Due facce della stessa medaglia

[Kumo - Missione Tartaruga] Grëed

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    CITAZIONE
    Narrato – Parlato - Pensato - Parlato Matabi

    Il vento soffiava forte ad Ame, scuotendo le alte fronde dei querceti circostanti. Un manto d’ erba fresca si ripiegava sotto i pesanti passi del chunin, sfrecciando sotto la gelida pioggia primaverile. Le precipitazioni erano frequenti in quelle terre, ma in quell’ occasione sembrava quasi che il mondo intero fosse precipitato in lacrime. Non c’era modo per descrivere l’ angoscia nel cuore del kumiano, ma se c’era una cosa che poteva distrarlo era il fatto che in quel momento doveva solo pensare a sopravvivere. Non c’era tempo per indugiare, ne spazio per inutili domande. Mai come in quel momento ebbe la sensazione di essere stato in qualche modo graziato da qualcuno più potente di lui. Terminate le ultime forze, il ragazzo prese quindi fiato, si accostò all’ albero più vicino e, aderendo la schiena alla sua corteccia, si riparò sotto le alte fronde.
    Come ho fatto a ridurmi così?
    Chiese retoricamente il kumiano, riportando alla mente gli avvenimenti appena vissuti. Rimanendo con la schiena poggiata contro la quercia, lo shinobi iniziò a scivolare verso il basso, ritrovandosi infine seduto a terra. Abbassando rapidamente lo sguardo, il jinchuuriki poggiò la testa tra le ginocchia e, con aria afflitta, fissò dritto il terreno sotto i suoi piedi.
    Senti… non ce la faccio a vederti in questo stato! Devi reagire ragazzo! E’ vero… la vita è come una battaglia… bisogna essere sempre forti per poterla affrontare… ma se smetti di combattere ora, avrai già perso in partenza…
    Lo shinobi ascoltò in silenzio le parole del demone, continuando a mostrare però la triste espressione, accompagnata da uno sguardo vuoto e privo di vita.
    Pfff… ancora non capisci Matabi? Non c’è nessuna battaglia… abbiamo perso! Il mio attimo di gloria era lì… a fissarmi con aria beffarda… aspettavo da anni questo momento… eppure quando me lo sono trovato davanti sono stato lì… inerme… come una preda dinanzi al suo giustiziere… non sono degno di portare questo coprifronte…
    Portando la mancina al bicipite destro, lo shinobi afferrò la placca in metallo e, con decisione, strappò il coprifronte dal suo braccio, stringendolo con forza tra i palmi.
    Ho disonorato questo stemma e tutto ciò che esso rappresentava… non merito di essere definito uno shinobi, ne di essere considerato un Furinji… non sono nulla ormai… non ha senso che continui a vagare per queste terre…
    COSA DIAVOLO STAI DICENDO?! Non hai la minima idea di quello che ho passato per sopportare le tue follie e ora vuoi persino ritirarti?! Mi dispiace… ma non ci sto! Se non vuoi combattere, allora vuol dire che lo farò io al tuo posto!
    In quel momento, il Cercoterio liberò una vasta dose di chakra, andando ad interferire con i normali punti di fuga del kumiano. Irrorando il suo corpo di chakra, il manto del demone venne liberato spontaneamente, manifestandosi con una lunga coda di fiamme bluastre alle spalle dello shinobi. Sfruttando il calore delle fiamme, la quercia alle spalle iniziò quindi a prendere fuoco, obbligando il giovane a balzare via, per evitare di essere coinvolto lui stesso in quella sorta d’incendio.
    MA SEI FUORI?! Un’ altro po’ e rischiavi di farmi precipitare l’ albero addosso!
    Dai muovi il culo… questo posto ha una brutta influenza su di te. Se non hai le forze, userai il mio chakra fino a quando non usciremo dal paese… poi troveremo un posto in cui sostare.
    Ma non hai sentito quello che ho detto?! Ho smesso di essere un ninja… tornare indietro non avrebbe senso…
    Questo lo deciderai quando saremo andati via di qui… ora muoviti. Dobbiamo andarcene prima che aumenti la pioggia.
    Lievemente spaisato dalle parole del demone, ma pur sempre convinto di non voler indugiare in quel posto carico di dolore, il chunin si fece coraggio e sfrecciò rapidamente via da quel luogo. Fortunatamente da quella posizione pare fosse abbastanza vicino da raggiungere in breve tempo il confine con Konoha. Le folte foreste preannunciarono l’ arrivo di quello che poteva essere riconosciuto come il Paese del Fuoco. Balzando tra un ramo e l’ altro, lo shinobi non smise quasi mai di correre, mostrando la volontà di volersi lasciare alle spalle le terre della pioggia. La notte, stremato per la lunga “maratona”, individuò un’albero vicino e, arrampicandosi sulla cima di esso, si sdraiò sul ramo più robusto ed elevato. Piombò quasi senza accorgersene in un sonno profondo, dimenticandosi che solo qualche ora prima era ad un passo dal perdere la vita. Il mattino dopo, i raggi del sole piombarono sul volto del kumiano, spingendolo ad aprire gli occhi. Fortunatamente pare che gli anbu di konoha non fossero in vena di cacciare quella notte, cose che in qualche modo gli salvò nuovamente la pelle.
    Non so se sono più distrutto o affamato… ma ormai neanche questo ha più senso…
    Afflitto come sempre, lo shinobi scese dall’ albero su cui passo la notte e iniziò a vagare come un non morto per le foreste di Konoha. Ormai sembrava che la sua vita non avesse più senso. La sua identità, in passato così forte, si era ridotto a delle semplici azioni, svolte da un sorta di automa senza vita. Anche Matabi aveva smesso di farsi sentire e con lui il resto del suo chakra. Si manteneva in piedi quasi per scommessa, quando nel mezzo del suo girovagare raggiunse quello che sembrava essere il confine con il Paese delle Risaie. Arrivò lì quasi senza rendersene conto, ripercorrendo il suo cammino a ritroso, seguendo per qualche ragione i consigli del demone.
    Chissà cosa mi aspetto di trovare una volta a casa… probabilmente il nonno sarà appena tornato dalla sbronza, mentre dorme sul divano con una bottiglia di sakè alla mano… un classico. Tuttavia è l’ unico caro che mi è rimasto… a prescindere da quale scelta intraprenda, devo prima avvisarlo… altrimenti quello è capace di sconvolgere l’ ufficio della Raikage, solo per venirmi a cercare…
    Convintosi a voler fare ritorno, seppur temporaneamente, a casa, lo shinobi si fece coraggio e attraversò senza sosta le oscure foreste del Suono. Ormai aveva superato abbondantemente il confine, avendo passato la giornata a camminare continuamente come un vagabondo. Il contenuto del suo stomaco era infatti molto simile a quello di un vero barbone, dato che il pensiero di quella lunga serie di avvenimenti lo aveva quasi spinto a dimenticarsi di mangiare, ma per sua sfortuna il suo fisico ne risentiva diversamente. Stava lentamente perdendo le forze e, se questo fosse accaduto in un Paese ostile come Oto, questo avrebbe certamente corrisposto a morte certa.
    Senza non mangio subito qualcosa, probabilmente sarò io a diventare il cibo di qualcuno… qui in giro ci sarà qualcosa di commestibile!
    Raccogliendo alcune bacche rossastre, cresciute in un folto cespuglio, lo shinobi le analizzò con occhio clinico e, senza poi fare altre storie, butto giù l’ intera manciata di frutti.
    Bleah! Ma come fanno gli altri animali a mangiare questa roba?!
    Fu proprio in quel momento di disgusto che, per qualche ragione, gli venne il lampo di genio.
    Giusto! Dimenticavo che la selvaggina di Kumo, arriva proprio da queste… almeno sulla commestibilità della carne non ho dubbi…
    Decidendo finalmente di darsi alla caccia, lo shinobi tirò fuori un kunai mezzo spuntato e, poggiando una grossa manciata delle bacche in posizione strategica, rimase attesa, celato in un cespuglio poco distante. Dovrette attendere per diverso tempo, prima che l’ agognata preda si facesse viva, dopo un po’ pare che qualcuno fosse veramente caduto nella trappola. Avvicinandosi con cautela, un piccolo Daino si accostò alle bacche posizionate e, appena fu intento a pregustare il suo pasto, il kumino si preparò a fare lo stesso. Appena la preda abassò la guardia, Shuren balzò fuori da cespuglio e, bloccandone energicamente il collo, gli tagliò la gola di netto. Poco tempo dopo, portò la carcassa sopra una radura poco distante e si accampò lì per la notte.
    Finalmente si mangia!
    Leccandosi i baffi che non aveva, il ninja radunò alcuni bastoncelli al centro del campo e, incanalando di chakra demoniaco i polmoni, accese il rovo, soffiando fuori una lingua di fiamme blu. Poggiando lentamente la carne sul fuoco, attese che la carcasse finisse di cuocere e, appena le viscere assunsero un colorito marroncino, affondò i suoi affilati canini nel Daino.
    Non so perché, ma quando sei tu ad ucciderla, la preda ha un sapore più buono!
    Contento di gustarsi il beato pasto, lo shinobi dimenticò per qualche istante i suoi malanni, godendosi spensierato la serata. Con la pancia piena, lo tirò fuori il sacco a pelo e si sdraiò lentamente all’ interno di esso, poi con sguardo pensoso puntò le azzurre iridi al cielo.
    Vorrei solo sapere se sono veramente rimasto solo a questo mondo… non voglio credere che mi sia rimasto solo il nonno… deve esserci qualcun’ altro oltre lui…
    Rivolgendo gli ultimi pensieri alla sua famiglia, Shuren rigirò nella spessa coperta e precipitò gradualmente in un sonno profondo. Al alba, i primi raggi del sole colpirono ancora una volta il viso del kumiano, spingendolo nuovamente a sgranare gli occhi.
    Dannato sole… non mi fai mai dormire in pace…
    Pensò ironico il ragazzo, mentre rimetteva nello zaino l’equipaggiamento. Senza indugiare, subito si rimise in viaggio, accompagnato da costanti dubbi e perplessità. Non aveva trascorso delle giornate piacevoli, ma almeno era riuscito a tenersi occupato fino al momento in cui avrebbe raggiunto il villaggio. Attraversata buona parte delle ombrose foreste di Oto, stranamente senza incappare in loschi figuri, ricontrollò per sicurezza la mappa del villaggio e notò, con suo stupore, che aveva già percorso buona parte del cammino.
    Fantastico… ho passato più tempo a camminare che ha svolgere effettivamente la missione… neanche fossi un maledetto culturista…
    Era ormai giunto in prossimità del confine con il Paese delle Terme, quando l’ arrivo di un gruppo di turisti diretti ad Oto, preannunciarono l’ arrivo in quella località. Chiacchieravano e si intrattenevano tra loro come fossero appena stati ad una festa in gala. Dai loro volti e dal modo in cui ignorarono completamente la figura del kumiano si capì, oltre al fatto che avevano alzato il gomito, anche che quella doveva essere sicuramente una meta di relax.
    Riflettendoci potrebbe farmi comodo pensare ad altro…
    Con la solita aria triste e malinconica, Shuren si diresse verso uno dei più prestigiosi centri del Paese, seguendo le indicazioni riportate su alcuni dei cartelli lungo la strada. Superate diverse distese pianeggianti, il kumiano arrivò esattamente nel posto che cercava. L’ enorme struttura termale si presentò subito come un luogo affollato di turisti, il luogo ideale in cui passare inosservati e rimanere soli con i proprio pensieri. Varcando l’ ingresso della Hole, il jinchuuriki tirò fuori un sacchetto di monete dinanzi alla cassiera e questa si mostrò disponibile nei suoi confronti.
    Sto cercando una stanza… e magari anche un posto per rilassarsi…
    La donna, fissando gli abiti lerci dello shinobi, raccolse tra l’ indice e pollice il sacchetto di monete e con mostrando un sorriso quasi forzato, fece segno segno al giovane di seguirlo. I suoi abiti erano “poco sobri” e la sua gonna eccessivamente corta, segno che probabilmente quel locale si prestava anche ad un altro genere di servigi. Conducendo il giovane nella stanza, gli diede le ultime indicazioni per raggiungere le terme e, con un ultimo inchino, si dileguò in un istante. Rimasto solo nella stanza, posò la sua roba sul letto e con calma si preparò a recarsi nelle celebri terme del luogo. Raggiunta la sua meta, si procurò un accappatoio e, preparatosi si immerse nella sorgente termale. La casa strana che subito gli saltò all’ occhio era che, nonostante quella fosse la zona maschile, un mucchio di cameriere venivano sul luogo a servire i clienti con vestiti “leggermente scollati”.
    Devo riconoscere che qui sono attrezzati bene… e sono anche molto più economici delle ultime terme che ho visitato… probabilmente punteranno sull’ affluenza di clienti, invece che su prezzi sprepositati.
    Nonostante la cosa sembrasse un po’ insolita, lo shinobi aveva altri pensieri nella testa, per cui non fece caso alla cosa. La sua attenzione venne attirata solo molto tempo dopo, quando ormai era forse troppo tardi. Una delle ragazze stava iniziando a lamentarsi con un cliente, in quanto aveva iniziato a stringerle violentemente il braccio. Più la ragazzo e più il tipo stringeva forte, con aria sadica e divertita, pronto a fare ciò che voleva sotto gli occhi di tutti. Non era chiaro se fosse perché era un cliente importante o cosa, ma era inquietante che nessuno avesse mosso un muscolo, comportandosi come se la cosa fosse normale.
    Hai intenzione di restare a fissare ancora a lungo?
    Hai ragione… non posso starmene a guardare…
    Avvolgendo il palmo di fiamme bluastre, lo shinobi chiuse la mano a pugno e uscendo senza pensarci dalla vasca, si avvicinò verso l’ uomo e gli picchietto con la mano libera la spalla, in modo da farlo voltare.
    Hey amico… ti hanno mai fatto notare che non sai trattare una donna?
    Senza esitare oltre, lo shinobi mollò un montante alla mandibola dell’ uomo, mentre questo venne lanciato in aria contro la staccionata opposta. Dinanzi a quella scena, subito la ragazza iniziò ad arrossire, vedendo qualcuno battersi per lei, mentre le altre cameriere iniziarono rapidamente ad imitarlo.
    Lo so, lo so… non hai parola! Tranquilla non c’è bisogno che mi ringrazi!
    Ehm… forse dovresti guardare più in basso…
    Calando lo sguardo, il jinchuuriki ripensò alla cameriera e capì finalmente il motivo di tanto imbarazzo.
    Sei una vergogna…
    Ah giusto… i vestiti!
    Prima che potesse rendersi effettivamente conto della situazione, l’ anziana proprietaria del locale era già accorsa sul posto, iniziando a cacciare via il kumiano a suon borsate in testa. Qualche minuto dopo, si ritrovò sul ciglio della strada, con dietro tutta la sua roba.
    Complimenti… sei riuscito a farti cacciare…
    Non importa… finalmente ho capito… ora mi è chiaro il vero ruolo di uno shinobi… noi stiamo qui per raggiungere dei nostri obiettivi personali… il nostro compito è quello di difendere i più deboli e punire chiunque metta a rischio il paese… e per questo che ho deciso che non mi arrenderò… mi allenerò finché avrò forza nelle gambe… diventerò più forte, non importa quanto ci vorrà… troverò quel mukenin e vendicherò la morte dei miei… devo farlo non solo per loro, ma anche per tutti gli innocenti che hanno incontrato la morte per mano di quel tipo… vuole davvero uccidermi? D’accordo… avrò un motivo in più liberare il mondo dalla feccia…
    Il demone rimase, non si fece sentire e ascoltò con calma le parole del suo custode.
    Perfetto… questo è lo Shuren che volevo… ora torniamo al villaggio!
    Trovando nuovamente coraggio lo shinobi si mise in cammino verso Kumo, apprestandosi ad uscire dal confine del Paese delle Terme. Raggiunta la Brina, il ragazzo raggiunse l’ accampamento più vicino di cui ricordava l’ ubicazione e facendosi riconoscere, gli shinobi lo invitarono a trascorrere lì la notte. Mangiando con loro ad un enorme tavolata ricoperta di pietanze a base carne e carry (forse utilizzate per combattere il freddo), il chunin fece compagnia ai presenti intrattenendo quest’ ultimi con storie del suo lungo viaggio. Qunado terminarono la cena, il kumiano, ormai ripresosi completamente, si ritirò in una brandina e sprofondo rapidamente in un sonno profondo. Qunado si svegliò la mattina dopo, Shuren ringraziò le guardie della nuvola per loro ospitalità e, senza indugiare, rimise in viaggio. Passò poco tempo, prima di lasciarsi alle spalle l’ enorme distesa di nebe caratterizzante il paese, per recarsi quello che all’orizzonte appariva come il Paese del Fulmine.
    Ormai ci siamo… sento già le tempeste di Kumo rimbombare fin qui!
    Quando il chunin ripensò, subito riprese ad ardere il desiderio di rivedere la sua casa. E’ vero, non gli erano rimasti molti affetti, ma quelli di cui ancora aveva memoria doveva guidarlo fino a quando non avrebbe raggiunto il suo obiettivo. Arrivato intanto fino alle primi rilievi montuosi della nuvola, il Furinji raccolse le ultime forze e, con coraggio, scalò le immense vette che lo separavano da casa. Attraversate una lunga serie d’ altura, Shuren era finalmente pronto a presentarsi al villaggio. Gli enormi cancelli di Kumo, incastonati nell’ immenso fianco della montagna, potevano sembrare un paesaggio monotono per alcuni, ma per Shuren non c’era niente di meglio che poter ritornare in quel posto che poteva chiamare casa.







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