Missione Konoha: Conflitti fra Clan

† Insane † e Bouranchi

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    CITAZIONE
    Pensato
    Parlato
    Anzai
    Hokage
    Masuta
    Mizumo


    Era una splendida giornata. Il sole brillava nel cielo terso dal color azzurro acceso, la poca umidità impediva di soffrire troppo il caldo altrimenti provocato dai raggi del sole ed una leggera brezza rendeva il tutto più piacevole.
    Mi stavo allenando con l’arco nel giardino interno di casa mia, o meglio, di Anzai. Per la precisione ero nello stesso punto dove si era rotto il vaso durante l’allenamento per apprendere il soru, il quale tra l’altro è stato sostituito con uno specchio nella medesima posizione. Parliamoci chiaro, questo “specchio” non è un comune oggetto, bensì si tratta di un pezzo praticamente irriproducibile, in quanto realizzato con l’argento delle miniere di un villaggio ninja ormai scomparso. Inutile dire che gli è costato una fortuna.
    Incoccai una freccia e tesi la corda, mi concentrai esclusivamente sul bersaglio e lasciai andare la freccia che volò via con uno schiocco secco. In quel momento mio zio Anzai sbucò dal nulla con un sorriso a dir poco preoccupante.

    HEY KAZUO GUARDA LA MIA NUOVA TECNICA!!! Urlò gettandosi in avanti.

    ATTENTO IDIOTA!

    Eh? Perché mai dov- Apparentemente ignorava che avessi appena scoccato una freccia, infatti questa ci mise pochi istanti a raggiungerlo penetrandogli il cranio.

    No non è vero. Raggiunse sì il capo ma anziché perforarlo venne deviata, misteriosamente, verso l’entrata e scomparve dietro la porta. In un attimo il volto di Anzai assunse un’espressione di terrore puro, simile a quella dell’urlo di munch. Infatti se i suoi occhi avessero potuto parlare, avrebbero detto “NOOOOOUUUUUU!”
    Niente da fare, ancora una volta da dentro l’abitazione si sentì il suono di una vetrata in frantumi e sia io che Anzai sapevamo cos’era appena successo. Alcuni pezzi di vetro schizzarono fino alla soglia della porta, altri invece caddero sul pavimento della casa con un fastidioso suono di attrito tra il vetro e le pavimenta. Ecco che la storia si ripeteva.
    Mi diedi un colpo col palmo della mano sulla fronte, basito.

    E ora mi toccherà sorbirmi “l’Anzai depresso”? E che diamine…! E poi come cavolo ha fatto la sua testa a deviare una freccia scoccata alla massima potenza!?

    Mio zio cadde in ginocchio sull’erba. Il volto guardava in alto illuminato dal sole mentre una lacrima scese lentamente lungo lo zigomo destro. Un’impossibile espressione angelica era indelebile sul suo viso. Poi, il nulla. Chiuse gli occhi e svenne a terra. Che il suo spirito non fosse pronto a tale situazione? Probabile.
    Ebbi come l’impressione di vedere la sua anima uscirgli dal corpo e librarsi in aria.

    Ah. La presa bene.

    Mi persi in alcuni dei miei pensieri finché non avvertii una presenza estranea comparire vicino all’ingresso dell’abitazione. Rientrai in casa facendo attenzione a non calpestare i pezzi di vetro e mi avvicinai alla porta d’ingresso. L’aprii porta ma non vidi nessuno, anche i miei sensi non percepivano più alcuna presenza.

    Strano, ero sicuro di… e questa cos’è?

    Notai per terra una lettera che raccolsi per poterla leggere.

    …Bla bla bla…convocato seduta stante alla magione dell’hokage! Meglio non farlo aspettare! Ehehe!

    Indossai al volo i miei sandali lasciandomi alle spalle la mia dimora, ad Anzai ci avrei pensato più tardi, ora avevo di meglio da fare. Dirigendomi a passo svelto verso la magione zigzagavo tra le persone che quel giorno abbondavano in strada.
    Arrivai dopo un paio di minuti e bussai. Una voce proveniente da dentro disse di entrare e così feci.
    All’interno trovai ad attendermi, ovviamente, l’hokage. Era seduto dietro la sua scrivania, sopra la quale v’era appoggiato il copricapo del villaggio della foglia.
    I suoi occhi neri si soffermarono brevemente su di me per poi spostarsi alla mia sinistra.

    Hm?

    Qualcun altro era appena entrato nella stanza. Masuta.
    I voluminosi capelli rossi parevano fulmini cremisi per quanto erano scompigliati, l’abbigliamento era l’opposto del mio, indossava parecchi capi perlopiù neri mentre ai piedi calzava dei sandali simili ai miei.
    Silenziosamente omaggiò l’hokage chinando il capo e mi rivolse un sorriso, di tutta risposta sollevai gli occhi al cielo.
    Finalmente il kage prese parola spezzando quella suspence che si stava via via creando nella stanza.

    Buongiorno ragazzi: il Clan Takeda del paese dell'acqua ha richiesto l'aiuto di Konoha per recuperare un antico cimelio rubato pochi giorni fa.

    Furto eh? Odio questo genere di missioni.

    Dovrebbe essere un…

    No… Non dirlo…

    Lavoro semplice per…

    No no… lo sta per dire…!

    Due genin.

    L’ha detto! Ora per forza succederà qualcosa che complicherà la missione!

    Feci una smorfia che Masuta sembrò riuscire ad interpretare e rise sotto i baffi.
    Successivamente l’hokage ci consegnò una mappa e una sacca contenente i soldi per prepararci alla missione.

    Dovrete incontrarvi con Mizumo Takeda, il figlio del capoclan fra 1 giorno, alle 12.00. Il luogo dell'incontro sarà il Ponte Naruto, nella sponda della nostra nazione.

    Il ponte Naruto, eh? Capisco…

    Ci congedammo dal capo villaggio e scambiammo quattro chiacchiere mentre uscivamo dalla magione. In quel momento non indossavo neanche il porta kunai, quindi più tardi sarei senz’altro passato da casa per prenderlo.

    Masuta… ci rincontriamo…

    Si vede fosse destino, Kazuo-san.

    Tipico di voi deboli credere in qualcosa di tanto assurdo come il destino!

    Vero, da un certo punto di vista è assurdo come concetto ma diverse esperienze nella mia breve vita mi hanno portato a crederci.

    Ed io, per lo stesso motivo, non ci credo. Se davvero credessi al destino, la mia intera vita perderebbe senso e smetterei di allenarmi.

    E' bello avere a che fare con qualcuno che la pensa diversamente!

    Frase mai detta da nessuno nella storia, Kaminari. Che cosa ci sarebbe di così tanto bello?

    Il fatto che io agisca in un modo e tu in un altro ci completa, non trovi?

    Intendi forse che gli opposti si attraggono?

    Diciamo pure di sì.

    Feci spallucce.

    Comunque, prima di partire dovrei tornare a casa a prendere il mio equipaggiamento!

    Va pure, io ti aspetterò alle porte del villaggio.

    Tornato a casa trovai Anzai ancora disteso a terra, lo ignorai e di fretta e furia legai il portakunai alla vita, posizionai l’arco e faretra dietro la schiena ed uscii nuovamente, stavolta mi sarei recato in armeria. Una volta lì acquistai abbastanza kunai da riempire la tasca (otto kunai) spendendo 160 dei 300 ryo forniti dall’hokage.
    Mi diressi alla porta del villaggio e vi trovai Masuta appoggiato al muro che mi aspettava. Gli feci i pollici all’insù.

    Let’s go!

    Annuii accompagnando il gesto con una risata gutturale e ci mettemmo in viaggio, erano le primissime ore pomeridiane.

    Hey, lo sapevi che riguardo al ponte Naruto corre una vecchia nonché famosa storia? Si dice che lì un grande shinobi della Foglia abbia sconfitto quello che veniva chiamato "Il Demone della Nebbia di Sangue", un pericolosissimo ninja di Kiri, e per questo motivo il ponte sia stato intitolato a lui…

    … Il ponte di per sé consiste in una lunga striscia di cemento lunga diverse centinaia di metri e larga una decina, sorretta da molte colonne sempre in cemento poggiate sul fondale marino e lì ancorate. Agli estremi del ponte vi sono due pesanti cancelli. Però magari questa parte noiosa me la tengo per me, eheh!

    Mi è stato raccontato qualcosa in merito, anche se non così dettagliatamente. Se non sbaglio quello stesso Naruto è stato poi Hokage di Konoha.

    Già...nonostante vi fossero candidati ben più meritevoli!

    Ad esempio?

    Beh... una volta ho letto un libro che riguardava le tecniche più pericolose al mondo e... vennero citate le "otto porte"; non so se tu sappia già cosa siano, in ogni caso non sto qui a spiegartelo, ti basta sapere che l'ultima "porta" toglie la vita all'utilizzatore, eppure c'è stato uno shinobi in grado di sopravvivere all'apertura di questo cancello proibito, per così dire... Se non mi sbaglio questo ninja ha vissuto nello stesso periodo di quel Naruto. Mi pare che nel libro ci si riferiva a lui come... "La bestia verde di Konoha" o qualcosa del genere!

    Poco dopo sprofondammo nelle foreste di konoha, attraversammo per mezza giornata una moltitudine di boschi e di alberi, corremmo sotto il canto di diverse specie volatili e terrestri prima di intravedere il primo scorcio della nostra meta, ma non eravamo comunque che a metà strada circa. L’ambiente circostante non era cambiato più di tanto, la presenza di un’imminente fonte d’acqua aveva giusto aumentato il numero di piante e animali, senza modificare troppo il panorama a cui io e Masuta eravamo abituati.

    Kaminari, il sole sta tramontando. Propongo di accamparci qui.

    Ottima idea, Kazuo-san.

    Ci sistemammo alla buona in una piccola radura e ci coordinammo per i turni di guardia.
    L’indomani ci rimettemmo in viaggio e raggiungemmo l’estremità del ponte Naruto verso mezzogiorno.

    Dovremmo essere in orario…

    Ci avvicinammo ulteriormente e scoprimmo di non essere soli. Un ragazzo dai capelli bianchi che coprivano l’occhio sinistro si avvicinò a noi. L’occhio visibile era rosso, indossava una maglia smanicata bianca, dei pantaloni neri tenuti da una vistosa cintura color mattone, gli avambracci erano coperti da due grosse fasce bianche a triangoli neri. I calzari erano anch’essi neri.

    Finalmente siete arrivati. Il mio nome è Mizumo.

    Piacere, io sono Kazuo, autoproclamato genin più affidabile di Konoha.

    Io invece sono Kaminari no Masutā, molto piacere. Disse il mio compagno trattenendosi a malapena dal ridere in faccia al suo interlocutore.

    Fatte le presentazioni iniziammo ad attraversare il lungo ponte.

    Tre giorni fa dalla residenza di famiglia è stata rubata la lancia Ama-no-Uzume, la sacra arma che custodiamo di generazione in generazione. Sospettiamo che l'abbiano rubata i membri del Clan Shimazu.. Tuttavia non possiamo investigare direttamente o rischieremmo di creare una guerra fra famiglie.. Per questo motivo abbiamo chiesto un aiuto esterno…

    Mh… capisco ma… Questo ponte è dannatamente lungo! Un conto è leggere i suoi dati su un libro, un altro è provarli sulla propria pelle!

    Ci impiegammo un quarto d’ora abbondante prima di arrivare dall’altro lato del ponte. Una volta lì eravamo ufficialmente fuori dal paese del fuoco e Mizumo ci guidò fino al suo villaggio.
    Le case erano per la maggior parte basse ed in legno con i tetti spioventi, le costruzioni che potevano vantare un po’ di altezza erano ben poche. Il posto era diviso in due da un corso d’acqua (incanalato lì per mezzo di lavori dell’uomo) che scorreva quieto con diversi piccoli ponti per attraversarlo. Tutt’intorno la vegetazione cresceva fitta nonostante il cielo fosse nuvoloso.

    Ohi, Mizumo-kun! Potresti raccontarci che rapporto esiste tutt'oggi tra il clan Takeda ed il clan Shimazu? Chiese furbamente Masuta.













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