Due facce della stessa medaglia

[Kumo - Missione Tartaruga] Grëed

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  1. - Greed -
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    CITAZIONE
    Narrato – Parlato - Pensato - Parlato nemico 1 - Parlato nemico 2 (grotta) - Parlato Matabi

    Il sangue scorreva a catinelle. Le tibie erano contornate da quello che sembrava un mix di cenere e carne. Queste potevano essere definite ustioni, flagelli che avrebbero impedito ad una semplice mortale di ragionare lucidamente. Ma questo non era il caso di Shuren. Aveva combattuto per diverso tempo con i segni della lava scavati nella carne, senza però accusare la minima sofferenza per la loro presenza. Merito in parte del tonico e in parte dell’innata tempra del giovane, il kumiano riuscì a sferrare una serie di violenti attacchi, tali da indurlo a credere di aver avuto finalmente il sopravvento sul nemico.
    Bene… è andato tutto come previsto… se questo tipo riesce ancora a stare in piedi dopo tutto questo, prometto che mi faccio mozzare entrambe le gambe!
    Sicuro dell’ efficacia delle proprie tecniche, lo shinobi fece qualche passo indietro e strizzando gli occhi cerulei, si sforzò d’ individuare una sagoma nell’ enorme polverone che aveva alzato. Mettendo a fuoco un’ immagine, il chunin riconobbe la figura dell’ uomo che, visibilmente divertito, si reggeva in piedi guardando dritto verso il jinchuuriki.
    Mai dare tutto per scontato…
    Ahahahahahahahahah!!! Grazie per i complimenti e i ringraziamenti, caro il mio pollo kumiano... Vuoi sapere perchè ti ho attaccato quindi? Non resisto... Prima che te ne accorga da solo te lo dirò io, come segno di riconoscimento... Ahahahah!!! Sono perfettamente riuscito a fare quello che dovevo fare... Ovvero distrarti ed essere sicuro che non ci disturbassi...
    Ah quindi sa parlare… ma perché parla di se al plurale?!
    Lentamente l’ uomo distolse lo sguardo dallo shinobi e posò gli occhi su una figura alle sue spalle. Non capiva a chi si stesse riferendo, ma guardando il riflesso nelle orbite sgranate del nemico, il ninja indentificò la sagoma di qualcuno posto dietro di lui.
    Dovevo solo distrarti per dargli la sicurezza e la possibilità di fuggire indisturbato... Io dovevo solo aprire la strada e controllare che tutto andasse come doveva andare...
    Calò il silenzio, lasciando il chunin colpito, con l' amaro di quelle parole in bocca. Ancora una volta il giovane cambiò espressione, precipitando questa volta in uno stato di apatia e silezio più totale.
    Ora mi è chiaro… questo tipo è solo una pedina… non ha mai puntato a sconfiggermi... ma solo a guadagnare tempo… assurdo… qualcuno è arrivato a rischiare la vita di qualcun'altro, pur di salvare la proprio… ma chi può essere stato?
    La risposta era proprio ad un passo dal Furinji. Rapidamente qualcuno si stava avvicinando a lui, preannunciando il suo arrivo con una serie di pesanti passi. Attimi interminabili, mentre il kumiano, confuso e scosso dall’accaduto, tentava lentamente di voltarsi, puntando ad incrociare lo sguardo del suo reale avversario. Non passò molto, prima di sentire il fiato del nemico sul collo e, l’ istante dopo, precipitare nell’ oscurità più totale. Per qualche istante, il mondo sembrava svanito. Nulla si fece sentire, fino a quando il ragazzo non riprese il possesso dei sensi. Un forte ronzio gli perforava fastidiosamente i timpano, mentre iniziò improvvisamente a sudare freddo. Aprendo con cautela le palpebre, una tenue luce gli riempì completamente la visuale quasi come se fosse stato accecato da un faro. I muscoli erano indolenziti, la testa si fece pesante e il dolore delle ustioni stava nuovamente tornando a farsi sentire. Tuttavia il suo corpo mostrava ancora segni di ripresa, dando l’ impressione che quello stato fosse solo una fase temporanea. Riaquisendo rapidamente l’ udito e l’ uso della vista, lo shinobi potette quindi mettere a fuoco l’area. Era confuso, non aveva idea di dove si trovasse, ma nonostante le sue condizioni, aveva comunque intuito che quello non doveva trattarsi di un luogo così accogliente. Muovendo a scatti le braccia, il ninja riuscì a percepire il terreno sdruccioloso sotto i palmi, mentre il soffitto sembrava invece ricoperto una serie di spuntoni di roccia. Nulla risaltava in particolare, se non la debole fiaccola che, posta su una parete in lontananza, riuscì ad abbagliarlo a causa del suo temporaneo stato di accecamento.
    Come diavolo sono arrivato in questo posto?!
    Con una leggera torsione del collo, lo shinobi tentò di guardarsi intorno, notando però solo una breve zona di penombra. Fu in quest’ area che il jinchuuriki riuscì faticosamente a distinguere un’imponente figura
    umana absolute_zero_s_silver___fairy_tail_by_salim202-d6o6igq . Aveva una corporatura robusta e indossava grossa armatura in metallo, con un lungo mantello alle spalle. Il sui occhi sembravano di ghiaccio, con una lunga cicatrice che attraversava obliquamente uno di queste. In piedi, puntò lo sguardo verso il ragazzo e gli rivolse la parola con voce decisa e profonda.
    Alla fine ci rivediamo... Dopo tanti anni... Esattamente quindici... Il destino ci ha fatto di nuovo incontrare dopo il tuo ravvicinato con Matatabi... Ucciderò anche te prima o poi, ma non ora... E' già toccato al tuo padre adottivo... Poi alla sua compagna... Per un pelo anche al tuo presunto nonno... Non è però ancora arrivato il tuo momento... Non ho motivi per ucciderti... Non ora almeno... Scappa prima che cambi idea...
    Non sapeva come reagire. Aveva davanti a se il bersaglio che cercava da tempo. Il responsabile della morta di coloro che lo hanno sempre amato. La ragione che lo aveva spinto a diventare uno shinobi. Stava lì, a fissarlo con la sua aria gelida, forse persino compiaciuto delle sue azioni. Non aveva idea di cosa fare o dire. Tremava come una foglia, guardando negli occhi colui che si era appena confessato come la causa di ogni suo male. Ma probabilmente quel tipo neanche se ne rendeva conto. Avrebbe voluto combattere, saltargli addosso e strappargli la faccia a morsi, ma l' unica cosa che trovò il coraggio di fare fu di correre. Correre come se non ci fosse un domani, lontano da quel luogo che era sede di ansie e timori. Senza esitare oltre, corse verso gli abbaglianti raggi del sole, abbandonando l' oscurità della grotta. Aveva il fiato corto e il cuore in gola, mentre fuggiva ,senza riflettere, da quell' inferno in terra. Mai aveva percepito una simile sensazione, ma per la prima volta pote affermare con certezza di aver provato quella che molti definivano "paura".





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