Missione Konoha: Conflitti fra Clan

† Insane † e Bouranchi

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    CITAZIONE
    Pensato Kaminari no Masutā
    Parlato Kaminari no Masutā
    Kazuo Nakamura
    Mizumo Takeda
    Kanzaki Takeda
    Karashi Shimazu

    Mizumo rispose prontamente alla domanda del genin fornendo anche più informazioni di quante quest'ultimo s'aspettasse.
    Il nostro villaggio è stato fondato secoli fa dopo l'unione di tre clan: il clan Takeda, il clan Shimazu e il clan Shingen. L'unica fonte di economia nel nostro paese è sempre stata la pesca e a causa di conflitti di interessi vent'anni fa è scoppiata una lite tra il capo del clan Shimazu e quello del clan Shingen finendo poi in una guerra civile. Il mio clan è restato in disparte fino a che la famiglia Shingen non è stata completamente annientata. Nonostante la mia famiglia abbia una grande potenza bellica, temiamo una nuova guerra con il clan Shimazu.. quindi cerchiamo di evitare ogni contatto con loro.. ecco: siamo arrivati al Villaggio Tashishi.
    Indicò innanzi a sé in modo vago; il villaggio Tashishi si presentava come un agglomerato di casupole simili a quelle che avevano visto all'entrata nel paese delle Onde. Mizumo li guidò attraverso le strette stradine del villaggio e dopo pochi minuti si trovarono difronte ad un edificio che, rispetto agli altri, spiccava sia come grandezza che come stile.
    Non si può certo dire che passi inosservata.
    Constatò Masutā; rispetto al resto delle abitazioni, costruite quasi interamente con legno, questa era stata edificata con materiali più resistenti e meno “deboli” verso gli elementi. Si ergeva sopra loro d'una decina di metri, estendendosi in lunghezza d'altrettanto metraggio; la facciata principale, l'unica che videro, presentava quattro finestre posizionate qualche metro più in basso della cima mentre degli enormi portoni consentivano l'accesso all'interno dell'abitazione.
    Questa è la residenza della mia famiglia. Io, mia madre e mio padre, il capo clan, viviamo qui.
    Spiegò loro Mizumo.
    Beh, ha senz'altro senso che un capo clan possieda un'abitazione come questa, ma quale esagerazione per sole tre persone!
    Aprirono gli imponenti portoni ed accedettero, ritrovandosi in una grande sala decorata con una tenue tonalità d'ocra; i muri erano drappeggiati da quadri raffiguranti varie figure ed epoche storiche mentre il pavimento, più terso d'uno specchio d'acqua montano, era formato da raffinati tasselli dalla forma quadrata in marmo bianco. Davanti a loro si trovavano invece due grandi rampe di scale che si congiungevano una volta giunte al piano superiore; su di esse stava scendendo frettolosamente un uomo in là con l'età. Nella mano destra stringeva un pezzo di carta che Masutā non identificò subito, ma che poi riconobbe come una possibile mappa.
    Voi sareste i ninja inviati da Konoha, eh?
    Domandò il vecchio quando nemmeno era ancora a metà della scalinata; barba, baffi e capelli erano completamente bianchi ma la loro disposizione donavano all'uomo un'aura di rara austerità. Lo sguardo del vecchio sembrava nascondere un pesante fardello, troppo forse da sopportare a quell'età.
    Esattamente.
    Rispose semplicemente Kazuo; il genin sembrava aver compreso, almeno in parte, il significato custodito negli occhi dell'uomo e senza esibirsi in presentazioni altisonanti aveva risposto al quesito.
    Molto intuitivo, Kazuo-kun.
    Io sono Kanzaki, capo del clan Takeda. Passando subito ai fatti: questa è la mappa del quartiere degli Shimazu.
    Subito il vecchio, senza perdere tempo, mostrò loro la mappa, sventolandola davanti agli occhi dei due.
    Voi dovrete controllare la zona est, dove depositano le proprie armi. La lancia Ama-no-Uzume era l'arma del mio trisavolo, Muguji Takeda, nonché uno dei tre fondatori di questo villaggio. Perdere un simile oggetto significherebbe cadere nel disonore più totale.
    Concluse lui con gravità.
    Non si perde certo in convenevoli il vecchio! D'altronde mi è parso di capire che quella lancia non sia solo un antico cimelio, ma il simbolo, l'essenza stessa del clan...perderla sarebbe come farlo morire.
    Kazuo si accinse a prendere in consegna la mappa, quando qualcosa aldilà dei portoni attirò la sua attenzione, facendolo voltare.
    S'è girato...eppure cosa può aver mai sentito? Quei portoni sono spessi almeno cinque centimetri, come è possibile che il suono possa attraversarli?
    L'entrata si spalancò e tre uomini fecero la loro comparsa; i due ai lati erano degli energumeni dall'aspetto anonimo mentre l'uomo al centro, anziano quanto Kanzaki, aveva un aspetto tutt'altro che non degno di nota; il volto era contratto in un'espressione di pura rabbia ed i pugni serrati così stretti che Masutā si chiese come le mani dell'uomo non stessero ancora sanguinando.
    Tu! Farabutto!
    Urlò a pieni polmoni il nuovo arrivato all'indirizzo del capo clan dei Takeda.
    Karashi?! Come hai osato entrare in questo modo a casa mia?!
    Ribatté Kanzaki a tono.
    Kazuo si girò preoccupato e rivolse a Masutā un'occhiata dal significato chiaro; il genin scosse la testa facendo spallucce.
    Non ho la più pallida idea di chi sia costui, anche se potrei azzardare un'ipotesi...
    Mizumo nel frattempo li raggiunse e loro, con passo svelto, gli andarono incontro.
    Mizumo, si può sapere chi è quel tizio? E cosa vuole da voi!?
    Chiese immediatamente Kazuo avido di saperne di più.
    Lui è Karashi Shimazu, il capo del clan nemico. Non so perché sia venuto qui…
    Rispose il ragazzo.
    Ancora una volta Kazuo guardò Masutā in cerca di una risposta.
    Lo stesso dubbio attanaglia me, Kazuo-kun. Con che leggerezza usare il termine “nemico”!
    Intanto lo scontro verbale tra i due capi clan andava avanti imperterrito.
    Non fare il finto tonto! So che il tuo clan ha rubato la spada Nihonto. Cosa intendi fare con un simile furto?
    Cosa? Io un ladro? Piuttosto so che tu hai rubato la sacra lancia del mio clan!
    Che l'eremita delle sei vie venga in nostro aiuto! Un altro oggetto d'inestimabile valore rubato!
    Il diverbio si protese per altri minuti nel quale i due se ne dissero d'ogni. Infine, l'uomo chiamato Karashi decise di ritirarsi, non prima di rivolgere un'ultima e consistente minaccia a Kanzaki.
    Tre giorni! Hai tre giorni di tempo per ridarmi la spada Nihonto. Altrimenti preparati per una nuova guerra civile.
    Il melodramma si concluse con Karashi che, senza voltarsi, se ne uscì dalla stanza senza voltarsi, seguito silenziosamente dalle proprie guardie.
    Kanzaki sembrò, se possibile, invecchiato dopo aver udito quelle parole; si rivolse di nuovo verso i due genin di Konoha, questa volta con un tono preoccupato e quasi supplichevole.
    Qualcosa… qualcosa non quadra… o Karashi sta bluffando ed è solo un pretesto per attaccarci o c'è qualcuno dietro tutto questo che vuole farci annientare a vicenda.. Se è così allora dovete ritrovare sia la lancia che la spada sacra, dimostrando così l'innocenza del mio clan. Vi prego, avete tre giorni di tempo… Io adesso devo richiamare l'esercito e prepararmi al peggiore dei casi.
    Non si preoccupi e faccia attenzione ai nemici, ma ancor di più agli…
    Disse Kazuo zittendosi un momento.
    …Amici.
    Concluse.
    Che avvertimento strano...alla luce di tutto, comunque, non proprio fuori luogo!
    Dopo aver ricevuto la mappa, presero congedo dal capo clan ed uscirono fuori dalla dimora dei Takeda. Il piano che era stato illustrato ai due era all'apparenza semplice ma di grande noiosità: infiltrarsi nel quartiere degli Shimazu, trovare la loro armeria e trovare la preziosa reliquia.
    I due decisero di affittare una stanza per attendere il calar delle tenebre, quando sarebbero entrati in azione; ne trovarono una piuttosto economica poco lontano dal quartiere degli Shimazu.
    Una volta arrivati in stanza si misero comodi: Masutā si sedette a cavalcioni di una delle sedie nella camera, mentre Kazuo prese posto a sedere sul letto, il quale cigolò sotto il peso del genin e del suo equipaggiamento.
    Hey Kaminari, tu che ne pensi di tutto ciò?
    Chiese Kazuo a bruciapelo.
    Per usare un eufemismo, Kazuo-san, la situazione è più complicata di quanto si potesse pronosticare. Dire cosa sia successo effettivamente al momento è impossibile, ancor di più azzardare un'ipotesi su chi possa essere il responsabile di ciò.
    Rispose prontamente Masutā.
    Ti dirò, ho forti dubbi riguardo Mizumo, non so perché ma non me la racconta giusta. Hai sentito anche tu no? Ha definito senza pensarci troppo, il clan Shimazu un “nemico”, nonostante a me pareva non lo fossero, correggimi se sbaglio… Inoltre il mio intuito mi dice che c’è lui dietro i furti, sia la spada che la lancia!
    Questa spiegazione sembrava donare un senso più concreto all'intera faccenda, eppure non c'erano prove a sostegno di quanto detto da Kazuo.
    Il tuo intuito potrebbe avere ragione, Kazuo-san. Definire così alla leggera il clan Shimazu “nemico” è davvero strano, ma non saltiamo a conclusioni affrettate ad analizziamo più attentamente la faccenda: Kanzaki è il capo clan degli Shimazu, coloro che furono gli artefici della fine degli Shingen. Da quello che mi è parso di capire i Takeda non sono intervenuti nella guerra tra i due clan, rimanendo in disparte; forse gli Shingen nutrono risentimento verso i Takeda perché nel momento del bisogno questi si sono tirati indietro e per questo motivo proprio loro potrebbero celarsi dietro ad entrambi i furti! Tutto per far scontrare tra loro i due clan rimasti. Questo ovviamente non è l'unico scenario verosimile, anche il tuo potrebbe rivelarsi veritiero...per ora limitiamoci a compiere questa ispezione all'interno del quartiere degli Shimazu e poi...si vedrà!
    Kazuo annuì alle parole del compagno con fare pensieroso; rimase perso nei suoi pensieri finché il brontolare dello stomaco lo riportò alla realtà.
    Vabbé, ora mangiamo qualcosa, dobbiamo essere in forze per questa sera!
    I due ragazzi trangugiarono in fretta quel poco che gli era stato messo a disposizione con avidità, svuotando completamente la piccola dispensa; si divisero meglio che potevano il letto e si misero così a dormire. Si svegliarono dopo qualche ora, quando le tenebre erano ormai calate sul villaggio.
    Una volta usciti dalla locanda avanzarono con passo rapido e silenzioso verso il quartiere degli Shimazu e una volta giunti a qualche metro di distanza, arrestarono la loro marcia;
    Purtroppo siamo stati visti davanti al “nemico”, quindi non possiamo farci avanti così. Tuttavia anche noi abbiamo un grosso vantaggio, ora te lo mostro, sempre se tu non ci sia già arrivato.
    Kazuo posizionò le mani per formare il sigillo della tigre e dopo qualche istante una nuvoletta di fumo pervase la sua persona, mascherandolo alla vista di Masutā. Una volta che il fumo si fu diradato, il genin si ritrovò di fronte ad una delle guardie che avevano accompagnato Kanzaki.
    Forza, trasformati e procediamo, la tecnica dura solo due ore.
    Ottima idea, Kazuo-san! Procedo.
    Dopo che anche Masutā ebbe compiuto la tecnica, diedero il via all'infiltrazione; una volta entrati constatarono che ben poche persone girovagavano per le strade, quasi come se gli abitanti temessero una rappresaglia da parte dei Takeda.
    Dobbiamo trovare l’armeria. Hai idea di dove possa trovarsi?
    Bisbigliò Kazuo all'indirizzo del compagno. Quest'ultimo ci pensò sopra per qualche secondo, dopodiché gli rispose.
    Di certo non dove ci troviamo ora, non terrei mai un deposito d'armi così vicino all'uscita. Suppongo che sia all'interno del quartiere, probabilmente verso il centro...in un edificio sorvegliato.
    Lui fece un cenno d'assenso e senza aggiungere altro si fece guidare da lui.
    Si addentrarono dunque all'interno del complesso con decisione, aguzzando la vista e cercando, nonostante la tecnica della trasformazione ancora attiva, di non dare dell'occhio.
    La ricerca si rivelò più dura del previsto e più volte incontrarono guardie degli Shimazu; una di queste si fermò addirittura a parlare con loro, ma nonostante tutto riuscirono a non destare i sospetti di quest'ultima.
    Dopo circa un'ora e mezza di ricerche giunsero finalmente alla tanto agognata armeria e davanti ad essa trovarono campo libero. Avanzarono con passo spedito ma quando giunsero alla porta videro che questa era bloccata con un lucchetto.
    Kaminari, lascia fare a me.!
    Disse Kazuo sbuffando, avvicinandosi ancor di più alla porta.
    Ammira "Fulmine rosso"!
    Continuò lui esaminando il lucchetto.
    Si direbbe un modello vecchio stile...per fortuna ho qui con me tutto l'occorrente per aprirlo!
    Proseguì con fare pomposo ed autocelebrativo.
    Che diavolo avrà mai in mente?
    Si allontanò di qualche passo e senza preavviso, con un calcio rotante decisamente fluido, fece saltar via il lucchetto che volò per un paio di metri prima di toccare terra.
    Quello non era il movimento di un principiante.
    Pensò il genin. Rivolse un'occhiata curiosa al compagno, cercando di mascherarla con una finta aria contrariata. Kazuo li volse e le spalle e Masutā lo seguì.
    Entrarono finalmente dentro l'armeria; questa era un grossa stanza grigia senza finestre e l'unica luce era una vecchia lampada ad olio. Per terra c'era della paglia e tutt'intorno al perimetro erano disposte con ordine armature ed armi.
    Incominciarono a setacciare in lungo ed in largo con meticolosità, cercando qualcosa che potesse assomigliare ad una lancia e nel mentre provando a fare meno rumore possibile per non attirare l'attenzione delle guardie all'esterno.
    Ad ogni modo sarebbe piuttosto strano custodire un tale oggetto in un posto così poco controllato...
    Dopo aver controllato le armi appese alle pareti, incominciarono a guardare dentro ai bauli ma la ricerca si rivelò di nuovo infruttifera.
    Kaminari, saranno ore che cerchiamo invano… che si fa?
    Chiese sconsolato Kazuo.
    Le alternative sono poche, continuiamo a cercare!
    Rispose con tono fiducioso Masutā.
    Nonostante il loro impegno, non riuscirono comunque a trovare la sacra lancia del clan Takeda e una volta che le luci dell'alba penetrarono da sotto la fessura della porta, decisero che era il momento per andarsene, seppur questo comportasse un fallimento; inoltre dei rumori al di fuori dell'armeria li avevano messi all'erta.
    Kaminari...
    Sì.
    Si capirono al volo e così, rieseguendo la tecnica della trasformazione, presero di nuovo le sembianze delle guardie del clan Shimazu.
    Con attenzione uscirono dall'armeria e con passo svelto si avviarono verso l'uscita del quartiere, sentendosi come se qualcuno li stesse spiando durante la loro ritirata. Quest'ultima avvenne comunque senza intoppi e una volta usciti si diressero di gran carriera verso la residenza dei Takeda.
    Una volta giunti a destinazione sciolsero la tecnica della trasformazione e si avviarono verso i grandi portoni della proprietà.


    Io non ho fatto acquisti, in quanto non necessitavo di nulla (avrei dovuto dirtelo nel post precedente :facepalm: ).
     
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