Missione Konoha/Oto: La Diva

Byakko - Zolf J. Kimble

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    Yuki Moriko [x]

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    narrato - parlato Yuki -pensato Yuki - Parlato kyuubi NonnaMemoru - Kenta


    Bodyguard



    Due giorni prima



    Sembrava che il tempo si fosse fermato lì, in quella piccola di legno sperduta. Casa che quasi quasi non sembrava neanche far parte del villaggio della foglia tanto che era isolata, ma una cosa era certa: erano passati dei mesi dalla sua ultima missione e la cosa le sembrava parecchio strana.
    Le pareva inverosimile che, in tutto quel tempo, nessuno – e dico proprio nessuno – le avesse consegnato missiva per qualche missione e la cosa le puzzava parecchio.
    Inoltre con quella vecchia megera che aveva in casa la vita le sembrava impossibile da vivere: era dittatrice, acida, scorbutica ma soprattutto... sembrava la tenesse d'occhio.
    Ovunque si girasse la trovava lì che, con fare “disinvolto”, la seguiva con la coda dell'occhio come se stesse aspettando qualcosa e ciò le dava sui nervi.
    Yuuuuuuuuuki, scansafatiche. Scendi, che la colazione è pronta da un pezzo
    Yuki sbuffò sonoramente, dirigendosi nella piccola saletta da pranzo. La nonna era già seduta vicino al tavolo, lo sguardo truce e braccia incrociate sotto il seno.
    Era ora. Quante volte devo chiamarti affinché tu non arrivi in ritardo?
    Yuki di tutta risposta stette in silenzio, cercando di mantenere la calma, regalando tutta la sua concentrazione alla ciotola di riso. Eh si, era proprio una bella ciotola.
    Non è arrivato nulla per me, oggi? chiese la ragazza, dividendo le bacchette.
    Ancora con questa storia? sbuffó spazientita l’anziana donna, per poi sorseggiare dalla tazza di legno del tè verde.
    Dovresti tenere conto che forse le tue prestazioni non sono più richieste. aveva detto, sospirando pesantemente e posando lo sguardo sulla ragazza dai lunghi capelli bianchi come la luna.
    Un pensiero si insinuò nella sua testa: era identica a suo padre, Tranne gli occhi. Quegli occhi color giallo acceso, dalla forma tagliente erano stati un regalo fatto da sua madre. E questa cosa le faceva salire un groppo in gola.
    Sei stata via per un bel po’, non hai svolto altri incarichi. Credi di essere indispensabile, ma mi dispiace dirti che non lo sei
    Quelle parole colpirono nell’orgoglio la ragazza più di quando si sarebbe mai aspettata.
    Certo, comunque. Era vero che si fosse volatilizzata per un po’: si era di nuovo messa in ricerca, da sola, insomma il suo piano iniziale non era di certo cambiato. Trovare suo padre era comunque la priorità.
    Ma era convita, almeno, che qualche convocazione l’avesse ricevuta in tutto quel tempo. Eppure, nulla.
    Ci hai provato. Bene. Adesso perché non provi a far altro? Potresti renderti utile, ma in modo serio, stavolta.
    Lo stomaco di Yuki aveva iniziato a contorcersi. Era Kurama, che aveva iniziato a scontrarsi con ogni parte del suo corpo.
    In silenzio la ragazza si alzò, rimettendo la sedia al suo posto.
    Io ho finito. eppure la ciotola era rimasta intatta. Neanche un chicco di riso era stato preso.
    Dove stai andando adesso?! Katsuga-sama questo era il nome dell’anziana - si sollevò dalla sedia e la seguì.
    Dimmi, spiegami, che senso ha? Cosa vuoi dimostrare con questo atteggiamento?
    Yuki si diresse a passo spedito verso l’uscita ma qualcosa di piccolo, quasi impercettibile, attirò la sua attenzione.
    Davanti l’entrata, prima del piccolo scalino che conduceva all’uscita, vi era una piccola credenza in legno: aveva due ante che si aprivano dalla facciata inferiore mentre la facciata superiore era occupata da due cassetti. Ed era proprio uno di questi che l’aveva incuriosito. Da una delle piccole fessure riusciva ad intravedere qualcosa sbucare, così si avvicinò.
    Ferma! stavolta la voce dell’anziana si era alzata di qualche ottava, ma a nulla valse quell’imposizione.
    Yuki rivolse uno sguardo interrogativo nella sua direzione, prima di aprire il cassetto con un gesto deciso. All’interno di esso, impilate le une sulle altre, vi erano una quindicina dì lettere: quelle infondo erano più vecchie e lo si poteva notare dalla carta ingiallita mentre quella in cima sembrava molto recente. Una cosa, però, sembrava accomunarle tutte: il timbro dell’hokage.
    Sei stata tu. ringhió Yuki, stringendo le lettere Sei stata tu a nasconderle.
    E adesso le cose le sembravano più chiare: era impossibile che non le avessero mandato neanche una lettera.
    Il suo sguardo si accigliò mentre la rabbia si accumulava sempre di più. Anche la sua espressione stava cambiando.
    Prese la lettera, quella in cima la pila e che sembrava la più recente, e a passo strisciato camminò fin dove si trovava sua nonna.
    D...Devi restarne FUORI.
    Le intimó, prima di correre fuori.
    L’anziana corrugó la fronte assumendo un’espressione preoccupata.
    Portò la sua mano alla base del collo, tirando fuori un medaglione. In esso, la foto di un uomo dai capelli argentei e gli occhi grigi.
    Non so quanto ancora potrò tenerla qui, Masato sospirò, chiudendo la porta.

    Nel presente



    Quando arrivò nell’ufficio dell’hokage di certo non si aspettava tutta quella affluenza di persone: due ragazzi - uno dei quali dai capelli blu notte era seduto sulla scrivania del capo villaggio. L’altro invece aveva un’espressione più seria, le mani posate lungo i fianchi, con una postura più dritta.
    Mancavano solo sti due penso seccata.
    Perfetto, ora che ci siamo tutti disse, invitando la ragazza ad entrare con un cenno del capo.
    Possiamo iniziare e dal plico che aveva tra le mani estrasse una fotografia.
    Ritraeva una ragazza dai lunghi capelli corvini e la pelle diafana.
    Si chiama Tsubasa Senki, è una giovane e famosa Idol, impegnata ora a girare un film in un piccolo villaggio poco lontano da Konoha.
    Negli ultimi tempi ha ricevuto lettere "inquietanti" da parti di fan troppo "appiccicosi" e la produzione, preoccupata per l'incolumità
    iniziò a spiegare il “capo” ma, dopo quella piccola introduzione, Yuki già diresse la sua attenzione altrove.
    Mi stai dicendo che siamo qui per fare la scorta ad una ragazzina? Che scherzo è questo Kurama non aveva esitato a far sentire la sua, opinione non richiesta tra l’altro. Anche se, quella volta, la ragazza si trovava completamente d’accordo con lei.
    Dovrete proteggerla per tutta la durata delle riprese
    Guarda un po’ cosa mi tocca fare... da aspirante Kunoichi a bodyguard. Che brutta fine
    Bene, potete andare. L’appuntamento è alla porta Est
    Yuki si congedò, inchinando leggermente il busto in avanti e poi uscì. Dietro di loro seguirono i due ragazzi.
    A proposito, non ti sei ancora presentata ai tuoi compagni
    E non ho intenzione di farlo sbuffó scocciata Yuki, arricciata infastidita il naso, mentre si avviava, dopo aver fatto i suoi acquisti, verso la porta Est.
    Li trovó i due ragazzi. Quello dai capelli bianchi era poggiato con le braccia conserte al cancello mentre l’altro corse nella sua direzione.
    Ed ora che vuole questo? Pensò Yuki inarcando un sopracciglio, mettendosi sulla difensiva.
    Yuki, giusto?!!
    E sto tipo da dove sbuc. Ma soprattutto come sa il mio nome?
    Piacere di conoscerti! Io sono Kenta, mentre MR SIMPATIA e Mamoru!
    La ragazza lo squadrò dalla testa ai piedi, evitando completamente il contatto fisico. In realtà lo evitò totalmente.
    Non potevano capitarmi due misantropi silenziosi, no. Uno di loro deve sempre essere un deficente
    Siete già a conoscenza del mio nome, quindi possiamo saltare completamente le presentazioni. Siamo in ritardo, comunque. Muoviamoci


    ***




    Io.non.ce.la.faccio.più
    Yuki stava iniziando a perdere la pazienza con Kenta. Non aveva fatto altro che parlare tutto il tempo, senza sosta.
    Ora mi taglio una delle mie code e le uso come tappi nelle orecchie
    ..EHI MA-KUN!...l'autografo a Tsu-Pyon ...glielo chiedi SUBITO o aspetti che si innamori di te?
    Sta zitto!!
    Bravo Amico Fritz, digliene quattro
    Voi due, silenzio! Siamo arrivati
    Davanti ai loro occhi gli alberi incominciavano a diradarsi, mostrando tutto ciò che fino ad allora non aveva mai avuto l’occasione di vedere: macchine da presa, microfoni, truccatrici.
    Erano appena arrivati sul set.
    Ehi ehi, qui non si entra senza autorizzazione un omone si piazzò davanti a Yuki, impedendole l’accesso e la visuale.
    Il cipiglio della ragazza si alzò, e la voglia di colpirlo era tanta ma era decisa a mantenere la calma.
    Siamo stato ingaggiati come agenti di sicurezza per una certa Tsu—qualcosa aveva detto la ragazza, anche se aveva completamente dimenticato quale fosse il nome della giovane Idol.
    Tsubasa! la corresse e nella testa della ragazza c’era solo una frase: ti uccido.
    Il grosso uomo scoppió a ridere, scuotendo la testa.
    Credete di fregarmi? Non siete né i primi ne gli ultimi che cercano di avvicinarsi all’attrice. Su andate via oppure...
    FERMO! una voce acuta riecheggiò alle spalle dell’uomo catturando la loro attenzione. Era una ragazza.
    Sono del villaggio della foglia. Li abbiamo chiamato noi. Seguitemi, ragazzi
    I tre ragazzi la seguirono, sorpassando il set e finendo in un luogo completamente diverso: era un edificio, e a giudicare dall’aspetto sembrava essere stato costruito da poco proprio per l’occasione
    Qui è dove gli attori riposano, fanno il pisolino, la rila-siest. Insomma un po’ di tutto e invece qui é... e bussò alla porta.
    Beh? Quanto ci vuole per aprire?





    «Quelli che hanno paura sono quelli che muoiono per primi»
     
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