Passi lenti e ritmici, monotoni scandivano il passare del tempo in mezzo a quella nebbia di fine estate. Dinnanzi ai miei occhi un muro bianco che sarebbe stato fonte di smarrimento per ogni visitatore occasionale, era per me fonte di sicurezza: mi faceva sentire a casa. Sapevo oramai a menadito la conformazione del mio villaggio e sin dalla tenera età ero abituato a orientarmi in quella coltre lattiginosa. Il sommo capo mi aveva convocato nel suo ufficio per spedirmi con urgenza nelle Terre dei Fiumi per indagare su un certo Raiga Yuki, fuggiasco kiriano appartenente al clan Yuki. Il suo cognome probabilmente giustificava la scelta di mandare il sottoscritto e un altro membro giovanile del clan Yuki di nome Gaho, che aveva intrapreso anch’egli la carriera da shinobi. Io sono nato nel clan Yuki, da un membro dello stesso, mio padre. I miei reali genitori scomparvero in circostanze misteriose quando ancora ero molto piccolo e fui dato in adozione agli Ashimizu. Non mi era mai interessato particolarmente fare luce sul mio passato: indagare su un membro del mio stesso clan non mi dava emozioni particolari; al momento era una semplice missione non diversa dalle altre.
Arrivai al molo dove mi incontrai con Gaho, il mio compagno di squadra. A trasportarci oltre confine sarebbe dovuto essere un brigantino. Non mi entusiasmavano i viaggi in barca e in tutti gli espatri e rimpatri compiuti finora avevo sempre preferito evitare quel tipo di trasporto.
La nebbia non bastava a coprire quella figura mediamente imponente con due alberi verticali. L’albero centrale, quello maestro, ospitava tre grandi vele auriche, ovvero vele di forma trapezoidale, quasi squadrata. Tutte e tre erano ammainate vista la loro inutilità nelle operazioni di stazionamento in porto dell’imbarcazione. Sulla prua al momento non vi era niente ma, più tardi, sarebbero entrate in azione due grosse vele triangolari, ancorate per un vertice alla sommità dell’albero maestro. A poppa, un’unica grande randa pendeva dal secondo albero. La barca sembrava portare un equipaggio di circa un centinaio di persone. Io e Gaho salimmo dunque sull’imbarcazione premurandoci di incontrare in primis il comandante della stessa per confermare la nostra presenza a bordo. Decidemmo di cercarlo sul ponte, che ci sembrava il luogo più ragionevole per poter ospitare una figura del genere. L’odore salmastro subito penetrò pungente nelle mie narici creando in poco tempo un’atmosfera al quale non ero abituato. Individuammo subito il leader dell’imbarcazione, in quanto essere l’unica persona sul ponte prodiga a impartire gli ordini di continuo e con una certa fermezza.
Hei voi due! Occhio con quella cassa! c'è scritto FRAGILE, per la miseria! ... Che state facendo con quella vela? Non vedete che la state attorcigliando, dannazione! Fate presto ciurma di smidollati! Salpiamo tra trenta minuti!
L’uomo sembrava aver già passato il primo giro di boa da un bel pezzo, ma appariva al contempo forte e asciutto. Il suo corpo non tanto alto, ma fortemente muscoloso, testimoniava una vita passata in mare. Indossava una divisa da marinaio molto classica e allo stesso tempo antica, ma tenuta con dedizione. Il cappello sovrastava la faccia rude con il mento prominente e la testa oramai priva di capelli. Sui bicipiti spuntavano feroci due ancore tatuate, una per braccio.
Non impiegò molto a notarci e a fermare la sua agitazione da comando.
Ah, voi dovete essere i due ninja di cui mi hanno parlato... Io sono il comandante Masako Tonara, benvenuti a bordo della mia nave...
Fantastico…
L’omone aveva un’aria molto severa, ma allo stesso tempo dava sicurezza ai passeggeri. Gli scorci successivi di tempo si tinsero di un silenzio a dir poco imbarazzante. Guardai istintivamente Gaho, che mi ricordò con un cenno del capo che ero io il più alto in grado.
Merda!!
Non ero abituato al comando e a compiere le formalità di presentazione.
Lieto di conoscerla. Io sono Kameji Ashimizu e lui è Gaho Yuki. Siamo a vostra disposizione!
Piacere. Non esiti a farci sapere se ha bisogno di noi.
Il capitano scosse lievemente la testa a declinare le nostre premure.
Piacere mio. Vi ringrazio, ma non credo sarà necessario...
Rifiuta manodopera gratis?!
Salvo imprevisti, dovrebbe essere un viaggio tranquillo.
Eccola la… Affondiamo!
Vi faccio mostrare i vostri alloggi...
Dopodichè, con un richiamo sonoro molto secco e assordante, richiamo un marinaio lì vicino e ordinò lui di portaci sotto coperta. Quest’ultimo era un ragazzo quasi dell’età di Gaho, con i capelli rossicci, occhi grandi e scuri e una grande cicatrice coperta parzialmente da una scura bandana. A giudicare dall’età, il suo grado sembrava essere uno dei più bassi. Vestiva un’uniforme bianca con due strisce blu che scorrevano parallele alla parte esterna delle braccia e facevano il giro del colletto tirato su quasi fino al mento.
Lo schiavo di turno… Capisco…
Durante il tragitto, per spezzare il silenzio, Gaho chiese al marinaio informazioni sull’imbarcazione che ci mise al corrente sullo status della nave e sulle sue ordinarie mansioni. Questa nave, che ordinariamente svolgeva mansioni di sorveglianza e per esse era famosa, avrebbe ampliato straordinariamente il raggio d’azione per consentire lo scalo nel Paese dei Fiumi. Il viaggio sarebbe dovuto durare all’incirca un paio di giorni. Scendemmo dunque una rampa di scale che ci porto nei piani sottoponte. La nostra camera era composta da un semplice letto a castello in legno chiaro, un mobiletto della stessa tonalità e un piccolo mobiletto squadrato largo circa un metro e profondo la metà. Non vi erano oblò o contatti diretti con l’esterno e i due soliti terminali dell’impianto pneumatico, le ventole di aspirazione e diffusione, garantivano il ricircolo dell’aria in cabina. Potemmo dunque finalmente lasciar giù i bagagli. Gahò sparì dopo qualche minuto mentre io mi sdraiai sul letto superiore e rimasi immobile, guardando il soffitto, perdendomi nei miei pensieri.
CITAZIONE
Dissolsi subito il jutsu del velo di nebbia. Dinnanzi ai miei occhi si profilava il corpo di Miyu a terra, singhiozzante, sul punto di perder conoscenza e forse lasciarci le penne.
Cazzo l'ho proprio steso!!!
Mi avvicinai quel tanto che basta per guardare i suoi occhi brillare. Per la prima volta li notai, erano azzurri e densi di colore, come il cielo. Le mani che a fatica si muovevano si sciolsero in un tentativo disperato di raggiungermi. Allungò la destra prima di cominciare a singhiozzare, estese il mignolo veros il mio volto, a puntar il sole in quell'umida battaglia.
Kameji...Non riesco a combattere contro di te. Sei stato l'unico amico che io abbia mai avuto, anche se mi prendevi in giro, non fa niente... Quello che conta è che io ti abbia conosciuto frequentandoti quel tanto che basta per poterti conoscere. Ti auguro una lunga vita... E spero che un giorno tornerai a prendere Shizuka...
Una lacrima lenta e calda le scolcò il viso, e così a fiotti cominciarono a seguire, mentre il dito lievemente si abbassava, e gli occhi si chiudevano. morto non si poteva dire, fatto sta che perse conoscenza da vero eroe. Con un tonfo in quel tetro silenzio cadde la speranza di una persona che aveva perduto tutto, ma che non perse mai la voglia di amare.
Fa buon viaggio Miyu-sama...
Mi commossi anch'io, ma non tanto da piangere.
Sono un ninja ed ho compiuto la mia scelta!!!
Sai... Si dice in giro che chi nasca privato della vista e dell'udito, sviluppi poi in maniera sensazionale gli altri sensi del corpo... Tu hai sviluppato anche il senso dell'onore: come relitto sei arrivato ma come eroe hai versato la vita... Ti ricorderò sempre Miyu. E' vero che ti ho preso in giro, ma ora non posso che cambiar quegli insulti in stima. Se non ti fossi schierato contro Kiri, sono sicuro che saremmo diventati ottimi amici... O forse lo siamo già...
Sorrisi al nulla, preso in controtempo dall'emozione di quegli occhi spenti, di quel viso che ancora emanavi lievi aloni vitali oramai deboli. Il suo futuro incerto rendeva la vita precaria e ogni emozione ancor più forte.
E poi... Troverò Shizuka, e con lei fuggirò da quella prigione... Tornerò quando sarò più forte... Anche se non puoi sentirmi... Questa è una promessa!!! E non l'ultima presa in giro...
Mi risvegliai smarrito. Realizzai di essermi appisolato lasciandomi andare ai ricordi.
Sarà meglio fare un giro… Umh…Mi catapultai ancora intontito giù dal letto a castello per poi attraversare l’uscio della cabina. Ci trovavamo nel primo piano “sotto coperta”. La nostra stanza era solamente una di tante porte uguali che adornavano il corridoio su ambo i lati. A distinguerle dalla più totale confusione, un numero identificativo della camera vigeva come effige avvitato su ogni porta.
Sono circa una trentina di stanze…Cominciai a camminare per il corridoio. I numeri scorrevano uno dietro l’altro. Superai anche i servizi in comune posti all’incirca a metà corridoio. Giunsi dunque alla scala che portava al ponte e procedetti ad affacciarmi nuovamente sull’ambiente esterno realizzando di essermi svegliato nel pieno meriggio. Il vociare dei marinai si mischiava con il suono dell’acqua che si infrangeva lungo le paratie dell’imbarcazione in moto e fendeva l’aria di una burrascosa melodia, fine e sottile ma allo stesso tempo pungente.
Cerchiamo un luogo tranquillo.Avevo individuato la zona del comando verso la prua della barca, e l’istinto mi spinse verso il punto radialmente ad essa opposto. Un’occhiata fugace all’immensa desolazione turchese che avvolgeva la nave in tutte le direzione mi diede un grande senso di solitudine, ma lasciai dunque che il mio cervello scacciasse via quei loschi pensieri. Per oggi avevo riflettuto abbastanza. Una lieve e velata melodia scosse quel monotono circondario. Preso dalla curiosità, decisi di seguire la provenienza della musica per trovare a poppa un uomo girato di spalle e seduto per terra con le gambe conserte. Capelli neri ne lasciavano intuire la giovine età e, oltre alla schiena, si scorgeva la figura di una chitarra artigianale. L’uomo suonava con tatto e delicatezza e gli accordi melodiosi venivano sopraffatti poco dopo dal rumore dallo scrosciare dell’acqua. Lo affiancai spinto dalla curiosità. Il volto asciutto e privo di rughe mi confermò che non dovesse avere più di trent’anni. Smise di suonare e mi squadrò attentamente.
Oh… Mi dispiace avervi disturbato… Non volevo…Non si preoccupi! Non vi ho mai visto qui. Siete uno dei due ninja?Esattamente!Cosa ci fa un marinaio qui isolato da tutti?!Siete dannatamente bravo!Oh… Ti ringrazio…Mi invitò a completar la frase.
Kameji!Ti ringrazio Kameji! Io sono Ren… Molto piacere!Vengo qui molto spesso quando sono in pausa. La musica e il rumore del mare spesso trasportano via ogni angustia… E’ come lasciarsi trasportare dalla corrente…Capisco!Forse dovrei provare anch’io invece che tormentarmi nel sonno…Ti piace?Mi chiese indicando lo strumento.
Beh non ci capisco molto di musica… E’ difficile suonarla? E’ tutta questione di pratica… La chitarra l’ho prodotta io stesso artigianalmente quindi chiedo sempre pareri a chi mi sente suonare. Basta un complimento per migliorarti la giornata!Prodotta artigianalmente?! Come si producono questi strumenti? Mi son sempre chiesto come è che vengono prodotti tutti quei suoni che noi chiamiamo musica… Cosa hanno di speciale rispetto ai normali suoni?Beh… Questa passione per gli strumenti e per la musica l’ho sviluppata come hobby. In sostanza qualsiasi suono altera la pressione dell’aria e ciò fa oscillare le particelle longitudinalmente. In sostanza produco un’onda…Un’onda?! Capisco.Non era la prima volta che incontravo un simil concetto. Ho aiutato molte volte mio padre in osservatorio e molti strumenti avevano a che fare con delle onde, anche se in quel caso si trattavano quasi sempre di onde elettromagnetiche.
Ma un’onda possiamo produrla anche semplicemente facendo vibrare un dato oggetto e parliamo di onde meccaniche. L’oggetto, vibrando nell’aria circostante, sposta le particelle e crea a sua volta un’onda sonora. Banalmente se colpisco un pezzo di metallo con un martello faccio vibrare il metallo che a sua volta sposta le particelle d’aria e produce un suono. Tutto chiaro fin qui!Se noi prendiamo una corda e la fissiamo in due punti otteniamo delle particolari onde chiamate onde stazionarie. Semplicemente sono delle onde che vibrano con una certa frequenza che è molto legata alla distanza fra i due vincoli. Se vario questa distanza quindi posso cambiare la frequenza di oscillazione della corda.E cambiando la frequenza della corda ottengo suoni diversi che sarebbero le diverse note musicali giusto?Esattamente. Un dito dunque fa da primo perno, mentre l’ancoraggio dopo la cassa armonica fa da secondo perno. In realtà i modi di vibrare di una corda sono molto complessi però più o meno ci siamo.E la cassa armonica come funziona?Semplicemente se io suonando una nota il suono, che è un’onda di particelle d’aria, entra nella cassa armonica e inizia a rimbalzare al suo interno in tutte le direzioni propagandosi in tutta la cassa. Suonando una nota io non faccio altro che far oscillare l’aria di continuo, quindi produrre suoni di continuo. Così facendo il suono in arrivo nella cassa incontra l’onda sonora precedente che nel frattempo si è propagata ed essendo le onde alla stessa frequenza avviene una risonanza. Una piccola parte della seconda onda entrerà nella cassa armonica per ripetere il processo, mentre la parte rimanente “acquista energia” dalla prima onda e si propaga nell’ambiente circostante a intensità maggiore.Non pensavo che la musica potesse essere così complessa…Si… Stupisce a volte il fatto come qualcosa alla portata di tutti sia in realtà un meccanismo tanto complicato. Mi grattai la nuca.
Ammetto che fa uno strano effetto… Vi lascio alle vostre sonate signor menestrello… Sorrisi per un istante. Il ragazzo ricambiò con un cenno della mano.
Fate buon viaggio!MI allontanai, intenzionato a rimanere in giro ancora per un po’, altrimenti non avrei avuto altro da fare se non stendermi sul letto. Era quasi ora di cena, ma non avevo proprio fame. Volevo semplicemente concludere al più presto quella noiosa e monotona giornata nel modo più rapido possibile. Girovagai senza meta visitando tutti i ponti almeno un paio di volte, tranne quelli riservati al personale, perdendo l’orientamento non poche volte. Preferii evitare la sala mensa e il suo baccano all’ora di cena e mi avviai nuovamente verso la stanza.
Entrai e notai Gaho che stava disfando pian piano il suo bagaglio.
Uh… Dovrei fare la stessa cosa anch’io…Me ne fregai altamente, e mi sedetti sul comodino senza alcuna ragione.
Kameji…Uh?La conversazione tra di noi si era fatta piuttosto delicata stamattina, prima che il Mizukage ci interrompesse... Ti confesso che ero un po' a disagio a parlare di cose così personali, avendoti appena conosciuto...Guardai lo Yuki perplesso. Non comprendevo ancora il disagio altrui.
Vedi, anche se è vero che in famiglia non mi è mai mancato niente, ho passato praticamente tutta la vita da solo... isolato da tutti per la paura che il nostro cognome incute alla gente del nostro villaggio. Solo di recente sono riuscito a superare questa diffidenza almeno nei miei coetanei, ed a farmi degli amici, ma non è stato per niente facile. Per te è stato lo stesso? i tuoi genitori adottivi sanno delle tue origini?Umh… Forse non ho avuto abbastanza tatto.Capisco.. Perdonami... E' che io non do molta importanza al passato... Quello che è successo oramai è successo... Io vivo e lotto ogni giorno per la mia patria e per i miei genitori adottivi...Sospirai.
Mi dispiace che tu abbia patito la solitudine. Sotto questo punto di vista io son stato più fortunato.. I miei genitori erano al corrente delle mie origini perchè sono state indicate nelle pratiche di adozione... Nonostante ciò io ho sempre vissuto come un Ashimizu e non come uno Yuki...Eppure il giovin Gaho aveva instillato in me una sorgente di dubbio e curiosità.
Come mai il cognome Yuki è un fardello così pesante da portare? Cos'è che incute timore agli abitanti del villaggio?
Proprio non lo so... Forse è paura per il nostro potere innato... oppure qualcosa che il nostro clan ha fatto in passato... A casa vige il più assoluto silenzio sull'argomento: tutte le volte che ho provato a sollevare la questione, sono stato bellamente ignorato. Alla fine mi sono semplicemente fatto forza ed ho cercato di conviverci, sforzandomi di convincere tutti quelli attorno a me che non sono un mostro!Brutta storia…Gaho si bloccò per un attimo. Smise di ripiegare la maglietta e rimase immobile a fissarla. Poi si voltò e mi sorrise abbastanza forzatamente.
Non sono mai stato empatico con le persone… Ma scommetto che Gaho ha qualcuno di speciale e ha rischiato di perderlo… Bene... non so te ma io sono sfinito! Deve essere il rollio della barca che mi fa uno strano effetto! Provo a chiudere occhio, è la prima volta che dormo in mare!...e non vuole che succeda di nuovo.Notai il repentino cambio di discorso. Certe situazioni sono difficili da affrontare.
Beh dai... Diciamo che passare la notte in barca mi da una certa sicurezza... Ne ho passate di peggiori... In confronto all'ultima missione questo alloggio è oro colato... Comunque riposati che dobbiamo essere in forze sempre e per qualsiasi evenienza.Gaho… Vorrei tanto dirti che qualsiasi cosa tu abbia passato non è altro che il biglietto di ingresso per il mondo dei ninja… Più si andrà avanti e più sarà peggio.Nella mia prima missione ero stato costretto ad infiltrarmi in un’organizzazione criminale a cui faceva capo un tizio di nome Zeref. Commisi un unico grande errore: creare dei legami. Mi affezionai molto ad un ragazzo cieco di nome Miyu e mi innamorai di una shinobi alle prime armi come il sottoscritto di nome Shizuka. Creare dei legami nel mondo dei ninja è davvero pericoloso, soprattutto in certe situazioni. Venni scoperto e fui costretto ad uccidere Miyu. Rimpatriai a Kiri e da quel giorno non ebbi più notizie né di Zeref, né dell’organizzazione, ma soprattutto non ebbi notizie di Shizuka.
Sarà meglio lasciarlo tranquillo…Uscii dalla stanza. Avrei voluto dirgli tutto, disilluderlo sulle aspettative che si fosse fatto della vita ma alla fine decisi di lasciar perdere. Ero certo che un giorno lo avrebbe capito da solo.
Passai la serata sul ponte a veder le stelle, quando sentii verso le undici un buco nello stomaco. Comprensibile visto che era tutto il giorno che non mangiavo, indi scesi nella mensa deserta e mi cibai degli avanzi lasciati lì per i marinai che avevano il turno di notte. Cenai principalmente con formaggio e stufato freddo, ma vista la gran fame mi interessò poco la qualità del cibo. Ritornai dunque in stanza con Gaho che dormiva come un sasso. Giunse al termine dunque anche la mia giornata.
Un rollio di eccessiva potenza mi scosse riportandomi al mondo reale dal mio sonno profondo.
UH?!Seguirono una serie di schiamazzi che identificai esser voci esterne di marinai. Anche Gaho si svegliò urlando e si precipitò giù dal letto di corsa.
MA CHE CAZZO... SPERIAMO DI NON ESSERE SOTTO ATTACCO!Mi lanciai giù dal letto superiore con uno scatto felino e presi a vestirmi in fretta e furia per precipitarmi poi fuori dalla stanza seguendo Gaho.
Una volta percorse le scale che conducevano all’aperto subito una ventata furiosa scompigliò all’indietro i miei corti capelli neri. Quello schiaffo gelido mi svegliò del tutto. Il continuo rollio della barca aveva difficile salire le scale, e ora rendeva altrettanto complicato rimanere in equilibrio senza appoggiarsi a qualcosa. Fuori il mare si ripercuoteva sulla nave con apie ondate che arrivavano da tutte le parti. Le vele non erano state tutte smontate e c’era un genoa ancora su che dava problemi e rischiava, incanalando la forza del vento, di ribaltare la nave. La gente cercava disperatamente di svolgere le più disparate mansioni ancorandosi a tutti gli appigli possibili. Tutti i marinai si erano dunque legati ad una serie di corde che avevano ancorato all’albero maestro. Sul pavimento l’acqua portata dalle onde lavava il vomito lasciato dalla gente che aveva lo stomaco più debole, senza però riuscire a cancellare il disgustoso e nauseabondo odore ad esso collegato. Gaho dunque si ancorò come i marinai e mi porse a sua volta una corda.
QUI KAMEJI! LEGATI A QUESTA CORDA PRIMA CHE CI SPAZZINO VIA LE ONDE!Lo sferzare del vento e il rumore della burrasca rendevano difficoltoso anche parlare e bisognava alzare non poco il tono di voce per sovrastare l’ambiente circostante.
GRAZIE!Afferrai dunque la corda e me la legai in vita divenendo parte integrante dell’ammasso di canapa presente su tutto il ponte.
DI QUESTO PASSO FINIREMO A PICCO! DOBBIAMO FARE QUALCOSA!Ma non mi dire… E io che pensavo di mettermi a produrre onigiri…Diedi una fugace occhiata al genoa per avere un quadro sommario della situazione.
QUESTA VELA COMPLICA TUTTO... E' ANCORATA IN DUE PUNTI ALL'ALBERO STESSO E LO MANDA ANCORA DI PIU' IN FLESSIONE... DI QUESTO PASSO RISCHIA DI SPACCARLO! GAHO HAI QUALCHE IDEA?DOBBIAMO CERCARE DI AMMAINARLA! IO CERCO DI SALTARE E AFFERRARE LA VELA, TU TAGLIA LE CIME E POI AIUTAMI A SCHIACCIARLA PER TERRA PRIMA CHE SI RIGONFI!RICEVUTO!!! LANCIATI E AFFERRA LA CIMA SUPERIORE... IO AFFERRO QUELLA INFERIORE! POI AL MIO VIA LE TAGLIAMO ASSIEME E CI LANCIAMO VERSO TERRA!!QUELLO STRONZO DI CAPITANO CE L’HA GUFATA…Gaho dunque guardò verso l’alto dell’albero maestro.
VA BENE! ASPETTA CHE PROVO A SALIRE!Il genin dunque slegò il nodo dalla parte dell’albero e cominciò a salire seguendo una serie di appigli in legno posti sullo stesso adatti allo scopo. Il continuo ondeggiare della barca complicava dannatamente il tutto.
Sarà un compito troppo rischioso per un genin?! Avevo un controllo del chakra superiore e avrei potuto rischiarmi anche una scalata verticale.
Ma si… se la caverà. Intanto estrassi un volgare kunai precipitandomi verso l’estremità della prua ove era presente l’altro appiglio del genoa. Tolti questi due appigli la vela si sarebbe dovuta sganciare. Ripiegarla infine non gli avrebbe permesso più di incanalare anche il minimo vento o di cominciare a svolazzare per tutto il ponte in quanto rimaneva un terzo ancoraggio alla parte bassa dell’albero maestro.
Con il vento laterale, ma con le gambe ben ancorate al pavimento da una patina di chakra, raggiunsi la punta della prua.
OK ORA!!!Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo per poi procedere a tagliare la corda che teneva la vela ancorata. Tenni stretto fra le dita il lembo del genoa. Una raffica di vento contrario impennò la vela spedendola verso la poppa trascinandomi con sé. Incapace di reggere la forte spinta del vento cominciai a strisciare i piedi sul pavimento fino a quando non decisi di assecondare la natura e mi lanciai con l’estremità della vela verso l’albero maestro. Mi trovai a fluttuare a mezz’aria seppur sollevato da terra di pochi centimetri mentre la parte alta del genoa precipitava a picco seguendo il vento e la gravita. Gaho aveva svolto correttamente il suo lavoro.
Ugh…Ripresi contatto con il terreno dando una schienata pazzesca ma riuscii ad afferrare nel contempo la vela che stava cadendo dall’alto.
E questa dovrebbe essere fatta!!Una volta arrivato al culmine del moto, la tenda si tese per l’azione del vento e io feci baciare i due lembi che tenevo in mano riducendo la vela ad una treccia scombinata di tessuto, ma che non era dunque più in grado di incanalare abilmente le forze aerodinamiche. Mi rimisi in piedi e convogliai il chakra ai piedi. Cominciai dunque a risalire il ponte verso l’albero maestro piegando nel contempo la vela.
KAMEJI! LA PROSSIMA VOLTA CI SALI TU SU QUELLA TRAPPOLA INFERNALE! SONO VIVO PER MIRACOLO!!!Gaho, rimessosi nuovamente in sicurezza sbraitava. Come dargli torto. Ridacchiai di gusto.
SONO SOLO DUE ONDINE DAI!! CERTO QUESTA TEMPESTA E' ARRIVATA PROPRIO IN UN BATTER D'OCCHIO SE I MARINAI NON HANNO AVUTO IL TEMPO DI TOGLIERE LE VELE PRIMA.Placati gli ondeggiamenti, la nave rimase in balia delle onde che imperterrite continuavano a buttare salsedine sul ponte. La tempesta durò per circa un’ora ancora ma non fu più pericolosa. Terminata la burrasca, Gaho e Kameji sciolsero le corde che li tenevano legati all’albero e tornarono a dormire mentre le prime luci che precedevano l’alba stavano cominciando a schiarire il cielo d’oriente.
Finalmente… Non ne potevo più…Gaho ed io ci svegliammo quindi in tarda mattinata, entrambi sollecitati dal richiamo della fame. Ci dirigemmo quindi in cambusa ancora sotto l’effetto narcotico del sonno, per consumare un brunch a base di biscotti secchi e talmente duri che non si scioglievano neanche se immersi nel latte.
Oggi è l'ultimo giorno di viaggio... E abbiamo ancora il dossier da leggere... Direi che sarebbe furbo sbarcare con già la situazione ben chiara!Una volta rifocillato mi tornarono subito le forze. Gaho annuì.
Hai ragione. Dedichiamoci al fascicolo. Al momento non sappiamo nulla di questo tizio a parte il suo nome.Andai dunque in cabina a prendere il dossier datoci dal Mizukage con tutte le informazioni su Raiga Yuki e sul caso su cui ci apprestavamo ad indagare. Indi leggemmo prima tutta la parte del fascicolo riguardante le informazioni varie. Raiga era un promettente shinobi del villaggio e destinato, per via della sua carriera brillante, a diventare jonin. Prima di diventarlo, circa cinque anni prima, Raiga Yuki aveva abbandonato il villaggio per ragioni ignote. Nell’ultimo anno della sua permanenza aveva mostrato forti segni di uno squilibrio psichico identificato dai dottori kiriani come sindrome post-traumatica da stress. La causa della stessa era la morte di un compagno avvenuta nell’ultima missione svolta da Raiga.
Il dossier conteneva in allegato anche un ulteriore foglio scritto con termini forse troppo tecnici per essere accessibili ai comuni mortali. Lo estrassi e lo scrutai per pochi secondi.
C'è un allegato al rapporto... Sembra un referto medico...Sarà meglio leggerlo!In ottemperanza a quanto richiesto, si provvede alla valutazione psicologica del soggetto "Raiga Yuki"...
In seguito ai fatti che lo hanno visto coinvolto relativamente allo shinobi *omissis*, il paziente riferisce il presentarsi di sintomi che comprendono: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, problemi di concentrazione, estrema irritabilità e frequenti attacchi di collera, ipervigilanza e forti risposte di allarme.
Presenta inoltre ricorrenti pensieri intrusivi, tra cui involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, incubi o flashback in cui il soggetto sente o agisce come se il suddetto si stesse ripresentando, provocandogli forti sensi di colpa.
In relazione al quadro sintomatologico si formula una diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Si suggerisce l'allontanamento del paziente dalla vita operativa e l'accompagnamento di un supporto psicologico per agevolarne il recupero.Mi focalizzai in seguito su una firma stranamente nitida e ben leggibile per appartenere ad un dottore.
Dr. Hasegawa-Miura.Rimisi il foglio nel dossier cominciando a raggruppare e a sistemare i fogli in loco.
Okay... Sembrerebbe un caso da trattare con molta cautela...Questo tizio... Aveva bisogno di aiuto! Il dottore lo ha scritto chiaramente... Eppure sembra che nessuno l'abbia preso sul serio. Per un intero anno nessuno ha fatto niente! Cosa pensi sia successo?Scrutai Gaho un’istante per notare il suo sguardo piuttosto assente.
Capisco dove vuoi andare a parare… Essendo uno Yuki pensi che anche lui abbia subito una sorta di indifferenza da parte del villaggio… Questo noi non possiamo saperlo a priori... Direi che molte risposte le avremo quando arriveremo a destinazione... Magari ha molti alleati... Magari invece è stato etichettato come un pazzo e lasciato a marcire... Sai l'indifferenza delle persone a volte quanto può fare male!Potresti avere ragione come potresti non averla… Fatto sta che il referto non menziona assolutamente nulla di simile e a ciò che è scritto lì dobbiamo dare la precedenza…Già... Ma chiunque poteva trovarsi al posto suo...Il mio sguardo e quello del genin si incrociarono per un istante.
Come intendiamo procedere una volta nel Paese dei Fiumi?Cambiare discorso non ti aiuterà ad affrontare la realtà!Beh... Direi che una cosa saggia da fare è consultare le forze dell'ordine del luogo visto che il sommo Mizukage ci ha detto che ci avrebbero fornito aiuto!E' un inizio. Poi secondo me converrebbe battere le locande principali e mostrare un po' la sua foto in giro. Non c'è lingua che un po' di ryo non possano sciogliere in posti del genere.Sconsiglio di separarci, se non è assolutamente necessario. Il tizio era quasi un Jonin, ed è sicuramente fuori dalla mia portata, ma penso anche della tua. Perdipiù conosce i segreti del clan Yuki... E non è neanche detto che sia solo! Dividerci sarebbe un rischio inutile...Assolutamente... Non a caso la nostra missione è soltanto quella di indagare e non di combatterlo... In generale evitare qualsiasi scontro fisico sarà per noi prioritario!!Mi fermai per un attimo a riflettere sull’idea di Gaho.
Direi che il tuo è un piano assai sensato!Sbadigliai portandomi vistosamente una mano alla bocca.
Ok siamo daccordo...Anche Gaho cominciò a sbadigliare a sua volta.
Ahhhhhhhhhh... Bella nottataccia abbiamo passato... Sono a pezzi!! Che ne dici di scioglierci un po' e fare due scambi all'aperto?Uh?! Direi che è un'ottima idea... Un po' di movimento fa sempre bene...Ne avrebbero giovato strategia e coordinazione. Allenarsi fa sempre bene.
Il genin dunque raccolse la spada di legno sulla panca adiacente.
Bene! direi di andare all'aperto...Si alzò e cominciò a camminare verso l’esterno. Mi premurai di seguirlo. Ci dirigemmo verso uno spazio a prua della nave ove vi era abbastanza spazio per fare qualche scambio.
A giudicare dalla spada di addestramento che porti sempre direi che il tuo pezzo forte siano le arti marziali... Confermi?Hai visto giusto! Penso di essere discretamente agile nel corpo a corpo, e me la cavo anche con le armi da lancio. Tu? Non usi armi?Il mio punto debole è proprio la forza... Non essendone fisicamente molto dotato sono più abile nell'utilizzo delle arti magiche e illusorie... Questo può tornare a nostro vantaggio perchè in un ipotetico combattimento potremmo utilizzare una strategia differenziata che spazia su tutte le arti.Bene... abbiamo parlato abbastanza! Ora vediamo veramente di cosa siamo capaci!Gaho dunque impugnò la spada con ambo le mani e subito si gettò all’attacco compiendo un fendente dall’alto verso il basso, mirato alla mia spalla sinistra. Evitai il colpo scansandomi verso destra. Questo attacco mi diede una vaga idea sulle possibili doti fisiche della controparte.
Ragazzino il fegato non ti manca!Gaho dunque, una volta fallito il colpo, indietreggiò fino a circa due metri da me, assumendo una posizione di guardia.
Ed io non mi aspettavo niente di meno da un Chunin!Stai tranquillo… Sulle arti marziali mi sei superiore… Sarebbe uno spreco attaccarti a mani nude.Dunque se siamo entrambi dello stesso clan dovremmo avere la stessa abilità giusto? Anche tu controlli il Fuuton e il Suiton?Si, è esatto. Anche se ho appreso le abilità del nostro clan solo da poco, e non le controllo molto bene... Tu, invece, pensavo che avessi scelto di non avere niente a che fare con le origini di tuo padre...Beh sai... Penso che il nostro sia un potere sopito che noi non scegliamo di possedere...Presi le dovute distanze portandomi a circa una decina di metri dal mio avversario e compagno di missione. Un ninjutsu ravvicinato, altrimenti, lo avrebbe sicuramente danneggiato eccessivamente.
Mutai la natura del chakra insito nel mio corpo e un brivido travolse le mie membra. Attivai la mia innata e dunque la utilizzai per scagliare degli aculei di ghiaccio, ottenuti ghiacciando l’acqua del mare, e li scagliai verso Gaho. Ne ridussi la potenza di mia spontanea volontà. Ero interessato a testare le doti fisiche dello Yuki, non a fargli del male.
Odio quando devo ricorrere a questo potere...Gaho rispose a dovere creando un muro di ghiaccio. Gli aculei dunque si stamparono tutti su quella barriera. Il muro poi si scagliò verso il sottoscritto imponente come pochi.
Troppo lento… Ma buono assai per un genin…Lo schivai con una capriola laterale.
Ci sai fare!! Lo odierai pure... Ma questo potere ti salverà il culo molte volte!!Chissà... comunque non mi hai ancora mostrato il tuo punto di forza... Non sono mai stato dentro un Genjutsu...Vuoi finire dentro un Genjutsu?! Che illusione sarebbe se te l’aspetti?! I nemici non ti avvertiranno quando decideranno di usare questo tipo di arte. Sarebbe un inutile spreco... I genjutsu sono molto impegnativi da utilizzare... In ogni caso non ti devi preoccupare perchè nel caso ci sarò io a iniettarti del chakra per toglierti dall'illusione!!Mi grattai la nuca.
Riconoscere un'illusione molte volte può essere difficile soprattutto se chi la utilizza è in grado di mescolarla con la realtà che ti circonda...Sarà meglio... Perchè io non credo di esserne troppo in grado!Dovrai esserlo… Se vorrai campare a lungo nel mondo shinobi…L’allenamento proseguì per più di metà pomeriggio prima che Gaho decise di ritornare in camera. Rimasi a scrutare il mare sul ponte ancora per un po’ e poi feci ritorno in cabina per passare l’ultima parte della giornata in totale relax. Concordai con il mio socio la sveglia alle prime luci dell’alba per trovarci già in piena condizione mentale al nostro sbarco.
Rispettammo quanto concordato e ci levammo prima dell’alba con i bagagli quasi completi dalla sera prima. Lasciammo dunque la stanza poco dopo e ci recammo a far colazione. La tazza di latte era stata solo vuotata quando entrò il mozzo che ci aveva accompagnato il primo giorno sotto coperta, per avvisarci dell’imminente scalo nelle Terre dei Fiumi.
Di già?! Capisco… Pianificando l’arrivo a quest’ora del mattino vogliono rendere l’operazione più furtiva possibile…La tempistica di arrivo all’inizio mi lasciò un po’ perplesso, ma pian piano tutto acquistò un senso irrisorio nella mia testa. Raccolsi il mio zaino e abbandonai la colazione sul tavolo. Gaho fece lo stesso. Oramai eravamo giunti a destinazione.