Missione Kumo: Non sono stato io [Tartaruga]

Partecipante: Roby 1

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    Parlato
    Pensato
    Anbu








    Rimaneva solo un anbu tra quelli che si erano messi sulla mia strada, gli altri giacevano tutti a terra, verosimilmente morti. Le copie si riavvicinarono a me e mi si disposero a lato, circa 3 metri alla mia destra e sinistra rispettivamente, ero sempre più stanco ma non potevo mollare proprio in dirittura d’arrivo

    Sarebbe ridicolo farsi sconfiggere proprio ad un passo dalla vittoria…ne va della missione e della mia vita

    Il volto dell’uomo davanti a me era nascosto dietro una maschera a foggia di cane, perlopiù bianca ma con degli inserti rossi. Per il resto il konohano era più alto e magro rispetto ai suoi colleghi ed indossava il tipico giubbotto grigio degli anbu di Konoha ed aveva un tatuaggio sulla spalla sinistra, che risultava scoperta come la destra. L’uomo si guardò intorno, probabilmente rivolgendo il proprio sguardo ed i propri pensieri ai suoi compagni che avevo ucciso, era difficile immaginare la sua espressione dietro quella maschera, ma potevo immaginare i suoi pensieri

    Effettivamente no, non è stata proprio una bella idea. Io ho solo cercato di essere gentile...Tu però potevi evitare di ucciderli! Ora mi toccherà ripagarti il favore!!
    Tsk…ma se poco fa mi hai dato del morto che cammina…sei proprio strano tu! Ma fa niente, se non vuoi fuggire peggio per te

    L’uomo scoppiò in una risata sadica e compose dei sigilli in modo da creare due kage bushin. Mi chiesi cosa mai avesse tanto da ridere in una situazione del genere, ma il pensiero lasciò subito posto alla consapevolezza che nelle condizioni in cui versavo anche un avversario normale poteva essere ostico

    Ora siamo pari!! Se pronto a morire?...morto che cammina?
    Fatti sotto e lo scoprirai!

    I due cloni partirono subito all’attacco e si diressero verso le mie copie, erano veloci ed infatti i miei kage bushin furono facilmente colpiti dalle lame nemiche e fatti svanire nel nulla. Sentii il chakra dei cloni distrutti scorrere nuovamente dentro di me e la cosa se non altro mi diede un po’ di sollievo, ma non avevo tempo per rallegrarmene. L’anbu mi si diresse contro e fece come per sgambettarmi dopo aver fatto una giravolta, purtroppo non fui abbastanza reattivo per evitare completamente l’attacco ed infatti mi ritrovai scaraventato in aria e venni colpito, anche se non in pieno, da un taijutsu che mi scagliò indietro di alcuni metri

    Maledetto, sei veloce te ne devo rendere merito!

    L’anbu per tutta risposta mi si avvicinò ancora e cercò di colpirmi con un pugno al busto. Ancora non riuscii ad evitare completamente il colpo e fui costretto ad incassare, a quel punto l’uomo aveva terminato l’offensiva e decise che era il momento buono per sfottermi un altro po’

    Vediamo se ancora cammini!!
    Brutto…
    Lo scoprirai sulla tua pelle!

    Gli attacchi non erano stati devastanti come quelli dello Hyuga che avevo affrontato prima, ma ero stanco ed ammaccato…quindi il trattamento non mi fece per nulla piacere. In più cominciavo ad essere stanco di tutto quanto: ero venuto per una missione di spionaggio ed invece mi ero ritrovato in una serie estenuante di combattimenti

    Questo è quello che succede quando mandano un assassino a fare il lavoro di qualcun altro…meglio che non ci pensi ora…

    Vedendo che il konohano si era messo sulla difensiva passai ad imbastire il mio attacco che speravo risolutivo. Per prima cosa mi guardai intorno, i kage bushin del mio nemico erano l’ultimo dei miei problemi, infatti mi sarebbe bastato concentrarmi sull’anbu per renderli inutili

    Hai commesso uno sbaglio a disperdere i tuoi attacchi!

    Avanzai di 6 metri e composi i sigilli e creai due sfere di chakra elettrico da cui si diramarono una serie di saette che guizzarono in tutte le direzioni in un raggio di 7 metri e successivamente, sempre rimanendo sul posto, usai il jutsu dell’assassino elettromagnetico ed una serie di scariche elettriche penetrarono nel terreno per poi sbucare ai suoi piedi cercando di colpirlo e diffondersi nel suo corpo. Decisi che non era il caso di trattenersi e quindi sguainai la katana mentre colmavo i metri di differenza tra noi ed impugnandola a due mani menai un fendente in diagonale da destra a sinistra e poi uno da sinistra a destra, successivamente indietreggiai di un passo e puntando la lama verso il suo petto cercai di affondarla nella sua carne.






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