostro russare.

    Un filo di luce filtrò dalla finestra e mi infilzò la fronte, fuori era ancora silenzioso, eccezion fatta per il cinguettio degli innumerevoli animali alati che esordivano un concerto di trillanti versi. Quella notte sognai. Non ricordo cosa, ma sognai. Probabilmente un altro degli innumerevoli insegnamenti di Anzai o un mezzo incubo sulla mia infanzia, sta di fatto che mi svegliai allegro e di buon umore. Passai da una posizione sdraiata ad una seduta e mi guardai intorno in cerca di Daichi.

    “Dove si è cacciato?”

    Una leggera tachicardia mi colse in contropiede insieme alla crescente ansia, mi alzai di scatto e solo allora capii di averlo appena calpestato.

    «Fanculo ragazzo!»

    «Ops! Eheheh!»

    «Maledetto! Aiutami ad alzarmi invece di stare li a ridertela!»

    «Zitto, gli ostaggi non hanno il diritto di rompere le palle»

    «BENISSIMO! VORRA’ DIRE CHE LA COLAZIONE ED IL VIAGGIO TE LI PAGHERAI DA SOLO!»

    «Non attacca, ti ho perquisito ieri mentre eri ancora privo di sensi e non ho visto la benché minima traccia di denaro!»

    «Ahahah! Sei un illuso! Alzami e non scassare!»

    Mi chinai con un kunai in mano e tagliai la corda che legava i piedi. «Alzati da solo, da quel che ho visto ieri hai delle gambe ben allenate..»

    «Non smetti mai di stupirmi, ora addirittura mi liberi!?», disse rialzandosi.

    «Pesi troppo» Tagliai corto.

    «Brutto figlio di… Attento a come mi parli, una volta anch’io ero una farfalla!»

    «Ancora con queste ‘farfalle’? Ma di che stai parlando?»

    «Cosa?! Mmmmh… forse ho sbagliato a giudicarti dopotutto… Bah sarà stata la tua divisa bianca ad illudermi! Lascia stare, è solo una vecchia ferita che pensavo anche tu condividessi»

    “Bah! Vallo a capire… guarda tu che tizio mi tocca portarmi dietro… però prima aveva parla di ‘colazione’, nonostante alla mattina non senta alcun bisogno di mangiare qualcosa, stavolta ho un buco nello stomaco!” Con un gesto fluido della mano tagliai anche le corde avvinghiate alle mani di Daichi. «Andiamo a prendere qualcosa da mangiare e poi mettiamoci in viaggio!»

    «Eheh! Così si parla, guarda qua…» Alzò il palmo al cielo, una nuvoletta grigiastra gli immerse la mano e quando si diradò stringeva tra le dita un portafoglio gonfio e pesante. Sgranai gli occhi. «Pfff! Come diavolo..?!»

    «A dopo le spiegazioni, ora andiamo a mangiare!» Senza proferire altre parole uscì dalla casetta lasciandomi ancora dubbioso sull’accaduto.

    «Hey ostaggio! Dovrei stare io davanti!» Mi obbligai a non legarlo nuovamente e dato che non sapevo dove trovare un bar o simili gli corsi dietro limitandomi a seguirlo.

    Arrivammo in un chioschetto rustico in vecchio stile dopo qualche minuto di camminata. L’aria all’interno del locale era calda e profumata, ordinammo delle cialde che arrivarono servite su un vassoio fumante, con annesso anche del tè verde in omaggio. Ingollammo la nostra ordinazione e con una certa fretta pagammo il dovuto e tornammo in strada.

    «Bene andiamo! Prima hai parlato anche di ‘pagare il viaggio’ o sbaglio? Di che viaggio stavi parlando?»

    «Del viaggio di ritorno, ovviamente!»

    «Non si va a piedi?» Chiesi perplesso. «E poi non sarà un po’ troppo caro?»

    «Diavolo! Certo che non andiamo a piedi, sei matto!? Per le mie tasche non preoccuparti, sono talmente piene che se andassi in pensione avrei comunque denaro a sufficienza per altre tre vite! Inoltre ti vorrei ricordare che rientrare a Konoha il prima possibile rientra anche tra i miei interessi!»

    «Guarda che io sono più per gli spostamenti a piedi, se davvero finisce che viaggiamo sopra un mezzo di trasporto non aspettarti un risarcimento in Ryo da parte mia!»

    «AH! Come ho già detto, i soldi mi escono anche dalle orecchie! Ora seguimi e non lagnarti!»

    «A volte mi chiedo se quello che è stato sconfitto sia davvero tu…»

    «Pft! In combattimento potrai anche avermi sconfitto ma… a proposito, chi è il tuo maestro? Ti ha allenato bene!»

    «Aspetta aspetta, finisci la frase: sono proprio curioso di vedere su quale fronte non ti avrei battuto! Il nome del mio ‘maestro’ non ti riguarda! Perché dovrei condividere con te delle informazioni personali!?»

    «Uh che caratterino! Ero solo curioso dato che abbiamo lo stesso stile! Beh direi di non perdere altro tempo, andiamo!»

    Senza ulteriori battibecchi ci dirigemmo da quello che scoprii per la prima volta essere un’agenzia di viaggi, acquistammo due biglietti per un carro diretto a Konoha, non sapevo bene come funzionasse, ma da quello che la guida ci spiegò prima dell’imbarco sarebbe bastato sedersi e lasciar fare al cocchiere. Ci accompagnarono ad una carrozza a quattro posti ma nonostante fossimo soltanto in due, i restanti siti non vennero occupati. Dopo qualche minuto di attesa ci raggiunse il conducente e dopo i convenevoli ci mettemmo in viaggio.


    Il trillio costante dei grilli ed il canto dei gufi mi destarono dal mio sonno. Nello sballottolamento generale mi guardai intorno spaesato, era notte e accanto a me il mercante dormiva beato, il cocchiere invece era ancora desto, proprio come sarebbe dovuto essere.

    «Scusi… sa dirmi più o meno quanto manca ancora?»

    «Beh… tenendo presente che è da stamattina che siamo in viaggio e che abbiamo sempre seguito la strada principale… direi che siamo quasi a metà del viaggio, tuttavia suggerirei di accamparci qui.» Si svegliò anche Daichi. «Lei cosa ne pensa?»

    «EH? IO? Per me possiamo tranquillamente continuare anche di notte! Che domande… pff!»

    «Fermiamoci, punto e basta. Non solo correremmo il rischio di imbatterci in qualche brigante, ma stancheremmo inutilmente i cavalli!»

    «Il ragazzo ha ragione…»

    «BAH! E allora fermiamoci, tanto volevate farlo fin dall'inizio!»






    Edited by † Insane † - 30/9/2014, 15:44
     
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